Papa accoglie Putin (snobbato dal G7) mercoledì in Vaticano
Città del Vaticano, 8 giu. (askanews) - In quella che, per uno scherzo del calendario, sembra quasi una contrapposizione, il presidente russo Vladimir Putin, escluso dal G7 che si è concluso oggi in Baviera, viene ricevuto mercoledì pomeriggio, alle 17, da Papa Francesco in Vaticano.
I romani Pontefici sono sempre stati attenti alla Russia. Il sogno di un viaggio Mosca, la "terza Roma", o comunque di un incontro con il patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, è stato tramandato da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI a Francesco. Il Papa venuto "quasi dalla fine del mondo", una certa distanza tutta latino-americana dagli Stati Uniti - dove peraltro metterà piede per la prima volta in vita sua a settembre prossimo entrandovi da Cuba - sta però modificando il posizionamento della Santa Sede nello scacchiere geopolitico mondiale.
A settembre del 2013, Bregoglio organizzò una veglia di preghiera per la Siria in piazza San Pietro. In quei giorni scrisse una lettera a Vladimir Putin, in qualità di presidente di turno del G20, nella quale, denunciando i "troppi interessi di parte" che avevano impedito di trovare "una soluzione che evitasse l'inutile massacro a cui stiamo assistendo", un implicito riferimento alle responsabilità del rais Bashar al Assad, faceva appello affinché la Comunità internazionale abbandonasse "ogni vana pretesa di una soluzione militare".
L'intervento bellico, prospettato da Washington e osteggiato da Mosca, non ebbe più luogo, in quello che più di un osservatore ha interpretato come il primo successo diplomatico di un Pontefice che ha riportato di fatto il Vaticano sul proscenio mondiale, dopo gli anni defilati di Benedetto XVI, come accadeva negli anni di Giovanni Paolo II.
Se il Papa polacco, però, aveva schierato il Vaticano in giustapposizione al comunismo, dall'Unione sovietica alle simpatie marxiste della teologia della liberazione in America latina, con il Papa argentino la Chiesa si è definitivamente lasciata alle spalle la guerra fredda. Un piccolo indizio lo si era avuto quando, ad un workshop organizzato a gennaio del 2014 dalla Pontificia accademia delle scienze sociali sulla Siria, discretamente scomparve dalla lista dei partecipanti l'ex premier britannico Tony Blair, fedele alleato di George W. Bush, e comparve Romano Prodi, ex presidente del Consiglio italiano, ex presidente della commissione Ue e attento conoscitore di Russia e Cina. Paesi nei confronti dei quali Papa Francesco ha tenuto a mantenere, pur con i necessari distinguo, un canale costantemente aperto: dai messaggi con Xi Jinping al desiderio manifestato di visitare il paese del Dragone, pur nella complessità di rapporti bilaterali che si intreciano con la complessa situazione dei cattolici cinesi, dalla prima udienza a Vladimir Putin, a novembre del 2013, a quella - calendarizzata, ovviamente, a prescindere dal G7 che ha appena confermato le sanzioni alla Russia - di mercoledì prossimo.
Il leader del Cremlino dovrebbe incontrare nei prossimi giorni sia il presidente del Consiglio Matteo Renzi che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dopodomani alle 17, Putin viene ricevuto in Vaticano dal Papa.
L'agenda dell'incontro, come è consuetudine, non è nota. Ma è facile pensare che al centro del colloquio vi siano questioni come la Siria, sullo sfondo di voci che danno un Assad sempre più in bilico, e, soprattutto, la crisi in Ucraina. Su quello scacchiere delicato, dove si intrecciano rivendicazioni politiche, etniche e religiose, la Santa Sede si è sempre mossa con cautela. Tanto da far reagire i settori più agguerriti del mondo greco-cattolico.
Quando, ad esempio, il Papa ha definito il conflitto, a febbraio, una scandalosa "guerra tra cristiani", si sono fatte sentire subito le accuse di doppiopesismo, tanto che la sala stampa vaticana è dovuta intervenire con una nota che precisava che quando ha fatto appello per la pace in Ucraina Papa Francesco "ha sempre inteso rivolgersi a tutte le parti interessate". D'altro lato è stata ripetuta, da parte di alcuni settori dell'ortodossia russa, l'accusa ai maggiorenti delle Chiese cattoliche di arrivare a minacciare gli ortodossi e fiancheggiare i militari filo-occidentali.
Proprio oggi le Chiese dell'Europa centro-orientale, alla presenza dell'arcivescovo maggiore di Kiev Sviatoslav Shevchuk, ha approvato un documento nel quale si legge: "Di fronte alla perdurante aggressione esterna nell'est del Paese, i partecipanti hanno dimostrato la loro solidarietà al popolo ucraino, in particolare ai greco-cattolici, esortandoli a perseguire un cammino di dialogo e unità tra le Chiese cristiane del paese che un particolare atteggiamento di disinformazione - soprattutto a livello internazionale - tende a minacciare". In questo contesto incandescente, la sintonia tra il Papa e Putin potrebbe sciogliere diversi nodi.
Il rapporto tra il Papa e la galassia russa, peraltro, non è privo di sfaccettature. Il "francescanesimo" di Bergoglio mal si sposa con alcune esuberanze emerse in seno al patriarcato russo. Così, le priorità che l'ortodossia russa vede come possibili battaglie comuni - il contrasto all'aborto, la difesa del matrimonio tradizionale, la critica alle coppie gay - sembravano più coincidenti con il Vaticano di Benedetto XVI che quello del Papa che si appresta a pubblicare una enciclica ecologica. Tema, quest'ultimo, molto caro ad un altro leader ortodosso, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, con il quale Papa Francesco ha intessuto un intenso rapporto di amicizia e collaborazione, che va ben al di là della "protezione del creato", e che ha suscitato qualche freddezza tra i "cugini" russi. Da ultimo, la convocazione unilaterale di un sinodo pan-ortodosso per il 2016 da parte di Bartolomeo, "primus inter pares" della Chiesa ortodossa, non è stata bene accolta dal patriarcato di Mosca.
Anche una questione drammatica che accomuna tutte le Chiese - la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente - viene declinata in modo piuttosto diverso a Mosca e a Roma, dove il Papa, più che farne una battaglia identitaria, sottolinea quanto il martirio che accomuna le confessioni cristiane ancora divise prefiguri una unità che i vivi ancora non riescono a realizzare. In vista di mercoledì, ad ogni modo, la Chiesa russa ha diramato una nota per auspicare che l'incontro tra Putin e il Papa "aiuti a proteggere i cristiani del Medio Oriente", ricordando di un testo sul tema promosso congiuntamente, a marzo scorso alla sede Onu di Ginevra, da Russia, Libano e Vaticano. Piattaforma comune per una collaborazione internazionale che tanto per il capo del Cremlino quanto per il romano Pontefice può avere sviluppi geopolitici a prescindere dal G7.
http://www.firstonline.info/a/2015/06/08/papa-accoglie-putin-snobbato-dal-g7-mercoledi-in-v/16953dfa-b6cc-430f-bdce-80c6613e1bdb
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