
Chi
dice questo non è un industriale di punta in procinto di occultare un
cospicuo malloppo in un forziere segreto svizzero ma il noto scrittore
italiano ed esperto di politica russa
Giulietto Chiesa, in occasione di una conferenza da lui tenuta
giovedì
5 febbraio e organizzata dall’ANPI di Fagnano Olona. Tema della serata:
la grave crisi ucraina e altri avvenimenti politici ed economici di
stretta attualità.
Nella prima parte di una lunga e nevosa
serata, Giulietto ci ha svelato, documentandole, numerose verità – a
detta sua volutamente nascoste dalla stampa occidentale – relative a
eventi catastrofici di cui quotidianamente leggiamo sui giornali. La
serata è proseguita lasciando libero spazio alle domande dei presenti.
Ticinolive con Gianna Finardi non poteva farsi sfuggire
una simile preziosa occasione e ha posto a Chiesa alcune domande su
questioni di notevole portata e attualità. Abbiamo trascritto fedelmente
le risposte che il conferenziere ci ha fornito.
Gianna Finardi: La brusca
rivalutazione del franco svizzero avvenuta il 15 gennaio in conseguenza
dell’abbandono della soglia minima di 1.20 CHF per un euro è correlato
alla tensione in Ucraina? Che ruolo ha la Svizzera in questo frangente
economico e geostrategico?
Giulietto Chiesa: La prima
cosa che voglio dire è che i banchieri svizzeri sono molto capaci e su
questo non ci sono dubbi visto che si tratta di un piccolo paese che ha
governato una parte importante della finanza mondiale in questi anni
senza commettere errori. Per questo io mi fido di loro e motivo così il
fatto che la Svizzera abbia abbandonato la soglia minima di cambio con
l’euro: per tenere la parità al livello di 1.20 la Svizzera doveva
comprare un’enorme quantità di euro. Ora, a causa della crisi
ucraina una parte importante di capitali russi si sono riversati in
Svizzera, parliamo di centinaia di miliardi e la Svizzera
improvvisamente si è trovata in una situazione in cui non poteva più
tenere il cambio alla soglia minima fissata perché le costava troppo
e così il Franco si è rivalutato bruscamente. Gli svizzeri si sono
inflitti da soli una coltellata! Una tale decisione della Banca Centrale
Svizzera, così negativa per l’economia da comportare una riduzione
delle esportazioni per mancanza di concorrenzialità, non è da
sottovalutare, dal momento che questo paese produce beni di alta
tecnologia e rinomati prodotti farmaceutici; ed è inoltre un’apprezzata
meta turistica. La Svizzera in pochi giorni ha perso il 20% delle sue
entrate.
E perché fa questa cosa? Teniamo presente che i banchieri svizzeri sono molto ma molto esperti!
E dunque, visto che i banchieri svizzeri
sono intelligenti, perché hanno abbandonato la soglia minima di 1.20
CHF per un dollaro? Ma perchè sanno che l’euro sarà ulteriormente
svalutato e temono, anche, un collasso finanziario americano. Meglio
pagare 20 oggi che pagare 200 domani! La Svizzera, tutelandosi, si è
resa autonoma rispetto ai giochi finanziari euro-dollaro.

Questa
considerazione la faccio in base al fatto che la Cina è il più grande
agente finanziario mondiale e come tale ha fondato l’anno scorso la sua
agenzia di
rating. Le agenzie di
rating sono
truffaldine e battezzandole in tal guisa non faccio altro che citare
John Kenneth Galbraith, che ha scritto un libro intitolato “l’economia
della Truffa”. Questi truffatori ci hanno preso per il naso in tutti
questi anni sulla base di calcoli politici imposti a noi dagli
americani, senza che ci fosse una base economica oggettiva.
I cinesi sono restati al gioco delle
agenzie americane fino a che gli conveniva, al fine di esportare
un’enorme quantità di beni negli U.S.A. I cinesi compravano il debito
americano e gli americani spendevano, in modo che, facendo funzionare le
loro fabbriche, i cinesi si sono arricchiti sempre più. Ma nel 2008
essi hanno tirato il freno di questo ingranaggio economico, quando è
esplosa la crisi. Nel 2008 la Cina ha comprato il 40% del debito
americano finanziando gli Stati Uniti, nel 2009 ha comprato solo il 20% e
nel 2010 un misero 2% sancendo la fine dell’era in cui la Cina
finanziava gli Stati Uniti. È così che questi ultimi, come risposta,
hanno incominciato a produrre dollari dal nulla al pc, fingendo che
esistessero.
La Cina ora esce dal sistema e fonda la
sua agenzia di valutazione finanziaria chiamandola Dagong. Dominique de
Villepin, ex primo ministro francese, nel dicembre 2013 in
una conferenza stampa tenuta in occasione della fondazione del Dagong
disse ai giornalisti: ”Noi tutti ci troviamo come una persona che sta al
centro di un’autostrada e si vede venire incontro un enorme camion
carico di dinamite. Che facciamo? Guardiamo a sinistra e a destra per
scansarlo ma un’uscita non c’è. Bisogna vedere se questo camion si
ferma. Su questo camion stanno 600 trilioni di dollari che girano il
mondo senza controllo”.
Ecco il ragionamento dei banchieri svizzeri. Che cosa succede dopo?
Che succede se il dollaro non regge la pressione nel momento in cui
Cina, Russia, Brasile, Iran o altri paesi si staccano dal sistema
monetario occidentale? In quel caso per il dollaro è finita! I banchieri
svizzeri, che sono molto lungimiranti, hanno sentito il mutare del
vento.
Gianna Finardi: Nel caso di un conflitto esteso a tutta l’Europa, come si comporta la Svizzera?
Giulietto Chiesa: La Svizzera non sarebbe nemmeno toccata perché resterebbe neutrale e non costituirebbe un bersaglio.

(Gianna
Finardi) Alla luce di queste riflessioni che il politologo Chiesa ci ha
proposto vorrei cogliere l’occasione per ricordare che il Ticino è
impegnato in una dura campagna elettorale, che durerà ancora due mesi.
Mi permetto di avanzare qui alcune considerazioni personali.
Storicamente la Confederazione, oltre ad
essere poliglotta, è multietnica, politicamente neutrale ed
economicamente indipendente. Se i banchieri operano strategie economiche
volte a mantenere la Svizzera in equilibrio nel mondo, anche la
politica deve seguire l’economia e quelle correnti politiche che puntano
all’ostilità tra i popoli o giocano sulle differenze di nazionalità non
possono essere in linea con le mosse economiche della Banca Nazionale.
Gli stati sono governati soprattutto
dall’economia; perciò io credo che la politica debba comunque essere in
linea con le attività finanziarie e le debba sostenere, altrimenti prima
o poi si ritroverà a un punto di scontro con il sistema economico di
uno stato che risulta più forte della mera ideologia o del credo
politico.
Oggi come oggi non si può più parlare di economia e di politica bensì di una economia politica
garante dei diritti dei cittadini e dello sviluppo sociale, morale ed
economico di un popolo. Perciò, cari Svizzeri (e più specificamente:
Ticinesi), che vi trovate di fronte a un’elezione, prima di votare
un’ideologia valutate bene quale corrente politica possa essere garante
di un solido equilibrio statale.
Gianna Finardi
http://www.ticinolive.ch/2015/02/13/confido-nei-banchieri-svizzeri-parola-di-giulietto-chiesa/
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