
Premessa
Si tratta di cose e di uomini di un trentennio compatto, dall'82 ad oggi: concatenati i fatti, e sempre gli stessi, da allora, taluni dei magistrati protagonisti.
La situazione all'inizio.
Si diffidava diffusamente, al principio degli anni ottanta, della Procura della Repubblica: in paradossale diminuzione, per questo, le denunce di reati contro la Pubblica Amministrazione, mentre la frequenza dei fatti andava crescendo. La mafia? Pretendevano di far credere che Catania ne fosse immune, pur mentre la lotta tra i clan insanguinava la città.
Fu dal lato della Giustizia Minorile che venne nell' '81 l'allarme. La criminalità, tutta, era in rapido aumento; quello era un anno-svolta; l'avvenire poteva essere tremendo; era necessario far presto: i mesi contavano come anni. Per il riscatto della città, nelle sue parti malate – matrici terribilmente feconde di disadattamento minorile – ci voleva impegno concorde dello Stato e degli Enti Locali: danaro, competenza nel progettare, probità nella gestione. Quella relazione del Presidente del Tribunale per i Minorenni cadde nel vuoto. Il Prefetto ne sorrise.
Se qualche speranza si poteva nutrire, erano i Pretori ad ispirarla: uomini nuovi (Gennaro, D'Angelo e altri) dai quali non pochi cittadini si aspettavano progressivo rinnovamento della Giustizia.
Ma i fatti delusero, amaramente.
tratto da http://www.ucuntu.org/pdf/ScidaCasoCatania.pdf
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