Italia Login, il nodo politico è: uno Spid nazionale o tanti "locali"?
PA DIGITALE
Per la piattaforma unica
di accesso ai servizi di e-gov occorrerà stabilire fino a che punto la
scelta di uniformare le identità digitali già disponibili di Regioni e
Comuni potrà essere piegata alla "discrezionalità" delle singole PA.
Faro sulla tutela dei dati. L'analisi dell'avvocato Michele Gorga
di Michele Gorga, avvocato
A leggere in questi giorni alcune notizie sullo stato dell’arte di Italia Login si ha la sensazione che si stia facendo disinformazione su che cosa sia veramente Italia Login e il contesto nel quale si collocano le azioni in atto che ne costituiscono i pilastri.
Procedendo nell’ordine ed iniziando dal contesto normativo è il caso di
ricordare che è solo con l’emendamento del febbraio scorso di Stefano Quintarelli che
si è pensato di introdurre in Costituzione, ancora sub giudice
parlamentare e popolare, la modifica all’art.117 lettera r) che assegna
allo Stato la competenza esclusiva sul “coordinamento informatico dei dati, dei processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche”. Coordinamento
i cui contenuti e i cui limiti saranno tutti da definire anche sulla
base di quella che sarà la futura giurisprudenza della Corte
Costituzionale, che ci proietta nel secondo dei problemi ossia quello
del contesto in cui si inserisce Italia login che, come
portale unico di accesso a tutta la Pubblica Amministrazione digitale,
si innesterà nell’attuale giungla digitale della PA che in base ad una
stima, per difetto, del Governo viene quantificata in circa 240 siti
gov.it, in oltre 50mila siti web della PA e in circa 100mila diverse
modalità di accesso per servizi online, offerti dalle singole
amministrazioni che richiedono ai cittadini accessi su base-dati
completamente diverse e a volte incompatibile con quelle previste dai
regolamenti AgID per lo SPID.
Questo è il nodo “politico” da sciogliere per Italia login
e non quello dei tempi e dei fondi perché occorrerà stabilire fino a
che punto la scelta di accreditare le attuali dotazioni delle identità
digitali delle Regioni e di qualche media entità locale, carenti sotto il profilo della tutela della privacy e della certezza delle corrispondenza delle credenziali, potrà essere piegata alla ”discrezionalità”
della scelta amministrativa dell’accreditamento in assenza degli
stringenti requisiti dettati dai regolamenti AgID alle aziende ed enti
di nuovo conio. Inoltre bisognerà contestualmente definire fino a che
punto bisognerà cedere alla ragion di Stato, o meglio della ragion di
spesa sinora fatte dalle Regioni, e che sarà rivendicata dal relativo
apparato burocratico a tutela degli orticelli dei centri di spesa
deresponsabilizzati.
Il voler far pensare che si possa passare subito dal medioevo al
digitale è, invece, un’operazione intellettualmente disonesta laddove la
stessa Strategia Europea per la Crescita Digitale
fissa per gli anni che vanno dal 2014 al 2020 l’attuazione dell’Agenda.
In verità pare che si vogliano negare gli sforzi che si stanno facendo
per Italia Login come portale nazionale dove poter accedere per tutti i servizi di e-government
della PA, sforzi in via di attuazione con le azioni quali: PagoPA; la
fatturazione elettronica; la conservazione della documentazione
dematerializzata, le modifiche al CAD, ANPR, e soprattutto, per quella
in itinere degli accreditamenti per il Sistema Pubblico di Identità
digitale (SPID) che ne è il pilastro fondamentale in quanto rivolto a
fornire a tutti i cittadini un’identità digitale o, come lo definisce il
governo un Pin unico digitale, un’unica chiave di accesso sicura ai
servizi della PA. Ciò richiede però che le cose siano fatte con
professionalità dal gruppo di esperti che è tutto interno a una
struttura importante qual è l’Agenzia per l’Italia digitale, che dell’execution
delle azione previste dall’ Agenda digitale Italiana ne è
trasfigurazione plastica nonostante le carenze di organico e le
criticità nei riconoscimenti.
Certo occorrerà che le Regioni, le Provincie e i circa 8mila Comuni
italiani si attivino per le procedure digitalizzate e quindi, prima che
ciò accada, nel rapporto fra PA e cittadino resta ancora la carta, che è
ciò che il piano Digitale vuole eliminare, ma Roma non fu fatta tutta
in una volta e a girare, anche oggi, per l’Urbe ancora vi sono, e vi
saranno, cantieri e ricostruzioni in atto, così man mano gli enti
provvederanno nel digitale e modelleranno i servizi di Italia Login,
che nell’immediato inizierà con i servizi forniti dai grossi enti già
digitalizzati come l’Inps, l’Inail, l’Agenzia delle Entrate e qualche
Regione.
Resterà comunque aperta la questione “politica” dato che alcune di esse si dichiarano già pronte ad adottare in autonomia carte di autenticazione alternative allo Spid,
com’è per la carta regionale sanitaria, ma ciò potrebbe aprire una
falla nella quale potrebbe inserirsi anche la scuola digitale o la
giustizia digitale ed altro ancora. Questo sì sarebbe un fallimento:
perché sarebbe la negazione dello Spid e tutto tornerebbe come prima se
non si rende obbligatorio e vincolante l’accesso ai servizi della PA
solo tramite lo stesso.
http://www.corrierecomunicazioni.it/pa-digitale/37737_italia-login-il-nodo-politico-e-uno-spid-nazionale-o-tanti-locali.htm
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