Ma cosa avrà mai detto di tanto scandaloso il deputato grillino veronese Mattia Fantinati
nel suo discorso provocatorio del 26 agosto al Meeting di Comunione e
Liberazione? (Provocatorio, sia detto per incidens, perché accettando
l’invito ha sfruttato il podio per attaccare chi lo ospitava: sarà stato
«maleducato», come ha osservato qualche anima pia, ma nel gioco della
comunicazione politica questi “blitz” pepati e pacifici ci stanno
tutti). Il succo del suo j’accuse sta qui: Cl é «la più potente
lobby italiana», colpevole di aver «trasformato l’esperienza spirituale
morale, in un paravento di interessi personali, finalizzati sempre e
comunque a denaro e potere (…) Sempre dalla parte dei potenti, sempre
dalla parte di chi comanda. Sempre in nome di Dio. (“non potete servire Dio ed il denaro”, Luca 16,13)». Un’associazione di fedeli a Mammona, più che a Dio.
E’ la tesi di un libro-inchiesta, “La lobby di Dio” (Chiarelettere, 2011) firmato da Ferruccio Pinotti,
giornalista di razza, padovano, chissà perché a secco di comparsate
televisive e interviste sui media. Secondo la sua ricerca, le imprese
associate alla Compagnia delle Opere, braccio economico di Cl, sono 34
mila, per un giro d’affari di 70 miliardi di euro, senza contare le
associazioni no-profit che le orbitano attorno. Per l’autore Cl ha
successo, soprattutto fra i giovani, perché «in un mondo dove le
proposte e le alternative per i giovani sono pochissime, rappresenta
un’offerta esistenziale allettante, in quanto disegna per loro un percorso di sviluppo integrato: amicizie, famiglia, carriera, lavoro, fede.
Tutto si fonde in Cl, in un mix che, per molti, risulta attraente».
L’élite del movimento è costituita dai cosiddetti “memores domini”
(Roberto Formigoni è uno di essi), che al pari dei numerari dell’Opus
Dei, perseguono gli interessi dell’organizzazione in maniera integrale,
votandosi completamente ad essa, facendo incessante proselitismo fra i
ragazzi e muovendosi nel mondo del business e della politica con
laicissima e determinatissima disinvoltura.
In particolare, in politica gli angeli di Cl hanno appoggiato praticamente tutti i diavoli in circolazione.
Ma non per malvagia propensione al diabolico. Semplicemente perché una
lobby (parola in sé neutra, non un’offesa), e a maggior ragione di un
simile peso, deve coltivare rapporti trasversalmente e senza fare troppi
distinguo: dall’amatissimo Berlusconi fino a Bersani passando per Letta
e oggi per Renzi. Di più: é costretta dal suo stesso interesse a
rinnovare, con ogni governo, la propria natura a priori filo-governativa.
Qualsiasi sia il governo in carica. Lo dice bene, sia pur un po’
cripticamente, Luca Castagnetti presidente della Compagnia delle Opere
del Veneto, a proposito di Fantinati al Meeting: «descrive il mondo che
gira intorno al Meeting come un mondo “sempre e comunque” finalizzato a
denaro e potere. Mi sembra una notazione antistorica, ingenerosa
rispetto alle migliaia di opere di carità, assistenza e aiuto legate a
Cl. E poi: il Meeting bada al bene comune e ha sempre interloquito con
le figure istituzionali che in quel momento avevano la maggior responsabilità di lavorare per il bene del Paese:
quindi, nessun tappeto rosso al potere» (Corriere di Verona, 28 agosto
2015). Quindi, traduciamo noi, chilometri e chilometri di tappeto rosso
al potere, chiunque sia il titolare in quel momento. E va da sé che non
c’é governante che non affermi di lavorare “per il bene del Paese”.
Nessuno ricorda più le origini del fenomeno ciellino. Comunione e Liberazione nasce nel 1969 su iniziativa del prete lombardo Luigi Giussani,
“don Giuss” per discepoli ed estimatori, sul tronco di “Gioventù
Studentesca”. Il nome deriva dall’opposizione all’idea di liberazione
tramite rivoluzione, atea e materialista, del social-comunismo, molto in
voga fra i giovani impegnati negli anni ’60 e ’70. La liberazione
autentica, predicava Giussani, può venire dalla comunione con Gesù
Cristo. Nel 1975, Formigoni si mise a capo della filiazione politica di
Cl, il “Movimento Popolare”, ribattezzato dal settimanale L’Espresso
come la formazione degli “extraparlamentari della Dc”. Nel 1986 fu
fondata la Compagnia delle Opere, che gode di una rete
di relazioni ramificatissima e blindatissima. Al punto da farsi accusare
dai critici di teorizzare la sussidiarietà (meno Stato, più società) ma
declinandola in concreto nell’influenzare a proprio favore il mercato.
Grazie, appunto, ad un’attività brillante e indefessa di lobbismo. Come fanno o cercano di fare tutte le aziende, i gruppi industriali e le lobby di questo mondo.
Nell’impasto di afflato religioso e pragmatismo spinto, che sa un po’
di Calvino e di spirito anglossassone, sta l’arcano di Cl fin dagli
esordi, fin dalla parabola umana di Don Giuss. Padre Nazareno Fabbretti,
frate francescano che lo conosceva bene, lo descriveva così: «è il
tipico prete lombardo, con le certezze pretridentine e l’efficienza del “cumenda” milanese».
Settarismo e managerialità, integralismo e modernità, pathos e
profitto. Cosa c’é di scandalosamente incredibile in quel che ha detto
Fantinati?
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