I 6 quesiti del referendum contro le trivellazioni hanno avuto qualche settimana fa l’ok dalla Corte di Cassazione e sostenuti dai consigli regionali della Basilicata, dell’Abruzzo, delle Marche, della Campania, della Puglia, della Sardegna, del Veneto, della Liguria, della Calabria e del Molise. L’idea non piace al Premier Matteo Renzi che ha basato la sua politica energetica proprio sulle trivellazioni off shore nei mari italiani. Renzi con l’aiuto del ministero per lo Sviluppo Economico e il ministero per l’Ambiente, ha già avviato le consultazioni per mettere a punto una contromossa. La soluzione tecnica dovrebbe essere presentata domani 14 dicembre e servirà a fermare i referendum approvati dalla Consulta e su cui si esprimerà il prossimo 13 gennaio 2016.
Probabilmente la prossima mossa del governo Renzi si manifesterà attraverso un qualche emendamento alla Legge di Stabilità ancora in discussione.
I quesiti hanno ora la seguente ufficiale denominazione:
«Primo quesito referendario. Attività di prospezione, ricerca, coltivazione di idrocarburi e stoccaggio sotterraneo di gas naturale. Abrogazione delle norme sull’attribuzione del carattere di interesse strategico, di indifferibilità ed urgenza delle opere relative, nonché del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in esse ricompresi»
«Secondo quesito referendario. Piano ministeriale, previa intesa con la conferenza unificata, per le attività di prospezione, ricerca, coltivazione di idrocarburi e stoccaggio sotterraneo di gas naturale. Abrogazione sia della limitazione dell’intesa alle attività su terraferma, sia della disciplina prevista per la mancata intesa (recante una procedura semplificata per l’esercizio del potere sostitutivo) e per rilascio di titoli abilitativi nelle more di adozione del piano»
«Terzo quesito referendario. Titolo concessorio unico per le attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi. Abrogazione della disciplina della sua prorogabilità»
«Quarto quesito referendario. Autorizzazioni, previa intesa con le Regioni, rilasciate per le opere strumentali allo sfruttamento degli idrocarburi. Abrogazione della disciplina prevista per la mancata intesa e recante una procedura semplificata per l’esercizio del potere sostitutivo»
«Quinto quesito referendario. Mancata intesa con le Regioni sugli atti inerenti alla prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi. Abrogazione della disciplina recante, in tal caso, una procedura semplificata per l’esercizio del potere sostitutivo».
«Sesta richiesta referendaria. Divieto di attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in zone di mare entro dodici miglia marine. Abrogazione della norma di esenzione da tale divieto per i procedimenti concessori in corso al 26 agosto 2010 e per i procedimenti autorizzatori e concessori conseguenti e connessi a titoli abilitativi»
Le ordinanze verranno ora comunicate al Presidente della Repubblica, al Presidente della Corte costituzionale, ai Presidenti delle Camere e notificate entro cinque giorni ai delegati dei dieci consigli regionali proponenti.
Sui quesiti dovrà pronunciarsi ora la Corte costituzionale.
Il referendum ha l’appoggio dunque di 10 Regioni ma anche sul territorio non solo della società civile (Greenpeace e Legambiente e altri) ma anche di alcuni nomi del Pd che conoscono bene le zone.
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