L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 1 gennaio 2013

Rivoluzione civile. Ora adesso subito


Martelun scrive:
1 gennaio 2013 alle 17:19
Da dove iniziare è difficile. Fino a un mese fa ci si guardava in giro c'era da mettersi le mani nei capelli, si profilava una vittoria del Pd, certamente non con i voti che i servi sondaggi prospettavano e a prescindere un alleanza con Casini, dico Casini, quello che nel suo partito ha imbarcato una miriadi di personaggi corrotti e collusi con le mafie. Quindi una continuazione dell'agenda Monti con lui o senza la sua presenza effettivamente fisica.
Il programma a cui faccio riferimento è come produrre, cosa produrre e quanto produrre e "inventare" il lavoro per tutti, sintetizzato nello slogan: una comunità che da profitti a pochi e non da lavoro a tutti è da rottamare.
Uscire dall'Euro è fondamentale perché non si possono pagare 90 miliardi di euro annui solo di interessi, perché lo spiega con forti argomentazioni in "Oltre l'Austerità" Sergio Cesaratto e Massimo Pivetti, con Alberto Bagnai e via via tutti gli altri economisti, con Emiliano Brancaccio che comincia a delineare, come uscire dall'euro e cioè capitali e merci non possono più girare liberamente e altro.
Ripeto fino a un mese fa era impensabile avere un punto di riferimento che potesse non dico attuare in linea di massima queste linee guida ma cominciare a sgrossarle. Eccetto per il M5S, di cui però c'è una sana diffidenza, perché essenzialmente un movimento fluido che solo chi ha strumenti tecnici ben saldi del funzionamento della rete domina e questi strumenti non hanno una soggettività individuabile per un mantenimento di un  programma ma si basa essenzialmente sull'esternazione di Beppe Grillo che di volta in volta da il là con improvvise accelerazioni e frenate, per carità va benissimo in certe situazioni ma in altre sono deleterie, perché non ci può essere un affidamento certo nemmeno di medio periodo.
Ma d'altra parte ci sono dei punti di contatto notevoli, vado a naso, ambiente, la rapina sistematica del sistema bancario e finanziario, l'uscita dall'Euro ecc. ecc..
Ora Rivoluzione civile è un soggetto che giustamente è un cantiere aperto, in cui bisogna raccogliere le forze per definirlo, dargli gambe, non è assolutamente un soggetto unitario, né a parer mio mai potrà esserlo, è, però un soggetto vivo dalle mille anime a cominciare dall'Idv di Di Pietro, il quale proprio in virtù del killeraggio politico fatto da Rai 3 su mandato del Pd e di Napolitano, ma non solo, ha acquisito la consapevolezza che la sua sopravvivenza, in questo momento, poteva essere solo di mettersi al servizio della "buona politica" e quindi l'eventuale aiuto al M5S per la raccolta delle firme necessarie per presentarsi all'elezioni del 24 febbraio 2013. Mettersi a disposizione di Rivoluzione civile di Ingroia Antonio.
A De Magistris che fa fatica a stare con Di Pietro e nonostante ciò mettere a disposizione il suo movimento Arancione in Rivoluzione civile.
Al Pdci di Diliberto che fino all'altro ieri pur di far entrare il suo partito in Parlamento era disposto ad allearsi con il Pd neoliberista, quindi disposto a compromesso talmente alienante da snaturare completamente le premesse ideologiche della sua formazione politica.
A Rc di Ferrero che aveva cercato di tutto, federarsi, pur di raccogliere intorno al suo partito pezzi di politiche e movimenti.
I verdi che hanno da tempo perso la loro bussola di riferimento. l'ambiente, che d'altra parte non poteva reggere l'urto strategico con il neoliberismo=capitalismo.
Quindi un soggetto politico dalle mille anime con esponenti forti della società civile, con Libera, come organizzazione che si sfila ed evita la battaglia per cercare di assestare finalmente al Sistema delle mafie un colpo mortale.
Ebbene con questa consapevolezza, ma sono certo che altri potranno essere più esaustivi di me, dobbiamo affrontare questa battaglia.
Salvatore Borsellino sintetizza il suo stare in Rivoluzione civile in maniera encomiabile. E' finito il tempo della Resistenza è iniziato il tempo della Rivoluzione.
E' con questo spirito che bisogna fare questa battaglia, ora adesso subito.
Certamente con il massimo rispetto per le diversità d'opinioni, per i distinguo, per le priorità diverse ma INSIEME.