Banda larga: dietrofront di Renzi, Costamagna e il nodo Telecom Italia
di Fabio Tamburini
(Il Ghirlandaio) Roma, 30 lug. - Tutto
sbagliato, tutto da rifare. Le notizie di cronaca portano a pensare che
il piano per la banda larga a fibre ottiche sia rimandato a data da
destinarsi. Ma chi conosce bene Claudio Costamagna, il nuovo presidente
della Cassa depositi e prestiti, è convinto esattamente dell’opposto. E
cioè che non ci sarà da aspettare molto. Novità arriveranno entro
l’autunno e s’intrecceranno con la partita che la francese Vivendi,
guidata dal finanziere bretone Vincent Bolloré, vecchia conoscenza del
mondo degli affari italiano, azionista importante di Mediobanca,
giocherà in Telecom Italia.
Il dietrofront che ha congelato il piano d’investimenti pronto per
essere formalizzato è arrivato da Antonello Giacomelli, sottosegretario
allo Sviluppo economico, uno dei protagonisti della vicenda. Le ragioni
vere sono due. Prima di tutto la volontà della presidenza del consiglio
di dare carta bianca a Costamagna, che però deve avere il tempo di
lavorarci valutando le opzioni praticabili e decidendo tempi e metodi.
Quindi è bene che lo faccia lontano dai riflettori della quotidianità,
senza forzature. Poi c’è un dato di fatto: le risorse economiche che
erano state immaginate per il finanziamento del piano, molto oneroso,
sono in gran parte svanite. In più gli stanziamenti relativi a buona
parte degli oltre 7 miliardi di euro necessari devono affrontare esami
severi a livello europeo, il cui esito resta tutt’altro che scontato.
Il risultato delle parole di Giacomelli è che, almeno sulla carta, lo
slittamento degli interventi voluti del governo si annuncia di almeno un
anno. Così la scelta è di procedere con un disegno di legge per
definire gli incentivi necessari e non con le procedure abbreviate
possibili con il decreto che era all’ordine del giorno fino a pochi
giorni fa. Di sicuro è necessario che i conti sull’entità delle risorse
da investire e su dove recuperarle vengano rivisti. Il quadro potrebbe
però semplificarsi con una rapida accelerazione perché, guarda caso,
proprio Matteo Renzi ha fatto sapere che il dossier banda larga è sul
suo tavolo e, d’ora in poi, le scelte verranno fatte direttamente da
lui. Senza mediazioni.
Il che significa un fatto certo: appena Costamagna avrà preso le misure
basterà un incontro con Renzi per passare rapidamente dalle parole ai
fatti archiviando mesi e mesi d’incontri serrati e trattative a tutto
campo per trovare la soluzione giusta. La sensazione è che non sarà
necessario attendere a lungo. La rete nazionale in fibre ottiche,
infatti, è considerata una infrastruttura strategica dalla presidenza
del consiglio che, in proposito, non ha cambiato idea. Tanto più che il
nuovo presidente di Unioncamere, l’organizzazione delle camere di
commercio, l’imprenditore siciliano Ivan Lobello, ha pronto un piano per
la fornitura di servizi che saranno disponibili attraverso la rete a
fibre ottiche. Il progetto, che verrà formalizzato nei prossimi giorni
con la presentazione all’Agenzia per lo sviluppo del digitale, ha come
braccio operativo Infocamere, la società del gruppo specializzata nei
servizi informatici. Una parte delle attività sarà a beneficio delle
imprese, con risparmi di costi significativi, snellimento delle
procedure e maggior trasparenza. Poi, dopo qualche mese, verranno
implementati i servizi per i cittadini.
Il piano Lobello-Unioncamere, che verrà messo a disposizione della
presidenza del consiglio, rappresenta una occasione formidabile per
riempire di contenuti la rete a banda larga, confermando opportunità e
potenzialità. Ma, per l’appunto, serve la fibra ottica. Un nodo da
sciogliere è il ruolo che avrà Franco Bassanini, l’ex presidente della
Cdp, tuttora consulente di Renzi e presidente di Metroweb, la società a
cui fanno capo le attività pubbliche per la costruzione della rete.
Proprio Bassanini, nei giorni scorsi, ha preannunciato un incontro con
Vodafone e Wind, che hanno firmato un accordo di partnership per gli
investimenti nella banda larga. Non è chiaro se la riunione si terrà
prima delle vacanze estive, né se contemporaneamente ripartiranno i
contatti con Telecom e con l’Enel.
La verità è che il pallino è nelle mani di Costamagna. L’ex banchiere
di Goldman Sachs conosce bene la materia perché in passato ha avuto modo
di occuparsene. Erano altri tempi, con Romano Prodi alla presidenza del
consiglio. Il progetto in esame prevedeva lo scorporo della rete fissa
di rame, che sarebbe diventata pubblica. Un piano di cui Costamagna non
ha mai riconosciuto la paternità e che venne considerato ostile da Marco
Tronchetti Provera, l’azionista a cui all’epoca faceva capo Telecom
Italia.
Peraltro il piano avrebbe permesso a Telecom d’incassare liquidità
abbondante. Ora lo scenario è cambiato. E in Telecom comandano Vivendi e
Bolloré. Vedremo come finirà. Le questioni intorno a cui Renzi e
Costamagna stanno ragionando sono principalmente due. Il primo è la
necessità di coinvolgere Telecom, di gran lunga leader nelle
telecomunicazioni sul mercato italiano, nel piano per la rete nazionale
in fibra ottica. Soltanto così i tempi di sviluppo della rete verrebbero
abbreviati e si eviterebbe il raddoppio dell’infrastruttura di base,
certamente poco razionale. In secondo luogo c’è l’interrogativo sulla
casacca che deve avere Telecom Italia.
In Francia, Germania e Spagna le Telecom nazionali (rispettivamente
Orange, Deutsche Telekom, Telefonica) sono saldamente controllate da
capitale pubblico, nei primi due casi, oppure dalle principali banche
spagnole. E’ accettabile che in Italia il pallino venga definitivamente
consegnato ai francesi? Le telecomunicazioni sono un settore strategico.
Idem la banda larga. E’ davvero il caso di alzare bandiera bianca?
Oppure la nuova Cassa depositi e prestiti può giocare un ruolo chiave
nell’azionariato della nuova rete oppure nell’assetto dell’azionariato
di Telecom? La contropartita, per esempio, potrebbe essere il
riconoscimento del valore della rete fissa in rame, che Telecom Italia
cerca di valorizzare nell’ultimo ciclo di vita e che, di conseguenza,
frena gli investimenti nella nuova rete in fibra ottica. Il puzzle è
complicato da comporre, ma il Paese non può aspettare. Certamente non
può aspettare ancora un anno perché il futuro della competitività delle
imprese dipende dalla capacità di trasformare l’organizzazione delle
attività produttive tenendo conto delle opportunità offerte dalle
tecnologie digitale. Ma senza la rete è impossibile che queste
opportunità, decisive, vengano colte.
Nessun commento:
Posta un commento