Gli stessi che hanno venduto gli interessi degli italiani alle banche e sistemi finanziari stranieri, non più tardi di qualche settimana fa, hanno rifiutato di dare ai deputati del M5S le informazioni sui contratti derivati, cioè il governo si è rifiutato di sottomettersi al controllo del Parlamento. Martelun
REPORT: TESORO… FIDATI DI MEF!
Noi ne abbiamo parlato più volte in tempi non sospetti…
… e proprio mentre stava per uscire un mio nuovo articolo che prende
le basi da quanto apparso venerdi sul Sole 24 Ore solo per abbonati,
ieri sera su Report…
La buona notizia è che quest’anno,
ogni mese, la Bce ci comprerà 7 miliardi e mezzo di titoli di stato,e
questo dovrebbe dare un po’ d’ossigeno all’economia; grazie a questa
iniezione di liquidità dovremmo anche risparmiare circa 6 miliardi e
mezzo di spesa per interessi sul debito. Peccato per quella palla al
piede che ci stiamo trascinando, con i “derivati” del Tesoro, ovvero una
serie di operazioni finanziarie delle quali non è dato conoscere
dettagli né scadenze, a causa delle quali l’anno scorso ci siamo fumati 3 miliardi
e 300 milioni di risparmi per il calo dello spread. Negli ultimi anni è
un crescendo di miliardi che fluiscono dalle tasche dei contribuenti a
quelle delle 17 banche estere e 2 banche italiane con le quali il Tesoro
ha fatto i derivati, o “swap”. Ci sono costati soldi veri: 2 miliardi e
900 milioni nel 2011, 3 miliardi e 8 nel 2012, 2 miliardi e 9 nel 2013,
3 miliardi e 3 nel 2014. A cui si aggiungono le perdite che sono state
nascoste dentro le rinegoziazioni e di cui non si sapeva nulla fino a 2
giorni fa, e che sono altri 2 miliardi e 400 milioni. “E’ tutta colpa
della situazione anomala dei tassi”, si giustificano al Tesoro, ma cosa
c’è dentro il portafoglio dei derivati è un segreto che vale 42 miliardi
di perdita potenziale stimata al 31 dicembre. Un segreto di cui sono a
conoscenza pochi dirigenti ed ex ministri, che poi sono andati a
lavorare nelle banche d’affari. Chi non può sapere nulla delle
probabilità di perdita con questi strumenti siamo noi contribuenti, che
prestiamo le garanzie. Fino ad oggi il Tesoro rispondeva alle richieste
di trasparenza mandando in Parlamento a rispondere gente che non ne
sapeva niente, tipo i sottosegretari all’istruzione. Ma dopo anni di
silenzio si è presentata a rendere conto la persona che da 15 anni
gestisce i 2mila miliardi del nostro debito pubblico, la dottoressa
Maria Cannata, per dire “tranquilli, non c’è rischio perché abbiamo
fatto solo l’equivalente di un’assicurazione”. Come si dimostrerà non è
andata proprio così. E allora il paese che rischi sta correndo? Ma
soprattutto in che mani siamo, in quelle di Maria Cannata o in quelle
delle banche?
Chiaro, quotidianamente vi raccontano di
fantastici tesoretti che risparmiamo con il calo dello spread mentre in
sintesi, se le cose stanno veramente così e l’epoca glaciale dei tassi
zero ci accompagnerà per il prossimo decennio una perdita di 42 miliardi
di euro non ce la cava più nessuno e a breve vi spiegherà perchè!
Loro ci hanno raccontato che non c’è nessun problema, che non è una questione che ci riguarda…
“Anche a voler prescindere dalla
contestazione delle affermazioni sopra riportate e ferma restando
l’esaustività del quadro fornito, sulla base delle argomentazioni
addotte …
…non si riscontra un
interesse personale, diretto, concreto e attuale alla conoscenza degli
atti e della documentazione richiesta.
Capito, pagate, ma non sono cose che vi riguardano!
Giudicate Voi se ci riguardano o meno, se è una questione da lasciare nelle loro mani…
Ora vi riporto l’ articolo del Sole24Ore pubblicato per gli abbonati venerdi, ci sono alcuni pezzi che hanno dell’incredibile…
Il debito-monstre e la vera storia dei derivati italiani
di Claudio Gatti
È stato il destino cinico e baro? Per far cassa si sono corsi rischi irragionevoli sbagliando le previsioni? Oppure è la voracità di Wall Street a spiegare l’esborso di 3,1 miliardi con il quale, nel gennaio del 2012, il Mef ha saldato i suoi derivati con Morgan Stanley?
La Corte dei Conti sta esaminando la vicenda da tempo, ma non si è ancora espressa. La Procura capitolina non ha riscontrato alcuna violazione della legge, e non ha approfondito. La Commissione Finanze della Camera ha avviato un’indagine conoscitiva, ma non avendo avuto copia dei contratti non è stata in grado di spiegare le transazioni con Morgan Stanley. Il Sole 24 Ore è riuscito invece a ottenere quei dati, rimasti finora segreti. In questa inchiesta esclusiva il nostro giornale può dunque finalmente spiegare come e perché si è arrivati a quel colossale esborso e ad accumulare oltre 42 miliardi ancora da saldare.
Mi fermo qui perchè l’articolo è lunghissimo ma vi lascio alcune perle…
secondo i calcoli di un esperto consultato da Il Sole 24 Ore …
…soltanto un incremento istantaneo
dei tassi di circa 5 punti percentuali potrebbe consentire di assorbire quei 42 miliardi…
E questa possibilità è ritenuta altamente improbabile.
Fermiamoci un attimo!
Che succede se io vi aggiungo che nei
prossimi dieci anni ci sono zero possibilità ripeto ZERO che i tassi
possano salire di 5 punti?
A meritare una valutazione insomma
non è l’uso di derivati per ottenere la copertura e
stabilizzazione della spesa del debito. Piuttosto sono i costi e le
giustificazioni di contratti apparentemente aperti a quello scopo.
«I tassi a lungo termine si collocavano a livelli storicamente ai minimi», ha spiegato alla Camera Maria Cannata, responsabile del debito pubblico. «E l’esperienza pregressa faceva presumere che il rialzo repentino dei tassi di mercato fosse il rischio principale da cui era opportuno proteggersi».
Cosa l’esperienza pregressa faceva presumere che il rialzo repentino dei tassi fosse il rischio principale?
Ma se anche un blogger qualunque di
provincia come il sottoscritto sono cinque anni che mette in guardia da
una devastante deflazione da debiti con conseguente azzeramento dei
tassi e passaggio in negativo. Ma per favore, lasciamo perdere.
Questo calo così marcato è
sicuramente attribuibile alla crisi economicofinanziaria che, come ha
spiegato Cannata alla Camera, ha generato «una situazione di mercato
completamente imprevista e difforme (…) con tassi anomalmente bassi».
Questo nessuno lo aveva anticipato. E non ci si può aspettare che lo prevedesse il Tesoro.
Ma certo nessuno lo aveva anticipato! Balle l’analisi empirica era intrisa di questo rischio, intrisa!
Crisi a parte, c’è chi però sostiene
che il trend in discesa dei tassi fosse invece prevedibile. Secondo
un banchiere consultato da Il Sole 24 Ore, dopo il 1999 (quando è stato
aperto il primo derivato con Morgan Stanley) «sarebbe stato un errore
fare proiezioni sulla base del passato. Perché con l’euro, l’Italia
e l’Europa erano entrate in una fase senza alcun precedente storico,
nella quale i tassi si sarebbero abbassati per via di accordi politici.
Ed evidentemente era quello che
pensavano anche i banchieri d’affari americani quando hanno sottoposto
al Tesoro swap risultati almeno finora a loro molto vantaggiosi». Comunque
sia, in un discorso di copertura contro un evento ritenuto improbabile,
la questione da valutare è quella del costo. Anche perché 42 miliardi
non sono certamente pochi.
Nel caso delle tre swaption vendute a
Morgan Stanley, i dati portano a concludere che il Tesoro abbia in
effetti pensato a ottenere benefici immediati rinviando l’eventuale
saldo a un lontanissimo futuro. Il Sole 24 Ore è infatti riuscito a
ottenere in esclusiva informazioni mai prima rese pubbliche appurando
che le date di scadenza finale dei derivati accessi con le tre swaption erano il 1 settembre 2035, il 1 agosto 2048 e addirittura il 4 agosto 2058, quindi fino a ben oltre mezzo secolo dopo la firma del contratto originale. Come se Matteo Renzi si dovesse trovare oggi a dover saldare il conto di mutui stipulati nel 1956 dal governo di Antonio Segni!
Al di là dello specifico di Morgan Stanley, la vendita di swaption,
cioè del diritto a entrare in uno swap futuro (se conveniente per
l’acquirente dell’opzione) rappresenta l’anello debole – e meno
giustificabile della catena dei derivati statali.
Perché il marktomarket di quelle
swaption è oggi pari al 45% del loro valore totale, percentuale che
definire sproporzionata sarebbe un eufemismo.
E ora sedetevi e ascoltate bene,,,
E, ancor di più, perché
la vendita di swaption non ha alcuna caratteristica di copertura. Per lo
Stato vendere una swaption significa infatti far cassa acquisendo
rischi potenzialmente illimitati, l’esatto contrario della copertura.
«Come si fa a impegnarsi oggi a emettere
qualcosa due decenni dopo?» si chiede uno degli esperti da noi
consultati. «Sembra una scelta dettata da una fede nella profezia più
che da una previsione analitica».
Basta così, c’è molto ma molto di più
nell’articolo ma nella sintesi credo che molti possano realmente
comprendere quello che è accaduto.
Giocatori d’azzardo hanno fatto scommesse
sulla pelle del Paese. Ma certo, come sempre sto esagerando giusto, i
derivati sono strumenti normali per proteggersi dal rischio…
…ancor
di più, perché la vendita di swaption non ha alcuna caratteristica di
copertura. Per lo Stato vendere una swaption significa infatti far cassa
acquisendo rischi potenzialmente illimitati, l’esatto contrario della
copertura.
LO STATO ITALIANO SCOMMETTE IN DERIVATI E PERDE …
Buona Consapevolezza e mi raccomando, non parlatene con nessuno!
http://icebergfinanza.finanza.com/2015/04/27/report-tesoro-fidati-di-mef/
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