
Il recupero dei 33 minatori di Copiapò, oltre a un trionfio della tecnologia, si alza da questo deserto come una lezione di vita per l'umanità intera. Una prova del fatto che quando gli uomini si uniscono a favore della vita, quando offrono la loro conoscenza e i loro sforzi al servizio della vita, la vita risponde con altra vita. Qui non si è lavorato per cercare oro, petrolio o diamanti. Qui si cercava la vita. Ed è zampillata la vita, 33 fiotti immensi. E all'esplosione di applausi e abbracci e risate bagnate di lacrime della moltitudine nella miniera, e del giubilo di campane e delle sirene delle città del paese, si è sommato l'allegria emozionata del mondo intero. Eravamo tutti esseri umani commossi fino al midollo. Perchè man mano che ognuno dei minatori cominciava a risalire, a uscire, a rinascere dalle viscere della terra, ognuno di noi lo sentiva come se stesse emergendo dal fondo del suo stesso petto. E' stata la celebrazione totale della vita (...) io propongo un Elogio alla vita.
Un messaggio per i 33: sia lieve a loro la marea di luci, telecamere, flash che sta per travolgerli. E' vero che sono sopravvissuti a quella lunga stagione all'inferno, ma in fin dei conti per loro era un inferno conosciuto. Quello che sta per arrivarvi addosso, compagni, è un inferno completamente inesplorato da voi: l'inferno dello spettacolo, l'alienante inferno dei set televisivi. Una sola cosa vi dico, compaesani: aggrappatevi alle vostre famiglie, non le mollate, non perdetele di vista, non lasciatevele sfuggire, aggrappatevi ad esse come vi siete aggrappati alla capsula che vi ha tirato fuori dal buco. E' l'unica maniera di sopravvivere a quell'alluvione mediatica che sta per arrivarvi addosso. Ve lo dice un minatore che di questa roba ne sa qualcosa.
di Hernàn Rivera Letelier
tradotto da Pierpaolo Marchetti
tratto da repubblica del 15 ottobre.
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