ARABIA SAUDITA/ Ecco perché Riyadh si allontana da
Washington e si avvicina a Mosca
Pubblicazione: martedì 5 maggio 2015
Infophoto
Un
cambiamento così radicale al vertice del regno dei Saud, l’Arabia Saudita, non
lo si era davvero mai visto. Forse perché i cambiamenti nel quadrante del Golfo
e non solo si fanno anch’essi sempre più radicali e necessitano dunque scelte
nette e soprattutto di prospettiva ampia dal punto di vista temporale.
Re
Salman, succeduto pochi mesi fa ad Abdullah, ha deciso di mettere fine al
metodo di successione tradizionale a Riyadh, quello che prevede il passaggio
del potere di fratello in fratello, tutti in età assai avanzata. Salman ha
nominato erede al trono il 55enne principe e ministro dell’interno Mohammed bin
Nayaef ed ha addirittura nominato già il successore di quest’ultimo nel
giovanissimo ministro della difesa Mohammed bin Salman, che ha solo 30
anni.
Perché
questo cambiamento così netto ma soprattutto inaspettato da parte del vertice
del potere saudita? Perché proprio oggi il nuovo re ha deciso di spezzare una
tradizione secolare? Il quadro delle relazioni internazionali sta rapidamente
cambiando e l’avanzata degli sciiti, ormai all’80% nel quadrante, combinata con
il riavvicinamento americano all’Iran impongono che anche l’Arabia Saudita
rimoduli le sue traiettorie in fatto di politica estera. Con Washington,
nonostante i legami rimangano saldi, i rapporti del momento registrano un
raffreddamento relativo appunto alla questione iraniana che porta con sé tutti
i rischi di un rafforzamento dell’influenza sciita ai confini e all’interno del
Paese.
Necessita
dunque avere un responsabile al dicastero della difesa che sappia trattare con
la dovuta strategia i rapporti con gli Usa, che da sempre sono alleato
imprescindibile di Riyadh e viceversa. La questione yemenita, peraltro, altro
non ha fatto se non acuire la necessità di un rimpasto nell’oggi e nel domani
dell’élite governativa saudita che rischiava, mantenendo il passaggio di
consegne tradizionale, di non seguire più una realtà geopolitica in cambiamento
praticamente quotidiano.
L’aver
tentato, con alterne fortune, di spezzare la rivolta dei ribelli sciiti Houthi
nello Yemen non ha posto fine ai timori sauditi di contagio anche nel proprio
territorio e della crescita ormai esponenziale in tutto il quadrante che
circonda Riyadh; possiamo dunque considerare questa decisione di Salman un
primo accenno da parte dell’élite governativa saudita di seguire il corso dei
tempi, un tentativo obbligato dalle circostanze geopolitiche che potrebbe
rivoluzionare per sempre una monarchia ritenuta storicamente immune al passare
del tempo.
Questo
certo non ci fa propendere per la previsione di un’Arabia Saudita diversa dal
punto di vista dei diritti umani, il che presuppone un’inversione di tendenza
storica al momento impossibile, ma la cosa certa è che i rapporti
internazionali che siamo destinati a vedere potranno rivoluzionare il quadrante
arabo e mediorientale per sempre: se Riyadh e Washington si allontanano e nel
contempo crescono l’influenza dei Paesi sciiti e della Russia, di certo qualche
cambiamento possiamo aspettarcelo, anche di ampio respiro.
Del resto la resistenza ostinata degli Houthi nello Yemen, considerato fino
a poco tempo fa una sorta di colonia saudita, ha reso chiaro che l’influenza di
Riyadh sui partner vicini e lontani si è incrinata e per questo ha perso la
tradizionale presa. Ora sta a capire se questi cambiamenti al vertice potranno
arrestare la tendenza calante dell’influenza saudita a cui oggi assistiamo e se
questo calo, qualora dovesse proseguire, potrà imporre all’Arabia Saudita dei
passaggi riformatori ancora più profondi e tali da ribaltare i principi cardine
che ne hanno caratterizzato la forza politica internazionale ma anche la
contestuale conflittualità interna.
http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2015/5/5/ARABIA-SAUDITA-Ecco-perche-Riyadh-si-allontana-da-Washington-e-si-avvicina-a-Mosca/605878/
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