Perché il «Qe» ha fatto salire (anziché scendere) i rendimenti di Italia e Spagna. Come si muoverà lo spread nei prossimi mesi?

Dopodiché i tassi hanno intrapreso un percorso al rialzo fino a portarsi al 2% (massimo di periodo registrato in chiusura il 25 maggio) e stabilizzarsi nelle ultime sedute poco sotto l’1,9%. Il rendimento dei BTp è quindi tornato a livelli pre-Qe. Stesso discorso per i tassi dei Bonos spagnoli. Hanno toccato un minimo di periodo l’11 marzo e poi sono tornati a risalire. Diversa la storia del Bund tedesco. Mentre i rendimenti di BTp e Bonos risalivano ad aprile il tasso del Bund continuava a scendere fino a toccare a fine aprile il minimo storico dello 0,04% (sempre restando sulla scadenza a 10 anni). Dopodiché è partita un’ondata violentissima di vendite proprio sul Bund che ha riportato il rendimento in alto, verso lo 0,8%. Ondata che ha colpito (seppur in modo violento) anche gli stessi Bonos e BTp che hanno visto così tornare i rendimenti sui livelli di inizio anno, più alti quindi rispetto a quando è stato prima annunciato (22 gennaio) e poi avviato (9 marzo) il Qe..
A questo punto è lecito chiedersi se nei prossimi mesi il «qe» avrà effetti analoghi (ovvero continuerà a muovere le Borse in alto e l’euro all’ingiù) ma a riportare effetti sostanzialmenti neutrali sulla curva dei rendimenti dei bond dell’Eurozona o se invece il ribasso dei rendimenti visto nella prima parte del Qe (e poi neutralizzato dal violento ribilanciamento dei portafogli partito da fine aprile) potrebbe ritornare. In più, c’è da chiedersi se l’Italia supererà la Spagna nella sfida dei rendimenti tra BTp e Bonos visto che dopo la vittoria di Podemos alle ultime elezioni comunali i rendimenti spagnoli sono risaliti, avvicinandosi a quelli italiani in un aggancio (l’ennesimo da quanto è scoppiata la crisi dell’Eurozona) che pare ormai probabile. Ci sarà anche il sorpasso dei BTp (ovvero questi avranno rendimenti più bassi dei Bonos nei prossimi mesi?
Partiamo dal primo quesito. Come mai i rendimenti dei bond dell’Eurozona sono tornati ai livelli pre-Qe? C’è una risposta, e riguarda l’aumento dell’offerta di titoli che ne è seguito. Ovvero i governi hanno incrementato le emissioni. «L'offerta di obbligazioni sui mercati europei è stata certamente un fattore chiave nel determinare il recente calo dei prezzi (e il rialzo dei rendimenti, ndr). Nel tentativo di sfruttare i bassi tassi di interesse, i governi hanno inondato il mercato di titoli, esercitando pressioni sui tassi e provocandone il rialzo - spiega Raman Srivastava, gestore del fondo Bny Mellon euroland bond fund -. Tuttavia, ci stiamo avvicinando all'estate e nel mese di luglio l'offerta netta sui mercati obbligazionari è tradizionalmente negativa. Ci aspettiamo quindi che la sovrabbondanza di titoli si faccia più contenuta. La Banca Centrale Europea ha già lasciato intuire che modificherà il suo programma alla luce di questa previsione, incrementando gli acquisti di titoli a giugno e rinviando quelli previsti per luglio ai mesi di agosto e settembre. Pertanto, anche se le dinamiche dell'offerta si protrarranno ancora a lungo, non dovrebbero produrre nei prossimi mesi lo stesso effetto negativo sulle obbligazioni cui abbiamo assistito nel secondo trimestre del 2015».
Il motivo è tecnico anche secondo Jeanne Asseraf-Bitton, Head of Cross Asset Research – Lyxor am: «Tra i fattori tecnici in gioco, crediamo che i volumi delle emissioni di bond governativi nell'area euro abbiano avuto un ruolo chiave. Le emissioni governative al netto degli acquisti della BCE sono passate dai -40 miliardi di aprile ai +30 miliardi di maggio, attivando la recente correzione. Le gestioni sistematiche hanno amplificato il movimento, come testimoniato dai grandi volumi tradati sui future. Questo spiega perché il rendimento medio aggregato a 10 anni dell'Eurozona è salito ora a 1,6%, vicino a livelli dello scorso novembre, quando la Bce non aveva ancora annunciato il qe».
Si può spiegare quindi così il paradosso iniziale del «Qe», ovvero l’aver fatto salire Borse e svalutato l’euro ma aver avuto effetti neutrali sui rendimenti governativi? «Il punto sollevato è correto: il qe è una misura contraddittoria. Si comprano bond per stimolare l'economia e sconfiggere i rischi deflazionistici: nel momento in cui la manovra è giudicata credibile, in realtà i tassi iniziano a salire! In effetti, i fattori fondamentali di inflazione piu' alta e crescita piu' vivace spingono giustificano tassi più alti. In questo scenario di ripresa economica, le azioni danno buone soddisfazioni - spiega Marco Piersimoni, senior portfolio manager, di pictet asset management -. Quanto descritto, è coerente con le esperienze dei tre qe negli Usa. L'effetto principale del qe è sui tassi reali (in discesa) e sulle aspettative di inflazione (in salita): il risultato sui tassi nominali è incerto. Le azioni, invece, tendono a fare bene soprattutto nella fase di annuncio, ma il momentum prosegue anche durante l'implementazione. Uno dei fattori favorevoli all'azionario è anche l'indebolimento della valuta, che si osserva con buona regolarità durante i qe».
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-05-29/perche-qe-ha-fatto-salire-anziche-scendere-i-rendimenti-italia-e-spagna-come-si-muovera-spread-prossimi-mesi-115056.shtml?uuid=ABDDWkoD
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