la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune.
Produrre, organizzare, trovare soluzioni,
impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST?
Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
giovedì 30 luglio 2015
Renzi è un'incapace, un veleno a lento rilascio eredità di Napolitano, il presidente del golpe bianco del 2011
Continua l’innamoramento de Il Foglio cerasuolo con Matteo Renzi.
Oggi la sfida è lanciata sulla capacità della nuova giunta romana del
sindaco Marino di svoltare rispetto alla drammatica situazione
fallimentare del comune Capitale d’Italia, al centro delle feroci
attenzioni critiche della stampa di mezzo mondo.
Stupisce questo attaccamento del quotidiano fondato da Giuliano
Ferrara per un giovanotto di belle speranze, asceso alla guida del
governo italiano in virtù di un “golpe blanco” in tre atti, perpetrato
dall’ex Presidente Napolitano in esecuzione di ordini superiori della
troika.
Stupiscono anche gli encomi di quei giornali assai poco indipendenti,
che hanno sostenuto sin qui spavaldamente il nuovo corso, seppure
adesso con assai minore sicurezza, senza il pudore di evidenziare la
condizione di oggettiva illegittimità su cui si regge il sistema
istituzionale del nostro Paese.
Incostituzionale la legge elettorale da cui è sorto l’attuale
Parlamento, anomalo il terzo presidente del consiglio, mai eletto e
giunto al soglio di Palazzo Chigi grazie a primarie taroccate dentro il
suo partito, con annessa pugnalata coordinata alle spalle del povero
Letta e anomala una maggioranza di governo, espressione di quel
Parlamento taroccato, con l’aggiunta di transfughi dalla minoranza. Una
maggioranza che si appresta ad acquisire l’ultimo manipolo di
voltagabbana guidato dal mezzano del patto del “ Nazareno”, Verdini.
Questa confusa fase di lunga transizione da quel che resta della
cosiddetta seconda repubblica a una nuova stagione che appare sempre più
lontana, diventa il regno del più indecente trasformismo politico,
facilitato da classi digerenti più che dirigenti, senza più riferimenti
ideali di consolidate culture politiche, interessate solo alla
conservazione della loro condizione di casta privilegiata.
La sovranità non appartiene più al popolo e lo Stato di diritto
sembra ormai una chimera per i cittadini che, quotidianamente,
sperimentano la condizione di totale sfascio delle più elementari
funzioni in cui l’autorità dello Stato dovrebbe esercitarsi.
Dal malfunzionamento della giustizia, al far west di interi quartieri
di città, nelle quali le famiglie contro il fenomeno di una delinquenza
cresciuta a dismisura devono organizzarsi a proprie spese per
garantirsi la sicurezza, al caos della gestione di una spesa pubblica
senza controlli e con sperequazioni tra le diverse regioni, non più
giustificabili e sempre meno tollerate.
Tutto ciò in una situazione economica, sociale e finanziaria caricata
da un debito pubblico senza più freni, un’imposizione fiscale che solo
le promesse vacue de “ il Bomba” annunciano in via di riduzione e una
disoccupazione, drammatica quella giovanile, che autorità
internazionali dichiarano riconducibile ai dati precedenti alla crisi,
non prima di almeno vent’anni.
E’ un’autentica Waterloo della Repubblica, con partiti frantumati e
senz’altri riferimenti etici e valoriali, una casta odiosa ammantata da
privilegi indecenti e insopportabili dai comuni cittadini elettori,
oltre la metà dei quali abbandona sfiduciata l’unica espressione ormai
loro rimasta che è quella del voto.
Rischiamo la fine della nostra stessa unità nazionale, quando
assistiamo all’indecente sperequazione tra i 500 milioni di euro
elargiti per il dissesto finanziario della Sicilia e i 2 milioni di euro
per il tornado della riviera del Brenta. E venti fameliche regioni con
differenziati poteri e autonomie non ce le possiamo più oggettivamente
permettere.
La situazione è drammatica, ma cosa importa: abbiamo “il giovin
signore” che, tra una partitina al biliardino, un sollazzo alla play
station e qualche twitter mattutino, è lì che ci mal rappresenta all
over the world, mentre il Paese è totalmente allo sbando.
Nessun commento:
Posta un commento