20/09/2015 06:07
BUFERA SULLE FAMIGLIE
I maestri del gender sono già a scuola
Un giorno alla Cattaneo di Roma tra vignette e disegni a
lezione di diversità Mamme perplesse: «Non si può spiegare a un bambino
come cambiare sesso»
«Mamma perché in questo cartello ci sono due uomini e un bambino e
nell’altro invece due donne?». La giornata di educazione alla diversità è
racchiusa nell’ingenua domanda di una bambina di poco più sei anni. La
madre, impacciata, le replica: «Perché anche due donne o due uomini che
si vogliono tanto bene possono dare una casa a bimbi meno fortunati».
Mentre le polemiche divampano, al di qua dei cancelli della scuola Carlo
Cattaneo, i promotori del gender sono già in cattedra ad impartire
lezioni e consigli a professori e genitori su come aiutare il proprio
alunno o figlio a riconoscere e rispettare la diversità. La giornata,
organizzata dall’associazione Scosse e patrocinata dal Comune di Roma, è
fitta di incontri e workshop che occupano quasi tutte le aule
dell’istituto scolastico. È una sorta di celebrazione della diversità,
non solo sessuale ma anche culturale. Si incomincia dalla registrazione,
al fianco c’è un banchetto con in vendita gadget e magliette con spot
contro gli stereotipi della famiglia tradizionale. Lesbiche, gay, trans,
viva la libertà di dichiararsi e lottare per il rispetto e il diritto
alla genitorialità. Quello che si scopre in un sabato caldissimo a
Testaccio è un mondo completamente differente da quello a cui sono
abituate le mura scolastiche. «Siamo visti come promotori di istanze da
scomunica - dice una delle tante organizzatrici -. Eppure lottiamo anche
per chi puntano il dito contro». Il clima è decisamente "radical" e i
tavoli di approfondimento sono divisi per fasce d’età. Si va da 0 ai 18
anni e per ogni periodo infantile o adolescenziale ci sono linguaggi e
disegni differenti: dalle copertine illustrate, con famiglie diverse dai
classici albi per l’infanzia, destinati ai bambini delle scuole materne
ed elementari fino a video tecnici per i quasi maggiorenni. Al primo
piano, nell’aula dedicata ai bambini nei primi 6 anni di vita, si
illustrano giochi del rispetto e di ogni genere, inteso come
identificazione della persona. «Solitamente nei primi 3 anni di vita del
bambino si può stabilire se sia un cisgender - persona a proprio agio
con il genere attribuito alla nascita - o transgender - chi non si sente
rappresentato dal genere di nascita -. Ogni 400 persone ce n’è uno
intersessuale, ossia con cromosoma XXY, dice il relatore del workshop.
Un genitore capisce fin da subito la tendenza sessuale del proprio
figlio: dai giochi preferiti al portamento fino alla parlata. Il nostro
compito, nelle scuole, è aiutare ogni bambino a trovare la propria reale
identità sessuale». Scorrono slide e sulla vignetta in cui una
ragazzina guardandosi allo specchio vede l’immagine di un uomo,
un’insegnante chiede: «E se il bambino o bambina volessero cambiare?»,
«A quel punto si avvierebbe il percorso verso l’intervento chirurgico
per modificare il corpo- risponde il relatore-. Noi siamo qui, con
l’aiuto di medici specializzati, per insegnare che si può cambiare e
occorre avere rispetto per le diversità». Una madre sull’uscio della
porta storce il naso: «Ma come si può spiegare certe cose a un bambino
di sei anni?». Ma i test e questionari da far compilare ad alunni per
cercare la propria sessualità, secondo la teria gender non bastano a
debellare il male degli stereotipi. C’è la letteratura con passaggi
intrisi di omofobia da abbattere, la grammatica da modificare:
assessora, sindaca, avvocatessa e via dicendo. E per chi non riuscisse a
far comprendere l’importanza del rispetto, un laboratorio ad hoc
dimostra come imparare la tecnica di difesa Aikido. Nella giornata di
educazione alla differenza non manca la politica con un incontro sui
diritti. Vi partecipano esponenti di sinistra nelle istituzioni. La
consigliera regionale Marta Bonafoi annuncia che presto in Aula si
discuterà dell’istituzione della cittadinanza di genere. Applaude la
senatrice Valeria Fedeli. Nella pausa pranzo, organizzata in cortile, il
pranzo viene servito dalle donne rom che la regione Lazio sta aiutando
ad emanciparsi con un apposito tavolo istituzionale.
Francesca Pizzolante
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