l'Euro ha fatto arricchire il Capitalismo tedesco e questo è incapace di fermarsi e ravvedersi e il Progetto dell'Euro imploderà e saranno guai seri, perchè l'Italia non si sarà preparata. Solo degli imbecilli possono pensare che la
Germania dia la possibilità all'Italia di fargli concorrenza ricreando
il tessuto industriale che gli stessi imbecilli hanno concorso a
distruggere - martelun
Governo Renzi, Telegraph: “L’Italia torni alla lira per uscire dalla depressione”
Il
quotidiano britannico, in un articolo firmato dall'editorialista
anti-europeista Ambrose Evans-Pritchard, suggerisce al premier di
"liberarsi dalla trappola dell'unione monetaria" che tiene il Paese in
recessione "da quasi sei anni" e "rinominare il debito del Paese in
lire". Poi lo invita a trarre la conclusione opposta rispetto
all'evocazione della troika di Eugenio Scalfari: "L'euro deve essere
scaricato per salvare l'Italia"
“Il
solo modo possibile per tener fede alla sua promessa di un Risorgimento
per l’Italia, e forgiare il proprio mito, è scommettere tutto sulla
lira”. L’invito al premier italiano Matteo Renzi arriva dalle colonne del britannico Telegraph. A firmarlo l’editorialista anti-europeista Ambrose Evans-Pritchard,
convinto che l’unica chance dell’Italia per uscire dalla depressione in
cui versa “da quasi sei anni” (salvo qualche “falso risveglio”) sia
abbandonare l’euro. Secondo Evans-Pritchard, infatti, è “un fatto
incontrovertibile che i 14 anni di disastro italiano coincidano con
l’adesione alla moneta unica”. E anche se “questo non prova il rapporto
di causa-effetto”, “suggerisce che l’unione monetaria abbia innescato
una dinamica molto distruttiva” ed “è un forte indizio del fatto che ora
l’unione impedisce al Paese di uscire dalla trappola”.
A sostegno della sua tesi il giornalista specializzato in economia internazionale cita il
recente rapporto di Moody’s che prevede per quest’anno un calo del Pil italiano dello 0,1%, i dati della
Banca d’Italia
sulla stagnazione del mercato immobiliare e il livello del debito,
salito al 135,6% del Pil. “Il rapporto – sostiene Evans-Pritchard –
potrebbe spingersi verso il 140% entro la fine dell’anno, acque
inesplorate per un Paese che di fatto
prende a prestito in marchi
tedeschi. ‘Nessuno sa quando il mercato reagirà’, dice un banchiere”.
La conseguenza, stando all’articolo, è che “il premier Matteo Renzi
dovrà fare tagli tra i 20 e i 25 miliardi di euro per rispettare gli
obiettivi europei di deficit, perpetuando il circolo vizioso”. Ma “il
compito è disperato. Uno studio del think-tank
Bruegel
ha trovato che l’Italia dovrebbe ottenere un surplus primario di 5 punti
percentuali di Pil per stabilizzare il debito se l’inflazione fosse al
2%. Con l’inflazione a zero, i punti di Pil diventano 7,8. Ogni
tentativo di centrare quell’obiettivo porterebbe a una controproducente
implosione dell’economia italiana”. L’articolo del
Telegraph, che da tempo pronostica la prossima “fine dell’euro”, cita poi
l’economista indiano ed ex funzionario del Fondo monetario Ashoka Mody,
che ora lavora al Bruegel, secondo il quale le autorità italiane
dovrebbero iniziare a consultare “brillanti avvocati esperti in debito
sovrano per assicurare una ristrutturazione ordinata del debito“.
Evans-Pritchard ricorda anche l’
invito lanciato di recente da Eugenio Scalfari su Repubblica: “L’Italia si sottoponga al controllo della troika”. “Mr
Scalfari sembra pensare che la democrazia italiana debba essere sospesa
per salvare l’euro”, deduce il giornalista. “Il giovane Mr Renzi
potrebbe trarre la conclusione opposta, cioè che l’euro deve essere
scaricato per salvare l’Italia”. La quale prima dell’
unione monetaria,
grazie alla “lira debole”, “aveva un surplus commerciale nei confronti
della Germania”, mentre ora la sua “metà arretrata, soprattutto il
Mezzogiorno, compete palmo a palmo con la Cina e le economie emergenti
dell’Asia in settori che dipendono dai prezzi”.
A poco vale, secondo Evans-Pritchard, invocare le “riforme“:
“Pochi negano che lo Stato italiano abbia bisogno di un cambiamento
radicale, ma l’Italia ha anche bisogno di un ‘New Deal’ fiscale,
massicci investimenti in infrastrutture e capitale umano,
sostenuti da uno stimolo monetario per tirare il Paese fuori dalla sua
soffocante tristezza cosmica. E Mr Renzi deve ormai sapere che questo
non può essere fatto nell’ambito dell’unione monetaria”. Ma, nota il
giornalista, ora “si trova nello stesso orrendo imbarazzo di Francois Hollande in Francia. Da outsider se
l’è presa con l’austerità europea, salvo poi sottomettersi senza far
rumore una volta entrato in carica, perché i suoi consiglieri gli
assicuravano che la ripresa era alle porte”. L’articolo giudica però
Hollande “impossibile da salvare”, mentre “Renzi non ha ancora bruciato
il suo capitale politico ed è uno scommettitore nato”.
Ora
però “è da solo”, perché “non c’è più alcuna chance che Italia e
Francia possano guidare insieme una rivolta dei Paesi latini” contro il Consiglio europeo e la Banca centrale. Il consiglio del Telegraph, dunque, è di non negoziare ma “liberarsi dalla trappola dell’unione monetaria, riprendere il controllo dei suoi strumenti di sovranità e rinominare il suo debito in lire,
introducendo il controllo sui movimenti di capitali finché la
situazione non si normalizza”. Secondo il giornale “non ci sarebbe
un’immediata difficoltà a rifinanziarsi, perché il Paese ha un surplus
primario” e “non soffre di un eccesso di debito in senso stretto”,
poiché le famiglie sono poco indebitate. “Il problema di base è un
disallineamento del tasso di cambio che crea una non necessaria crisi
del debito pubblico attraverso il perverso meccanismo dell’unione
monetaria”. La scelta, conclude Evans-Pritchard, dovrà
essere presa a breve, quando “la traiettoria del debito italiano entrerà
nella zona di pericolo. Stavolta potrebbe non essere così chiaro che il
Paese voglia essere ‘salvato’ nei termini stabiliti dall’Europa”.
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