(Yusuf Fernandez) – Nei giorni scorsi ci sono stati
diversi sviluppi per quanto riguarda la crisi siriana che indicano
un’accelerazione dei contatti tra i paesi della regione per cercare di
raggiungere una soluzione politica.
Questi contatti hanno avuto inizio il 19 giugno scorso con la visita,
a Mosca del figlio del re saudita, Mohammad bin Salman, ministro della
Difesa e del secondo principe ereditario. Questa visita ha avuto luogo
nel contesto di un peggioramento del conflitto nello Yemen, che è
diventato un pantano pericoloso e rovinoso per i sauditi.
Allo stesso tempo, alcuni esperti hanno notato una progressiva
perdita di controllo da parte dei sauditi sui terroristi sponsorizzati
in Siria, in Iraq e in altri paesi. C’è anche un alto livello di
frustrazione tra i leader sauditi nel vedere il fallimento dei loro
piani volti a rovesciare il governo del presidente Bashar al Assad.
Proprio questo momento è stato scelto dal presidente russo, Vladimir
Putin, per promuovere la sua visione per una soluzione globale dei
conflitti nella regione.
Putin ha confermato a Bin Salman il fermo sostegno della Russia alla
Siria sotto la leadership di Bashar al Assad e ha spiegato la sua
visione della realtà sul terreno nel paese arabo, dove l’esercito
siriano ha un chiaro vantaggio sul campo di battaglia. Il presidente
russo ha ribadito l’esistenza di un triangolo di sicurezza
saudita-siro-egiziana, ma ha avvertito che se i terroristi riescono a
dilagare, invaderanno la regione e arriveranno in Europa e in Asia
centrale. Dopo la riunione, il principe saudita ha espresso la sua
approvazione per un’iniziativa russo di mediare tra Riyadh e Damasco.
Dieci giorni dopo, il 29 giugno, si è svolta la visita a Mosca del
ministro degli Esteri siriano Walid Moallem, il suo vice Faisal al
Mekdad e il consulente dei media del presidente Assad, Buzaina Shaaban.
Fu allora che Putin ha parlato di una collaborazione tra i paesi della
regione, tra cui l’Arabia Saudita, contro il terrorismo. La delegazione
siriana non ha potuto nascondere la sua sorpresa. Ciò ha portato a
Muallim ha detto che questo avrebbe richiesto un “miracolo”.
Ma Putin ha insistito sul fatto che questa richiesta è stata
trasmessa al suo omologo siriano. Solo tre persone erano a conoscenza di
questo: Assad, Muallim e il capo della Sicurezza Nazionale Siriano, il
generale Ali Mamluk.
Secondo il quotidiano Al Akhbar, i servizi segreti russi hanno
contattato Mamluk dopo l’interesse espresso dai sauditi per tenere una
riunione. Quest’ultimi hanno sollevato solo una condizione, ovvero che
l’incontro avrebbe dovuto tenersi a Riyadh. Damasco non ha rifiutato la
proposta.
Dopo un paio di settimane, Mamluk è giuto a Riyadh a bordo di un
aereo russo e si è incontrato lì con Bin Salman, alla presenza del capo
dell’intelligence saudita, Saleh al Hamidan.
Al Akhbar, quotidiano siriano, ha riferito che funzionario russo ha
aperto l’incontro, facendo il punto sulla situazione nella regione, sul
pericolo del terrorismo e la necessità di affrontarlo.
Poi è intervenuto Mamluk, affermando che il terrorismo è una minaccia per l’intera regione ed è vicino al territorio saudita.
Egli ha anche accusato l’Arabia Saudita dell’intera responsabilità di
ciò che accade in Siria e altri paesi per il suo sostegno al terrorismo
e il suo finanziamento ad esso e per aver spinto le defezioni
dell’esercito siriano. Ha deplorato il cambiamento nella politica
dell’Arabia Saudita per quanto riguarda il passato e che questo paese
avesse seguito il percorso del Qatar, il cui ruolo è stato totalmente
distruttivo in paesi come la Tunisia, Libia, Egitto e altri stati.
La situazione è migliorata per l’Esercito siriano sul campo e nessuno
si aspetta ora il rovesciamento del presidente Assad, anche l’Arabia
Saudita. Così, il terrorismo richiede ora che tutti i paesi lavorino
insieme contro il nemico comune. Mamluk ha poi concluso esprimendo la
sua speranza per un cambiamento di posizione dell’Arabia Saudita.
Il principe ereditario è sembrato, seppure a malincuore, che il
governo siriano durerà. Questo ha incoraggiato i visitatori a proporre
un incontro con un alto funzionario siriano. Bin Salman, in merito, è
sembrato disponibile.
Da parte sua, Ben Salman ha dichiarato che il problema dell ‘Arabia
Saudita con la Siria è che questo Paese “ha marciato a lungo dietro
l’Iran, contro il quale restan un importante confronto a livello della
regione, ed è parte dell’alleanza iraniana. In Libano, ha seguito
Hezbollah, gravitante nell’orbita di Iran per fare in modo che Libano
sia un protettorato iraniana”, ha detto Bin Salman, il quale ha espresso
la speranza che questo incontro sia “un preludio” e che si faccia in
modo che “gli uni ascoltino agli altri.”
I due interlocutori hanno convenuto di proseguire i loro contatti, ma
non è stato designato ancora l’alto funzionario per l prossimo
eventuale summit.
La scorsa settimana, una delegazione degli Emirati Arabi Uniti ha
visitato Damasco in quello che sembra una ripresa dei canali e dei
contatti tra il governo siriano e degli Emirati Arabi Uniti dopo essere
stati interrotti per quattro anni. Inoltre sembra essere, secondo Al
Akhbar, che Mamluk abbia visitato Abu Dhabi più volte nelle ultime
settimane e ha ricevuto molti visitatori provenienti da Emirati Arabi
Uniti a Damasco.
Incontro a Muscat
Il prossimo passo ora sembra essere una riunione tripartita a Muscat,
capitale dell’Oman, tra i ministri degli Esteri della Siria, Walid
Muallim, dell’ Iran, Mohammad Javad Zarif e dell’Arabia Saudita, Adel al
Jubeir.
I siriani sono convinti che tali contatti siano più necessari
all’Arabia Saudita che alla Siria. In questo senso, Muallim ha posto una
condizione per accettare la riunione, ovvero che il summit sia pubblico
a Muscat e mostri la volontà dei sauditi di fermare il loro sostegno
al terrorismo a vari livelli. La Siria dal suo canto è disponibile a
trasmettere ai sauditi informazioni utili per la sicurezza del loro
paese.
L’Iran, nel frattempo, sostiene questa iniziativa ed è interessato a
proporre la creazione di un “Gruppo di Soluzioni” per la regione al fine
di combattere ed eliminare il terrorismo e, nello stesso, per cercare
soluzioni pacifiche ai conflitti.
In questo contesto anche il capo dei servizi segreti dell’Arabia
Saudita potrebbe visitare Damasco alla fine di agosto, secondo fonti
informate.
Non c’è dubbio che uno dei motivi della visita sarà quello di
ottenere informazioni circa i sauditi che combattono in Siria. Più di
200 di loro sono detenuti da parte delle autorità siriane e altri 700 si
sono uniti gruppi terroristi che combattono l’esercito.
Tutti questi sforzi diplomatici potranno avere successo oppure no.
Tuttavia, sembra che gli statunitensi e gli europei hanno lasciato alla
Russia il compito e lo sforzo di mediazione tra i sauditi, da un lato, e
la Siria e l’Iran dall’altro. In questo contesto, si prevede entro la
fine dell’anno, la visita del re saudita Salman bin Abdulaziz Al Saud, a
Mosca. Questo incontro è visto come un altro sforzo supplementare della
Russia per promuovere il processo di accordi politici nella regione.
Traduzione per Spondasud di Francesco Guadagni
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