L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

venerdì 8 gennaio 2016

Quarto, il M5S fa acqua e non prende provvedimenti adeguati

M5s, camorra a Quarto. Piano regolatore, rete idrica, stadio: i tre punti della vicenda che M5s deve chiarire

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QUARTO


L’ombra di Gomorra non risparmia nessuno. Nemmeno i Cinque stelle. Occorre partire dall’inizio per raccontare il clamoroso default pentastellato sulla legalità a Quarto, il feudo di Luigi Di Maio e di Roberto Fico, unico comune della Campania amministrato dal partito di Grillo. Perché l’inchiesta del pm John Henry Woodcook sui rapporti tra politica e clan, da cui emerge il voto organizzato della camorra verso i Cinque stelle, è solo l’ultimo, deflagrante, capitolo di un romanzo opaco di cui è protagonista l’amministrazione di Rosa Capuozzo, il sindaco che festeggiò il suo storico successo con Di Maio e Fico la sera dalle elezioni. Rosaria Capacchione, protagonista di una battaglia per la legalità in Campania sin da quando faceva la giornalista, dice: “Ho visto sciogliere comuni per molto meno”.
Prima che esplodesse l’inchiesta i segnali di cedimento sul terreno della legalità sono già rumorosi. A partire da quando la Capuozzo, appena eletta sindaco, revoca la proposta preliminare del piano urbanistico comunale presentata dalla commissione straordinaria antimafia. La commissione è quella intervenuta dopo lo scioglimento. O meglio dopo il secondo scioglimento. Perché Quarto è un Comune che nell’ultimo ventennio è stato sciolto due volte per infiltrazioni camorristiche: nel 1993 e poi nel 2013. Proprio il condizionamento delle scelte urbanistiche è l’oggetto dell’indagine della Direzione Distrettuale antimafia di Napoli sulle attività criminali del clan Polverino-Nuvoletta: “A Quarto – spiega Rosaria Capacchione, che sulla questione ha presentato immediatamente un’interrogazione parlamentare - non si è mai fatto un piano regolatore e, in questo quadro, la criminalità organizzata ha perpetrato forme di condizionamento degli amministratori stessi ad opera della potente organizzazione camorristica facente capo al noto Lorenzo Nuvoletta, uno dei tre camorristi che fanno capo alla cupola di Cosa Nostra. Per questo Quarto si è sviluppato con un’altissima percentuale di abusivismo edilizio e con la compromissione della rete idrica comunale a causa degli allacciamenti di frodo”.
Il primo atto politico dei Cinque stelle, appena conquistato il governo della città, è dunque far saltare le disposizioni della commissione antimafia. Alfonso Cesarano, l’imprenditore sospettato nelle carte di Woodcoock di essere colluso con la camorra, parlando al telefono fa capire tutto dello scambio politico-mafioso: “L’assessore glielo diamo noi. E lui ci deve dare quello che noi abbiamo detto che ci deve dare. Ha preso accordi con noi, Dopo, così come lo abbiamo fatto salire, lo facciamo cadere”. Il riferimento è a Giovanni De Robbio, l’uomo del presunto accordo con la camorra, espulso dai Cinque Stelle solo quando l’inchiesta è entrata nel vivo. De Robbio è indagato per tentata estorsione ai danni del sindaco e per voto di scambio. La domanda, che all’HuffPost affida Rosaria Capacchione, nasce quasi spontanea: “Mi chiedo: ma un sindaco minacciato deve o non deve denunciare? O è meglio aspettare che la procura toga le castagne dal fuoco? Da quel che si legge negli atti dell’inchiesta su Quarto, la sindaca ha raccontato l’intera storia ai carabinieri, che l’avevano convocata, il 21 e il 22 dicembre; le ripetute intimidazioni del suo collega di Movimento sono molto precedenti. Senza convocazione cosa sarebbe accaduto?”
E la domanda porta a ripercorrere, ancora, i mesi precedenti all’inchiesta, all’insegna del cedimento dell’amministrazione sul terreno della legalità. La questione dell’annullamento dei dispositivi dell’antimafia sull’abusivismo edilizio è tutt’uno con l’altro terreno di opacità, quello della rete idrica comunale. A giugno i lavori per la rete idrica sono affidati alla Fradel, una ditta che aveva una interdittiva antimafia sospesa dal Tar ma ancora sub judice perché l’avvocatura di Stato aveva presentato ricorso. Ebbene, l’avvocatura di Stato vince il ricorso con sentenza depositata il 29 settembre, ma la ditta ha continuato a lavorare finché la Capacchione e altri parlamentari non hanno depositato una nuova interrogazione parlamentare, l’interrogazione: “Chiedo al ministro dell’Interno Alfano – si legge nel testo - di accertare la veridicità dei fatti e di approfondire se il comune di Quarto abbia rescisso il contratto con la ditta Fradel o se sia stato disposto il commissariamento dello stesso contratto”.
Abusivismo edilizio, rete idrica. Tasselli di un mosaico che le intercettazioni dell’inchiesta sul voto inquinato sembrano spiegare nel loro insieme. Casarano, l’imprenditore legato al clan dei Polverino, a telefono dà indicazioni di voto: “Adesso si deve portare a votare chiunque esso sia, anche le vecchie di ottant’anni. Si devono portare là sopra e devono mettere la X sul movimento Cinque stelle”. Una volta al governo la Capuozzo, dopo appalti a rete idrica, mette mano anche allo stadio. E revoca la convenzione del campo di calcio comunale alla società sportiva “Nuova Quarto Calcio per la legalità” diventata negli ultimi anni simbolo della lotta anticamorra e per questo destinataria di atti intimidatori. La gestione del campo viene affidata a Quartograd, una associazione locale molto discussa.
“Per molto meno si sono sciolti altri comuni per mafia” ripete Rosaria Capacchione. E per molto meno, quando riguardava gli altri, Grillo avrebbe scritto post al vetriolo. O organizzato manifestazioni, urlando all’inquinamento del voto, contro un sindaco che cede all’abusivismo edilizio, anche perché è stato denunciato per abuso edilizio, in merito alla casa in cui vice di proprietà del marito. Nervosi, imbarazzati, i Cinque stelle pensavano di aver risolto tutto con l’espulsione di De Robbio, ma la voragine è più profonda perché l’intero sistema locale appare marcio e non solo qualche mela. I Cinque stelle in Campania non sono diversi dagli altri partiti e il loro sindaco simbolo sembra un bignami di tutti i vizi della politica tradizionale. Nel palazzo del presunto abuso edilizio al piano terra c’è la tipografia del marito di Rosa Capuozzo. È tuttora fornitrice del comune di Quarto, amministrato dalla moglie.

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