L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 18 ottobre 2014

Per il Pd e Renzi è facile giocare con la pelle di chi sta male, questa è la legge di inStabilità


Stabilità, Renzi prende in ostaggio la Sanità se le Regioni non taglieranno....cosa?

Di Redazione IBTimes Italia | 17.10.2014 11:53 CEST
109 miliardi di euro, a tanto ammonta la spesa sanitaria nazionale nel 2013 (dati della Corte dei Conti nel rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica), in calo di due miliardi rispetto al 2012. Una spesa pari al 7% del Prodotto Interno Lordo, meno di altri paesi come Francia, Germania e Gran Bretagna  (in rapporto tra il 9 e l'8% del PIL). Nel 2003, molti anni prima della crisi, era all'8.4%





Da anni vanno giù i costi del personale (35 miliardi nel 2013), cala il costo per acquisto di beni e servizi (altri 35 miliardi), aumentano i costi dei prodotti farmaceutici (+6% in un anno) e dei dispositivi medici (2.7%). Scende del 3.4% la farmaceutica convenzionata (dopo un crollo del 10% registrato 12 mesi prima) che non raggiunge i 9 miliardi e sono stati ridotti i finanziamenti (-0.6). Giù anche le entrate (-0.9%). Il settore pubblico-privato, la medicina "convenzionata ed accreditata" pesa per oltre un terzo sulla spesa sanitaria, percentuale che andata crescendo nel corso degli anni. In alcune Regioni (Lombardia, Campania e Lazio) si riscontrano una quota decisamente più alta della media nazionale (oltre il 42%).
Pur avendo ridotto nel corso degli anni il deficit sanitario, la Sanità continua a spendere più di quanto incassa. Nel corso degli ultimi anni ben 9 Regioni hanno dovuto attivare dei Piani di Rientro (Piemonte, Liguria, Lazio, Sardegna, Abruzzo, Puglia, Campania, Calabria e Sicilia). Liguria e Sardegna sono uscite dalla black list. Ma nel 2013 il disavanzo è stato complessivamente superiore nelle altre 13 Regioni dove il Piano non è previsto (890 contro 746 milioni di euro).  Nelle Regioni sottoposte al Rientro abbiamo assistito a piani lacrime e sangue (aumenti dei ticket, taglio di posti letto se non di interi ospedali).Tagli quasi sempre lineari, che andavano a colpire anche le non molte eccellenze rimaste in piedi.
Dove c'è spesa pubblica, in un paese come l'Italia dove regnano le mazzette, c'è corruzione. Politici, anche di livello nazionale, sono stati condannati (Fitto e Del Turco) o sono imputati (Formigoni) per inchieste che hanno a che fare con la sanità. Non è un caso che le stesse Regioni dove vengono accertati o emergono possibili fenomeni legati alla corruzione siano state sottoposte al Piano di Rientro. E qui gli 'sprechi' non si eliminano con tagli lineari da miliardi di euro, ma legiferando in senso contrario (sul tema il governo Renzi è assente) e chiudendo le porte a chi è accusato o condannato. Ma la politica è sorda a questa ovvietà, da sempre.
In definitiva la spesa sanitaria scende da anni, spendiamo meno dei nostri partner europei, e quando tagliamo spesso non facciamo distinzione fra sprechi (che ci sono) e spesa necessaria. Poco o nulla facciamo per la tassa occulta della corruzione. Come si traduce tutto questo? Che i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) si riducono.
Nel 2012 erano 7 le Regioni che non garantivano questi livelli: Calabria (21 inadempienze registrate), Campania (19), Lazio (13), Molise (12), Abruzzo (10), Puglia (8), Sicilia (5).  La Campania veniva bocciata dal Ministero della Salute nei settori assistenza ospedaliera, liste di attesa, prevenzione, sperimentazione ed innovazioni gestionali, assistenza protesica, attività trasfusionale, emergenza-urgenza. Il Lazio in assistenza ospedaliera, liste di attesa, assistenza domiciliare e residenziale, cure palliative, riabilitazione. 
Ora il governo Renzi pare voglia far pagare parte della manovra ai soliti noti: si chiedono tagli miliardari alle Regioni e si impostano clausole di salvaguardia che prevedono l'intervento diretto del governo sulla Sanità qualora le Regioni non riescano a racimolare quanto 'dovuto'.
Ma cosa dovrebbero tagliare le Regioni? Se si chiedono da 4 a 6 miliardi a chi ha già dato in questi anni dieci volte tanto, le giunte regionali dove andranno a battere cassa? Renzi parla di sprechi. Quali? Se lo sa lo dica. Altrimenti, per accontentare la spending, spingi le giunte regionali ad aumentare imposte locali (Padoan dixit) e a tagliare il tagliabile sui servizi (non solo sanità). Senza dimenticare il taglio dell'IRAP, il cui gettito finanzia a livello locale proprio la Sanità. Se si procederà all'italiana, ancora tagli lineari, gli effetti si faranno sentire sulla vita e nelle tasche degli italiani.
Meno posti letto, forse meno personale, meno assistenza ad anziani e disabili, aumento dei ticket. Un ulteriore abbassamento della qualità, che nel corso degli anni ha alimentato il fenomeno della mobilità sanitaria, soprattutto dal Mezzogiorno. Il disavanzo primario della spesa sanitaria è stato drasticamente ridotto nel corso degli anni, colpendo comunque i Livelli di Assistenza. Ora, se verrà richiesta una nuova pioggia di miliardi, si andrà a toccare la carne viva del Sistema. 
Prima dell'avvento del governo Renzi, il ministro della Salute Lorenzin (confermato dall'attuale premier) spiegava al Sole 24 Ore: "Dal 2010 sono stati tagliati 25 miliardi e i tagli più consistenti, dopo la spending di Monti, arriveranno nei prossimi tre anni e cresceranno ancora. Oltre non si può andare, sarebbe insostenibile". Ma nel governo si parlano?

ancora sulla legge di inStabilità

L. STABILITÀ, GUIDESI (LN): “MANOVRA DA PRIMA REPUBBLICA, PIÙ TASSE E DEBITO PUBBLICO, SARÀ MASSACRO DEI TERRITORI”

soldi
(AGENPARL) – Roma, 16 ott – “Renzi mente, la sua è una manovra da prima Repubblica,
tutta tasse e debito pubblico. Sarà insostenibile”. Così il deputato leghista Guido Guidesi, componente della commissione Bilancio, commenta la legge di stabilità che ha ricevuto da poco il via libera del consiglio dei ministri. “Renzi fa il bugiardo. Nel def è scritto a chiare lettere che la pressione fiscale rimarrà invariata fino al 2018. In compenso la clausola di salvaguardia apre alla prospettiva di aumenti Iva fino a 52miliardi. La sua manovra aumenterà il debito pubblico di circa 20 miliardi, prevede tagli ‘assassini’ a Comuni e Regioni, che saranno costretti ad aumentare le imposte locali o a cancellare i servizi essenziali, l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie e sui fondi pensione. I 500 milioni promessi per le detrazioni a famiglie numerose, senza criteri di residenzialità, finiranno agli immigrati. E intanto ancora aspettiamo di capire che cosa è scritto nella spending review di Cottarelli e il federalismo fiscale – con i costi standard – continuano a rimanere al palo”. “A forza di tagli e prese in giro Renzi continua nella sua opera di impoverimento della gente e di devastazione dei territori”.

http://www.agenparl.com/?p=106372

Energia pulita, il governo Renzi e il Pd tutto, devasta il territorio con prospettive di nuove morti certe, e non promuove l'energia rinnovabile

Energia, scienziati contro Sblocca Italia
"Investire sulle rinnovabili, non sul petrolio"

Piuttosto che trivellare l'Adriatico, dovremmo mettere pannelli solari sui tetti di tutti i capannoni d'Italia. Piuttosto che dare il via libera alla ricerca di idrocarburi, dovremmo sostenere la transizione alle fonti green. Un gruppo di professori di Bologna scrive al governo. Per cambiare il decreto

di Francesca Sironi

Energia, scienziati contro Sblocca Italia 
Investire sulle rinnovabili, non sul petrolio
Centrale termoelettrica a Genova
Sono seri. Ultraseri. Un professore emerito dell'Università di Bologna, Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei specializzato nello studio della fotosintesi artificiale. Un dirigente di ricerca del Cnr, il chimico Nicola Armaroli, studioso della conversione dell'energia solare. Un professore di Bologna, Alberto Bellini, ingegnere elettromeccanico. Un "senior scientist" della Columbia University, Enrico Bonatti, esperto di geologia degli oceani. Tutti decisamente convinti che il decreto "Sblocca Italia" vada cambiato. Perché il futuro della nostra indipendenza energetica non può essere cercato nel petrolio, dicono. La priorità non possono essere trivellazioni e ricerche per briciole di idrocarburi che basterebbero giusto per qualche anno. Investimenti e agevolazioni devono andare da tutt'altra parte. Alle fonti di energia rinnovabile. Che già oggi non sono più soltanto un bacino marginale.

L'appello si intitola " Energia per l'Italia " e può essere firmato anche dai cittadini online. «In virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione della letteratura scientifica internazionale, sentiamo il dovere di esprimere la nostra opinione», scrivono i promotori. E dicono: «Innanzitutto è necessario ridurre il consumo eccessivo e non razionale di energia». Secondo punto: «La fine dell’era dei combustibili fossili è inevitabile e ridurne l’uso è urgente per limitare l’inquinamento dell’ambiente. Ridurre il consumo dei combustibili fossili, che importiamo per il 90%, significa anche ridurre la dipendenza energetica del nostro paese e migliorare la bilancia dei pagamenti».

Sì, ma come? «È necessario promuovere, mediante scelte politiche appropriate, l’uso di fonti energetiche alternative che siano, per quanto possibile, abbondanti, inesauribili, distribuite su tutto il pianeta, non pericolose per l’uomo e per l’ambiente, capaci di sostenere il benessere economico, di colmare le disuguaglianze e di favorire la pace». Per questo, scrivono, fra le alternative possibili, l'energia nucleare e quella rinnovabile, la prima da questo appello va esclusa. Mentre per la seconda c'è molto che si potrebbe fare.

«Le energie rinnovabili non sono più una fonte marginale, come molti vorrebbero far credere: oggi producono il 22% dell’energia elettrica su scala mondiale, il 40% in Italia», snocciolano gli scienziati: «Per ottenere il restante 60% dell’energia elettrica che serve in Italia, basterebbe coprire con pannelli fotovoltaici lo 0.5% del territorio, molto meno dei 2000 km2 occupati dai tetti dei 700.000 capannoni industriali e dalle loro pertinenze».

«Purtroppo la Strategia Energetica Nazionale, che l’attuale governo ha ereditato da quelli precedenti e che apparentemente ha assunto, non sembra seguire questa strada», proseguono gli studiosi: «In particolare, il recente decreto Sblocca Italia agli articoli 36-38, oltre a promuovere la creazione di grandi infrastrutture per permettere il transito e l’accumulo di gas proveniente dall’estero, facilita e addirittura incoraggia le attività di estrazione  di petrolio e gas in tutto il territorio nazionale: in particolare, in aree densamente popolate come l’Emilia-Romagna, in zone dove sono presenti città di inestimabile importanza storica, culturale ed artistica come Venezia e Ravenna, in zone fragili e preziose come la laguna veneta e il delta del Po e lungo tutta la costa del mare Adriatico dal Veneto al Gargano, le regioni del centro-sud e gran parte della Sicilia »

Il decreto attribuisce un carattere strategico, spiegano, alle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, «semplificando così gli iter autorizzativi, togliendo potere alle regioni e prolungando i tempi delle concessioni. Tutto ciò in contrasto con le affermazioni di voler ridurre le emissioni di gas serra e, cosa ancor più grave, senza considerare che le attività di trivellazione ed estrazione ostacolano la nostra più importante fonte di ricchezza nazionale: il turismo».

Non è solo una questione di priorità, sostengono i promotori dell'appello. Ma anche di numeri: «Mentre fonti governative parlano di un “mare di petrolio” che giace sotto l’Italia», spiegano: «secondo la BP Statistical Review del giugno 2014 le riserve di combustibili fossili sfruttabili nel nostro paese ammontano a 290 Mtep. Poiché il consumo di energia primaria annuale è di 159 Mtep, queste ipotetiche riserve corrispondono al consumo di meno di due anni. Spalmate su un periodo di 20 anni, ammontano a circa il 9% del consumo annuale di energia primaria. Si tratta quindi di una risorsa molto limitata, il cui sfruttamento potrebbe produrre danni molto più ingenti dei benefici che può apportare».

Ed ecco la conclusione del gruppo di studiosi di Bologna: «L’unica via percorribile per stimolare una reale innovazione nelle aziende, sostenere l’economia e l’occupazione, diminuire l’inquinamento, evitare futuri aumenti del costo dell’energia, ridurre la dipendenza energetica dell’Italia da altri paesi, ottemperare alle direttive europee concernenti la produzione di gas serra e custodire l’incalcolabile valore paesaggistico delle nostre terre e dei nostri mari consiste nella rinuncia definitiva ad estrarre le nostre esigue riserve di combustibili fossili e in un intenso impegno verso efficienza, risparmio energetico, sviluppo delle energie rinnovabili e della green economy». Più chiaro di così. Per aderire: ENERGIA PER L'ITALIA

http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/10/17/news/energia-grandi-esperti-contro-sblocca-italia-investire-sulle-rinnovabili-non-sul-petrolio-1.184534

Aria Fritta Italia, da un contentino alle forze dell'ordine e ignora gli altri, Magistratura e istruzione già hanno avuto, sindacati inerti

Non ci sono fondi aggiuntivi per scatti, carriere e contratti. Il Sap non ci sta

Legge di stabilità, polizia e militari: c’è il recupero salariale, ma addio benefit (salta la promozione a fine carriera)

di Paolo Padoin -
La Consulta sicurezza
La Consulta sicurezza
ROMA – Ancora congelamento dei contratti per un anno ma parziale sblocco di scatti e carriere per il pubblico impiego. Dal 2015 potrà iniziare ad aumentare progressivamente una parte delle retribuzioni che per quattro anni – con l`eccezione del mondo della scuola e della magistratura – erano bloccate ai livelli del 2010. La novità riguarda in primo luogo militari e forze dell`ordine, protagonisti di una contrapposizione a tratti dura con il governo, che però pagano con la rinuncia ad una serie di altre voci. Ma si applicherà anche ai dipendenti pubblici contrattualizzati.
SCATTI E CARRIERE – Il governo ha deciso di sbloccarli non solo per polizia e militari ma anche per le altre categorie del lavoro pubblico, compresa la sanità, per le quali in questi anni promozioni e avanzamenti di carriera avevano avuto un valore esclusivamente giuridico, senza tradursi in un aumento del trattamento economico. Da gennaio gradualmente questi percorsi si rimetteranno in moto. Poiché nella tabella esposta da Renzi per questa partita non erano previste risorse specifiche, si presume che queste deriveranno da risparmi all’interno dei ministeri interessati, il che vorrà dire comunque che il personale dovrà fare altre rinunce.
SICUREZZA – Il comparto sicurezza e i militari in particolare saranno soggetti all’eliminazione di alcuni benefit. Salta il meccanismo della promozione alla fine della carriera e viene ridotta l`indennità di ausiliaria. Infine vengono ridimensionati i fondi destinati ai Cocer, ovvero la rappresentanza dei militari.
SAP – Attacca Gianni Tonelli (Sap): «Quante risorse a disposizione abbiamo per superare il tetto salariale delle forze di polizia? Da dove saranno prese? Come verranno distribuite? In che modo sarà risolto il problema del valore giuridico di questi quattro anni di blocco stipendiale?». Secondo Tonelli «certamente il superamento del tetto salariale non può essere pagato con tagli agli straordinari, alle indennità operative, ai buoni pasto e ad altre voci che sono fondamentali per le donne e gli uomini in divisa».
E vedremo adesso se il Governo, attaccato da più parti, riuscirà a superare anche questa difficoltà.

http://www.firenzepost.it/2014/10/17/legge-di-stabilita-polizia-e-militari-ce-il-recupero-salariale-ma-addio-benefit-salta-la-promozione-a-fine-carriera/

Isis, curdi e soldati di Assad li combattono, il popolo iracheno si stanno organizzando, la Rivoluzione a Pagamento non ha l'imput della Casa Bianca, i turchi bombardano i curdi

Siria: uno studio della CIA afferma che aiutare i ribelli non serve

Di Stefano Consiglio | 17.10.2014
Da quando il Presidente siriano, Bashar al-Assad è stato accusato dagli americani di aver utilizzato armi chimiche contro la popolazione civile, una domanda ha continuato ad ossessionare Barack Obama e i suoi più stretti collaboratori: ha senso aiutare i ribelli siriani? Questo interrogativo è diventato ancora più importante da quando i miliziani dello Stato Islamico hanno conquistato buona parte della Siria centro-meridionale.




Un report recentemente presentato alla Casa Bianca dai dirigenti della CIA sottolinea come la risposta a questa domanda sia decisamente negativa. Per supportare questa affermazione vengono rievocati diversi fallimenti rimasti impressi nella storia degli Stati Uniti. Durante gli anni della guerra fredda gli Usa erano sempre pronti ad inviare supporto economico a militare a chiunque si opponesse all'espansione del comunismo. Una prima azione di questo tipo venne intrapresa nel 1947, anno in cui la CIA venne formalmente istituita, attraverso la fornitura di armi e munizioni alla Grecia per un valore pari a diversi milioni di dollari. Lo scopo di questa missione era di facilitare la soppressione di un'insurrezione comunista, garantendo al fragile Governo greco il supporto di cui aveva bisogno.
Questa operazione è, probabilmente, l'unica ad aver avuto completamente successo. Tutti gli altri episodi verificatisi negli anni seguenti hanno avuto esiti catastrofici. Un primo esempio è rappresentato dal supporto militare garantito dal Presidente Kennedy ai ribelli cubani che vennero affiancati da mercenari addestrati dalla CIA nella ben nota invasione della baia dei porci del 1961. Questa operazione, il cui scopo era quello di rovesciare il regime di Fidel Castro, terminò con un totale fallimento che gettò inoltre discredito sulla politica pacifista promossa dal neo eletto Presidente Kennedy durante la campagna elettorale.
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Un altro esempio citato nel report della CIA è quello dei ribelli nigeriani Contras che a partire dal 1979 vennero supportati economicamente e militarmente dagli Stati Uniti allo scopo di rovesciare il Fronte Sandista di Liberazione Nazionale, un movimento politico di ispirazione marxista. Anche in questo caso i Contras vennero sconfitti e gli Stati Uniti furono anche riconosciuti colpevoli dalla Corte Internazionale di Giustizia di aver violato le norme di diritto internazionale che vietano di ricorrere alla forza e di interferire nelle questioni interne di un altro Stato.
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Esempi più recenti sono rappresentanti dall'operazione avviata nel 2006 dalla CIA in Somalia per armare alcuni Signori della Guerra allo scopo di porre fine al conflitto che attanaglia questo paese da oltre vent'anni. L'effetto finale, tuttavia, fu un ulteriore rafforzamento delle milizie islamiche che gli Stati Uniti volevano combattere.
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Tutti questi esempi, secondo gli esperti della CIA, sono una chiara evidenza della fallimentarietà di questa politica di supporto ai gruppi ribelli adottata per molti anni dai Presidenti americani. L'unica vera eccezione presentata dalla CIA è quella relativa all'addestramento e supporto dei Talebani durante la guerra russo-afghana del 1979-1989. In questo caso l'appoggio garantito dagli americani fu determinante nella vittoria dei talebani e la conseguente ritirata dell'esercito russo. Questo apparente successo dell'amministrazione Reagan deve essere letto, a detta della CIA, congiuntamente alla nascita di Al-Qaeda i cui leader erano gli stessi che avevano combattuto contro i russi.
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Il timore maggiore della CIA può essere compreso proprio attraverso un'analisi di ciò che è successo in Afghanistan. Gli Stati uniti hanno armato i ribelli afghani, i mujaheddin, i quali hanno finito per partecipare o quanto meno per parteggiare con Al-Qaeda. La preoccupazione che accomuna il Presidente Obama e i funzionari della CIA è che i ribelli siriani, una volta passata la minaccia dell'IS, possano unirsi a gruppi estremisti quali al-Nusra trasformando di fatto la soluzione all'estremismo in un ulteriore problema da risolvere.
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Che cosa faranno a quel punto gli Stati Uniti? Armeranno altri gruppi rivali che potrebbero, successivamente, rivolgere anch'essi le armi contro i propri sostenitori? Questi sono i dilemmi che i funzionari della CIA hanno tentato di risolvere, ora spetterà al Presidente Obama decidere se continuare ad addestrare i ribelli siriani (a cui potremmo aggiungere i guerriglieri curdi) oppure trovare delle alternative che impediscano all'IS di continuare la propria avanzata in Medio Oriente. Il problema è che il Presidente degli Stati Uniti sembra determinato a non inviare alcun soldato americano né in Iraq né in Siria. Questa strategia, congiuntamente alla riluttanza degli Stati dell'area mediorientale ad inviare truppe di terra contro l'IS, lasciano poche alternative al Presidente Obama. Attualmente i ribelli siriani e i guerriglieri curdi sono gli unici che, insieme ai soldati iracheni, si stanno battendo contro gli jihadisti. Stando così la situazione il supporto appare decisamente necessario. Ma cosa accadrà una volta che lo Stato Islamico sarà sconfitto?

venerdì 17 ottobre 2014

Comunione e Liberazione dispensa concessioni senza gare e con profitti (aumenti autostradali automatici annualmente) certi

Sblocca Italia, norma su concessioni autostrade fatta a misura di scontro con Bruxelles

Sblocca Italia, norma su concessioni autostrade fatta a misura di scontro con Bruxelles
L’Europa richiama l’Italia sul tema della proroga delle concessioni autostradali. La Commissione europea ha chiesto il rispetto delle norme Ue sugli appalti pubblici per i contratti autostradali relativamente alla proroga concessa, senza gara, alla concessionaria responsabile della costruzione e gestione della A12. Un monito che si potrebbe riproporre anche per il decreto Sblocca Italia, che introduce la possibilità per i concessionari di modificare le convenzioni in essere e di ottenere proroghe, e che ha già sollevato dubbi di anticoncorrenzialità da parte dell’Antitrust.
Bruxelles giovedì ha inviato un parere motivato a Roma, che ora ha due mesi di tempo per rispondere o rischia il deferimento alla Corte di giustizia europea: per la Commissione “l’Italia non ha rispettato gli obblighi che le derivano dalle norme dell’Ue sugli appalti pubblici”. L’oggetto è la proroga di 18 anni concessa, senza previa gara d’appalto, alla concessionaria responsabile della costruzione e gestione dell’A12 Livorno-Civitavecchia. Secondo il diritto Ue, la proroga di una concessione equivale a una nuova concessione che può essere aggiudicata solo a seguito di una procedura competitiva di offerte.
Lo Sblocca Italia, all’articolo 5, consente ai concessionari di tratte autostradali nazionali di avviare una procedura di modifica del rapporto concessorio attraverso una proposta di modifica (anche mediante l’unificazione di tratte interconnesse, contigue o complementari) e la predisposizione di un nuovo piano economico finanziario per la stipula di un atto aggiuntivo o di un’apposita convenzione unitaria. Ma per l’Antitrust le misure delineano “un meccanismo di proroga implicita delle concessioni”, eliminando un fattore concorrenziale del settore. Per l’Autorità dei trasporti la norma è “in contrasto con le norme istitutive dell’Authority”.
Ma il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi difende la norma: “Noi non vogliamo aumentare le tariffe” ma ci sono solo due modi per garantire gli investimenti – ha ribadito più volte nei giorni scorsi – o si aumentano le tariffe o si allungano le concessioni. Lo ha fatto la Francia in un dialogo molto trasparente con l’Europa Lo faremo anche noi”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/16/sblocca-italia-norma-su-concessioni-autostrade-fatta-a-misura-di-scontro-con-bruxelles/1158327/

i soldi persi per sanzionare la Russia significano posti di lavoro ma il Pd preferisce essere servo degli Stati Uniti

Ecco quanto perde l’Italia nella guerra commerciale alla Russia. Report Sace

17 - 10 - 2014Rossana Miranda
Ecco quanto perde l’Italia nella guerra commerciale alla Russia. Report Sace
Il crollo nelle esportazioni italiane nel mercato russo sarà tra 1,8 e 3 miliardi di euro, mentre a spaventare davvero è la dipendenza del gas. Le previsioni del rapporto di Sace.
Dopo la crisi in Ucraina con il sostegno ai ribelli, Stati Uniti e Unione europea hanno deciso di imporre una serie di sanzioni economiche alla Russia. Limitazioni che sono aumentate con il passare del tempo e hanno contribuito ad inasprire i rapporti tra le parti. La Russia ha bloccato l’importazione di beni alimentari dall’Europa e gli Stati Uniti. Niente più carne, pesce, frutta o verdura dai Paesi che hanno imposto le sanzioni. Le tensioni hanno avuto un prezzo: un impatto di circa 4,5 miliardi per le aziende europee.
PERDITE PER L’ITALIA
Gli scambi commerciali tra Russia e Italia sono stati proficui nel 2013 con un bilancio di 1,3 miliardi di euro. Secondo un rapporto dell’Ufficio studi economici di Sace, ad agosto le previsioni di impatto economico erano tra 0,9 e 2,4 miliardi di euro. Ma la situazione sembra peggiorare. L’aumento delle sanzioni e le ritorsioni da parte del governo di Vladimir Putin continuano a deteriorare lo scenario e molto probabilmente tra il 2014 e il 2015 l’Italia perderà tra 1,8 e 3 miliardi di euro nelle esportazioni in Russia.
I SETTORI PIÙ COLPITI
Oltre al turismo russo, che tra il 2008 e il 2012 ha portato 1,3 miliardi di euro all’Italia, un altro settore molto colpito è quello della meccanica strumentale, con una perdita di vendite in Russia di 1,1 milioni di euro.
Le imprese russe che hanno investito in Italia faranno anche un passo indietro. Tra il 2005 e il 2011 l’arrivo di capitali dalla Russia si è quadruplicato; tra il 2005 e agosto del 2014 – prima delle sanzioni – si sono verificate 37 operazioni di M&A aventi come target società italiane per 2 miliardi di dollari. Tra le aziende coinvolte ci sono: Severstal, RusAI, Evraz, Lukoil, Renova e Gazprom.
LA LENTA RIPRESA
Nonostante il peggioramento negli scambi, i ricercatori di Sace prevedono una ripresa dei rapporti commerciali tra Unione europea e Russia nel 2015. Con il riconoscimento dell’autonomia delle regioni orientali da parte del nuovo Parlamento e il progressivo annullamento delle sanzioni, la contrazione potrebbe ridursi, fermando le perdite a 1,8 miliardi di euro. Se, in caso contrario, dopo le elezioni di ottobre in Ucraina la Russia invierà altre truppe al confine e aumenteranno le tensioni, le esportazioni precipiteranno al -13% nel 2014 e -17% nel 2015, con una perdita di 3 miliardi di euro.
INVERNO AL FREDDO?
Un altro tema da non trascurare è quello energetico. L’Unione europea dipende dal gas per soddisfare il consumo interno. Circa il 66% del fabbisogno è coperto dalle importazioni. Di questo gas, il 35% proviene dalla Russia. Nel 2010 una normativa europea ha cercato di cambiare il rapporto di dipendenza, ma solo 16 Paesi su 28 hanno effettivamente adottato le misure richieste. Il rapporto di Sace ricorda che in Italia le importazioni di gas pesano per il 90% del consumo interno e quasi un terzo è gas russo.
Cosa potrebbe accadere se la Russia decidesse di bloccare l’invio del gas, più precisamente quello del gasdotto di Tarvisio? La fornitura arriverebbe da altri Paesi del Nord Europa e Nord Africa. È improbabile un inverno al freddo, ma le bollette saranno decisamente più costose.

http://www.formiche.net/2014/10/17/russia-ucraina-italia-sace/

il Pd e le sue anime, verso l'implosione

Tfr:Boccia,Gutgeld consulente frettoloso

Chi sa fare, fa. Chi non sa insegna. Chi non sa insegnare consiglia

(ANSA) - ROMA, 17 OTT - "Chi sa fare, fa, chi non sa fare, insegna e chi non sa insegnare, fa il consulente. Ecco, non vorrei che la norma sul Tfr, scritta in quel modo lì, fosse il frutto del lavoro di qualche consulente frettoloso". Lo dice il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia, riferendosi al consigliere economico di Palazzo Chigi Yoram Gutgeld.

http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2014/10/17/tfrbocciagutgeld-consulente-frettoloso_39fdbe1d-73da-46c7-bd1a-f09a65e0092a.html

Bildeberg, battuta di arresto alla sua referente


Rainews

Rainews: ceffoni alla Maggioni (e a Gubitosi)

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La Regina è nuda. E c’è chi ne gode. Senza nessuna malizia, sia chiaro. La certezza è una: l’ultima roccaforte del piano di riorganizzazione dell’informazione Rai, il sogno nel cassetto dell’odiato dg Luigi Gubitosi, è caduta. Così, miseramente, nello stupore generale.
L’assemblea della redazione di Rainews, testata guidata dalla direttora “più veloce del West” (quando si tratta di acchiappare budget stellari) Monica Maggioni, si è espressa all’unanimità nel bocciare il piano dell’informazione che vedrà (qualora andasse in porto, ma, ormai, è molto difficile che questo accada) la fulva giornalista come “Direttore Maximo” della Newroom 2. Insomma, nessuno si sarebbe mai aspettato che l’ultima sonora batosta alla “creatura” del dg, sarebbe arrivata proprio dalla redazione del canale all-news.
Ora, al duo Gubitosi-Maggioni, non resta che leccarsi le ferite.
La bella direttora naviga in un mare di delusione, mista a sconcerto e mestizia. Cosa fare se non prendersela… con i “traditori”? Dopo anni di promozioni, carriere lampo e favorucci di ogni tipo elargiti a piene mani (ah, forse sarà il caso di approfondire la spinosa questione degli inviati di Rainews), è più che normale che ci sia rimasta male. Lei, la giornalista dalla “vittoria in tasca”.
Questo colpo di coda della “sua” redazione, la spoglia delle pregiate vesti, le strappa la corona, mentre, ormai sola, cerca di “coprirsi le vergogne” con un micragnoso 0,40 di share (eh già, sono proprio questi i risultati che Rainews porta a casa, nonostante il dg non manchi mai di avere un occhio di riguardo per il canale meno visto della tv pubblica).
Certo, si sapeva fin dall’inizio che riformare l’intera informazione non sarebbe stata un’impresa facile, ma ormai il secco ‘no’ al piano, si è trasformato in un coro unito che arriva da tutte le redazioni della televisione pubblica.
Un altro fronte caldissimo è quello del Gr Rai dove, dopo la scelta di sopprimere alcune edizioni di Gr2 e Gr3, i giornalisti, ormai da settimane, tirano fuori le unghie. L’assemblea ha affidato al Cdr un pacchetto di tre giorni di sciopero, definendo “inaccettabili ed incomprensibili i tagli imposti dall’azienda”.
E già da prima dell’estate, i giornalisti del Tg3 (guidati dall’altra “regina” dell’informazione Bianca Berlinguer) si sono schierati compatti contro la riorganizzazione dell’informazione che prevede la creazione di due Newsroom, una per Tg1, Tg2 e Gr Parlamento, l’altra per Tg3, Rainews e Tgr. E di lavorare “sotto” la Maggioni, non se ne parla proprio.
Al Tg1, invece, la miccia della polemica l’aveva innescata la scelta di sopprimere la rubrica Tg1 Storia e al Tg2 quella di togliere a Luciano Onder (acchiappato alla velocità della luce dalla concorrenza) la conduzione di Medicina 33.
E nei corridoi di viale Mazzini, già si palesa l’ipotesi (che è, ormai, quasi una certezza) che la Commissione di Vigilanza voglia strappare dalle mani di Gubitosi la riforma dell’informazione Rai. Meglio aspettare. Prima si cambia la governance, poi si ridiscute il piano di riorganizzazione aziendale.
Ed oltre alla “Regina”, anche il “Re” sembra un po’ nudo. Ormai.

http://www.lultimaribattuta.it/10095_rainews-ceffoni-maggioni-gubitosi

Lo stato ha appaltato alle mafie pezzi d'istituzioni

Gratteri: "Isis? E' criminalità organizzata, ma finirà. La mafia è destinata a durare"

gratteri-radio24-20141017di Gianfo Franchi - 17 ottobre 2014
L’Isis è una struttura di criminalità organizzata, una di quelle destinate ad avere un fine. Le mafie italiane, invece, come la ‘ndrangheta, sono invece destinate a durare con queste regole, perché vivono del consenso popolare e non sono quindi un corpo estraneo alla società”. Lo afferma ai microfoni di“America 24″, su Radio 24, Nicola Gratteri, nominato da Matteo Renzi presidente della Commissione per la riforma della legislazione antimafia. “Le mafie in Italia” – continua – “esistono perché vanno a supplire delle carenze dello Stato. La ‘ndrangheta è un sistema abbastanza articolato molto presente sul territorio. E in parti del territorio calabrese ma soprattutto della provincia di Reggio Calabria si è sostituita a pezzi dello Stato e a pezzi delle istituzioni“. Il procuratore aggiunto del distrettuale antimafia della procura di Reggio Calabria è in visita a New York per incontri di lavoro e per la consegna di un importante premio, il “Civil Courage Prize”, della Train Foundation.

Firenze distrutta, prima Renzi poi Nardella

Firenze? Ci pensa l’Agenzia Immobiliare Nardella

Anna Lombroso per il Simplicissimus
Ve lo ricordate Roberto Carlino, quello che trasforma i sogni in solide realtà? Beh, può darsi che Immobildream cambi testimonial per scegliere una personalità rappresentativa più dinamica, più autorevole, più nuova.
E chi meglio di Nardella,  il sindaco di Firenze succeduto al premier con l’intesa che non lo farà rimpiangere. E infatti da citrullo a citrullo, da spaccone a spaccone, da improvvisato a improvvisate, da dilettante a dilettante, si è già fatto riconoscere per essere degno dell’eredità che gli è stata consegnata. Nel solco della continuità ha proseguito nella lobby locale delle grandi opere inutili, prima tra tutte l’attraversamento Tav del centro storico cittadino, benché come il suo facondo padrino passi la maggior parte delle sue iperattive giornate e sputacchiare sentenziose menzogne in tutti i talkshow. E benché il “grande buco” di Firenze, corredato di megatunnel a doppia canna e macrostazione sotterranea, minacci di inghiottire amministratori, ministeri, vertici del Comune e della Regione in una  inchiesta giudiziaria   che ha evidenziato gravissimi profili di illegittimità ed illegalità amministrative, civili e penali, da parte di una “cricca” che coinvolge pesantemente non solo gli alti gradi delle ferrovie  e le imprese interessate, ma anche l’amministrazione pubblica. Ha noleggiato monumenti e chiese, perfino Santa Maria Novella,  e a prezzi puramente simbolici, come location per gli eventi mondani di ingenerose imprese, rapaci multinazionali,spregiudicati colossi finanziari,  in modo da  consolidare la rete dei rapporti politici ed economici del gruppo dirigente renziano,  propensa a frequentare e accattivarsi la più disinvolta finanza internazionale.
E adesso ha deciso di trasformare  il Municipio in   agenzia immobiliare, come la Toscano, per via del nome che richiama l’origine e il radicamente del renzi-pensiero, di quelle più audaci, di quelle più ciniche, che mandano i loro addetti nelle salette della rianimazione a esercitare spigliate prelazioni su appartamenti prossimi a “liberarsi” degli inquilini, di quelle che danno una mano di vernice ad alloggi fatiscenti per acchiappare disperati creduloni.
Così ha messo insieme un elenco di 60 tra immobili e aree, ha infilato nella valigetta mappe e bozze di favolosi  concordati e sgravi fiscali, che prevedono riduzioni e cancellazione dell’Imu e della Tasi, dilazioni munifiche, o la possibilità di ampliare fino al 20% la superficie della trasformazione per gli immobili, in barba al “volume zero” fiore all’occhiello del predecessore,  ed è partito per un tour promozionale: Cina, Germania,  Francia, per essere presente, ha detto, dove si muovono i mercati.
Nella 24 ore di Nardella c’è di tutto: stabili enormi, vecchi depositi del tram, ville, l’ex tribunale di San Firenze, l’immobile con l’arco di piazza Repubblica, l’exManifattura Tabacchi,  l’area delle ex Officine grandi riparazioni, il complesso,  la Cassa di risparmio di via Bufalini, palazzi in via di Quarto a Careggi, e anche il convento cappuccino di via dei Massoni, Poggiosecco e il Teatro Comunale.
Intervistato dalla stampa locale in questa sua nuova veste il Nardella  si è compiaciuto: “Io d’ora in poi andrò ovunque a promuovere la città …. Abbiamo l’opportunità di mettere in moto la più grande operazione immobiliare degli ultimi 150 anni: un miliardo e mezzo di investimenti possibili, 60 milioni di euro di oneri d’urbanizzazione per il Comune, 10 mila posti di lavoro. Un’occasione da non perdere”, apprestandosi a diventare a un tempo il più dinamico sindaco e il più fattivo  intermediario degli ultimi 150 anni, una vanteria che rammenta la grandeur del “Lui” di riferimento del circo renziano. E siccome anche a lui, seppure più modestamente, interessa il calcio, inquieta la frase che gli è sfuggita, quando in una delle tappe dei suoi tour di commesso viaggiatore, si è estasiato alla vista dello Stadio del Bayern: “E’ pensato per le famiglie: mi piacerebbe averne uno così a Firenze”, magari da tirar su con i proventi, per ora solo immaginari, delle svendite.  È che questi giovanottelli sognano, sognano come nella storia della ricottina. Sognano di vendere una ricottina, un palazzo, per comprarsi uno stadio, per farci andare la gente pagante, per far su i soldi per realizzare una sottovia, per conquistarsi sponsor e grandi elettori, per restare per sempre là dove sono. Che è poi il loro unico interesse, la loro unica aspirazione, la loro unica volontà. E se possono lasciare un’impronta del loro passaggio deve essere quella di un tallone di ferro, di soprusi fatti di cemento, di piramidi costruite grazie alla schiavitù.
Oggi i “comitatini” dimostrano davanti a Palazzo Chigi contro lo Sblocca Italia che di quella ideologia è il vangelo, perché ancora  prima ancora di  rovesciare  asfalto e cemento sui suoli, prima ancora  di perforare  con trivelle la terra e il mar, prima ancora di mettere un sigillo definitivo sulle possibilità di avviare una capillare opera di manutenzione del territorio,  deve portare incamerare la vittoria definitiva nella guerra contro  la partecipazione dei cittadini e dei sindaci,  per imporre la devastazione, il saccheggio, e gli effetti conseguenti, penetrazione criminale, corruzione, illegalità prima tollerata poi legittimata, mediante la grande menzogna della “pubblica utilità”, o quella dell’ “emergenza” indifferibile, o quella della riconquista della credibilità del paese attraverso Grandi Eventi, Grandi Opere, Grandi Navi, Grandi Licenze, Grandi Crimini contro il bene comune.  È stato proprio Renzi a chiamarli così, additandoli al pubblico ludibrio e assimilandoli a gufi, disfattisti, fancazzisti, quelli che fermano il progresso, la crescita, opponendosi alla necessaria dittatura del partito del cemento, delle lobby del petrolio, delle autostrade dove non ci sono più macchine da far passare, dei centri commerciali dove non c’è niente da comprare e poco da vendere, dei canali che sconvolgono sistemi idrogeologici unici e fragili, dello sconvolgimento delle leggi urbanistiche in modo che pagando e poco, tutto sia possibile, tutto sia fattibile, tutto sia necessario e dunque legalizzato tramite decreto, compresa la cancellazione della democrazia.
Tanti anni fa la gauche parlamentare    definì così il Maggio francese, le “groupuscules”, che qualche giorno dopo invasero le piazze, colonizzarono di rpotesta e sogni l’Europa con lo slogan  “Nous sommes les groupuscules”. Arridiamo la stessa speranza ai comitatini, oggi e nei giorni a venire.

http://fb.me/1p5f2brxk

legge di inStabilità non ha le coperture, aumenteranno le accise e l'Iva, pagliacci

Il funambolo di Palazzo Chigi

Renzi funamboloIeri man mano che le borse cadevano, per una nuova fase della crisi greca,  la manovra di Renzi negli intestini del consiglio dei ministri, si gonfiava dai 30 miliardi iniziali ai 36 per tentare di dare alla legge di stabilità un impatto mediatico ancora più rilevante e compensare il disastro psicologico creato dal ritorno in alto dello spread e dall’evidenza di una crisi che non passa. Però si tratta appunto di illusionismo mediatico, con conti tutti da verificare, ma che nell’immediato possono essere giocati per far pensare “alla più grande diminuzione di tasse dal dopoguerra”, come si è affrettato a dire il guappo.
In realtà i 18 miliardi di diminuzione delle tasse  sono in gran parte costituiti dall’intenzione di prorogare gli 80 euro, conservandone però la natura di misura temporanea, dai tre miliardi di sconto Irap già applicati quest’anno, cui si andranno ad aggiungere altri 2 o 3 miliardi ulteriori e altri provvedimenti minori. Nel conto non figurano gli aumenti di tassazione su mille capitoli, tra cui la tasi, ma si spera comunque di recuperare in gran parte questi soldi dall’operazione tfr, dalla lotta all’evasione fiscale, ma soprattutto dai tagli che andranno a pesare sui servizi e dunque direttamente nelle tasche e sulla vita dei cittadini in misura maggiore degli sconti. In sostanza una manovra in parte puramente figurativa, in altra parte specchietto per le allodole e comunque sostanzialmente inutile a rilanciare consumi ed economia, anche ammesso che questo sia possibile grazie alle ricette che hanno provocato la crisi globale. E dotata per di più di un carattere dadaista visto il Def, varato appena due settimane fa e ora all’esame di Bruxelles prevede un aumento di 10 miliardi imposte.
In due parole ancora una volta siamo di fronte a un puro annuncio sia perché nelle prossime settimane dovranno essere apportate molte correzioni a questi numeri, sia perché l’intenzione di trovare qualche pertugio di flessibilità dentro le regole europee viene alla fine sprecata con qualche regalia a Confindustria, con giochi di prestigio sulla tassazione e l’illusione di invertire la rotta con provvedimenti tampone. Ma Renzi doveva in qualche modo rispondere alla percezione cui potrebbero portare i nuovi “avvertimenti” dei centri finanziari e cioè quella di non aver fatto dei significativi passi avanti dal 2011, davvero letale per un premier che per l’80% vive sulla leggenda dell’ultima spiaggia. Non certo perché egli sia ostile ai diktat della cupola euro finanziaria che di fatto lo ha imposto, né alle sue logiche, ma per presidiare la sua mistificazione essenziale, cioè quella di essere estraneo o addirittura contrario al potere che lo ha espresso.
Così è costretto ad alzare la posta tutte le volte che si alza quella del ricatto per rimanere in equilibrio come un funambolo. Solo che mentre le minacce sono vere il contrappeso è fasullo, fuffa che pesa come una piuma.

https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2014/10/16/il-funambolo-di-palazzo-chigi/

gli Stati Uniti vogliono organizzare in Ungheria una rivoluzione per rovesciare Orban

 L'UNGHERIA (E L'EUROPA) NEL MIRINO DELLA NULAND
Postato il Giovedì, 16 ottobre @ 19:05:00 BST di davide
 

L’impudenza con una vivacità poco comune, la sfacciataggine al di là di ogni descrizione, gli occhi furiosi e beffardi come la politica-Sistema di cui lei è una fedele esecutrice, Victoria Nuland è di nuovo sul sentiero di guerra. A dire il vero, come lo si immagina facilmente, lei non lo lascia mai. L’assistente del segretario di Stato ( il dinamico John Kerry) per gli affari europei, grande macchinista delle rivoluzioni di colore ed altre, cospiratrice americanista senza dissimularlo un secondo, ha questa volta un conto da regolare con Viktor Orban, il Primo ministro ungherese.


Lei non lo cita direttamente ma l’interpretazione che bisogna darne è gentilmente comunicata dai commentatori che inoltrano il suo discorso del  2 ottobre 2014 al Center for European Policy Analysis (CEPA) di Washington, uno dei principali ripetitori washingtoniani d’influenza della politica nell’Europa centrale e dell’Est. (Precisazione come indicazione per la comprensione: Zbigniew Brzezinsku fa parte del consiglio d’amministrazione del CEPA.)
Ma la Nuland va più lontano in questo discorso. Attraverso la sua critica ad Orban, dá una visione allargata della strategia, del comportamento, delle concezioni della fazione estremista (neocon, appoggiato sui suoi alleati liberali-interventisti tipo “R2P” affinchè non si possa più distinguere l’uno dall’altro) di cui lei è la principale rappresentante nell’amministrazione Obama. Questa tendenza rappresenta oggi l’operazionalizzazione della politica-Sistema di destrutturazione e di dissoluzione perseguita dall’amministrazione Obama in nome degli USA. (Si può dire che la politica-Sistema, ossia il Sistema, serve da cemento bipartisan per la politica di sicurezza nazionale di Washington: costituisce l’orientamento, la dinamica di ferro della politica washingtoniana completamente al servizio del Sistema). Infine, questo discorso conferma la centralità dell’Europa in uno scontro che noi giudichiamo come ultimo, e uno scontro che passa così per aggressioni e conflitti esterni solo per l’uso sfrenato della sovversione interna (“L’Europa Centrale è ancora una volta in prima linea nella lotta per proteggere la nostra sicurezza e i nostri valori. E oggi, quella lotta è di nuovo sia esterna che interna”). (I principali estratti del suo discorso vengono da EUObserver, del 3 ottobre 2014. Sono efficacemente abbelliti con commenti di presentazione degli estratti del discorso del giornalista Andrew Rettman, la cui ortodossia è garantita, che permettono di capire meglio di che si tratta).
- Su Orban direttamente, la Nuland si mostra molto critica, al punto che ci si può chiedere se, in alcune circostanze che non sono lontane dall’attuale verità della situazione, un’offensiva destabilizzante di sovversione tipo-Maidan/Ucraina non potrebbe essere lanciata contro l’Ungheria (la quale si mostra molto preoccupata dagli avvenimenti in Ucraina, dove si trova una minoranza ungherese importante e non abbastanza amante della linea Kiev-Nuland) … “Victoria Nuland, il principale diplomatico americano in Europa, ha indirettamente criticato il leader ungherese Viktor Orban per il “cancro” della “ricaduta democratica”. [...] Non nomina direttamente Orban, ma allude alla sua aperta critica alle sanzioni occidentali alla Russia. “Applicare le sanzioni non è facile e molti paesi stanno pagando un prezzo alto”, dice. “Ma… quando leader [Europei] sono tentati di fare dichiarazioni che strappano il tessuto della nostra decisione, vorrei chiedergli di ricordare la loro stessa storia nazionale, e come hanno desiderato che i loro vicini fossero stati con loro.”
- La Nuland si riferisce ad una dichiarazione del Primo ministro ungherese, a luglio, in Romania, dove si faceva avvocato di un’affermazione nazionale, statista, eventualmente antagonista del liberalismo sfrenato richiesto dal Sistema (“Non credo che la nostra appartenenza all’UE ci impedisca di costruire un nuovo Stato antiliberale, su delle fondamenta nazionali”); si riferisce per brandire l’anatema contro tutti questi orientamenti, e dunque contro ogni atteggiamento sovrano… “Anche se raccolgono i benefit della NATO e dell’appartenenza all’UE, troviamo leader nelle regioni che sembrano aver dimenticato i valori su cui queste istituzioni sono basate”, dice la Nuland giovedì [...] “Così oggi chiedo ai loro leader: Come potete dormire di notte sotto la vostra coperta Nato Articolo 5 mentre spingete la “democrazia illiberale” ogni giorno; creando il nazionalismo; limitando la stampa libera; o demonizzando la società civile? Ha parlato dei “cancri gemelli di ricaduta democratica e corruzione” nell’Europa orientale, che creano “buchi che danneggiano la loro sicurezza nazionale.”
- La Nuland allarga ancora il registro del suo attacco chiamando in causa il progetto del gasdotto SouthStream. Per lei, tutti i paesi europei che partecipano a questo progetto, che permette la consegna del gas russo dal Sud aggirando l’Ucraina, commettono un atto che si dovrebbe qualificare riprovevole, ossia antiamericanista, ossia antiSistema. “Attacca anche gli stati EU che si stanno preparando per costruire South Stream – un gasdotto russo attraverso i Balcani occidentali fino all’Austria e Italia, coinvolgendo Bulgaria, Croazia, Grecia, Ungheria, Romania e Slovenia“Chiedo lo stesso di coloro che… tagliano gli affari sporchi che aumentano la dipendenza dei loro paesi da una fonte di energia nonostante la loro affermata politica di diversificazione” dice la Nuland.”
- Infine, il discorso presenta ugualmente (in fine) la tesi del carattere inviolabile dei diritti delle ONG a lavorare come loro lo intendono nei paesi in cui esse si trovano. Se lo si traduce, si capisce che si tratta di Organizzazioni Non-Governative US, che sono in generale generosamente finanziate dal governo americano, con compito principale l’ingerenza sistematica e assolutamente sovversiva negli affari interni dei paesi in cui esse si trovano attraverso “l’agitazione societale” (vedere come noi comprendiamo questo termine, il 30 aprile  2013). L’ obiettivo ultimo è evidentemente il cambio di regime a profitto dell’instaurazione di un potere totalmente acquisito agli ordini del Sistema dall’intermediario del controllo diretto degli USA. Si riprende qui una citazione già fatta, interpretata da questo punto di vista, e rafforzata da recenti dichiarazioni di Obama… “Con Orban anche accusato di limitare la libertà di stampa e repressione dei diritti umani delle ONG in Ungheria, lei ha aggiunto: “Come potete dormire di notte sotto la vostra coperta Nato Articolo 5 …[...] … limitando la stampa libera; o demonizzando la società civile?”
“I suoi commenti (di lei) vengono dopo che il presidente americano Barack Obama ha messo l’Ungheria nello stesso cesto della Russia in termini di minacce alla società civile. “Dalla Russia alla Cina al Venezuela, state vedendo repressioni senza sosta, denigrando il legittimo dissenso come sovversivo. In posti come Azerbaijan, le leggi rendono incredibilmente difficile persino operare alle ONG. Dall’Ungheria all’Egitto, regolamenti senza fine ed intimidazioni aperte bersagliano sempre più la società civile”, ha detto ad un evento a New York il 23 settembre.”
Questo discorso della Nuland dovrebbe essere ritenuto come significativo dell’attivismo-Sistema degli USA che decidono di agire a viso scoperto, senza essere minimamente cauti, e agire pressando i ritmi e la velocità degli eventi. Il progetto è chiaro: una sovversione completa di tutti i paesi del blocco BAO (i paesi dell’UE) nella linea-Sistema generale, iperliberale e anti-sovranista, antirusso, come una specie di creazione di una struttura politica e strategica dove si iscriverebbe in particolare quello che dovrebbe essere il TTIP (vedere il 13 novembre 2013).). Va da sé che la Nuland considera che, in questo caso, l’UE istituzionale stessa è una cinghia di trasmissione degli ordini così prescritti. ( Certo, la Nuland è “Fottiti EU” (vedere il 7 febbraio 2014]), ma in questo caso conta che la fottuta EU farà il suo lavoro di fedele portatrice di acqua per gli USA e il Sistema. Da un certo punto di vista, è predicare, o spingere una convertita: il problema è che l’UE, che sembrerebbe essere tutta soggetta agli USA, non lo è che secondo uno stato di spirito “egualitario”, semplicemente sposando gli stessi “valori”- Sistema degli USA e affermando un’autonomia di decisione in questo quadro. Fatto questo l’UE, se segue la stessa dinamica degli USA , intende farlo secondo la sua propria scelta, in tutta “indipendenza” se non si teme l’impiego caricaturale della parola, che conduce a delle liti nella misura in cui l’isteria alla-Nuland reclama sempre più schieramento sugli ordini, e sempre più veloce, e sempre secondo una procedura degradante di asservimento visibile per coloro che sono così apostrofati.)
I temi sviluppati, i termini scelti, mostrano l’impudenza e la sfacciataggine di cui parliamo più su. La Nuland interviene nella situazione e la politica dei paesi dell’UE come se fosse una specie di presidente-dittatore della cosa o una sorta di Juncker- donna che avrebbe preso tutti i poteri. Ci coinvolge l’OTAN senza vergogna, sotto intendendo di conseguenza che l’appartenenza all’OTAN e il “beneficio” (?) dell’Articolo 5 dipendono tutto semplicemente da un completo asservimento, dall’abbandono completo di ogni sovranità per le grandi scelte non solo militari, ma politiche, economiche e societarie dei paesi membri. Ormai non ci sono più differenze, e chi fa parte dell’UE è responsabile delle nuove regole che disciplinano l’OTAN come le sviluppano in fine, ed è dunque ingiunto ad applicare gli ordini diretti di Washington e del Sistema. Il modello universale da seguire per tutto il mondo, è l’applicazione della formula del trionfo ucraino di cui ognuno (tutto il mondo) può godersi i frutti (vedere 3 ottobre 2014).
Tutto questo è detto su uno sfondo di ostilità antirussa ( e molto presto se non fin da ora anticinese, con l’affare di Hong Kong) che ci sembra senza ritorno. Coloro che sperano negli accordi con gli USA, specialmente Putin nella parte del suo percorso in questo senso, ne rimetteranno senza il minimo dubbio le spese. Gli USA sono impegnati in una corsa intransigente, cieca, senza ritorno che ha contemporaneamente per effetto e per obiettivo la destrutturazione e la dissoluzione sistematiche. Si avrebbe torto, perché è il contrario, di vederci un’avanzata vittoriosa, la vitalità e la certezza di una Nuland che indica a questo proposito la passione allucinata della patologia molto più che la certezza della vittoria. Questa spinta degli USA è quella di una potenza che si vorrebbe imperiale e che si ritiene “eccezionale”, ma che è in realtà con le spalle al muro in diversi domini essenziali, e prima soprattutto, per le sue menti animate dall’ossessione della finanza, del denaro e del racket, a causa della sorte del dollaro davanti le prospettive di progetti diversi per fare uso  di altre monete per le transazioni internazionali, - in capo alla Russia, alla Cina, ecc. Una tale minaccia contro il dollaro è una minaccia di crollo degli USA a causa del suo debito colossale e delle sue pratiche di stampa della banconota (Quantitative Easing) per continuare a finanziare queste stesse attività destrutturanti e dissolventi. (Lo stesso in altri domini più concreti: la minaccia ricevuta da numerosi Europei, che costituisce il trattato del TTIP, è più che ipotecata, vale a dire essa stessa minacciata, da un’opposizione interna che non fa che rinforzarsi col passare dei mesi). Insomma, gli USA presentano i caratteri del disordine finale della formula superpotenza-autodistruzione attivato al vertice del suo dinamismo: una pesante offensiva senza nessuna trattenuta, contro tutte le strutture ancora a posto, in una situazione di instabilità straordinaria, a causa dei suoi propri caratteri di destrutturazione e di dissoluzione di questa potenza, e dunque in costante pericolo di crollo.
Il discorso della Nuland conferma dunque una tendenza all’accelerazione degli eventi verso una situazione di scontro supremo. Destinato all’UE, non può essere, giustamente, ridotto al quadro della sola UE: si mette in un contesto generale, giustamente anche lì, dove l’UE non è che un attore tra altri, e dove si tratta della situazione generale caratterizzata da quest’ “accelerazione degli eventi”. Rivolgendosi all’Ungheria, e ai paesi dell’UE, Nuland si rivolge indirettamente alla Russia e alla Cina, mostrando che gli Usa sono più che mai sul cammino dello scontro globale. Così questo discorso unisce finalmente le grandi linee di un’alternativa, secondo lo schema che avevamo già citato a proposito dell’Ucraina (vedere il 3 marzo 2014) di una conflagrazione generale, o di un crollo degli USA (del blocco BAO) operazionalizzando il crollo del Sistema. A tal proposito le direzioni russe e cinesi sono particolarmente interessate. Si può dunque citare un articolo recente di Paul Craig Roberts (il 25 settembre 2014 nella sua versione originale, il 1° ottobre nella sua versione francese, sul “Saker-français”, che qui citiamo): la sua conclusione ha il suo posto in questo commento, come illustrazione della posta in gioco terribile in cui il discorso della Nuland ha il suo posto.
“L’incapacità dei governi russi e cinesi ad affrontare la minaccia contro la loro sovranità, e l’insistenza degli adepti dell’economia neo-liberale, rendono più probabile la guerra nucleare. Se i Russi e i Cinesi comprendono la posta in gioco troppo tardi, la sola alternativa sarà la guerra o la sottomissione all’egemonia americana. Siccome non c’è alcuna possibilità per gli Usa e l’Otan di occupare la Russia e la Cina, la guerra sarà nucleare".
“Per evitare questa guerra, che, secondo numerosi esperti, potrebbe distruggere la vita sulla terra, i governi russo e cinesi devono diventare rapidamente realisti nella loro valutazione del male nell’ambito di Washington, che ha fatto degli USA il peggiore stato terrorista del pianeta.
“E’ possibile che la Russia, la Cina e il resto del mondo possano essere salvati dall’implosione dell’economia americana. L’economia degli USA è un castello di carte. Il reddito medio reale delle famiglie è in declino sul lungo termine. Le università producono laureati coperti di debiti, ma senza impiego. Il mercato obbligazionario è manomesso dalla Riserva federale, che ha bisogno di trafficare (intrallazzare) sui mercati dei lingotti per proteggere il dollaro. Il mercato borsistico è truccato dalla fuoriuscita di banconote emesse dalla Riserva federale e la sua squadra di protezione contro il crollo, così come le imprese che riacquistano le loro stesse azioni borsistiche. Il dollaro è sostenuto da tradizione, abitudine e baratto di monete.
“Il castello di carte americano continua a resistere, grazie alla tolleranza mondiale verso la corruzione a grande scala e alla disinformazione, e anche [dalla] cupidigia soddisfatta dal denaro proveniente da un sistema truccato. La Russia e la Cina (o entrambe) potranno abbattere questo castello di carte quando avranno dei responsabili capaci di [deciderlo].”

Fonte: www.dedefensa.org

Link: http://www.dedefensa.org/article-la_hongrie_et_l_europe_dans_le_collimateur_de_nuland_04_10_2014.html

la comunità ungherese ha messo al centro della propria azione politica le persone e non l'arricchimento di pochi

 Gli ungheresi danno un esempio a ogni cittadino indifeso dell’Unione Europea
Gli ungheresi danno un esempio a ogni cittadino indifeso dell’Unione Europea
ottobre 16
11:07 2014

I nostri amici ungheresi ci hanno inviato questo articolo, che pubblichiamo volentieri perché i fatti ci dicono che laddove esistono uomini politici che ancora possono meritare l’appellativo di “uomini” è possibile contrastare i potentati finanziari che hanno trovato nell’Unione Europea l’ideale brodo di coltura per lo sviluppo delle loro letali infezioni. Auguriamo ogni bene al popolo ungherese e al suo governo.
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Il governo ungherese, guidato da Viktor Orban col forte sostegno del popolo, ha dimostrato che è possibile lottare a difesa della Nazione contro l’avidità delle grandi banche e delle multinazionali

di Andras Kovacs e Károly Ignác Kempf

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“… Nonostante sopra la galea,
E sotto la corrente dell’acqua,
Comunque è l’acqua che domina!”
Le righe di valore eterno di Petőfi Sándor, poeta nazionale iconico, guida spirituale nella lotta per la libertà ungherese e nella rivoluzione, sono un’ottima metafora per illustrare che Orbán Viktor ed il suo governo, nonostante i combattimenti difficili, sono destinati alla vittoria, perché è “l’acqua”, cioè il popolo, che domina.
Gli ungheresi negli ultimi quattro anni e mezzo con l’aiuto del primo ministro Orbán Viktor ed il suo governo hanno dimostrato che è possibile governare tutelando i valori nazionali e supportando i cittadini indifesi. E poi tutto ciò è stato eseguito da parte del governo con un controvento economico, politico e di media. Questo controvento non tirava solo dai postcomunisti e dall’opposizione ungherese “volgarliberale” a favore del capitale monetario ma anche dai leader dell’Unione Europea. Comunque la nuova vittoria con due terzi dei voti di Orbán Viktor e del Fidesz-KDNP, partito conservatore-cristiano, nel 2014 non solo conferma la correttezza della sua politica e il fatto che esso è supportato dal popolo, ma nello stesso momento dà anche speranza ad altri cittadini che si trovano in balia dell’Unione Europea.
La vittoria di Orbán Viktor e del suo partito ha avuto tanti fattori importanti. Tuttavia la riduzione delle spese ed il salvataggio dei mutuatari in valuta estera sono i principali tra i fattori del successo. Entrambe queste azioni erano criticate con enorme veemenza non solo da parte dell’opposizione di sinistra ungherese, ma anche dalle banche multinazionali e dall’Unione Europea sotto l’influenza tedesco-francese. Questo ultimo fatto ci sorprende solo fino a quando non scopriamo che le aziende dei servizi pubblici ungheresi sono in possesso di aziende di servizi pubblici tedesco-francesi, i cui proprietari sono lo Stato tedesco e lo Stato francese. Ricapitolando: l’azienda dei servizi pubblici tedesca in Germania poteva vendere il suo servizio ad un prezzo più basso grazie al profitto extra prodotto in Ungheria. Questo è stato compromesso dalla politica di Orbán Viktor, per questo hanno attaccato la sua persona e il suo governo le organizzazioni dell’Unione Europea sotto l’influenza tedesco-francese. La battaglia sta per finire, lo sfruttamento da parte degli stranieri costretto a lasciare l’Ungheria. Nell’ultimo decennio e mezzo hanno esportato miliardi di euro di profitto dal paese.
Anche la battaglia per le famiglie ungheresi che si trovano in balia delle banche multinazionali ha già dato buoni risultati per gli ungheresi, anche se non è ancora finita. La storia ha inizi nel 2002 e dobbiamo illustrare gli stadi principali per capire perché il governo ungherese ha ragione e per vedere chiaramente che il funzionamento disumano delle banche multinazionali significava il ritorno dei ladri e del capitalismo selvaggio del 1800.
Premesse
La storia comincia agli inizi del 2000, nel periodo del primo governo Orbán. Dopo la perdita inaspettata del blocco comunista-liberale nel 1998, l’Ungheria doveva essere rialzata dalle rovina da parte dell’allora più giovane primo ministro dell’Europa, Orbán Viktor. Esso era deciso a migliorare sensibilmente la situazione delle famiglie ungheresi con figli. A questo proposito ha deciso di introdurre il prestito in Fiorini ugheresi scontato e sovvenzionato dallo stato per l’acquisizione di immobili, inoltre ha incentivato le famiglie ad avere figli con altri tipi di sovvenzioni social – politiche. Dopo le elezioni del 2002, perse per manipolazioni politiche e truffa, il nuovo governo comunista-liberale, -dopo che quasi ogni suo membro ha usufruito ancora del credito sovvenzionato dallo stato per acquistare immobili- in un batter d’occhio ed inaspettatamente ha cancellato ogni sovvenzione ed aiuto per l’acquisizione di una casa. Oggi si sa che tutto quanto è stato fatto per la pressione delle banche multinazionali che finanziavano la campagna dei partiti liberali e comunisti e anche il primo ministro dell’epoca, Medgyessy Péter, era uno che si era semplicemente spostato dalla sedia del mondo bancario internazionale alla sedia del capo del governo.
Per le famiglie medie ungheresi con questa mossa è diventato irraggiungibile un mutuo ragionevole per una casa perché le banche davano il credito in Fiorini con un interesse insostenibile. In quel periodo hanno iniziato le banche ad incentivare le famiglie indifese ad utilizzare dei prestiti in valuta estera che già esistevano ed erano autorizzati, ma nessuno ne usufruiva. Nel paese dotato di bassa cultura economica a nessuno è venuto in mente il rischio del tasso del cambio della valuta. Anche perché le banche, nonostante fossero obbligate non l’hanno comunicato ai mutuatari. Anzi, mettevano in risalto che era meglio diventare mutuatari con le valute estere sicurissime anziché in fiorini di valore variabile. Il governo nel frattempo ha fatto dimettere con metodi mafiosi il capo indipendente dell’autorità di vigilanza finanziaria, il Sig. Szász Károly. Per sostenere l’argomentazione delle banche il ministro delle finanze ha anche confermato che nel 2005 l’Ungheria sarebbe entrata nella zona dell’euro. Le banche che fornivano il prestito ne hanno approfittato convincendo le persone ingenue di utilizzare i prestiti in valuta estera, soprattutto in euro. Il progetto è stato perfetto e già alla stipula del contratto hanno truffato i clienti in vari modi. L’affare fioriva nonostante l’entrata nella zona dell’euro non solo non è avvenuta nel 2005, ma neanche oggi. Il fallimento è arrivato con la crisi mondiale del 2008. Il tasso di cambio del fiorino ungherese è fortemente e continuamente indebolito nei confronti di quelle valute estere in cui hanno richiesto il prestito. Il governo comunista liberale in crisi di legittimazione totale anziché supportare le famiglie si è dichiarato dalla parte delle banche e con i suoi atti economico-politici errati ha ulteriormente aggravato la crisi. Infine, il governo comunista liberale prima del suo fallimento nel 2010 ha ancora richiesto un enorme prestito al FMI e l’ha sparpagliato tra le banche. Con i soldi in prestito ha aiutato solo le banche che lavoravano già con un enorme profitto e non ha sgravato per niente la popolazione.
Era in rischio la casa, l’abitazione e insomma la vita, di centinaia di migliaia di famiglie ungheresi. Erano di tutti i giorni i suicidi per l’incapacità di pagare il mutuo della casa, migliaia di famiglie si sono disgregate perché uno dei membri cercava lavoro all’estero per pagare il mutuo in Ungheria. Le rate del mutuo in valuta estera erano altissime, in pratica sono diventate dei prestiti di usurai. Nonostante il mutuatario continuasse a rimborsare per anni le rate, a causa del tasso di cambio indebolito nel 2010 il capitale del debito ha superato il prestito stesso, anzi in tanti casi anche il valore dell’immobile.
La lotta del Partito Fidesz-KDNP per le persone
Viktor-OrbanIn questa situazione impossibile il partito Fidesz-KDNP con la guida di Orbán Viktor ha promesso alle persone che se fosse andato al governo avrebbe salvato i mutuatari in valuta estera. Nel maggio del 2010 è crollato il partito postcomunista ed i liberali si sono sciolti. Ha ripreso il potere il governo Orbán, che prima ha stabilizzato la situazione nel paese finanziariamente dissanguato, dopodiché ha iniziato ad aiutare le famiglie ungheresi in difficoltà. Gli esperti del governo hanno indicato quei punti del prestito in valuta estera che non combaciavano con l’onestà, la buona fede e con lo stato di diritto. Come primo passo il governo ha considerato le banche come partner e ha proposto un accordo in cui avrebbero suddiviso equamente gli oneri tra le banche, il governo ed i mutuatari. Invece le banche multinazionali, che vogliono la caduta del governo Orbán, non erano disposte a rinunciare ai profitti extra e anziché ottenere un accordo tiravano per le lunghe e a braccetto con l’opposizione ungherese da Bruxelles hanno fatto un attacco contro il governo legale ungherese. Orbán però anziché ritirarsi ha reagito e come primo passo ha emanato il pagamento anticipato a un tasso di cambio medio fisso e contemporaneamente ha vietato l’utilizzo dello spread di tasso sleale. Le banche anziché arrendersi in tutti i modi possibili cercavano di ostacolare il pagamento anticipato che infatti alla fine proprio per questo motivo è stato utilizzato da pochi.
Successivamente nel 2012 il governo Orbán ha invitato di nuovo le banche a fare le trattative offrendogli un nuovo accordo. Le banche anche questa volta anziché trovare un accordo hanno tirato per le lunghe e hanno scelto l’attacco totale. A questo punto il governo ungherese ha deciso di risolvere il problema dei mutuatari in valuta estera anche contro le banche con dei metodi più duri ma utilizzando strumenti giuridici legali. Osservando dettagliatamente tutti i punti vulnerabili dei contratti originali dei prestiti in valuta estera sono state trovate delle lacune giuridiche nelle banche. A lungo esisteva il dubbio se si poteva veramente parlare di prestito in valuta estera perché le banche facevano i conti in valuta estera ma in realtà non hanno mai acquistato valuta estera e anche il prestito è stato rilasciato in ogni caso in Fiorini ungheresi. In più già all’epoca hanno truffato i clienti con la differenza di prezzo tra l’acquisto e la vendita della valuta estera che successivamente è stata aggiunta ad ogni rata mensile. Tra le varie cose il governo ha trovato illegale questo fatto.
Infine il legislatore, creando le leggi in più punti ha modificato i contratti di mutuo, già di per sé unilaterali e sproporzionatamente negativi per i mutuatari. Retroattivamente è stato cancellato l’uso dello spread di tasso, inoltre sempre retroattivamente è stato proibito l’aumento degli interessi ingiustificato che in prativa era uguale alla modifica unilaterale dei contratti. Naturalmente le banche come anche precedentemente non volevano accettare tutto ciò. Il legislatore ha dato la possibilità alle banche di fornire la prova in giudizio che nel caso dei contratti non hanno aumentato gli interessi ingiustificatamente ed unilateralmente. Praticamente ogni istituzione finanziaria ha colto l’occasione di usufruire di questa possibilità ma in primo grado i giudici ungheresi quasi in ogni caso hanno dato ragione al governo, quindi ai mutuatari. Entro oggi ci sono stati anche alcuni processi di secondo grado, quindi dei giudizi finali, perciò le banche possono prepararsi al fatto che nei mesi successivi dovranno retroattivamente accreditare sui conti dei mutuatari gli importi fatti pagare indebitamente.
Cosa ci porta il futuro?
La lotta non è ancora finita perché le banche multinazionali non sono disposte a rinunciare al profitto extra e non si accontentano del profitto bancario leale. Esse hanno iniziato le querele sopra indicate consapevoli del fatto che non potevano vincerle. In base alle normative questo era evidente. Tutto quanto serviva solo per usufruire di tutti i rimedi giuridici nazionali in accordo con le normative dell’Unione Europea per poter attaccare le leggi del governo ungherese davanti al tribunale dell’Unione Europea. Perché si stanno preparando a questo. Quella lotta sarà l’ultima.
La posizione ferma e decisa del governo ungherese per la difesa dei propri cittadini può dare un esempio a tutti i governi che a causa di un timore di attacchi politici finora non hanno avuto il coraggio di affrontare le aziende multinazionali che paralizzano le persone. Naturalmente sappiamo che anche in Ungheria non tutte le aziende multinazionali svolgono attività economica sleale, ma l’esempio serve per far capire che è possibile difendere gli interessi dei comuni cittadini anche contro le grandi aziende a livello mondiale. Questo può dare speranza e forza a tutti i cittadini dell’Unione che si sentono indifesi. Adesso serve solo che sempre più partiti e governi seguano l’esempio di successo del governo ungherese guidato da Orbán Viktor. Perché non dobbiamo dimenticare: alla fine il popolo è che domina!
 Terza votazione nel giro di pochi mesi per il popolo ungherese, che domenica 12 ottobre ha votato per le elezioni municipali
 Nell’aprile di questo anno gli ungheresi si sono trovati per votare le elezioni nazionali e la popolazione tutta assieme ha votato per i 2/3 il partito Fidesz-KDNP, in maggio si sono svolte le elezioni politiche europee dove il partito Fidesz-KDNP ha vinto con la maggioranza di voti e adesso, per la terza volta nel giro di pochi mesi, la popolazione é stata chiamata per le  elezioni municipali dove per la grande maggioranza quasi in tutte le regioni ha vinto il partito Fidesz-KDNP. Questa é la dimostrazione chiara e lampante che la popolazione é vicina,appoggia e sostiene il proprio governo e il proprio capo del governo, Orbán Viktor.
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