la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune.
Produrre, organizzare, trovare soluzioni,
impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST?
Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
giovedì 12 novembre 2015
Un governo che va nei comuni del meridione e cerca di comprarsi i vari sindaci
POLITICA
Strade, collegamenti, carta dei musei l’intesa Decaro-governo sul piano Sud
Susanna Camusso lancia la proposta della Cgil per favorire lo sviluppo del Mezzogiorno La leader sindacale parla al termine di un lungo dibattito organizzato dalla Cgil di Bari
BARI - Una
politica per il Sud, risorse adeguate e infrastrutture sociali oltre
quelle materiali. Susanna Camusso, da Bari, lancia la proposta della
Cgil per favorire lo sviluppo del Mezzogiorno. La leader sindacale parla
al termine di un lungo e polifonico dibattito organizzato dalla Cgil di
Bari, nel ciclo delle iniziative dirette ad invocare progetti per il
lavoro e per il Sud. Parlano le imprese, tra le più attive dell’area
metropolitana barese: Natuzzi, De Bartolomeo, Wind, Merck Serono,
Getrag, Masmec. Parlano le istituzioni: il governo, la Regione, il
Comune, il Tribunale. Parlano le ricerche, quella della sociologa
Letizia Carrera su lavoro e aziende nel barese. Infine arriva il
confronto: prima il sottosegretario Claudio De Vincenti e poi Camusso.
Sono scintille. Il rappresentante del governo evoca il sostegno alle
infrastrutture meridionali nella legge di Stabilità e nel Masterplan per
il Sud: la Napoli-Bari-Taranto, il collo di bottiglia sulla linea
Adriatica, il Frecciarossa allungato fino a Lecce. Richiama le risorse a
disposizione: 95 miliardi nel Masterplan (un terzo sono fondi Ue) e
quelle previste nella legge di Stabilità: 5 miliardi di risorse
comunitarie che, cofinanziate, sviluppano investimenti per 11 miliardi,
quasi tutti al Sud. Infine invita a parlare di «cose concrete e non di
principi». Camusso è tagliente: «Non vorrei che a furia di parlare di
cose concrete e non principi, finiamo per aumentare le diseguaglianze».
Perché è vero che «aumentano i posti a tempo indeterminato, cose
concrete, ma c’è un mondo che va sommergendosi nel precariato».
Camusso non gradisce il modo in cui si va
strutturando il Piano per il Sud: stipula di “patti” con Regioni e
Comuni. «Lo si fa in modo bilaterale - dice la leader Cgil - eludendo la
discussione corale con tutti gli attori istituzionali del Sud».
Inoltre, i fondi Ue, inseriti in Stabilità, «non bastano». Mentre al Sud
occorrerebbero, come suggerito pure dal segretario regionale Cgil Gianni
Forte, sgravi contributivi per le assunzioni e sconti fiscali
«rafforzati» alle imprese. Bisogna riprendere la «produzione industriale
nel Mezzogiorno», dice Camusso, e in questo occorre che il «Sud diventi
laboratorio». Polemizza con De Vincenti anche il governatore Michele
Emiliano. Non lo fa sul palco, ma davanti ai cronisti. Il governatore
insiste col proposito, ripreso da un’idea del pd Sergio Blasi, di far
approdare il gasdotto Tap a Cerano e lì alimentare a gas la centrale
termoelettrica. «Siamo convinti che la soluzione migliore sia quella già
individuata» ribatte il sottosegretario. Ossia Melendugno. Solo il
sindaco di Bari Antonio Decaro si trova in sintonia con l’isolato De
Vincenti. Apprezza l’idea degli accordi con città metropolitane e
Regioni per dare corpo al Masterplan. Per Bari ha già diverse idee in
serbo: farsi finanziare la «camionale» dal porto all’autostrada (179
milioni), collegare l’aeroporto con la statale 96 verso Matera,
completare la statale dei trulli numero 172, aumentare la spesa per il
trasporto pubblico locale («a Bari sono finanziati 10 milioni di
chilometri, a Firenze 19 milioni, in base ad una spesa storica ormai
distorta»). Decaro guarda anche ad iniziative culturali: la «Carta dei
beni culturali» per entrare in tutti i musei dell’Area metropolitana. Il
sigillo lo mette il presidente del Tribunale, Vito Savino, commentando
le iniziative delle istituzioni e del sindacato: «Ritroviamo l’orgoglio
di appartenere all’area metropolitana di Bari».
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