L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

domenica 20 settembre 2015

Ministra Giannini, bugiarda, ripetere giova, via le mani dai nostri figli

Scuola, Giannini censura la ‘teoria gender’. Ma non esisteva!

Filosofo
giannini 675

“Teoria gender”, l’ira della Giannini: “basta con questa truffa culturale, pronti a denunciare”. “Chi ha parlato e continua a parlare di ‘teoria gender’ in relazione al progetto educativo del governo Renzi sulla scuola compie una truffa culturale e voglio dire con chiarezza che ci tuteleremo con gli strumenti adeguati”. È quanto affermato a Radio 24 da Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione.
Parole a dir poco sconcertanti, non c’è che dire. Cioè, fatemi capire, se io dico – come dico – che esistono maschi e femmine, mamme e papà, e che non condivido l’idea di insegnare nelle scuole che si sceglie liberamente se essere maschi o femmine, genitori 1 o genitori 2, verrò denunciato? Mi si negherà il diritto d’opinione?

Ma come? Dov’è finito il ‪#‎jesuischarlie‬? Dov’è finita la libertà di opinione sempre encomiata (a parole) dal pensiero liberale? Dov’è andato a nascondersi quel Voltaire sempre invocato, a sproposito, per la frase “non condivido le tue idee ma mi batterò fino alla morte per il tuo diritto di esprimerle”? Ma, soprattutto, che fare dei testi della tradizione occidentale?

Il ministero della Verità e della Buona Scuola deciderà autorevolmente che occorre mettere all’indice dei libri proibiti Aristotele, che parla della famiglia composta da uomo e donna? Metterà all’indice Hegel, che vede nel matrimonio tra due persone di sesso diverso il fondamento della “vita etica”? E che farà, poi, dei perfidi Agostino e Tommaso d’Aquino?

Ma come? Non si continua forse a ripetere maniacalmente che la “teoria gender” non esiste? E dunque? La Giannini vuole censurare ciò che non esiste? C’è qualcosa che non torna, in effetti.
Anche i signori capitalisti dicono, guarda caso, che non esiste alcuna “ideologia capitalista” e che quello da loro propugnato è il modo naturale di essere al mondo dell’uomo. Basta leggere Marx per saperlo. Egli ci ha, in effetti, mostrato come ogni ideologia tenda a negare il proprio carattere ideologico: a presentarsi come naturale-eterna, e non storico-sociale. Il comunismo non è riuscito a realizzare la società senza classi. L’odierno monoteismo del mercato sta invece riuscendo, per ironia della storia, a realizzare la società senza sessi: la società asociale degli atomi unisex interscambiabili, dotati di una sola identità, quella del consumo delle merci e del nichilismo economico. Su questo tema, si veda il libro-inchiesta di Enrica Perucchietti e Gianluca Marletta, “Unisex” (Arianna, 2015).

Chi appoggia l’ideologia gender, lo sappia oppure no, è connivente con questa nuova “mutazione antropologica”, come l’avrebbe chiamata Pasolini.

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