L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 8 giugno 2014

Gli Stati Uniti, convinti, vanno in guerra e come al solito in Europa lontano dai suoi confini


Foto scattata in Normandia per la celebrazione dello sbarco degli alleati.
Poroshenko (a sinistra), Merkel (di spalle), Putin (a destra)

Dopo gli sviluppi diplomatici di ieri (Holland e Merkel disposti al dialogo con Putin e il leader Russo disposto a parlare con Poroshenko) ho la netta impressione che la UE stia cercando in tutti i modi di dissociarsi (con moderazione)dalla linea di comando degli USA che consiste in una rottura completa con Mosca. (che gioverebbe a Washington interamente, sarebbe un disastro per l'UE - il TTIP verrebbe firmato il giorno dopo con effetti deleteri per la UE e anche la Russia ne soffrirebbe nell'immediato).

Per controbilanciare questa politica estera totalmente egemonica del Dipartimento di Stato USA, da parte sua, il Cremlino sta attuando una tattica diversa dal passato (riconoscere le elezioni, essere aperto al dialogo con tutti, presidente Ucraino compreso, lasciar andare Lukashenko all'insediamento di Poroshenko, idem l'ambasciatore Russo in Ucraina, etc) che gli possa permettere di guadagnare consensi nei confronti dei suoi alleati Europei e accreditarsi in quegli ambienti, magari non come 'il buono', ma come colui che sta sicuramente tentando in ogni modo di far cessare la violenza, nell'interesse di tutti. (evidenziando quindi, ai partners europei, la differenza di intenti tra il Cremlino e la Casa Bianca).

Un nuovo palco in costruzione oggi in Piazza Maidan.

Poroshenko da parte sua non conta nulla ed è preso in mezzo dalla CIA che a Kiev (dai suoi uffici) comanda l'evoluzione degli eventi, e dai maidanisti che sentono puzza di oligarchia (dato che 3/4 degli uomini di Poroshenko sono legati a Yanukovic, per loro è come se non fosse cambiato nulla o quasi). Dal punto di vista di Poroshenko, l'unica cosa che conta ènon essere rovesciato internamente (quindi tramite la CIA che non apprezzerebbe la sua ""leggera moderazione(!!)"" sulle operazioni antiterrorismo) ed evitare una missione Russa in Ucraina che lo defenestrerebbe ed indebolirebbe definitivamente

Il problema di fondo restano le intenzioni USA, nei fatti, opposte a quelle di tutti gli altri attori coinvolti. Se il dipartimento di stato americano continuerà ad oscurare l'UE (comandandola e silenziando i suoi leader, le loro strategie e la loro autorità in termini di policy-making in politica estera), spingere al limite Poroshenko (e la sua azione repressiva-terroristica), l'intervento Russo diverrà inevitabile a quel punto.

Ciò su cui punta Putin, ed è qui la sottigliezza diplomatica e la novità assoluta, è evidenziare la sua mossa (l'eventuale messa in sicurezza dell'est e sudest Ucraino) come l'ultima possibile, che non vorrebbe implementare e che sarebbe una diretta conseguenza dell'atteggiamento aggressivo americano. 

Se riuscirà a far passare questo messaggio ai leader europei (quindi a non ritrovarsi l'UE completamente contro e al totale servizio dell'atlantismo) , entrare in Ucraina velocemente, mettendo fine al massacro di civili in Novorossiya, saremmo di fronte alla fine della NATO per come la conosciamo.

E' questa la posta in palio... la fine della NATO, non la possibile fine della Federazione Russa. Putin lo sa, tanto è vero che risulta essere l'unico che stia ragionando a mente fredda, azzeccando, mossa dopo mossa, la strategia vincente. Fiducia in Putin e tempo al tempo.

Nessun commento:

Posta un commento