L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 8 giugno 2014

La 'Ndrangheta è come la gramigna, si infiltra nelle comunità sopratutto calabre

Processo "Infinito", la Cassazione conferma le condanne ai clan della Lombardia

Milano, 6 giugno 2014 - Confermate, dalla VI Sezione Penale della Cassazione,  quasi tutte le condanne ai 92 imputati del processo ‘Infinito’: e’ il piu’ importante processo alla ‘Ndrangheta condotto dalla Procura di Milano a carico delle ‘ndrine radicatesi in Lombardia. Solo per Rocco Coluccio, un biologo, dovra’ essere rifatto il processo. Per gli altri imputati solo piccoli ritocchi di pena e di qualche imputazione.Tutti gli imputati hanno scelto il rito abbreviato: il I Grado si e’ concluso nel novembre 2011 davanti al Gup di Milano Roberto Arnaldi. Gli arresti risalgono al 13 luglio 2010 quando in carcere finirono 174 indagati. Le intercettazioni a loro carico erano schiaccianti, per questo e’ stato scelto l’abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena. Tra le accuse oltre all’associazione mafiosa, anche leestorsioni, la detenzione di armi, le pressioni per ottenere appalti. 
Riconosciuti i risarcimenti per le parti civili che si sono costituite nel processo tra le quali la presidenza del Consiglio dei ministri, la Regione Lombardia e la Federazione delle Associazioni di Racket. Il verdetto di appello era stato emesso dalla Corte di Milano il 23 aprile 2013. Alcuni dei componenti di una ‘ndrina, addirittura, si riunivano al sicuro dei locali di un’associazione intitolata ai giudici Falcone e Borsellino.
La maggior parte degli imputati, a quanto si e’ appreso, e’ detenuta o ha, in alcuni casi, gia’ finito di scontare la condanna.
“La struttura del verdetto emesso in Appello dai giudici di Milano a carico degli imputati del processo ‘Infinito’ agli affiliati alle ‘ndrine lombarde della ‘Ndrangheta ha retto in maniera massiccia davanti al giudizio della Cassazione”. Lo ha detto il Sostituto Procuratore Generale della Suprema Corte Aldo Policastro alla lettura del verdetto emesso dalla VI Sezione Penale. Il Pg Policastro aveva chiesto la sostanzialeconferma delle condanne
“Con la conferma sostanziale della sentenza di Appello si conferma la struttura della ‘Ndrangheta lombarda come un corpo autonomo rispetto alle ‘ndrine di origine che continuano a rimanere radicate in Calabria con le quali il contatto e’ comunque costante”. Il Pg Policastro, rispetto alla decisione prevalentemente confermativa della VI Sezione Penale, aveva chiesto un maggior numero di annullamenti con rinvio limitati a singoli reati. Sotto processo sono finite 15 ‘ndrine di Milano e dell’ hinterland milanese. In Appello la condanna piu’ alta era stata inflitta ad Alessandro Manno ritenuto il responsabile della ‘locale’ di Pioltello, le altre condanne piu’ severe sono per Cosimo Barranca capo della ‘locale’ di Milano, 12 anni e per Vincenzo Mandalari capo della ‘locale’ di Bollate (12 anni e 8 mesi). L’inchiesta era partita nel 2003. 154 persone erano state indagate in Lombardia e circa altrettante in Calabria.

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