Se il pil globale rallenta e l’Italia resta tramortita
Roma in affanno rispetto all’Euromed. Colpisce il sussulto di Madrid
Il Fondo monetario internazionale ha corretto al
ribasso le previsioni per l’economia mondiale la cui crescita, nell’anno
in corso, dovrebbe attestarsi attorno al 3,4 per cento, un terzo di
punto percentuale in meno rispetto all’esercizio previsionale di aprile.
Il contesto di un indebolimento complessivo della congiuntura globale,
che lascia dubbi sulla consistenza della debole ripresa occidentale in
corso, ha ovvi riflessi negativi sull’Italia, e le ultime stime
dell’organizzazione con sede a Washington danno la netta percezione di
un’economia nazionale immobile e invischiata nella sua sostanziale
stagnazione.
Ma procediamo per gradi. La revisione delle stime globali riflette le
seguenti dinamiche. Le economie emergenti subiscono, nel complesso, una
correzione, riflettendo il rallentamento del Brasile e del Messico, e
la flessione particolarmente marcata della Russia in seguito all’acuirsi
delle tensioni geopolitiche e i primi effetti delle sanzioni. Il suo
pil è destinato a rimanere pressoché piatto nell’anno in corso rispetto a
una precedente attesa di crescita dell’1,3 per cento.
Rimangono pressoché stabili al 7,4 per cento le prospettive di
crescita per l’economia di Pechino grazie alle misure di politica
economica che le autorità hanno adottato negli ultimi mesi a sostegno
della domanda interna.
Fra i paesi avanzati, la crescita dell’economia americana rallenta di
oltre un punto, riducendo il suo tasso di espansione all’1,7 per cento.
L’abbattimento di oltre un terzo nelle precedenti stime di crescita
riflette, in parte, vari fattori eccezionali legati alla passata
stagione invernale insolitamente fredda, correzioni legate all’andamento
delle scorte, ma anche un rallentamento nelle esportazioni nonché una
marcata flessione nella dinamica degli investimenti.
Fra le altre economie avanzate, il Giappone e il Regno Unito
accelerano il ritmo di crescita mentre l’Eurozona rimane stabile all’1,1
per cento. La stabilità della previsione per l’area monetaria,
tuttavia, cela una sostanziale asimmetria nelle prospettive delle
economie che la compongono, asimmetria che è andata ulteriormente
accentuandosi rispetto agli ultimi esercizi previsionali.
Da un lato, l’economia tedesca acquisisce ulteriore vigore con un
tasso atteso di crescita dell’1,9 per cento (più 0,2 rispetto alle
previsioni rilasciate lo scorso aprile); dall’altro, l’espansione del
pil francese subisce la flessione di un terzo di punto riducendosi allo
0,7 per cento; mentre la Spagna si conferma su una traiettoria
ascendente: il suo pil dovrebbe aumentare dell’1,2 per cento nell’anno
in corso.
Il dato sconcertante sull’Italia
Sconcertante la tendenza che rivela il dato sull’Italia, secondo cui
l’economia crescerebbe di un mero 0,3 per cento nel 2014. Il dato è in
linea con quello divulgato dalla Banca d’Italia nel suo ultimo
Bollettino (più 0,2 per cento), ma il rapporto del Fmi consente di
inserirlo nel contesto di una prospettiva più ampia.
A livello statistico, l’economia italiana si sta muovendo in netta
controtendenza rispetto agli altri paesi periferici dell’Eurozona, come,
per esempio, la Spagna. L’analisi delle recenti previsioni del Fmi lo
conferma: nello scorso ottobre, la crescita attesa per Italia e Spagna
per l’anno in corso era di 0,7 e 0,2, rispettivamente; a gennaio
convergevano allo 0,6; ad aprile, la dinamica si invertiva, con il pil
italiano la cui previsione di crescita rimaneva stabile allo 0,6 e
quello spagnolo che accelerava il ritmo portandosi allo 0,9 per cento.
Infine il dato di ieri che polarizza in modo ancora più marcato la
dinamica per le due economie: 0,3 e 1,2 rispettivamente, sempre per
l’anno in corso.
L’attività economica flebile conferma il ristagno delle prospettive
occupazionali e, combinata con la bassa inflazione, peggiora la dinamica
del nostro debito, già su livelli di guardia. In queste condizioni,
diventa sempre più difficile contrastarne la dinamica sfavorevole a meno
di una sostanziale ristrutturazione della spesa pubblica e di una
riforma fiscale che dia finalmente ossigeno a consumatori e imprese e
uno slancio all’attività produttiva.
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/119465/rubriche/il-pil-mondiale-rallenta-italia-tramortita.htm