luglio 20, 2015

Redazione
Nelle
negoziazioni fra Europa e Grecia del 12 luglio 2015 la Germania ha
proposto che la Grecia uscisse dall’euro: provvisoriamente, per cinque
anni − visto che non è previsto che si possa ‘cacciare’ un paese
dall’unione monetaria. La Germania ha dichiarato così la sua decisione di non aver interesse alla sopravvivenza dell’unione monetaria europea.
Si
è sempre saputo che l’unione monetaria senza unione fiscale e politica
non sarebbe potuta durare a lungo, ma gli europeisti hanno sempre
pensato che eventuali crisi avrebbero portato a compiere passi avanti
verso l’unione, perché l’integrazione europea è nell’interesse di tutti i
paesi. Ma lunedì la Germania ha indirettamente – ma apertamente −
dichiarato di non considerare né necessaria né conveniente un’unione
fiscale e politica con i paesi europei, a condizioni che non sono le
sue. Ora gli altri paesi debbono tenere conto di questa dichiarazione e
decidere che fare. Altrettanto debbono fare i mercati finanziari.
Dal
punto di vista tedesco, la Germania ha perso le sue battaglie politiche
in Europa: è stata una sconfitta tedesca la decisione della BCE di
ricorrere al quantitative easing, è stata una sconfitta tedesca la
decisione della Commissione Europea di accettare che Francia e Italia
non rispettassero i parametri di bilancio fissati nel fiscal compact.
I
contribuenti e i risparmiatori tedeschi sanno che saranno chiamati a
pagare, direttamente o indirettamente, il conto di decisioni prese
contro la loro volontà dalle istituzioni dell’Unione Europea e ritengono
che non è nell’interesse della Germania mantenere l’unione monetaria
così come è e pagare per decisioni che non approva. Per il quantitative
easing la Germania ha chiesto e ottenuto che i debiti e i crediti delle
banche non entrino direttamente nel bilancio della BCE, ma vadano a
carico delle banche centrali dei singoli paesi cui le banche
appartengono.
I paesi dell’eurozona potrebbero perciò
uscire dall’unione monetaria in qualunque momento, portandosi dietro i
debiti e i crediti in euro di tutti i loro cittadini e di tutte le loro
banche, perché i conti con la BCE sono già nettamente divisi stato per
stato. La Germania, paese creditore, ha però interesse a far sì che
siano gli altri paesi a uscire, se non ce la fanno, lasciando alla
Germania l’euro come moneta ‘forte’. L’unione monetaria non fu mai un
progetto tedesco: fu un’idea francese (di Jaques Delors) per legare i
destini della Germania a quelli della Francia e dell’Europa dopo la fine
della guerra fredda.
La Germania federale pre-unificazione
l’accettò in cambio dell’accettazione europea dell’unificazione delle
due Germanie. Allora i governanti europei non capirono che, invece di
legare gli interessi della Germania a quelli dell’Europa, l’unione
monetaria avrebbe finito col fare dell’Europa un po’ l’ancella, un po’
la palla al piede della possente macchina economica tedesca.
Ora
tocca agli altri paesi decidere come affrontare la situazione: se fare
il massimo sforzo per rimanere nell’unione monetaria con la Germania, o
pianificare l’uscita in modo che risulti poco dolorosa. La Grecia
costituirà un esempio: dovrà prendere decisioni in tempi brevissimi, e
quelle decisioni produrranno effetti che gli altri paesi europei
studieranno con grande attenzione.
Le condizioni imposte
dall’Europa (cioè dalla Germania) alla Grecia per concedere ulteriori
aiuti sono feroci, sono in aperta violazione della sovranità del paese:
requisizione di beni dello stato greco a garanzia dei prestiti, maggiore
austerità, conti sotto stretta sorveglianza europea. Sono le condizioni
che uno stato vincitore impone a uno stato vinto, o che un impero
impone a uno stato vassallo, che le tollera perché costretto con la
forza, oppure perché in cambio l’impero garantisce la difesa da nemici
esterni – ma non è questo il caso.
La risposta tedesca
al risultato del referendum greco forse non poteva essere diversa.
Probabilmente non era questo l’esito sperato e voluto dalle élite
tedesche impegnate nelle trattative con la Grecia. Ma ora le cose sono
andate così ed è stata passata la sottile linea della fiducia e
del rispetto fra gli stati d’Europa, è stato evidenziato che l’Unione
Europea non è un’unione fra pari.
Qualunque sia la risposta
immediata dei Greci, pressati dalla necessità, e qualunque siano le
dichiarazioni ufficiali dei governi europei, molti governi d’Europa e
molti cittadini europei sono tornati a temere la Germania. Molti
politici e giornalisti nei paesi mediterranei hanno preso a evocare i
ricordi delle invasioni tedesche e della guerra mondiale, mentre in
Germania l’opinione pubblica è indignata per l’atteggiamento’
irresponsabile’ dei Greci, ed è spaventata dall’idea di essere derubata
dai popoli del sud, visti un po’ come ladri e accattoni.
Forse
nessuno l’ha voluto, ma il danno è fatto, una linea di confine fra la
fiducia e la sfiducia, la solidarietà e la rivalità, è stata superata.
L’unione monetaria non sopravvivrà a lungo, e il processo di
integrazione europea arretrerà anziché avanzare.
http://caratteriliberi.eu/2015/07/20/in-evidenza/unione-europea-e-linizio-della-fine/
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