Alessandro Cassinis

La Centrale di Vado
Claudio De Vincenti, economista e professore universitario, viceministro allo Sviluppo economico del governo Renzi e dal 10 aprile sottosegretario alla presidenza del Consiglio al posto di Delrio, viene citato più volte nelle carte dell’inchiesta guidata da Francantonio Granero, procuratore capo di Savona, che conta 86 indagati fra cui l’intera ex giunta regionale di centrosinistra, Claudio Burlando in testa. De Vincenti, invece, non è indagato. Le intercettazioni di Massimiliano Salvi, direttore generale della Tirreno Power, e di Mariano Grillo, alto dirigente del ministero dell’Ambiente, gli attribuiscono due “pensate” a favore dell’azienda sotto accusa: avrebbe suggerito la strada per evitare l’obbligo di coprire il deposito del carbone entro il 15 marzo di quest’anno e ipotizzato un esposto al Csm per far aprire un’inchiesta del ministero della Giustizia sui pm di Savona.
Stiamo ai fatti. La Tirreno Power è un’azienda privata, che all’epoca delle intercettazioni era controllata dalla Sorgenia del gruppo Cir (De Benedetti). Giuste o infondate le accuse, è sotto inchiesta per reati gravissimi come il disastro ambientale doloso. Perché mai un membro del governo avrebbe dovuto adoperarsi in sua difesa? Perché non aspettare serenamente la conclusione dell’inchiesta ed eventualmente il processo? Può un viceministro battersi per i posti di lavoro compromessi senza attendere che la giustizia faccia il suo corso sul sospetto di disastro ambientale?
De Vincenti, non indagato, può anche continuare a tacere. Il governo, invece, deve spiegare.
Il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi sapeva di questa azione di contrasto all’inchiesta? E il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, citato a sua volta? Scherzavano i due uomini del suo ministero quando parlavano di «porcata» a proposito delle richieste dello Sviluppo economico e si sentivano le «mani sporche di sangue»?
Il pm Granero ha confermato ieri, con uno sfogo inusuale per un magistrato riservato come lui, la denuncia che aveva esposto a gennaio davanti alla commissione parlamentare sulle ecomafie, quando disse che la sua vera controparte non era tanto l’azienda incriminata, quanto la Regione, i Comuni, la Provincia, e che gli “creava imbarazzo” il fatto che le istituzioni cercassero di ostacolare il corso della giustizia. Se è vero, perché l’hanno fatto? Quali rapporti c’erano fra la politica locale e nazionale e gli interessi dell’azienda?
La guerra civile fra diritto al lavoro e salute degli abitanti non ha alcun senso in una democrazia. Lo Stato deve tutelare entrambi. Per farlo deve garantire la massima trasparenza con i cittadini e la piena collaborazione con i pm e sconfessare oscure operazioni di lobbismo che non salvano i lavoratori e lasciano la popolazione nel dubbio di essere carne sacrificale sull’altare del consenso.
In attesa che un giudice si pronunci sui risultati dell’inchiesta di Savona, i cittadini devono sapere se il governo ha parteggiato per l’azienda contro la magistratura. Renzi non può tacere.
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/07/17/ARGKyO9E-vincenti_spieghi_governo.shtml
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