L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 14 giugno 2014

South Stream, il cialtrone Pd lascia alla Germania di portare avanti la sua intuizione, troppo servo degli Stati Uniti

La Germania vuole salvare South Stream

13 - 06 - 2014Paolo Raffone
La Germania della cancelliera Merkel si muove per “riagganciare” i Balcani occidentali. Nel mezzo della presidenza di turno italiana dell’UE, la Germania ha organizzato il 28 agosto una conferenza internazionale di alto livello con tutti gli stati dei Balcani occidentali. Ufficialmente la conferenza servirebbe a “concludere un lavoro lasciato in sospeso”, cioè l’allargamento dell’Ue a quei paesi. Croazia e Slovenia sono già membri dell’Ue, la Serbia è candidato, ma restano da “portare dentro” Bosnia Erzegovina e Kosovo. Questo risultato porterebbe a conclusione le “guerre balcaniche” iniziate nel 1991 per la destrutturazione della Jugoslavia, progetto di medio e lungo termine pensato in Germania.
In realtà, dietro il paravento dell’allargamento europeo si nasconde un ben più importante interesse strategico: il gasdotto South Stream. Quest’ultimo era nato 10 anni fa da un’intesa tra l’Italia, e di Eni, e la Russia, con Gazprom. Nella ridefinizione dello scacchiere mondiale dell’influenza, gli Usa hanno deciso di opporsi con ogni mezzo alla realizzazione del gasdotto. La crisi in Ucraina ha fatto buon gioco all’interesse americano, cercando di impedire l’avvicinamento strutturale tra Germania e Russia. L’Italia sembra che non abbia potuto resistere alle pressioni americane e secondo alcuni report l’Eni avrebbe ridotto le quote nel consorzio per la costruzione del gasdotto dal 20 al 15%, cedendole a tedeschi e francesi. Inoltre, alcune informazioni indicano che il nuovo percorso del South Stream non passerebbe più per l’Italia, nemmeno nella sua deviazione di Tarvisio. Se questo fosse vero, South Stream sarebbe un “affare tedesco”. Mentre la Bulgaria, su pressione americana ha chiesto di bloccare la costruzione sul suo territorio, la Serbia, su pressione tedesca, ha deciso che procederà con la sua costruzione.
Con la conferenza tedesca sui Balcani, la Germania manda un chiaro messaggio che non ha alcuna intenzione di abbandonare le relazioni con la Russia.


Qual è la posizione italiana?

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