Primarie Pd, De Luca nel guado: il gruppo dem diserta il vertice

SALERNO - L’immagine plastica dell’isolamento è il breafing fissato
ieri mattina. Perché disertano la riunione con Vincenzo De Luca in vista
delle primarie il consigliere regionale Mario Casillo e tutta l’area
dem. È presente solo il parlamentare Tino Iannuzzi, per il gruppo
Franceschini, ma in disaccordo con i gruppi dirigenti della sua area.
Non c’è l’europarlamentare casertano Nicola Caputo, né il consigliere
regionale Tonino Amato o Teresa Armato o il deputato Massimiliano
Manfredi. Ma soprattutto non c’è Mario Casillo, il consigliere recordman
da 18 mila preferenze, sinora grande elettore dell’ex sindaco di
Salerno. L’uomo diventato ormai il cruccio del vice segretario nazionale
Lorenzo Guerini per la sua fedeltà a De Luca. «Qualcuno all’interno del
partito pensa di non fare le primarie con la burocrazia, con un
delegato in più o in meno, magari portando a votare quelli malati a
casa, se qualcuno pensa di scegliere così il futuro della Regione
Campania, io lo dico chiaramente, l’ho detto anche a Roma, non sono
disponibile. E sono convinto di sostenere Enzo De Luca», diceva a metà
dicembre Casillo. Ma da tre giorni è ormai lontano. Fedele sino al
momento della condanna e della decadenza; poi gli suggerisce di trovare
un accordo con Lotti. Non ne vuole sapere De Luca e le strade si
dividono. A Salerno ieri, da Napoli, solo l’ex europarlamentare
Graziella Pagano, Berardo Impegno padre del deputato Leonardo e Umberto
De Gregorio, capolista alle comunali 2011 che non riuscì ad agguantare
un seggio a palazzo San Giacomo. Truppe molto esigue per andare allo
scontro del 22 febbraio.
Deve averlo capito anche De Luca che nel corso dell’incontro cambia
registro. Perché prima ribadisce di andare avanti comunque, dopo inizia a
far intendere un’apertura ad un eventuale nome unitario su cui egli
stesso possa concordare. E, quindi, per intenderci, nessuno delle
persone in campo per il voto del 22 febbraio, né un nome riferibile ad
una corrente in particolare. Avrebbe quindi capito come può lavorare
solo da kingmaker in questa partita. L’unico modo per rimanerci dentro.
Anche se a bordo campo. Che poi è quello che gli aveva proposto l’altro
giorno Luca Lotti Ovvero non solo un incarico di partito ma anche un
lavoro comune per individuare un candidato e superare le primarie. Senza
buttare a mare il lavoro fatto e in accordo con il partito nazionale. E
magari, offerta sempre di Lotti, accettare, da parte del Pd, un po’ di
scena di De Luca che avrebbe gridato al golpe nel momento in cui
l’assemblea avrebbe annullato il voto del 22 febbraio con il 60 per
cento dei voti. Ma in segreto si lavorava di comune accordo.
http://www.ilmattino.it/SALERNO/primarie-pd-de-luca/notizie/1169332.shtml
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