di
Adriana Niro –
Ad un anno dall’attacco alla sede giornalistica Charlie Hebdo l’allarme terrorismo e tutt’altro che risolto. E’ stato un anno terribile, soprattutto per la Francia, ma non dimentichiamo Tunisi, a marzo, con l’attacco al Museo del Bardo, ad agosto la distruzione dell’area archeologica di Palmira in Siria e a Novembre con le terribili stragi di Parigi e lo scoppio della bomba sull’aereo russo caduto di conseguenza in Sinai.
(ITM – UNMONDODITALIANI)
Terrore e
paura: questo è stato il
2015 in
Francia, ad un anno dall’inizio degli avvenimenti che cambiarono la
storia d’
Europa;
UNMONDODITALIANI ricorda la tragedia avvenuta nella sede della redazione giornalistica di
Charlie Hebdo. Da “
Je suis Charlie”, “
Je suis Ahmed” a “
Je suis Paris”, è appena trascorso un anno iniziato con la
negazione dei diritti di libertà di opinione
e libertà di stampa, anche se con tante polemiche l’operato del mensile satirico Charlie Hebdo. Era il
7 gennaio 2015, 11.30, un giorno come tanti per i giornalisti raccolti nella riunione di redazione, in quegli istanti, due individui a volto coperto, armati di
AK-47, si addentrano negli uffici in
Rue Nicolas Appert, nel centro di
Parigi, prendono in ostaggio la disegnatrice
Corinne Rey, dichiarando di essere affiliati di
Al Qaeda e costringendola a inserire il codice numerico di accesso alla sede del giornale. “
Allāhu Akbar” e iniziano ad esplodere colpi di arma da fuoco all’interno dell’edificio. Muoino 12 persone, sono:
Stéphane Charbonnier (Charb), direttore e disegnatore del giornale; i vignettisti
Jean Cabut (Cabu), Georges Wolinski,
Bernard Verlhac (Tignous) e
Philippe Honoré;
Mustapha Ourrad, curatore editoriale;
Elsa Cayat, psichiatra e giornalista;
Bernard Maris, economista professore all'
Università di Parigi;
Michel Renaud, fondatore del
festival
Rendez-vous du Carnet de voyage;
Frederic Boisseau, addetto alla manutenzione. Corinne Rey viene fortunatamente rilasciata. I malviventi escono i strada sparano uccidendo brutalmente l’agente
Franck Brinsolaro, poliziotto responsabile della sicurezza del giornale. Iniziano una fuga a bordo di una Citroën C3 di colore nero; arrivano in
Boulevard Richard-Lenoir si imbattono in una volante della polizia, inziano a sparare e uccidono, brutalmente, con un colpo alla testa un poliziotto ferito a terra,
Ahmed Merabet, musulmano, diventato il simbolo dei musulmani in lotta contro ogni forma di terrorismo di matrice islamica “(JE SUIS AHMED” e “
NOT IN MY NAME”). Successivamente, vicino
Porte de Pantin, rubano un’auto ad un civile, dicono di appartenere alla
cellula yemenita di Al Qaeda. Mentre accade tutto ciò, un fiancheggiatore dei due terroristi entra in un
supermercato Hyper Cacher per attirare la polizia distogliendola dall’inseguimento degli altri due; uccide 4 persone. Dopo
due blitz dei reparti speciali la polizia riesce ad uccidere tutti e tre i terroristi: sono i fratelli
Cherif e Said Kouachi (assalitori del giornale) e
Amedy Coulibaly (terrorista del Cacher).
Manuel Valls, primo ministro, parla di altri cinque attentati sventati e l’arresto di
Sid Ahmed Ghlam, studente parigino sospettato attentatore di una chiesa della banlieue parigina, in nome della fazione islamica più estremista.

Nel corso dell’anno poi la Francia sventa numerosi attentati ad alcune chiese cattoliche
Nel mese successivo, nuovo allarme: Moussa Coulibaly aggredisce, armato con un coltello, tre militari davanti la sede di una comunità ebraica di Nizza. Sventato un nuovo attacco con l’arresto di uno studente di informarica, Sid Ahmed Ghlam: era in possesso di un arsenale di guerra che sarebbe stato utilizzato in un attentato alle chiese di Villejuif, nella periferia di Parigi.
A bordo del treno Amsterdam-Parigi vengono ferite tre persone, ad agosto, quando un marocchino apre il fuoco sul Tgv: viene placcato da tre americani che salvano tutti i viaggiatori.
Successivamente il Ministro dell’Interno, Cazeneuve, dichiara che sono circa duemila i francesiforeign fighters legati alla jihad e organizzazioni di Siria ed Iraq dell’Isis.
Poi è la sera del
13 novembre, venerdì, iniziano una serie di sparatorie in diversi centri della capitale francese,

nonostante l’istallazione di un dispositivo di massima allerta attivo su tutta Parigi per un duplice
allarme bomba rilevato nel corso della giornata. Ci sono esplosioni alle porte dello
Stadio Saint Denis e vicino alcuni locali del centro, tra cui il
Bataclan, diventato il simbolo delle stragi di quel venerdì di sangue. In questo caso sono cellule dell’Isis animate da
Abbaoud, il regista che aveva preso parte anche alla coordinazione dell’attacco alla redazione Charlie Hebdo. I terroristi sono stati quasi tutti eliminati, ci sono due fuggitivi, uno è
Salah Abdeslam (tuttora ricercato) e l’altro è ancora sconosciuto. Bilancio di quella sera vede
130 morti.
Tra ieri ed oggi la Francia ricorda gli avvenimenti di quel tragico 7 gennaio 2015: Hollande scopre una targa commemorativa posta sulla parete d’ingresso della sede del giornale satirico Charlie Hebdo. Anche oggi saranno molte le manifestazione di ricordo per quella tragica giornata.
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