Crisi, il mercato è in bolla e assisteremo ad un grande crollo
Di David Pascucci | 14.03.2012 10:28 CET
Nouriel Roubini e Stiglitz, i due professori/economisti, hanno
previsto un 2012 non del tutto roseo per l'economia mondiale; poi Gerald
Celente, noto per le sue previsioni in ambito economico-finanziario e
per le valutazioni sugli effetti reciproci tra economia e politica. Sia
Roubini che Celente avevano predetto con un certo anticipo, il crollo
del mercato per via dei mutui subprime e il rallentamento attuale
dell'economia cinese. Entrambi, ora, prevedono un 2012 non del tutto
eccezionale, anzi, Gerald Celente prevede un crollo che sarà epocale.
Quali sono i motivi di queste dichiarazioni? Andiamo per ordine
I Quantitative Easings della Federal Reserve
e i recenti LTRO (oltre 1000bn €) hanno solamente falsato i trend reali
del mercato in quanto lo scopo di questi era proprio quello di
rimettere in moto il mercato azionario solo sulla carta, senza una vera e
propria produzione di ricchezza alle spalle. Grazie ai quantitative
easing della Fed, il mercato americano ha potuto concludere il 2011 in
positivo, senza alcun fondamentale economico a supporto. Con la nuova
liquidità immessa dalla BCE, le banche hanno potuto comprare quei titoli
di Stato che tanto guidano la fiducia degli investitori e guidarli
verso una salita del mercato che spaventa i trader e gli operatori più
esperti.
Discordanza tra aspettative e dati macro - Indici
della fiducia ai massimi (vedi indicatore ZEW) e spread al ribasso. Ad
analizzare da sole queste due variabili potremmo dire che l'economia si
sta riprendendo in quanto il ribasso degli spread è indice di "fiducia"
nei confronti di alcuni paesi, così come l'indice ZEW, l'indice di
fiducia degli operatori istituzionali. Il vero problema risiederebbe nel
fatto che le stime dei Pil di tutta Europa sono state recentemente
riviste al ribasso e alcuni governi, come quello italiano e quello
greco, fanno manovre "lacrime e sangue" che di certo non promuovono la
crescita e la ripresa di un'economia, bensì alimentano l'evasione
fiscale e lo sfruttamento della forza lavoro dovuta alla crisi
economica.
La fine della democrazia e la rivolta fiscale - Qui
si parla molto probabilmente dei governi tecnici, o meglio, dei governi
dei "bankers" come li definisce Celente. Secondo l'economista, questi
governi tecnici (chiamati da egli stesso "fascisti") faranno solamente
il comodo per il sistema finanziario e per le banche così come è stato
fatto in Grecia: temporeggiare su un default a dir poco scontato,
prestare soldi alla Grecia, alimentare fiducia nei confronti del sistema
Europa (sistema fallimentare per Celente) e fare in modo che le banche
liquidassero le loro esposizioni nei confronti della Grecia sacrificando
poi le vite dei greci, veri e propri martiri del sistema europeo.
Questo sistema, che prima o poi toccherà affrontare in Spagna,
Portogallo e, probabilmente, Italia, costringerà le persone a rivolte
contro il sistema attuale, stremate e strozzate dal sistema stesso,
costrette a sacrificarsi per la sopravvivenza delle banche (come lo è
stato in Grecia).
Il crollo del colosso "Cina" - Segnali di
rallentamento in Cina segnerebbero l'inizio di una recessione a livello
mondiale. In Europa, a causa del calo della domanda interna, l'economia
dipende dalla domanda proveniente dall'esterno, ossia da economie
emergenti/emerse come la Cina. Il problema cinese sarebbe la
disomogeneità delle classi sociali in quanto troviamo super-ricchi e
poveri che vivono con qualche dollaro al giorno. La classe media
inesistente farebbe sì che il colosso cinese sia destinato a cedere per
via delle svalutazioni del mercato immobiliare e per il calo di
produttività: recente è il dato di una brusca inversione di tendenza
della bilancia commerciale (-31,5bn $). Inoltre, una salita del prezzo
del petrolio sarebbe deleteria per la Cina e per l'economia mondiale.
Analogie con il crollo del 1987 - Il crollo del 1987 è ricordato come uno dei più rovinosi della storia dei mercati finanziari, un crollo che costrinse l'indice Dow Jones
a perdere un 22,62% e l'S&P ad arretrare del 20,5%. Il motivo
principale furono i "margin loans" ovvero i margini sui derivati che
avrebbero esposto traders e istituzionali per posizioni che non potevano
permettersi. Ad agosto, il Dow Jones
raggiunse una performance del 43%, un rialzo molto importante, tanto
che gli operatori non diedero importanza a ai ritracciamenti all'interno
dei trend tant'è che il Dow Jones, il 21 settembre 1987, perdeva l'8,4%
da inizio mese. Gli analisti dissero che la fase "Orso" era ormai
finita grazie ad una fase di rimbalzo iniziata il 22 settembre con un
+2%. Solo ad Ottobre iniziarono le prime avvisaglie di ciò che stava per
accadere con discese abbastanza rilevanti e con l'epilogo la mattinata
del 19 ottobre con i mercati in crash.
L'analogia, ovviamente, non
riguarda il crollo stesso, bensì come sia crollato e per quali motivi.
Il primo motivo è il fatto che c'era un eccesso, in questo caso
riguardante l'uso della leva (quindi dei margin loans). Nel caso attuale
l'eccesso riguarderebbe la liquidità immessa nel sistema che avrebbe
"drogato" i prezzi dei titoli. Il secondo problema riguarderebbe il
comportamento degli operatori che non avrebbero tenuto in considerazione
i veri problemi che c'erano all'interno del mercato. Ora sta succedendo
la stessa identica cosa, ossia l'S&P500 è salito del 31,5% da
ottobre ad oggi senza fondamentali che supportino la salita, ai massimi
da febbraio 2008, tralasciando completamente il fatto che i mercati
americani siano saliti per la liquidità dei Quantitative Easings I e II.
I mercati europei stanno sottovalutando i problemi sistemici
riguardanti Grecia, Spagna, Irlanda, Italia non prendendo in
considerazione l'economia reale.
tratto da http://it.ibtimes.com/articles/27952/20120314/crisi-crollo-bolla-mercati.htm