L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 18 luglio 2015

Voi euroimbecilli, avete perso! è solo una lunga agonia

Germania vota si, ma continua a spingere per Grexit

WSI | Pubblicato il 17 luglio 2015

Tagliare debito creerebbe precedente. Spagna, Italia e Francia pretenderebbero stesso trattamento e banche farebbero crac. Meglio cacciare Atene.



Tra due anni, quando i soldi del piano di aiuti da 86 miliardi di euro finiranno, potremmo ritrovarci qui parlare di Grexit.


BERLINO (WSI) - Dopo il si dell'Austria arriva anche la luce verde del parlamento tedesco all'apertura dei negoziati per il nuovo piano di aiuti multi miliardari alla Grecia, in cui il suo stesso ministro delle Finanze non crede e che la maggior parte degli analisti ritiene un possibile fallimento.

Il Bundestag ha dato alla sua Cancelliera mandato negoziale per il terzo pacchetto di aiuti alla Grecia con 539 voti a favore, 119 contrari e 40 astenuti. I votanti sono stati 598. Il si era dato per scontato malgrado la crescente opposizione all'interno della maggioranza.

Wolfgang Schaeuble continua a dire che preferisce la soluzione Grexit. Cerchiamo di capirne le ragioni. Dal punto di vista di Berlino, i contribuenti tedesci hanno già fatto troppi sacrifici per salvare Atene. I cittadini dei paesi virtuosi dell'area euro hanno più di un valido motivo per essere preoccupati.

Come osserva Gideon Rachman sul Sole 24 Ore, "al momento dell'adesione all'euro era stato detto loro che il Trattato che istituiva la moneta unica prevedeva una clausola di "no bail-out" e questo per rassicurare i contribuenti che non avrebbero mai dovuto pagare i conti di altri paesi dell'Eurozona".

Inoltre non è come se la Grecia si appresti a ricevere aiuti per la prima volta. Nel recente passato ha ottenuto due piani di salvataggio e anche altre concessioni. Nel 2012 i creditori privati hanno accordato una rivalutazione del valore nominale del debito ellenico (il cosiddetto 'haircut') nonché un allungamento delle scadenze non da poco.

Il vero problema è che i prestiti sono stati offerti in cambio delle politiche sbagliate di riforma, in nome di una austerity cieca che ha lacerato il tessuto sociale greco.

La Germania non vuole ridurre il debito greco come chiedono Fmi e Bce, perché creerebbe un pericoloso precedente e aprirebbe la strada a perdoni anche per Spagna, Italia e persino la Francia.

Sono tutti paesi che hanno livelli di debito in costante crescita da quando l'Europa ha rischiato di collassare nel 2012. Il rapporto debito Pil spagnolo è salito dal 69% al 98%, quello italiano dal 116% al 132%. In Francia è aumentato dall'85% al 95%.

Tale andamento spiega come mai Schauble e i falchi tedeschi continuino a preferire un'uscita temporanea della Grecia dall'Eurozona piuttosto che iniziare a graziare i passivi dei paesi più indebitati dell'unione.

Il mercato del debito ellenico nel suo complesso è pari a circa 345 miliardi di euro, niente in confronto ai 1.000 dollari di debito spagnolo in circolazione o ai 2.600 miliardi dell'italia.

Visto che i bond sono legati ad altre attività di trading e a strumenti finanziari derivati, una svalutazione nominale del debito o un periodo di grazia di tali somme rischierebbero di scatenare un fallimento sistemico del settore finanziario in Europa.

Le banche Ue non potrebbero mai sostenere una perdita di valore simile dei propri asset. Il problema sta tutto lì, nell'esposizione delle grandi banche 'too-big-to-fail' ai derivati. A proposito di banche, quelle elleniche hanno ricevuto ieri una buona notizia, con la Bce che ha alzato il tetto dei fondi di emergenza di 900 milioni, a 89,9 miliardi. Ciononostante il ministero delle Finanze ha fatto sapere che non apriranno lunedì prossimo come promesso.

Ipek Ozkardeskaya di London Capital Group sottolinea come il mercato sia scettico nei confronti del piano di salvataggio che finirà per essere avviato. "È troppo rigido per alimentare la crescita in Grecia". Per ancora un paio di anni il governo potrà sopravvivere finanziariamente, ma "senza un significativo sostegno finanziario anche per gli investimenti, una volta che quei soldi saranno finiti saremo nuovamente qui a discutere l'ipotesi di Grexit".

Tornando alla stretta attualità, dopo che il Bundestag darà il mandato a Angela Merkel per trattare un nuovo piano di salvataggio alla Grecia, saranno i parlamenti di Finlandia, Olanda, Slovenia, Estonia ed Austria a dover accettare che i loro ministri avviino i negoziati su un nuovo piano.

I ministri Ue delle Finanze potranno a quel punto incominciare i colloqui con la Grecia. Una volta trovato l'accordo il parlamento tedesco deve firmarlo e anche Atene deve ufficialmente accettare. Non va dimenticato che il piano non piace a nessuna delle parti politiche coinvolte.

Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha detto di attendersi che un accordo sull'alleggerimento del debito della Grecia faccia parte del nuovo piano di aiuti che ci si appresta a negoziare. "Il Fondo monetario internazionale ha chiesto un alleggerimento del debito - ha notato durante una conferenza stampa a Bruxelles - e nella dichiarazione dei leader dell'area euro di lunedì scorso si auspica che che il Fmi faccia parte di un nuovo programma".

http://www.wallstreetitalia.com/article/1821095/eurozona/germania-al-voto-ma-continua-a-spingere-per-grexit.aspx

Tav, sperperi di denaro pubblico, amministratori incapaci e corrotti, nessuna visione paese, vanno avanti alla rinfusa, devono essere estirpati

Tav procede verso un binario morto?

Comuni fuori dagli Osservatori di Stato, Ministeri che bloccano, popolazioni in subbuglio, Cipe che non paga e talpe che non funzionano. Addio al Tav ?


di Valsusareport.
La talpa Gea a Chiomonte in Valsusa è ferma da più di quindici giorni, dopo una prima fase di roccia il terreno frana, tutto è fermo non si scava più, urge un consolidamento della volta proprio nel primo tratto in discesa, l’imprevisto che limita il lento andare. A Firenze, la talpa era sbagliata bisogna montarne un’altra, il cantiere più grosso  degli ultimi tempi sul Tav a Firenze subisce un altro stop. Dopo l’arresto e rinvio a giudizio dell’ex Capo della Struttura di Missione del Ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza, le mancate autorizzazioni VIA, risultate dell’operazione Sistema, ora a Campo di Marte, Condotte SpA annuncia che sarebbe in costruzione una nuova talpa dato che quella presente non sarebbe mai stata in grado di scavare i tunnel del Tav a causa di gravi difetti costruttivi – soldi pubblici che se ne vanno e arresto dei cantieri.
Non va bene neanche nel famoso corridoio cinque, il Ministero dell’Ambiente blocca la tratta Tav Brescia-Verona. Cepav2 consorzio a guida Eni, deve rispettare ventidue prescrizioni da vari enti che fino ad oggi non ha considerato. Il Cipe non sboccherà i fondi, il  rischio è la mancata erogazione di soldi pubblici per il percorso. La direzione generale per la “Valutazione Ambientale” guidata nel suo dicastero da Gian Luca Galletti, nel rispetto dei Comuni e Regione, non accoglie le richieste per tutela negli ambiti del Parco Naturale, delle Aziende Agricole,  durata lavori e rischi di incidente con industrie interessate da interferenze. Tutto fermo sino all’approvazione del progetto definitivo a cui dovrà seguire quello esecutivo.
Il Tav non sa da fare!, diventa visibile ogni giorno agli occhi attenti dei tassati, diventa sempre di più la grande opera inutile e imposta spiegata dal forum contro questi lavori, appunto il GOII che si sta tenendo in questo fine settimana a Bagnaria Arsa in provincia di Udine. Veramente un fallimento su tutta la linea.

Scuola, caos organizzato dal governo pasticcione ed incapace

Riforma della scuola, ultime notizie: assunzioni ma tagli ATA, sarà battaglia legale

Novità sulla riforma della scuola: le notizie di oggi vertono sui tagli al personale ATA e i ricorsi all'orizzonte.

Si continua a discutere sulla riforma della scuola, le ultime notizie su assunzioni, tagli e ricorsi continuano a infiammare il popolo della scuola. I problemi per l'anno scolastico 2015-2016 non mancano davvero: previsto un taglio di 2020 posti per personale ATA, soprattutto bidelli, nonostante il numero degli alunni non sia in calo, ci vorrà tempo con le nuove assunzioni nella scuola per "sistemare" l'organico potenziato, intanto preoccupa anche la carenza di presidi. E intanto l'Anief annuncia una valanga di ricorsi contro la riforma della scuola di Renzi, che interesseranno un numero veramente elevato di soggetti. Vediamo la situazione nel dettaglio.
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Ultime sulla riforma della scuola, notizie sui tagli agli ATA, le assunzioni e i presidi

Secondo le ultime notizie dopo la riforma della scuola si preannuncia un inizio di anno scolastico a dir poco caotico: anzitutto avremo il taglio di oltre 2mila posti per il personale ATA, dato che il ministero presieduto dalla Giannini ha disposto un organico di 628 mila soggetti (anziché i 630 mila dell'anno precedente). Il numero degli alunni non cambia e il risultato, soprattutto in regioni già in difficoltà quanto a personale scolastico, sarà di minor controllo e sicurezza a scuola fuori dalla classe.
Non solo, dopo la riforma della scuola e con il taglio ministeriale di 480 cattedre, in Lombardia si arriverà, con ogni probabilità, ad avere più alunni per classe. Dopo arriverà dle nuovo personale, ma intanto le lezioni inizieranno con delle classi-pollaio già definite.
Sul fronte presidi, aspetto criticatissimo della riforma, ci si ritrova con 1700 figure in meno tra pensionamenti e sedi vacanti. Inoltre con la Legge di Stabilità è stato cancellato l'esonero e il semiesonero per i vicari e in molte scuole si dovrà andare avanti con un preside reggente che ha già un'altra scuola sulle spalle e un vicario senza esonero, quindi in una situazione tutt'altro che semplice. In tantissime scuole, inoltre, si avrà un preside senza però un vicario esonerato dalle lezioni. È vero che con le nuove assunzioni nella scuola si avrà poi la possibilità di reperire un vicario esonerato grazie al nuovo personale, ma questo non avverrà prima di novembre, e secondo alcuni le operazioni per la nomina dei nuovi soggetti potrebbero andare avanti fino a gennaio 2016. La scuola pubblica, ancora una volta, si prepara a iniziare un anno scolastico nella più grande confusione.

Ricorsi contro la riforma della scuola 2015-2016: l'Anief prepara la battaglia, ecco chi sono i soggetti interessati

Dal canto suo l'Anief annuncia tantissimi ricorsi contro la riforma della scuola 2015-2016 di Renzi. Riassumendo il sindacato ricorrerà contro la chiamata diretta dei docenti dagli albi territoriali - in Italia esiste un precedente in Lombardia e la Consulta aveva bocciato la possibilità ora "istituzionalizzata" dal governo di Matteo Renzi. Vi saranno ricorsi per i precari con 36 mesi non stabilizzati, ricorsi per gli abilitati dopo il 2011 con PAS, TFA, corsi all'estero. Si porterà in tribunale il mancato reintegro dell'indennità vacanza contrattuale, sugli stipendi legati a un contratto ormai fermo da tempo.
E ancora, l'Anief ricorrerà per il recupero degli scatti di stipendio e l'assegnazione provvisoria immediato e si batterà anche contro le assunzioni nella scuola di fatto posticipate al 2016-2017, in molti casi fuori dalla regione di appartenenza del soggetto. Questo è solo un sunto dello schema dei ricorsi: per i tantissimi potenzialmente interessati suggeriamo di consultare il comunicato completo su Anief.org. 

Mobilità sostenibile, sono bugie delle regioni, del ministero dei Trasporti


Treni

Ferrovie e disagi, Ceccarelli: "Il Ministero ci dica se si può andare avanti così"


Immagine articolo - Il sito d'Italia
"Ieri (mercoledì, ndr) l'emergenza per un incendio provocato dal passaggio di un treno merci estero, secondo quanto comunicato da Trenitalia, con ripercussioni su ben 73 treni regionali e no.
Oggi (ieri, ndr) nella tratta Rovezzano-Campo di Marte, l'abbattimento della linea aerea di contatto. Tutto questo è inaccettabile. E' arrivato il momento che il Ministero dei trasporti, che ha competenza ispettiva, ci dica se le condizioni di manutenzione della rete ferroviaria e il personale in servizio per la manutenzione e la gestione del servizio, anche in tempo di ferie, sono tali da consentire il normale esercizio ferroviario". L'assessore a trasporti e infrastrutture, Vincenzo Ceccarelli, interviene duramente sulla situazione che ha creato forti disagi a molti pendolari toscani.
"La Regione – continua - fa tutto quanto è nelle sue possibilità, monitorando, sulla base delle informazioni ricevute, in questi giorni in modo non costante e adeguato rispetto al protocollo sottoscritto con Trenitalia e Rfi, ma può solo applicare sanzioni e penali previste dalla legge o dai contratti. Vorrei sgomberare il campo da ogni possibile dubbio – insiste Ceccarelli -: la Regione è perfettamente consapevole dei disagi che in questi giorni deve sopportare una parte dell'utenza del servizio ferroviario regionale. I nostri ispettori fanno centinaia di controlli, leggiamo decine di e-mail che provengono dagli utenti, riceviamo report dai gestori del servizio. Tutto questo, però, non ci consente di sostituirci ai soggetti che devono garantire i servizi. E' evidente che ci sono gravi carenze in una quota parte del materiale rotabile che Trenitalia utilizza per i servizi, con particolare riferimento ai treni che pro vengono dall'Umbria e che non sono di nostra competenza. Continuiamo – conclude l'assessore - a chiedere ai gestori che spieghino pubblicamente quanto sta accadendo e che producano uno sforzo straordinario per porre rimedio alla situazione creatasi e attendiamo chiarimenti inequivoci e rassicurazioni dagli organi competenti".

http://www.ilsitodifirenze.it/content/257-ferrovie-e-disagi-ceccarelli-il-ministero-ci-dica-se-si-pu%C3%B2-andare-avanti-cos%C3%AC

Napolitano troppi guasti ci ha fatto e continua con arroganza e presunzione

Napolitano, Re Giorgio è tornato e mette in riga Renzi

Napolitano, Re Giorgio è tornato e mette in riga Renzi
Politica
“Non bisogna disfare la tela”, ordina Giorgio Napolitano in merito alla riforma del Senato e subito il Corriere della Sera osserva che “parole così allarmate non si ascoltavano da tempo”. Da quando, aggiungiamo noi, l’ex presidente sedeva al Quirinale e interveniva a suo piacimento sui premier da lui nominati e mai eletti (Monti, Letta, Renzi), mettendoli in riga con il piglio del sovrano assoluto. Il tonante monito lanciato mercoledì in commissione Affari Costituzionali di palazzo Madama, pone due problemi non indifferenti. Il primo riguarda direttamente Matteo Renzi a cui il risorto Re Giorgio dice di non azzardarsi a concordare con la minoranza Pd il ripristino dell’elettività del nuovo Senato. Che resti perciò il dopolavoro per nominati bolliti, ideato a suo tempo dai legulei del Colle. E se dovessero mancare i numeri per l’approvazione della porcata, si ricorra pure al soccorso della banda Verdini: questo il monito non lo dice ma neppure lo esclude. Secondo problema: Mattarella. Il cui mutismo assoluto, e in particolare su tutto ciò che faceva debordare il suo predecessore, è scelta da rispettare. Ma può continuare a tacere se il presidente emerito ingiunge cosa fare e non fare sulle istituzioni, come se al Quirinale ci fosse ancora lui? Non è, in fondo, la stessa arroganza del premier che convinto di non essere ascoltato voleva fare eleggere lassù “un incapace”? Esiste la parola basta?
il Fatto Quotidiano, 17 luglio 2015

5G LTE mentre per far decollare il 4G in Italia, le aziende devono abbassare i prezzi

ZTE e KT siglano una partnership strategica sulla tecnologia 5G in Corea

ZTE e KT lanceranno un testbed 5G a in Seul nell’ottica di una collaborazione mirata al progresso della standardizzazione globale della tecnologia 5G e allo sviluppo dell’ecosistema del settore
ZTE and KT Sign Strategic Partnership on 5G in Korea (Photo: Business Wire)

SHANGHAI--()--ZTE Corporation (0763.HK / 000063.SZ), produttore internazionale di apparati di telecomunicazioni e soluzioni tecnologiche dedicati all'internet mobile per le imprese e i consumatori, ha stipulato con KT Corporation un accordo di cooperazione strategica nel quadro delle ricerche e della commercializzazione sulla tecnologia 5G.
“ZTE è impegnato ad aiutare gli operatori a passare alla tecnologia 5G e l’accordo siglato con un partner solido come KT rafforzerà le nostre capacità fondamentali”
In base ai termini del protocollo d’intesa siglato, ZTE e KT si impegnano a realizzare a Seul un banco di prova, o testbed, dedicato alla tecnologia 5G e a sviluppare, presentare e progettare l’architettura della futura rete 5G sulla base delle prove condotte. La partnership nata tra ZTE e KT, annunciata nel corso del Mobile World Congress Shanghai, contribuirà al progresso della standardizzazione di questa tecnologia e allo sviluppo globale dell’ecosistema del settore.
La ricerca sulla tecnologia 5G è fondamentale per la strategia di ZTE, che punta a diventare leader globale nello sviluppo di questa tecnologia di rete di prossima generazione. ZTE è stato il primo fornitore a proporre il concetto di ‘pre5G’ a giugno del 2014 e a lanciare, in occasione del MWC di Barcellona nel mese di marzo 2015, una stazione base pre5G che integra BBU (BaseBand Unit) e RRU (Remote Radio Unit).
La stazione base pre5G di ZTE, progettata in base al nuovo concetto ‘ZTE Paper’, permette di quadruplicare l’efficienza dello spettro grazie alla tecnologia Massive MIMO e vanta un design elegante e sofisticato, oltre ad aver già soddisfatto diversi requisiti pre-commerciali. Il produttore cinese ha in programma il lancio di altre importanti soluzioni tecnologiche pre5G come UDN (Ultra-Dense Networks) e MUSA (Multi-User Shared Access).
“ZTE è impegnato ad aiutare gli operatori a passare alla tecnologia 5G e l’accordo siglato con un partner solido come KT rafforzerà le nostre capacità fondamentali”, ha affermato Xu Huijun, vicepresidente senior di ZTE. “La nostra azienda vanta una lunghissima esperienza nello sviluppo tecnologico e nell’evoluzione delle reti. Riteniamo che la tecnologia pre5G risponda meglio ai requisiti pratici di uno sviluppo delle reti perfettamente integrato”.
Da tempo il governo sudcoreano utilizza le tecnologie di comunicazione come strumento essenziale per un’economia creativa, e valuta l’ICT come uno dei settori portanti della strategia nazionale. La Corea è stata tra i primi paesi a offrire servizi 3G e 4G. Uno studio del fornitore di servizi CDN globale Akamai riporta che la Corea del Sud dispone della rete Internet più veloce e della maggior copertura con larga banda e LTE, oltre ad aver utilizzato per la prima volta le tecnologie LTE e LTE-A in ambito commerciale.
Tre importanti operatori sudcoreani hanno annunciato i propri piani di implementazione nell’obiettivo di assumere un ruolo guida nello sviluppo della tecnologia 5G. Nell’ambito della strategia mirata a diventare leader nel settore della ricerca sulla tecnologia 5G e sulla sua standardizzazione, KT prevede di lanciare reti 5G commerciali alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang del 2018. Le soluzioni pre5G di ZTE utilizzano parte della tecnologia 5G direttamente su reti 4G e offre agli utenti un’esperienza analoga a quella ottenibile con il 5G, ma su terminali 4G, senza modificare lo standard dell’interfaccia aerea.
I prodotti Massive MIMO pre5G di ZTE hanno ottenuto numerosi riconoscimenti. A marzo ZTE si è aggiudicata i premi 2014 Innovative Solution e Fastest Market Development assegnati dalla Global TD-LTE Initiative (GTI) a Barcellona. A maggio ZTE e China Telecom hanno ottenuto il riconoscimento Wireless Network Infrastructure Innovation per i prodotti pre5G nel corso della cerimonia del Global Telecom Business (GTB) Innovation Awards 2014.
Nel mese di giugno a ZTE è stato assegnato il riconoscimento 2015 Global Technology Innovation per le reti 5G assegnato da Frost & Sullivan, una delle principali società di consulenza mondiali, per le performance e i risultati straordinari conseguiti da ZTE nell’innovazione tecnologica del 5G e a riconoscimento della sua posizione di leadership nel settore. 

Una porcata dopo l'altra, governo e il corrotto Pd al servizio di interessi privati, un'accozzaglia di melma uniti da soldi e potere

Vado Ligure: gli affari sporchi della centrale di De Benedetti

Aggiunto da Francesco Meneguzzo il 16 luglio 2015.
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Prima pagina del documento conclusivo delle indagini preliminari

Roma, 16 lug – “Se si volesse fare una cosa pulita… questa pulita non potrà mai essere, meno sporca … Abbiamo una porcata da fare in trenta minuti, scritta da loro, dallo Sviluppo Economico… mi sento le mani lorde di sangue: a parlare sono i funzionari del Ministero dell’Ambiente Giuseppe Lo Presti e Antonio Milillo (non indagati) e questo probabilmente è lo spezzone più agghiacciante delle intercettazioni ambientali che il Noe dei Carabinieri ha eseguito presso alcuni uffici dello stesso Ministero in relazione all’indagine sul disastro ambientale e sanitario provocato dalla centrale elettrica a carbone di Vado Ligure, in provincia di Savona, partecipata in maggioranza da Gdf Suez e Sorgenia della famiglia De Benedetti, con Iren e Hera quali soci minori.
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Carlo De Benedetti, capostipite della famiglia proprietaria di Sorgenia
Si ricorderà, per averne trattato ampiamente a suo tempo su queste colonne, che la procura di Savona addebitava alla negligente conduzione della centrale almeno 442 morti premature tra il 2000 e il 2007, che tale numero – come oggi pare confermato – doveva essere una forte sottostima rispetto alle migliaia di decessi direttamente determinati dalle emissioni incontrollate e fuorilegge. La centrale fu poi chiusa per ordine della stessa procura savonese il 12 marzo 2014.
Milano presentazione partenza Giro D'Italia 2015 dalla Liguria
Claudio Burlando, ex presidente della Regione Liguria
Le indagini preliminari venivano poi concluse il 17 giugno scorso, risultandone 86 indagati tra dirigenti, amministratori pubblici e ministeriali, in base a sei capi d’imputazione tra cui disastro ambientale colposo e abuso d’ufficio, in cui spiccano i nomi dell’intera giunta regionale ligure a quel tempo presieduta dal Pd Claudio Burlando – incluso lo stesso presidente – degli assessori della provincia di Savona, di funzionari e membri di commissione del Ministero dell’Ambiente.
L’accusa di omicidio colposo plurimo è stata inoltre contestata ad alcuni dirigenti e ad alcuni amministratori e funzionari locali per aver permesso, tra il 2000 e il 2007, una gestione della centrale che ha provocato un “numero di vittime accertato in modo conservativo non inferiore a 427”.
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Claudio De Vincenti, ex viceministro allo Sviluppo Economico e attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio
Il quadro più completo che è emerso negli ultimi giorni, però, porta la storia su un altro e ben più preoccupante livello, delineando un sistema di complicità politiche, articolato ed esteso fino ai più alti livelli governativi, finalizzato ad aggirare le prescrizioni ambientali e sanitarie e consentire ai soci della centrale assassina di continuare a spartirsi gli esorbitanti utili – quasi un miliardo di euro - fino alla chiusura giudiziale.
Secondo le carte dell’inchiesta, a livello regionale l’allora governatore ligure Claudio Burlando tentò di smontare a colpi di contro-perizie i rapporti commissionati dalla procura di Savona, in particolare le conclusioni epidemiologiche, senza per altro riuscirvi.
È tuttavia a livello ministeriale e governativo che si è tentata la partita decisiva. Dall’inchiesta risulta che l’allora viceministro dello Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, anch’esso del  Pd e comunque non indagato, dal 10 aprile di quest’anno promosso al ruolo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – praticamente braccio destro di Matteo Renzi – si adoperò per suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare le prescrizioni ambientali, questione sulla quale lo stesso avvocato difensore dell’azienda, l’ex ministro della Giustizia Paola Severino, risulta aver avuto un incontro con il diretto superiore del De Vincenti, ossia con il ministro Federica Guidi in persona.
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Paola Severino, ex ministro della giustizia e attualmente avvocato della Tirreno Power
Tanto che, a quanto risulta, una bozza di norma tesa ad aggirare le prescrizioni ambientali fu davvero redatta nelle stanze del Ministero dello Sviluppo Economico, che al Ministero dell’Ambiente avrebbero dovuto approvare senza tante storie.
È così che si torna alle incredibili frasi intercettate e riportate all’inizio di questo articolo, pronunciate al Ministero dell’Ambiente e chiaramente riferite alla norma che poi non è mai stata approvata, ma sulla quale devono essersi spesi in tanti e con grande impegno: “Cerchiamo di fare una porcataafferma un dirigente ministerialeche almeno sia leggibile”.
FEDERICA GUIDI
Federica Guidi, ministro dello sviluppo economico
Ma Claudio De Vincenti – secondo le indagini – si sarebbe spinto anche oltre, fino a cercare il modo di chiedere al Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) un’azione disciplinare contro il Pm Francantonio Granero della procura di Savona, che ha svolto le indagini preliminari insieme a Chiara Maria Paolucci, in un crescendo inverosimile di responsabilità politica e morale.
Una regione, una provincia, due comuni, due grandi ministeri come truppe – stipendiate dai cittadini  – schierate per la strenua difesa degli interessi di un’azienda privata, e oggettivamente di una famiglia influente il cui capostipite, Carlo De Benedetti, si fregia del titolo di tessera numero uno del Partito Democratico.
Francesco Meneguzzo

gli euroimbecilli al governo vogliono aumentare il gettito-rapina prodotta dalle tasse


Ma la pressione fiscale, in Italia, è ormai insostenibile

Legge di stabilità: il Governo sta cercando 20 miliardi. A chi prenderli?

di Camillo Cipriani -  


Ministero economia e  finanze
Ministero economia e finanze

Tra le falle che in parte sono state aperte dalle varie sentenze della Corte Costituzionale (Pensioni e blocco del contratto agli statali) e l’eredità delle ultime due leggi di Stabilità, il governo ha la necessità di trovare 20 miliardi per la prossima manovra. Con l’ovvio rischio di un ulteriore innalzamento della pressione fiscale causa l’applicazione delle clausole di salvaguardia e il rischio di nuovi tagli. Sarebbe intollerabile, visto che l’Italia è il Paese in cui le tasse, sia a livello nazionale che locale, stanno opprimendo cittadini e aziende in maniera ormai del tutto insostenibile. Pena il blocco della crescita e dello sviluppo.
STATALI – E’ necessario trovare 2 miliardi di euro come conseguenza dell’ultima sentenza della Corte che ha dichiarato incostituzionale il blocco dei contratti del pubblico impiego. Va fatto il nuovo contratto, e con ogni probabilità andranno trovati anche fondi per gli ultimi mesi 2015 per risarcire i dipendenti pubblici con l’indennità di vacanza contrattuale (qualche centinaio di milioni di euro).
PENSIONI – Dopo aver “risarcito” i pensionati per un valore intorno al 15% del dovuto – conseguenza della sentenza della Consulta sull’illegittimità della de-indicizzazione delle pensioni – in coda ci sono ancora circa 700 milioni da restituire ai legittimi proprietari, più l’adeguamento 2016.
DEFICIT/PIL – Il rapporto deve essere mantenuto entro i limiti fissati dall’Europa, ma per far questo occorre reperire altri 3 miliardi , che vanno ad aggiungersi a quelli già previsti nella manovra necessaria per fare scendere, secondo cronoprogramma, il rapporto deficit/Pil di almeno 0,8 punti. Qui si innesta il discorso relativo alla crescita prevista: il governo prevedeva che il Pil crescesse dallo 0,7% all’1,4%, ipotizzando di reperire ‘solo 1,6 miliardi di euro extra’ per raggiungere l’obiettivo. Secondo il Fondo monetario, la crescita italiana dovrebbe essere invece al massimo dell’1,2%, e in tal caso la manovra correttiva 2016 diventerebbe di circa 5 miliardi di euro, da aggiungere ai 3 già citati.
SALVAGUARDIA – Ma il problema principale è costituito dalle clausole di salvaguardia che scatterebbero nel 2016, qualora non venissero raggiunti gli obiettivi prefissati. Quella sul taglio alle agevolazioni fiscali è un’eredità del governo Letta, e valeva in origine 7 miliardi. Il governo Renzi ne ha parzialmente attenuato l’impatto, ma restano da trovare ancora 3,3 miliardi di euro, o comunque formule più selettive per evitare di mettere mano alle agevolazioni fiscali più delicate, come detrazioni e deduzioni dai carichi familiari.
AUMENTO DELL’IVA – Le altre due clausole di salvaguardia in vigore sono invece inserite nella legge di stabilità 2015 firmata proprio da Renzi. Dal 1° gennaio 2016 dovrebbe scattare un doppio aumento dell’Iva, sia dell’aliquota ordinaria che di quella ridotta al 10%. Complessivamente si tratta di 12 miliardi e 814 milioni di euro, che dovrebbero arrivare nelle casse dello Stato per 4,6 miliardi di euro con l’aumento della aliquota agevolata dal 10 al 12% e per 8,1 miliardi di euro con l’aumento della aliquota ordinaria dal 22 al 24%.
Questo è il panorama che attende il Governo dopo la pausa estiva, in attesa delle riforme che dovranno essere perfezionate. Renzi dovrà sudare sette camicie per raggiungere l’obiettivo prefisso senza ulteriori traumi per le tasche dei contribuenti italiani.

Scuola, quell'imbecille al governo non ne ha combinato una giusta

Riforma, referendum abrogativo. Comitato 'Leadership alla scuola' presenta testo in Cassazione. Come firmare

di redazione

Riforma. Referendum abrogativo, comitato 'Leadership alla scuola' presenta testo

Il comitato nazionale 'Leadership alla scuola' ha reso noto di aver depositato in Cassazione il quesito referendario per ''abrogare in toto la riforma sulla scuola del governo Renzi votata in via definitiva dalla Camera il 13 luglio scorso''.
Il testo sarà pubblicato domani sulla Gazzetta ufficiale e tutti i cittadini italiani potranno sottoscriverlo negli uffici comunali di tutti i Comuni italiani. Il movimento referendario annuncia che oltre che presso i Comuni i cittadini avranno la possibilità - entro il 25 settembre - di sottoscrivere la richiesta di referendum presso appositi banchetti che saranno allestiti in tutto il territorio nazionale.
L'installazione dei punti di raccolta firme sarà curata dai referenti del movimento che creeranno comitati locali in tutti i Comuni. Tra le iniziative in programma un portale appositamente allestito che consentirà ai promotori del referendum ''di riconoscersi in questo spazio virtuale in modo da favorire i contatti sul territorio, la collaborazione e l'organizzazione di comitati territoriali e scolastici''.
E ancora, ''reti di comunicazione in tempo reale realizzate attraverso social network (facebook), mailing list, applicazioni mobili (whatsapp)''. ''Unico merito di Renzi - sottolineano i promotori - è quello di aver ideato una riforma della scuola tanto nefasta da far ritrovare insieme, indipendentemente dalle differenziazioni politiche e sindacali, le migliori energie dell'attuale scenario culturale e della scuola italiana''. Il comitato ha mandato un invito ufficiale alle rsu, alle segreterie provinciali, regionali e nazionali dei sindacati della scuola chiedendo loro di assumere la guida e il coordinamento dell'iniziativa referendaria.

Isis/al Qaeda l'interfaccia la troviamo sui Mass Media occidentali che cercano di legare insieme episodi diversi e creare un'ideologia del terrore

SIRIA: Quello che l’Occidente non vede nella propaganda dello Stato Islamico

Noi occidentali non siamo l’unico obiettivo della propaganda dello Stato Islamico. Negli stessi video dove appaiono esecuzioni e omicidi di massa sono presenti anche messaggi diretti alla popolazione locale. Qual è l’agenda siriana del Califfato?
Video in slow motion, tecniche hollywoodiane, effetti che simulano i videogiochi sparatutto in prima persona. Decine di migliaia di account twitter dei sostenitori. Pamphlet in inglese, francese, turco, italiano. Presentazioni dei ‘servizi’ offerti in Siria e Iraq per le famiglie, per l’educazione dei figli, per il relax. E ovviamente le minacce ai nemici, all’Occidente in particolare. La ‘potenza di fuoco’ mediatica dello Stato Islamico è certamente notevole per padronanza dei mezzi a disposizione e varietà di obiettivi. Ma con la sua propaganda il Califfato di al-Baghdadi porta avanti una strategia complessa. È profondamente sbagliato puntare i riflettori soltanto sulle efferatezze, bollarle come barbarie senza riflettere sul perché un’organizzazione terroristica si permetta un tale dispendio di risorse. Lo Stato Islamico è un attore razionale. Lo dimostra giorno dopo giorno sul piano militare, come riconosce pubblicamente pure il Pentagono. Lo dimostra anche la sua propaganda. Uno degli aspetti che più trascuriamo è la sua agenda locale per la Siria.
La prigione di Palmira
All’inizio di luglio il Califfato ha diffuso un video girato nella città siriana di Palmira, conquistata un mese prima. Dura 10 minuti, ma la parte su cui i media hanno concentrato l’attenzione è solo la sequenza centrale. Fra le rovine del teatro romano 25 bambini dimostrano i loro progressi nell’addestramento uccidendo con un colpo di pistola alla nuca altrettanti soldati di Assad. Sulla sinistra del palco i capi militari sorvegliano l’esecuzione, a destra si scorge una Go Pro che riprende d’infilata la scena. Sugli spalti siede il pubblico, abitanti di Tadmur (il nome moderno di Palmira) e miliziani che sventolano la bandiera del Califfato. Questa sequenza è evidentemente a uso e consumo di un pubblico occidentale.
La scena pensata per veicolare ai siriani il messaggio fondamentale del video viene subito dopo. Gli uomini di al-Baghdadi entrano nel complesso della prigione di Tadmur, piazzano gli esplosivi e radono al suolo ogni edificio. Il montaggio ripropone l’esplosione da più prospettive dilatandone i tempi. Cosa significa, per un siriano che si oppone al regime di Assad, la distruzione della prigione di Tadmur? Il crollo del simbolo stesso di 40 anni di oppressione. Lì venivano condotti e torturati gli oppositori politici, con metodi durissimi che negli anni sono trapelati e riempiono i report di organizzazioni come Amnesty. Tadmur era ‘la’ prigione, con una fama pari a quella di Abu Salim per i libici o Abu Ghraib per gli iracheni.
Il riferimento alle torture è esplicito e voluto. Nella prima parte del video, prima dell’esecuzione, c’è un brevissimo passaggio, appena qualche secondo. Risalta anche perché non è girato con una telecamera professionale, come gli altri 10 minuti, ma con un telefonino. Un effetto che allude alla veridicità di quanto viene mostrato, che vuole interrompere la ‘finzione’. Dentro a quella che sembra una cella della prigione alcuni miliziani hanno catturato un soldato di Assad, ferito e accasciato per terra. Viene colpito ripetutamente con la ruota di un’auto. Scelta assolutamente non casuale. La tortura più usata dai servizi segreti siriani, infatti, è il dullab, che in arabo significa appunto copertone. Consiste nell’appendere al soffitto il prigioniero, incastrato nella gomma, e percuoterlo con bastoni o cavi elettrici.
A chi parla lo Stato Islamico?
Il messaggio del Califfato è chiaro: “Siriani, noi siamo i liberatori, noi abbiamo abbattuto il regime di Assad e posto fine all’oppressione di cui siete vittime da sempre. Vi mostriamo le prove: distruggiamo i luoghi di tortura e restituiamo le sofferenze che voi avete patito. Occhio per occhio“. Il video di Palmira non è il primo costruito su questo messaggio. Una dinamica identica appare nel filmato dove viene bruciato vivo Moaz al-Kasasbeh, il pilota giordano catturato vicino a Raqqa lo scorso febbraio. La prima scena è registrata con telecamere notturne dall’effetto amatoriale, e mostra diversi uomini che estraggono corpi senza vita dalle macerie di una casa, presumibilmente colpita dai bombardamenti della coalizione internazionale. Dopo l’esecuzione del pilota una ruspa lascia cadere sul cadavere carbonizzato qualche quintale di calcinacci, seppellendolo secondo la legge del taglione.
A cosa serve questa messinscena? Di sicuro ammanta di una presunta giustizia le gesta del Califfato. Non va dimenticato che per mantenere il controllo del territorio lo Stato Islamico ha bisogno del supporto locale. Questi video, infatti, non vengono soltanto messi in rete ma sono soprattutto proiettati nei luoghi pubblici a Deir ez-Zour, Raqqa e nelle altre città siriane. È ragionevole pensare, quindi, che l’intenzione sia prima di tutto quella di garantirsi l’appoggio di chi vive in quelle terre con una sorta di soft power, perché l’eccessivo impiego della repressione faciliterebbe l’equazione fra al-Baghdadi e Assad. Una seconda valenza dei video è attrarre nuove reclute fra le fila delle numerose milizie ribelli: il messaggio in questo caso è ‘abbiamo lo stesso obiettivo’ e fa leva sulla maggiore efficienza militare dello Stato Islamico rispetto alle più piccole e meno organizzate formazioni in cui questi militano attualmente.
Conquistare cuori e menti dei siriani
 Questo risvolto della propaganda del Califfato è particolarmente rilevante in Siria, dove lo Stato Islamico viene ampiamente percepito dalla popolazione come un corpo estraneo, a differenza di quanto accade ad esempio in Iraq. Infatti in Siria i vertici militari e politici dell’organizzazione non vengono scelti fra i militanti locali, con tutta probabilità proprio per ridurre al minimo la possibilità di infiltrati e il rischio di una paralisi a livello decisionale. Curiosamente, proprio lo Stato Islamico che vanta la distruzione dei confini imposti dall’accordo di Sykes-Picot fra Siria e Iraq (oggetto di uno dei primi video di propaganda), continua invece a rispettarli nelle sue gerarchie interne. Di conseguenza, e questo al momento attuale è forse il principale obiettivo siriano del Califfato, manca del tutto il supporto della rete di relazioni tribale e clanica che riveste una notevole importanza nella parte centrale e orientale del Paese.
D’altronde, proprio il supporto tribale sarebbe in questo momento l’obiettivo degli Stati Uniti. Il quotidiano britannico Independent ha rivelato che all’inizio di luglio i leader di alcuni dei principali gruppi tribali siriani avrebbero avuto colloqui con l’inviato speciale dell’Onu Staffan De Mistura a Ginevra. Nonostante lo stesso Obama abbia candidamente – e tragicamente – affermato di non avere una strategia per la Siria, sembra che la direzione sia quella di continuare ad armare e addestrare alcuni gruppi di ribelli, il cui reclutamento dovrebbe essere facilitato appunto dall’appoggio di alcune tribù. In pratica si tratta di una riedizione dei Comitati del Risveglio iracheni, creati nel 2006 dal generale Petraeus per spingere i sunniti a contrastare l’antenato dello Stato Islamico, al-Qaeda in Iraq. Per preparare il terreno, gli Usa hanno usato la loro volta la propaganda. C’è da chiedersi con quale efficacia, visto che l’ispirazione sembra quella di un Tim Burton, l’accento è posto solo sulla barbarie dello Stato Islamico e non viene avanzata alcuna valida alternativa. Le migliaia di volantini lanciati su gran parte del Paese ritraggono ignari siriani in fila, mentre due miliziani del Califfato li seviziano uno alla volta buttandoli dentro un tritacarne su cui campeggia la scritta Daesh, l’acronimo arabo dell’organizzazione.

Una porcata dopo l'altra, De Vincenti è stato anche promosso, un governo di corrotti

Snam, Comitati: indaghi la magistratura
venerdì 17 luglio 2015
Immagine attivaSULMONA – La magistratura deve occuparsi dell’iter autorizzativo della centrale Snam. La richiesta arriva dai Comitati cittadini per l’ambiente, in seguito ad un’inchiesta aperta sulla centrale Tirreno Power.
Di seguito la nota degli ambientalisti.


"De Vincenti suggerì a Tirreno Power come eludere le leggi", così titolava il 15 luglio il giornale Repubblica.it. Dello stesso tenore i titoli di molti altri giornali. Da Repubblica.it  : scrive il Noe dei carabinieri che il dott. Mariano Grillo (direttore generale del Ministero dell'Ambiente) "cerca di far arrivare, per il tramite del vice ministro del Mise (Claudio De Vincenti, attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,ndr), all'azienda il suggerimento di come fare eludere le prescrizioni della copertura del parco carbone".
Scrive un altro giornale, Qualenergia del 15 luglio : "De Vincenti ipotizzava un'azione disciplinare contro i Pm della Procura di Savona che guidava le indagini sulla centrale". Uno degli intercettati, Massimiliano Salvi, direttore di Tirreno Power, dice : "pure De Vincenti ieri mi dice, ma non si può fare un esposto al CSM...non si può far aprire un'indagine da parte del Ministero della Giustizia?".

"Cerchiamo di fare una porcata - dice in una intercettazione ambientale un dirigente del Ministero dell'Ambiente - che almeno sia leggibile". La "porcata" era una leggina che serviva per favorire la centrale termoelettrica a carbone Tirreno Power di Vado Ligure per la quale la Procura della Repubblica di Savona ha notificato 86 avvisi di garanzia con accuse pesantissime che vanno dal disastro ambientale, all'abuso, all'omicidio colposo.
Claudio De Vincenti, del Partito Democratico, è l'uomo chiave della vicenda Snam. E' lui che ha gestito e sta gestendo, sul piano politico, l'iter autorizzativo della centrale di compressione di Sulmona e del metanodotto "Rete Adriatica", prima da sottosegretario, poi da vice Ministro dello Sviluppo Economico e ora da vice di Renzi.
De Vincenti si è sempre schierato con  la Snam, sostenendone a spada tratta le ragioni e rispondendo alle interrogazioni parlamentari con le argomentazioni della multinazionale. 

E' De Vincenti che avrebbe dovuto dare attuazione alla risoluzione parlamentare sulle alternative al metanodotto e alla centrale Snam, risoluzione che ha eluso con alcuni incontri-farsa del tutto inutili e fuorvianti. Da tempo abbiamo evidenziato e denunziato le tante "anomalie" del progetto della Snam : la suddivisione in cinque lotti per aggirare la VIA unica; la mancanza della VAS (Valutazione Ambientale Strategica) che invece è necessaria secondo la Corte di Giustizia Europea; l'arbitraria separazione in due distinti iter autorizzativi, uno per la centrale e l'altro per il metanodotto; la carenza di documentazione essenziale; la modifica delle norme sull'intesa Stato-Regione.
Tutte queste  "anomalie" sono state avallate dai Ministeri  dello Sviluppo Economico e dell'Ambiente.

Alla luce della vicenda Tirreno Power auspichiamo che la Magistratura apra un'indagine sui tanti aspetti poco chiari della “questione Snam”.
Chiediamo che il Presidente della Regione Luciano D'Alfonso chieda immediatamente a Renzi di sospendere l'iter autorizzativo della centrale di Sulmona (per la quale il Governo ha convocato per il 31 luglio l'ultimo decisivo incontro) e di istituire il tavolo per le alternative previsto dalla risoluzione parlamentare; chiediamo che il Sindaco Ranalli convochi subito la "Giunta del Territorio" e mobiliti i Sindaci mettendo in atto iniziative efficaci nei confronti del Governo. 

Dopo la colpevole e incomprensibile inerzia  di Regione e Comune degli ultimi mesi, auspichiamo che vi sia un sussulto di dignità e di responsabilità da parte di chi è stato eletto per difendere le sacrosanti ragioni del Centro Abruzzo".


venerdì 17 luglio 2015

2015 crisi economica, i derivati sono trattati su mercati non regolamentati, la bolla è sempre più vicina


LE BANCHE STANNO USANDO I DERIVATI PER SOPPRIMERE IL PREZZO DELL’ORO ?
Postato il Giovedì, 16 luglio di davide





DI PAUL CRAIG ROBERTS E DAVE KRANZLER

paulcraigroberts.org

Abbiamo già spiegato varie volte come gli agenti della Federal Reserve, le banche dei lingotti (principalmente JPMorgan, HSBC e Scotia) vendono contratti brevi scoperti al Comex (mercato dei futures dell’oro) affinchè il prezzo dell’oro venga abbassato.

Vendendo così tanti contratti brevi al mercato dei futures viene creato un aumento artificiale di “oro cartaceo” e questo aumento dell’offerta fa crollare il prezzo aureo.

Questa manipolazione funziona perché i fondi speculativi, i maggiori acquirenti dei contratti brevi, non intendono ricevere la quantità di oro descritta nel contratto, in quanto questa viene tramutata in denaro. Questo significa che le banche che vendono questi contratti non corrono mai il rischio di doverli ricoprire con l’oro fisico. In ogni momento l’ammontare di “oro cartaceo”, ovvero quello descritto dai contratti, può eccedere il reale ammontare dell’oro fisico acquistabile, una situazione che non avviene negli altri mercati di futures.

In altre parole, il mercato dei futures di oro e argento non è un luogo dove si possono comprare oro e argento. Questo è invece un luogo dove le persone speculano sull’andamento del prezzo dell’oro e nel quale i fondi speculativi usano i futures dell’oro per scommettere su altri mercati secondo le formule matematiche in loro possesso. Il fatto che il prezzo dell’oro sia determinato in questo mercato cartaceo e speculativo, e non in un mercato fisico dove le persone possono acquisire lingotti reali, è la ragione per la quale le banche dei lingotti possono abbattere il prezzo dell’oro quando, in realtà, la domanda è in crescita.

E’ una contraddizione della legge della domanda e dell’offerta il fatto che, quando la domanda è alta e l’offerta è bassa, allora il prezzo diminuisce. Quest’anomalia economica può essere spiegata solo attraverso la lente della manipolazione dei prezzi in un mercato nel quale l’offerta può essere creata stampando dei pezzi di carta. Ovviamente la frode e la manipolazione sono in atto, ma nessuno è ancora stato accusato. La Federal Reserve ed il Ministero del Tesoro USA supportano queste azioni criminali in quanto la soppressione del prezzo dei metalli preziosi protegge la loro valuta e lo status del dollaro come valuta di riserva internazionale ed inoltre previene il superamento del meccanismo di trasmissione di allarmi di sviluppo di problemi economici e finanziari basato su oro e argento. La soppressione della crescita del prezzo dell’oro sopprime a sua volta i segnali d’allarme e permette la continua creazione di bolle finanziarie e la conseguente capacità di Washington di imporre sanzioni alle altre potenze mondiali, svantaggiate dal fatto che la loro moneta non sia valuta di riserva internazionale.

E’ giunto alla nostra attenzione il fatto che i derivati “over-the-counter” (OTC) giocano anch’essi un ruolo importante nell’abbattimento del prezzo e allo stesso tempo servono a far mantenere una posizione dominante alle banche dei lingotti che utilizzano la manipolazione dei prezzi nel mercato dei futures.I derivati OTC sono contratti strutturati privatamente e vengono creati dalle grandi banche. Essi sono dei pezzi di carta che fungono da strumento finanziario. Poco è noto riguardo essi. Brooksley Born, il capo della Commodity Futures Trading Corporation (CFTC) durante l’amministrazione Clinton, ha correttamente affermato che il mercato dei derivati va regolamentato. Tuttavia il Presidente della Federal Reserve Alan Greenspan, il Segretario del Tesoro Robert Lupin, il deputato Lawrence Summers e il Presidente della Commissione di Sicurezza e Scambio (SEC) Arthur Lewitt, tutti di fatto agenti delle grandi banche, hanno convinto il Congresso a rifiutare la proposta di regolamentazione dei derivati.

L’assenza di regolamentazione significa che non ci si può informare adeguatamente a riguardo e questo è il presupposto con il quale le banche usano i derivati. Quando JPMorgan fu indagata per la sua posizione corta (si assume una posizione corta quando si prevede un abbassamento dei prezzi NdT) sospetta rispetto all’argento al Comex, la banca convinse il CFTC che la propria posizione era data dal fatto che si trattava di una speculazione contro le posizioni lunghe dei derivati OTC. In altre parole JPMorgan ha usato i suoi derivati OTC per farsi scudo contro le accuse sull’attacco al prezzo dell’oro nel mercato dei futures.

Durante il 2015, infine, l’attacco al prezzo dei lingotti è stato intensificato portando i prezzi ad un livello così basso che non si vedeva da anni. Durante il primo quadrimestre dell’anno c’è stato un immenso picco verso l’alto nel quantitativo di derivati dei metalli preziosi. Se queste fossero state posizioni che speculavano contro le posizioni lunghe al Comex, come mai il prezzo di oro e argento si è affossato?

Altre prove di manipolazione arrivano dal continuo abbassarsi del prezzo di oro e argento come concordato nel mercato cartaceo dei futures, sebbene la domanda per l’oro e l’argento fisici continui a salire a tal punto che la US Mint ha esaurito la quantità di gettoni d’argento da vendere. Le incertezze che crescono dopo il NO della Grecia aumentano sistematicamente l’incertezza generale. La normale risposta dovrebbe essere una crescita del prezzo dei lingotti e non una sua discesa. Dunque i derivati OTC non regolamentati non subiscono realmente speculazioni da parte dei contratti brevi al Comex ma sono strutturati essi stessi come un attacco aggiuntivo ai prezzi dei metalli preziosi. Se questa supposizione fosse corretta, questo indicherebbe che i 7 anni di salvataggi delle grandi banche che controllano Federal Reserve e Ministero del Tesoro USA alle spese dell’economia americana hanno minacciato il dollaro fino al punto che il dollaro stesso ora deve essere protetto a tutti i costi, includendo la tolleranza di irregolarità nell’abbattimento del prezzo di oro e argento.

Paul Craig Roberts

Fonte: www.paulcraigroberts.org

Link: http://www.paulcraigroberts.org/2015/07/08/big-banks-using-derivatives-suppress-bullion-prices-paul-craig-roberts-dave-kranzler/

8.07.2015

Grecia, solo gli euroimbecilli hanno nascosto la testa nella sabbia accecati da furore ideologico

La linea del Fmi: debito Atene insostenibile, serve ristrutturazione


<p>Afp</p>
Afp
 
Il debito greco è insostenibile: serve una ristrutturazione che vada oltre il semplice riscadenzamento del pagamento degli interessi. E' questa la posizione ribadita dal Fmi in un paper trasmesso ai ministri delle Finanze della zona euro in vista della riunione di domani chiamata a finalizzare a livello tecnico il piano per la Grecia oggi al vaglio del Parlamento ellenico.
Il Fmi nel testo sottolinea come la chiusura delle banche e il controllo imposto sui capitali siano stati un "onere pesante" per il sistema finanziario e l'economica, che ha ulteriormente deteriorato la sostenibilità del debito. Secondo le stime il debito pubblico salirà al 200% del pil nei prossimi due anni. Un allentamento del debito ellenico per il Fmi dovrebbe contemplare o il taglio o un "periodo di grazia di 30 anni".

http://www.adnkronos.com/soldi/economia/2015/07/15/linea-del-fmi-debito-atene-insostenibile-serve-ristrutturazione_SxtJH4SKBE7MuJlpnFn1xO.html 

Lo stato per controllare il debito ha la necessità di avere Sovranità Monetaria e lavorare di concerto con la sua banca centrale

La sostenibilità di un debito pubblico

Giancarlo Marcotti

Spesso si sente parlare della “sostenibilità” di un debito, ma è un concetto che può ingenerare confusione o perlomeno fraintendimenti, cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza.
Uscendo dai tecnicismi, normalmente si ritiene che un debito sia sostenibile quando chi lo ha contratto è in grado di onorarlo, ossia di ripagarlo con le modalità prestabilite.
Ed è partendo da questo presupposto che spesso si creano equivoci. Il nodo centrale della questione sta proprio nell’espressione “con le modalità prestabilite”.
Siamo infatti portati sempre a riferirci a quello che noi consideriamo il debito per antonomasia, ossia il mutuo. Ma il mutuo è soltanto una particolare tipologia di finanziamento che prevede la restituzione di quanto avuto in prestito attraverso il pagamento di un certo numero di rate periodiche. E queste rate hanno due componenti, una parte di capitale ed una di interesse.
Agendo così, ossia restituendo periodicamente oltre agli interessi anche una parte di capitale riduciamo costantemente il debito contratto inizialmente fino ad estinguerlo totalmente.
Riferendoci ad un mutuo, quindi, la “sostenibilità” la possiamo intendere come la capacità di restituire periodicamente assieme ad una quota di interesse anche una parte del capitale.
Se non dovessimo restituire il capitale, però, la “sostenibilità” si ridurrebbe alla capacità di onorare periodicamente solo la quota interessi.
E se anche gli interessi fossero azzerati è banale comprendere che qualsiasi debito è “sostenibile”. So di aver detto una banalità, se mi prestano dei soldi e non solo non devo mai restituirli, ma neppure pagare gli interessi è ovvio che sarò sempre in grado di farlo, non devo far nulla!!!
Mi direte, ma che sciocchezza dici? Un debito per il quale non ci viene richiesta la restituzione e neppure il pagamento di interessi, non è più un debito … ma un regalo!!!
Certo! E’ così! Ma mi serve anche questo apparente paradosso per sviluppare la tesi.
Allora, chiariamo, il debito pubblico NON è un mutuo!
O meglio diciamo che è un mutuo per il quale non dobbiamo restituire il capitale, ma solo gli interessi. La sostenibilità di un debito pubblico diventa così la capacità, per un determinato Stato, di pagare gli interessi sul proprio debito.
E naturalmente, per uno Stato, la capacità di pagare gli interessi sul proprio debito dipende dall’entità degli stessi. E’ banale comprendere che l’ammontare della quota di interessi è funzione di due semplici componenti, l’ammontare complessivo del debito e il tasso percentuale applicato.
Insomma, capisco che sia tutto semplice e banale, ma in finanza TUTTO è semplice e banale.
Quindi uno Stato per cercare di ridurre il più possibile l’ammontare degli interessi che deve pagare per il proprio debito pubblico deve cercare di limitare il più possibile il tasso applicato, o diminuire il proprio debito, meglio ancora entrambe le cose.
Ebbene la prima, cioè il saggio d’interesse, è una variabile esogena (anche se non completamente), ossia viene decisa “al di fuori”, in pratica è il mercato che ci richiede un certo tasso per finanziare il nostro debito. La seconda è invece endogena, ossia è decisa “al nostro interno” e dipende dalla nostra capacità di ridurre l’ammontare globale del debito.
Ed eccoci quindi arrivati alle conclusioni.
Visto che il debito pubblico non va mai restituito, ossia può durare all’infinito, la “sostenibilità” dello stesso, da parte di uno Stato, si riduce alla sua capacità di onorare periodicamente i soli interessi. Ma …
… è bene che questi interessi non debbano costantemente aumentare, altrimenti si potrebbe arrivare al punto che il debito pubblico diventi “insostenibile” nel tempo, in quanto si arriverà al punto che non si riuscirà ad onorare nemmeno la sola quota interessi.
Di conseguenza qual è la cosa che dobbiamo monitorare con estrema attenzione?
Semplice!
La differenza fra il tasso medio di interesse che pago sul mio debito pubblico ed il tasso di crescita dell’economia.
Cioè, gli interessi sul debito me lo fanno aumentare, quindi per controbilanciare questo effetto negativo devo essere in grado di far crescere la mia economia in maniera tale che il rapporto fra il debito e l’ammontare complessivo della mia produzione (il Pil) non peggiori.
In caso contrario, sarò costretto a ridurre le spese, ossia ad applicare politiche recessive che ovviamente hanno tutte le controindicazioni che ognuno è in grado di comprendere. Insomma la fine della Grecia.
E concludiamo con la fatidica domanda: il debito dell’Italia è “sostenibile”?
La risposta è SI’!!!
Ma bisogna aggiungere anche un … PER ORA!
Nel senso che la endemica mancata crescita della nostra economia, dovuta principalmente al fatto di dover utilizzare una moneta che risulta palesemente sopravvalutata rispetto alla nostra economia (naturalmente in particolare per le regioni del sud), ci porta a peggiorare costantemente i nostri conti pubblici, finché verrà un giorno (io naturalmente mi auguro che tutti lo capiranno prima che arrivi quel giorno) in cui scopriremo che il nostro debito pubblico NON è più “sostenibile”.
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro      

gli imbecilli del corrotto Pd ancora non hanno capito i compiti del futuro Senati, ma neanche noi

Ainis: cercasi compiti per il nuovo senato

luglio 16
21:07 2015
 
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Le riforme costituzionali hanno una lunga gestazione, con un avanti-indré tra le due camere. E la riforma del senato dovrebbe avere il voto definitivo nel prossimo settembre, stando all’ultimo rinvio. Michele Ainis, però, denuncia sul Corriere della sera che la riforma è piuttosto carente su un punto, che per tutti, meno che  per i politici, dovrebbe avere la sua importanza: quali compiti avrà il nuovo senato? Finora non lo ha capito nessuno, ma i politici si limitano a litigare solo su un punto: se i senatori debbano essere eletti o nominati.
“Nessuno ha ancora capito – scrive Ainis – che diavolo (il senato) dovrebbe fare, e come, e perché. Sappiamo soltanto che sarà composto da 5 senatori a vita, 22 sindaci, 73 consiglieri regionali. Tutti a costo zero, e con funzioni zero. Sarebbe il caso di rifletterci, spendendo al meglio questo tempo supplementare che si è concessa la politica. Invece lorsignori s’avvitano in estenuanti discussioni sull’elettività dei senatori. Errore: partiamo dalle competenze, non dalle appartenenze. Cerchiamo di recuperare qualche contrappeso, avendo rinunziato al superpeso del bicameralismo paritario. E trasformiamo Palazzo Madama — istituzione in croce — nel crocevia delle nostre istituzioni.
“Qualcosa – aggiunge Ainis – nel testo di riforma c’è, però i silenzi contano più delle parole. C’è una funzione di raccordo del Senato con i territori: da un lato le Regioni, dall’altro l’Europa. Basterà a restituire un’anima alla nuova creatura? Diciamo che basta per la geografia, non per la storia. E la nostra storia è innervata dal ruolo degli enti locali, più di recente dal rapporto con l’Unione Europea. Ma è innervata — anche e soprattutto — dai contributi dell’associazionismo, delle categorie produttive, delle rappresentanze d’interessi. Non a caso l’articolo 2 della Costituzione individua nelle «formazioni sociali» la sede in cui ciascuno può arricchire la propria personalità. E non a caso i costituenti disegnarono il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, aprendolo al mondo della produzione e delle imprese. Con la riforma il Cnel tira le cuoia, pace all’anima sua. Alla prova dei fatti, non lo rimpiangeremo. Ma non possiamo lasciare i gruppi organizzati orfani di qualsivoglia rapporto con lo Stato. Serve un canale istituzionale: quale, se non proprio il Senato?”. Il resto dell’articolo potete trovarlo sul Corriere della sera di carta o in versione online.