Grecia. E' il momento
- Stathis Kouvelakis

la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
Expo 2015 di Milano, evento mondiale nato per risollevare l’Italia dalla crisi economica, ma che al momento appare soprattutto come una delle più grandi cafonate mai visteArrivare a Expo non è difficile. Lo si può fare in metropolitana o in macchina. I lavori continuano senza sosta, ennesima dimostrazione del fatto che non sono stati finiti in tempo. Di fronte alla fermata della metro le ruspe vanno avanti e indietro. Sui ritardi ci scherzano pure i poliziotti. Prima della biglietteria ci sono i Testimoni di Geova che fanno proselitismo. Le code sono lunghe, estenuanti, non solo all’entrata ma soprattutto nei padiglioni dei paesi ospitanti. A ben guardare, appena entrati, non si capisce cosa sia finito e cosa no. Un esempio: il padiglione della Veneranda Fabbrica del Duomo, con una riproduzione della madonnina, è più che mai minimale. Ma è una scelta o anche questo era in ritardo? Non si saprà mai. In pochi minuti ci si butta nella mischia, padiglione dopo padiglione. C’è un uccello gigante in Repubblica Ceca, incastonato in un’automobile su una piscina. C’è birra a fiumi. Ci sono i ristoranti. Nei padiglioni, se va bene, si trova qualche foto in esposizione, un po’ di cristalli di boemia o una tastiera touch screen. In Sudan ci sono solo collanine e bracciali. E poi i poster, qualche foto, la spiegazione di come si fa il riso, le lezioni sul cioccolato e a quale temperatura va conservato.
Nutrirsi dove si nutre il pianeta, ma portarsi una bottiglietta da casa è meglioNutrire il pianeta, certo. Ma pure nutrirsi di petrolio. Nel padiglione del Turkmenistan sono esposti dei fusti di benzina e si celebra il presidente Gurbanguly Berdimuhamedow, a cavallo, di profilo, in versione saluto gigante. Il Padiglione Italia è senza dubbio quello più bello dal punto di vista architettonico. Ma a fare da contraltare sono i padiglioni regionali, sporchi e non finiti. In Calabria si parla di luglio, mentre in Sicilia gli operai al lavoro non sanno quando riusciranno a renderlo presentabile: cola l’acqua dai muri e c’è degrado ovunque. Che dire poi del padiglione del Qatar, sfarzoso e mastodontico, o di quello belga, dove si offrono birra e patatine. Chi va a Expo ci va per ingrassare e scoprire in che modo si ingrassa. Il padiglione della Birra Moretti è tra i più frequentati anche perché una pinta costa 3 euro, prezzo più che accessibile. Del resto nel padiglione brasiliano un caffè costa due euro, mentre un succo di pompelmo, marca italiana, arriva a toccare i 5 euro. L'acqua costa 4 euro. Nutrirsi dove si nutre il pianeta va bene, ma portarsi una bottiglietta da casa è meglio.
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Ulivi malati nel Salento |
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Oro verde |