giu 26, 2015
Lui non alza la voce, non ne ha
bisogno: ogni parola che pronuncia è una sferzata che lascia il segno. Papa
Francesco ci ha abituati, fin dalla sua elezione, il 13 marzo 2013, a parlare
chiaro, senza giri di parole. Ma le sue frasi, misurate e scandite, non sono
per questo meno potenti quando fa valere la voce del Vangelo sulle meschine
vicende umane. Il Papa è arrabbiato e non lo nasconde. Che sia dal balcone di
Piazza San Pietro o dal pulpito di Santa Marta, dove celebra la messa tutte le
mattine, non perde occasione per strigliare i potenti a causa delle loro
malefatte.
Guarda vicino a sé, Bergoglio, quando
si scaglia contro la corruzione. Il pensiero va immediatamente al marciume
scoperto dall’inchiesta denominata Mafia Capitale. «Le gravi vicende di
corruzione emerse di recente richiedono una seria e consapevole conversione, un
rinnovato impegno per costruire una città più giusta e solidale», aveva
scandito lo scorso dicembre. Parole non comprese appieno, secondo lui, visto
che, qualche giorno fa, è tornato sull’argomento con maggior forza.
«La nostra città deve rinascere
moralmente e spiritualmente. La corruzione è ruggine che ci corrode. Alla fine
le ricchezze non danno la sicurezza per sempre. Anzi ti portano giù nella tua
dignità. Essere amministratori onesti del bene comune può renderci santi. Ma
non è facile. E come giocare col fuoco: non è facile diventare un onesto
amministratore, perché sempre c’è la tentazione della cupidigia, del diventare
importante. No alla corruzione, tanto diffusa che sembra essere un
atteggiamento, un comportamento normale. Un “no” non a parole, ma con i fatti:
no alle collusioni mafiose, alle truffe, alle tangenti e cose del genere». A
Roma c’è da preparare un Giubileo straordinario (dall’8 dicembre 2015 al 20
novembre 2016) che porta con sé, inevitabilmente, un giro d’affari milionario:
il Papa non scherza. E, infatti, il suo appello anticorruzione ha radici
lontane. Già a marzo 2014, quando, dopo molte insistenze, Francesco aveva
acconsentito a celebrare una messa speciale per i parlamentari italiani, la
predica era stata di fuoco: «No alla corruzione, agli interessi di partito e ai
“dottori del dovere” e ai “sepolcri imbiancati”», diceva in faccia ai 492
onorevoli accorsi ad ascoltarlo (o a farsi vedere?). «E tanto difficile che un
corrotto riesca a tornare indietro. Il peccatore, sì, perché il Signore è
misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto è fissato nelle sue cose».
Ora, però, Bergoglio deve guardare
anche in casa propria. Le intercettazione emerse la settimana scorsa
riguardanti 30 milioni di euro destinati dalla Legge di stabilità del Governo
all’Ospedale Bambin Gesù e distratti da un cardinale e da un manager verso un
altra struttura di proprietà di una congregazione cattolica, «senza dirlo al
Papa», spalancano la porta alla corruzione anche in Vaticano.
Francesco non sta in silenzio, ma, come
sempre, guarda dritto. O meglio, guarda ai poveri e agli emarginati. Che oggi
sono anche i lavoratori, in Italia come in tutto il mondo. Non è un caso che
proprio a Torino, davanti alFamministra-tore delegato (Sergio Marchionne) di
quella che era la fabbrica simbolo dell’Italia, quella Fiat che oggi si chiama
Fca, abbia usato parole di fuoco su questo tema: «Il lavoro non è necessario
solo per l’economia, ma per la persona umana, per la sua dignità, per la sua
cittadinanza e per l’inclusione sociale», ha detto durante la vista ufficiale
alla città, in occasione dell’ostensione della Sindone. «Oggi il lavoro manca,
sono aumentate le disuguaglianze economiche e sociali, tante persone si sono
impoverite e hanno problemi con la casa, la salute, l’istruzione e altri beni
primari». Si è rivolto ai giovani disoccupati, alle persone in cassa
integrazione o precarie e a tutti i lavoratori: «In questa situazione, che è
globale e complessa, non si può soltanto aspettare la ripresa. Il lavoro è
fondamentale. Ci vuole coraggio».
Ed è parlando delle tragedie dei
migranti, guardando dritto negli occhi i fedeli e i non credenti, che la rabbia
di Francesco si è fatta sentire: «Fa piangere vedere lo spettacolo di questi
giorni, in cui esseri umani vengono trattati come merce. Siamo chiamati a
ribadire il “no” a un’economia dello scarto, che chiede di rassegnarsi
all’esclusione di coloro che vivono in povertà assoluta». Ma non solo. «Siamo
una società che ha dimenticato l’esperienza del piangere. Gli immigrati morti
in mare, da quelle barche che invece di essere una via di speranza sono state
una via di morte, sono una spina nel cuore che porta sofferenza. Dobbiamo
risvegliare le nostre coscienze perché ciò che è accaduto non si ripeta», aveva
detto a Lampedusa all’indomani dell’ennesima immane tragedia in mare. Fino
all’affondo finale delle ultime settimane. «Chiediamo tutti perdono per le istituzioni
e le persone che chiudono le porte a gente che cerca aiuto e spera di essere
custodita», ha predicato, evitando di commentare le frasi polemi che di alcuni
politici, tra cui il leader della Lega Matteo Salvini, riferite alle sue
posizioni sull’accoglienza.
La dimensione sociale di questo
Francesco, enfatizzata dalla scelta di dedicare un’intera enciclica
all’ambiente , non ha fatto dimenticare al Papa della Chiesa Cattolica le
questioni inerenti alla religione. Anche qui Bergoglio ama parlare molto
chiaro. Lo ha fatto parlando dei costosi procedimenti della Sacra Rota per gli
annullamenti («I sacramenti sono gratuiti. E un processo matrimoniale tocca il
sacramento del matrimonio. Quanto vorrei che tutti i processi fossero
gratuiti»), o mettendo in guardia i confratelli vescovi dal cercare «l’appoggio
di quelli che hanno potere in questo mondo e lasciarsi ingannare dall’orgoglio
che cerca gratificazioni e riconoscimenti». O ancora quando si scaglia contro
«la religione soft». In tanti hanno letto nella frase: «Ma dove sono i veggenti
che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio? E
vivono di questo. Questa non è identità cristiana. La Madonna non è un capo
ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni», pronunciata durante
un’omelia a Santa Marta, un riferimento critico alle apparizioni mariane di
Medjugorje. C’è chi lo vede come un eroico rivoluzionario, ma forse, questo
Francesco, venuto dall’altra parte del mondo, è solo un pastore di anime che ha
fatto della Giustizia e della Misericordia la sua vita. Che poi, è quello che
c’è scritto nel Vangelo.
Un ultimo pensiero: chi lo ama teme per
lui. Ma chi non lo ama deve ricordare sempre che il Papa ha dalla sua parte
miliardi di persone, cattoliche e no. Se lo ricordino.