Riforma Rai, Mentana: “Rottamazione di Renzi è rimasta fuori da Viale Mazzini”

Non sono deluso perché non mi aspettavo nulla. Questa non è una riforma della Rai, ma una semplice riforma della governance. Si dice la montagna e il topolino, qui non siamo nemmeno al topolino! Si sarebbe dovuto mettere le mani su tutto il resto: struttura, contenuti, ruolo del servizio pubblico. E mettere una distanza tra la politica e l’azienda. Ma questa è una richiesta impossibile da fare ai politici, Renzi compreso.
Perché la politica non ha alcun interesse a tirarsi fuori dalla Rai. Perché mai dovrebbe farlo? Che interesse avrebbe? Io sono arrivato in Rai nel 1980 e posso dire che per la politica è una cosa assolutamente innaturale separarsi dalla tv di Stato. E anche in Rai non vedo chissà quale spinta verso l’emancipazione dai partiti. È una situazione che va bene a tutti.
Guardi, la stessa domanda l’ho rivolta io al premier un anno fa. E la risposta fu: da chi dovrebbero essere scelti i vertici della tv di Stato se non dalla politica? Da questo punto di vista il premier non ha fatto il “sorcio”, è stato coerente.
Non è questo il punto. Per mettere una distanza tra l’azienda e la politica ci sono solo due strade. La prima è mettere la Rai sotto il controllo di un’Authority il più possibile indipendente, in modo da porre un paletto tra gli appetiti dei partiti e l’azienda. Oppure la privatizzazione.
Io lavoro nel privato, lascio a lei intuire…
È una Gasparri 2.0. Si è aggiornata la vecchia legge con qualche modifica, come i maggiori poteri del direttore generale che sarà ancora più legato a Palazzo Chigi. Concordo sul ruolo di capo azienda forte, ma poi bisogna vedere chi ci metti. Per il resto, aspettiamo, il testo definitivo ancora non c’è.
Se non è zuppa è pan bagnato. Il Cda era scaduto, quindi bisognava procedere. Con grande vantaggio del Pd che, visti i sontuosi numeri in Parlamento, potrà fare il bello e il cattivo tempo nel consiglio di amministrazione. Diciamo che il partito di maggioranza non aveva alcun interesse a temporeggiare.
Non faccio paragoni di questo tipo. Dico però che dal 1994, da quando c’è il bipolarismo, non ricordo un vertice Rai che non abbia rispecchiato gli equilibri politici. E d’altronde quando il board di un’azienda viene nominato dalla politica, è normale che la consideri come suo azionista di riferimento.
Il problema a Viale Mazzini è che il 99 per cento del suo personale fa parte della vecchia generazione. Come anche per la carta stampata, c’è il problema di rinnovare per stare al passo coi tempi e intuire cosa vogliono i giovani. La Rai andrebbe tutta ripensata e invece sono ancora lì a scannarsi su chi deve fare il direttore delle sedi regionali.
da il Fatto Quotidiano del 1° agosto 2015
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