L’Onu: togliere ossigeno alla guerra in Siria dipende da quattro paesi
«Se l’intervento militare è contro lo Stato Islamico, come quello deciso dai francesi e dagli inglesi, è benvenuto, è una cosa sancita dall’Onu perchè siamo di fronte a un gruppo terrorista e più ampia è la coalizione che lo combatte, meglio è. Ma non dimentichiamo che la maggioranza di morti in Siria non è avvenuta a causa dell’Isis, ma della guerra civile tra governo e opposizione: lo Stato Islamico ha approfittato del conflitto, come un virus approfitta di un corpo indebolito. Bisogna quindi andare oltre, andare alle radici della guerra siriana».
«Significa che chi ha la capacità di togliere ossigeno a questa guerra lo deve fare. Il compromesso, l'accordo di pace diventa possibile quando non ci sono più armi e denaro che vengono dati all’una e all’altra parte ».
«Essenzialmente quattro Paesi: due sono Russia e Stati Uniti, che stanno parlando da mesi ma devono giungere urgentemente a conclusioni. E due sono Paesi che non si parlano, ma che devono parlarsi: l’Iran e l’Arabia Saudita. E giunto il momento che Riad e Teheran si confrontino sulla stabilità della regione e capiscano che nessuno può vincere questa guerra. Altrimenti l’Isis, che è già alle porte di Damasco, continuerà ad avanzare, il Paese si frammenterà in quattro o cinque cantoni che diventeranno un terribile mescolanza tra Beirut durante il conflitto, i Balcani e la Somalia innescando un epocale movimento di rifugiati. Milioni di rifugiati. Solo dalla zona di Latakia, che è sul mare, potrebbe partire un milione di profughi».
«Certo. Il piano diceva di creare un gruppo di contatto tra i Paesi che contano per creare le condizioni per un cessate il fuoco e arrivare a un negoziato tra le parti. Ma è chiaro a tutti che le parti in causa non si siederanno al tavolo se non saranno obbligati a farlo da chi può alimentare questo conflitto. E quindi l’urgenza è il gruppo di contatto. Diciamolo francamente, nella crisi siriana giocano un ruolo anche altri Paesi, dalla Turchia, alla Giordania, al Qatar, ma gli attori chiave sono quattro. Se Iran e Arabia Saudita, Usa e Russia si mettono d’accordo, il conflitto può essere risolto in un mese, con benefici effetti anche in Yemen e in Libano».
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