Draghi e il sogno infranto dei «no euro»
La tribù dei No Euro aveva un sogno di mezza estate:
l'uscita della Grecia dall'Unione Monetaria. Il sogno è stato però
infranto dall'unica istituzione europea che si mostrata all'altezza
della situazione: la Banca centrale europea (Bce). Ora però occorre che
la posizione della Bce venga rinforzata, riducendone il ruolo improprio
di creditore delle banche greche, ed accelerando la costruzione europea
per le crisi bancarie e l'assicurazione dei depositi, per evitare che
una nuova crisi riporti impropriamente la banca centrale nel mezzo del
proscenio delle scelte politiche.
La doppia decisione del Parlamento greco di accettare le
condizioni preliminari per avviare le trattative sul terzo salvataggio
fiscale della Grecia ad opera principalmente della Unione Europea ha –
almeno momentaneamente - deluso la vasta tribù di politici ed economisti
che si riconosce nell'avversione all'euro, così come è oggi in opera.
Una uscita della Grecia dalla moneta unica europea – possibilmente non
coordinata e caotica – sarebbe stata saporito antipasto per l'auspicato
piatto forte: la crisi dell'euro. Ma il vero guastafeste che ha rovinato
il pranzo ai No euro è stata la politica messa in atto dalla Bce. Non è
un caso che la tribù dei No euro – o meglio i vari clan che la
compongono – auspicavano una politica monetaria affatto diversa,
soprattutto per quanto riguarda le scelte di Mario Draghi e del suo
consiglio direttivo sulla politica di finanziamento delle banche greche.
Un primo clan è quello dei No euro dell'Atlantico, che
avversa l'idea che possa esistere una moneta unica che unisca Paesi
eterogenei, vale a dire con caratteristiche economiche e sistemi
politici diversi. L'unione monetaria priva ciascuno dei Paesi di uno
strumento della politica economica, vale a dire la variazione del tasso
di cambio. In presenza di mobilità internazionale dei capitali, gli
squilibri di politica economica vanno affrontati con strumenti diversi,
rappresentati dalla politica fiscale e dalle politiche dell'offerta,
essenzialmente della concorrenza e del mercato del lavoro.
Se però il Paese è gravato da un alto debito sovrano – come è
il caso della Grecia - e le riforme strutturali sono considerate
indesiderabili o inattuabili – i No Euro atlantici vedevano solo due
opzioni: una politica monetaria della BCE di finanziamento
incondizionato delle banche greche, oppure una uscita della Grecia
dall'unione monetaria, per riappropriarsi dello strumento del tasso di
cambio. La BCE che sarebbe piaciuta ai No Euro atlantici - ammesso che
essi possano almeno concepire che una banca centrale europea possa
esistere – avrebbe dovuto nei fatti assumersi il rischio di violare il
principio che la BCE non può finanziare banche insolventi. Sono rimasti
delusi.
Un secondo clan è quello dei No Euro del Mediterraneo, che
avversa l'idea che possa esistere una moneta unica europea il cui
principale obiettivo sia la difesa della stabilità monetaria. I No Euro
mediterranei sono disposti ad ammettere che possa esistere una moneta
unica che unisca Paesi eterogenei, purché la gestione della moneta unica
da parte della banca centrale si faccia carico di una pluralità di
funzioni, diversa da quella monetaria in senso stretto. La politica
monetaria deve poter servire a risolvere problemi congiunturali diversi
da quelli monetari in senso stretto: dalla recessione economica alla
gestione dei debiti sovrani, al salvataggio delle banche. In altri
termini, la BCE politica monetaria dovrebbe gestire la tassa da
inflazione, per provare a risolvere quei problemi che i politici
nazionali o quelli di Bruxelles non riescono ad affrontare direttamente,
in quanto appunto politicamente costosi. I No euro mediterranei vedono
nella tassa da inflazione uno strumento da riattivare, magari
ridisegnando opportunamente l'architettura istituzionale della BCE,
rendendola meno indipendente dalla politica. Il ragionamento è corretto,
se si pensa all'inflazione come una tassa, anche se riesce difficile
capire come identificare il soggetto politico deputato a definirla, in
assenza di una unione fiscale tra almeno i diciannove Paesi dell'Unione
monetaria. Anche i No Euro mediterranei tifavano per una politica
monetaria della BCE di incondizionato finanziamento delle banche greche.
Delusi anche loro.
C'è un punto in comune tra i No Euro atlantici e
mediterranei (alcuni greci inclusi): il disappunto di notare la volontà
del popolo greco di rimanere nell'Euro. Dovrebbero considerare però che
per la maggioranza dei cittadini mediterranei – greci inclusi – ed
almeno finora è evidentemente meglio avere una moneta e risparmio
gestiti da una burocrazia tecnica europea, che dai propri politici
nazionali. Il terzo clan è quello dei No Euro del Mare del Nord. Come i
No Euro atlantici, anche essi avversano l'idea che possa esistere una
moneta unica che unisca Paesi eterogenei; a differenza dei primi, però,
trovano possibile – o conveniente ? – che l'Euro possa essere concepito a
due velocità. La moneta unica dovrebbe associare tra loro solo Paesi
omogenei, ma dare la possibilità a Paesi devianti – come la Grecia – di
potersi associare in futuro, magari legandosi le mani con accordi di
cambi. I No Euro nordisti tifavano per una BCE inflessibile nei
confronti delle banche greche, in modo da agevolare nei fatti il
passaggio all'Euro a due velocità. Altra speranza delusa.
La BCE ha scelto di rispettare il suo mandato, legando la
scelta tecnica di finanziamento delle banche greche alle scelte
politiche dell'Unione di salvataggio fiscale di un suo membro. Per cui
lo stop e go finanziario ha sempre avuto una malleva politica. Il sogno
di mezza estate dei No Euro è stato infranto. Ma solo per ora. La
posizione della BCE è delicata. La BCE deve tornare ad essere per le
banche greche un gestore della liquidità, non un creditore. La sua
presenza nella troika è stato un errore, come anche la lentezza del
processo di costruzione dei meccanismi di gestione delle crisi bancarie e
di assicurazione sui depositi. Agli errori si può rimediare, a meno che
non si voglia replicare la situazione delle scorse settimane, con una
impropria sovra esposizione della BCE. Dalla colpa si passerebbe
evidentemente al dolo.
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