REUTERS
06/01/2016
LUIGI GRASSIA
Stavolta per le Borse in calo in quasi tutto il mondo non si può dare la colpa alla Cina, semmai alla Corea del Nord. Oggi Pechino ha deciso un’altra mossa di rilancio economico svalutando la sua moneta, lo yuan, e così le sue Borse hanno chiuso in rialzo (Shanghai +2,25% e Shenzen +2,61%) recuperando qualcosa rispetto al tonfo di lunedì. Ma a deprimere gli altri mercati ha provveduto la notizia del test con la bomba all’idrogeno in Corea del Nord, che ha fatto chiudere in ribasso Tokyo (-0,99%). Ci si sono messi pure il petrolio, sceso sotto i 36 dollari, e qualche dato macroeconomico americano negativo. Come risultato a Milano l’indice Ftse Mib ha fatto -2,67%, Parigi -1,26%, Londra -1,16% eFrancoforte -0,93%.
LA CINA TAGLIA IL VALORE DELLO YUAN
Le autorità cinesi hanno tagliato il valore dello yuan offshore ai minimi da oltre cinque anni contro il dollaro. Il fixing della Banca popolare cinese è stato registrato a 6,6915 yuan per dollaro, il livello più basso dall’ultimo trimestre del 2010, il 2,1% più basso del livello di 6.5506 per dollaro fissato per lo yuan onshore. Lo yuan offshore è accessibile a chiunque mentre quello onshore è strettamente posto sotto la supervisione della banca centrale cinese.
PIAZZA AFFARI CADE ANCORA
Altra seduta in forte calo per la Borsa di Milano dove all’indice Ftse Mib -2,67% a 20.422 punti si affianca l’All Share -2,40%. Segno negativo per tutti i titoli del listino principale, ad eccezione di Ferrari, giunta al suo terzo giorno di contrattazioni a Piazza Affari: ha chiuso in positivo (+0,02% a 44,6 euro per azione) mentre la controllante Fca è arretrata del 5,20%. Pesanti anche finanziari (Unicredit -4,05%, Intesa Sanpaolo -2,70%, Mediobanca -2,51%, Generali -1,89%) e i titoli del lusso con Luxottica -0,95% e Tod’s a -1,76%. Telecom Italia in calo del 3,15%. Fra gli energetici, Enel -2,49% ed Eni -2,8%
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