Tasse, Renzi promette 45 miliardi di sgravi. Ma solo per la legge di Stabilità deve trovarne già almeno 20
Economia
Il premier non ha detto da
dove arriveranno le coperture per eliminare dal 2016 la Tasi, l'Imu
agricola e quella sugli imbullonati. E il governo ha già bisogno di
oltre 16 miliardi per disinnescare le clausole di salvaguardia su Iva e
accise più altre risorse per garantire il rinnovo contrattuale ai
dipendenti pubblici e la flessibilità dell'età di uscita dal lavoro. Le
strade? Più tagli di spesa, maggior deficit e gli incassi del rientro
dei capitali
di
F. Q. | 18 luglio 2015
“Nel 2016 via l’
imposta sulla prima casa, l’
Imu agricola e quella sugli
imbullonati, nel 2017 taglio di
Ires e
Irap, nel 2018 rimodulazione degli scaglioni
Irpef e intervento
per i pensionati“. Sono
le promesse fatte agli italiani da Matteo Renzi durante l’assemblea del Pd.
Poco dopo “fonti di governo” hanno diffuso stime in base alle quali gli
interventi annunciati dal premier comporteranno un calo delle tasse di 5
miliardi di euro l’anno prossimo, 20 quello successivo e altrettanti
nel 2018. La sola
Tasi (la nuova imposta sulla prima
casa introdotta dalla legge di Stabilità 2014) lo scorso anno ha
fruttato alle casse dello Stato un gettito di 3,5 miliardi. A regime si
parla dunque di
45 miliardi di introiti fiscali in meno. Una “riduzione senza precedenti”, ha detto Renzi. Neanche un accenno, però, alle
coperture
necessarie per tradurre in realtà il sogno dell’inquilino di Palazzo
Chigi. Che, al netto dell’impegno preso oggi con i cittadini, a breve
dovrà varare una
legge di Stabilità da almeno 20 miliardi. Le carte da giocare, a parte la solita
spending review, sono essenzialmente un maggior
deficit (sempre che ci sia il benestare di Bruxelles) e i proventi dell’operazione di
rientro dei capitali, su cui però non c’è alcuna certezza.
Servono 17 miliardi solo per evitare aumento di Iva e accise – Resta da vedere quali saranno le reazioni del ministero delle Finanze, considerato che
solo tre mesi fa il ministero guidato da Pier Carlo Padoan ha varato un Documento di economia e finanza che indica una pressione fiscale in costante salita fino al 2017:
dal 43,5% attuale al 44,1%. Ma soprattutto, i tecnici del Tesoro sono
già impegnati a scrivere una manovra finanziaria che deve scongiurare il
rischio che scattino le
clausole di salvaguardia su Iva e accise: solo per questo servono oltre 16 miliardi, che di fatto ipotecano per intero
una spending review da almeno 10 miliardi. I dettagli sono ancora da definire, ma il Def prevede nero su bianco che l’operazione passerà anche attraverso la
riduzione delle cosidette tax expenditures, cioè le agevolazioni fiscali.
Il governo conta di recuperare in questo modo almeno 1,5 miliardi.
Insomma, da una parte Renzi promette sgravi, dall’altro ha già in
programma una sforbiciata delle detrazioni che si tradurrà di fatto in
un aumento delle tasse.
L’abolizione della Tasi? Già prevista. Ma al suo posto arriverà la local tax – Renzi, infine, ha omesso di ricordare che l’abolizione dell’attuale imposta sulla prima casa – la Tasi,
che lo scorso anno ha fruttato alle casse dello Stato un gettito di 3,5
miliardi – è prevista da tempo perché il governo intende sostituirla
con la cosiddetta local tax. Un balzello unico
destinato ad accorpare Imu, Tasi e diversi tributi minori imposti dalle
amministrazioni locali. Con il solito rischio: che cambi solo il nome ma
l’esborso resti lo stesso. Dulcis in fundo, non si può non ricordare
che nemmeno un mese fa l’esecutivo ha dovuto rimandare ancora l’avvio
della riforma del catasto perché dalle simulazioni
fatte sulla base della nuova classificazione (basata sulla metratura e
sulla collocazione geografica dello stabile) era emerso che le rendite
catastali nelle grandi città sarebbero aumentate fino a sei volte,
facendo quindi schizzare all’insù l’Imu.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07/18/tasse-renzi-promette-45-miliardi-di-sgravi-ma-per-la-legge-di-stabilita-deve-trovarne-gia-almeno-20/1886966/
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