la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune.
Produrre, organizzare, trovare soluzioni,
impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST?
Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
mercoledì 23 settembre 2015
Guerra ideologica, il corrotto Pd non si fa scrupoli e ordina alla magistratura serva di riesumare il reato d'opinione, questi sono i prodomi verso cui ci sta dirigendo Renzi e i suoi accoliti
No Tav, pm chiede 8 mesi per Erri De Luca: "Le sue parole hanno un peso"
Così il pm nella sua requisitoria al processo in corso a
Torino per alcune dichiarazioni di Erri De Luca sui sabotaggi alla Tav.
In difesa dello scrittore Grillo, con l'hasthag #IoStoConErri, e Saviano: "Il silenzio degli scrittori è assordante"
Torino, 21 settembre 2015 - "Quando De Luca parla - ha attaccato il pm - le sue parole hanno un peso importante.
Le parole vanno rapportate anche alla qualità di chi le pronuncia. De
Luca ha notorietà, un passato di fama, è conosciuto nel movimento che
frequenta dal 2005, ha partecipato a numerose manifestazioni". Questa la
richiesta di condanna formulata dal pm Antonio Rinaudo al termine della
sua requisitoria al processo in corso a Torino per alcune dichiarazioni di Erri De Luca sui sabotaggi alla Tav
contenute in un'intervista rilasciata dallo scrittore nel 2013. Anche
se econdo il pm si possono concedere le attenuanti generiche per il
comportamento processuale di De Luca che "ha risposto alle domande e non
si è mai sottratto".
"In termini giuridici - ha sottolineato Rinaudo - sabotaggio e taglio delle reti sono danneggiamenti". Per lui "De Luca aveva ben chiaro in quelle due interviste il termine sabotaggio. La libertà di espressione ha dei limiti, basti pensare all'offesa, al razzismo e all'istigazione alla violenza. Questo processo ruota intorno al termine sabotaggio e il sabotaggio implica l'uso della violenza. Il codice penale non lascia dubbi".
"Non sono un martire, non sono una vittima, sono un testimone della volontà di censura della parola",
ha affermato lo scrittore in una pausa del processo. "Sono stupito
della differenza tra gli argomenti prodotti e l'entità della pena
richiesta. Mi sarei aspettato il massimo. Questa sentenza sarà un messaggio sulla libertà di espressione".
Tra il pubblico dell'udienza c'erano anche alcuni simpatizzanti No
Tav, tra cui il leader del movimento Alberto Perino. L'avvocato Alberto
Mittone, legale di parte civile della società Ltf, chiede che la
"sentenza emani un messaggio. La parola ha un peso, è un aspetto
decisivo della comunicazione. Le parole hanno un effetto, se non voglio
che la mia parola vada fuori non accetto interviste".
L'assoluzione è quanto chiede la difesa di De Luca: "E' un processo alle parole -
ha detto l'avvocato Gianluca Vitale nel corso dell'arringa - un
processo di interpretazione delle parole, il diritto alla libertà di
manifestazione del pensiero resta uguale parlando di coltivazione di
patate o di Tav". "Con questo processo l'Italia sta affrontando un esame, chiedo
se queste parole possano essere pronunciate in un sistema democratico".
Il processo è stato aggiornato al prossimo 19 ottobre, quando tornerà a
parlare Erri De Luca.
GRILLO DIFENDE DE LUCA - Beppe Grillo difende lo scrittore Erri De
Luca: "Il pubblico ministero di Torino Antonio Rinaudo ha chiesto otto
mesi di reclusione per lo scrittore Erri De Luca nel processo che lo
vede protagonista con l'accusa di istigazione a delinquere per le
dichiarazioni relative al caso Tav", spiega dal suo blog e riporta
quanto detto dal pm: "Il pm ha dichiarato: 'nelle interviste rilasciate
pubblicamente ha commesso incitazione a commettere il sabotaggio. E'
indiscutibile che si debba concludere arrivando alla penale
responsabilita' dell'imputato riconoscendo comunque le attenuanti
generiche per il comportamento processuale e perché non si è mai tirato
indietro rispetto alle domande dell'accusa e del giudice'. Erri De Luca
ha risposto: 'Mi sarei aspettato il massimo della pena, invece sono
stupito della differenza tra gli argomenti prodotti dall'accusa e
un'entità tanto esigua della richiesta. Non sono un martire, non sono
vittima, non uno cui è caduta una tegola in testa passeggiando, sono
solo testimone di una volontà di censura della parola'. Quindi, Grillo
conclude lanciando l'hasthag #IoStoConErri.
SAVIANO: SILENZIO SCRITTORI E' ASSORDANTE - "Le parole dei PM contro Erri De Luca oggi suonano inquisitoriali. E il silenzio degli scrittori è assordante". Lo scrive sulla sua pagibna facebook Roberto Saviano.
"Me l'aspettavo- aggiunge-, del resto nell'aula di tribunale contro i
boss Iovine e Bidognetti (e il loro avvocato) accanto a me non c'erano
scrittori, non c'era quel residuo di mondo culturale che ancora
galleggia. Come non ci sono dietro e accanto a Erri De Luca". "Questo
Paese di scrittori melliflui- prosegue Saviano-, pronti ad avere parole
dure e acide per ricevere l'obolo di una rubrica, pronti a candidarsi a
qualsiasi cosa per lo scranno che gli darà pensione, pronti a scannarsi
per qualche copia. Si possono non condividere idee e prassi, ma bisogna
sempre stare dalla parte di chi rischia scrivendo. Di chi assume sulla
pagina, e nelle parole, posizioni che possono fargli smarrire serenità,
equilibro, libertà, credibilità".
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