

Carrai, invece, sarebbe sul punto di diventare “consigliori” di Renzi medesimo per le stese materie, forse con un incarico di sottosegretario, in ogni caso con il potere di occuparsi - con la storia della cybersecurity, affare grossissimo e di straordinaria rilevanza - degli affari degli italianiuti singuli.
È a questo punto che le idee che non si condividono cominciano ad affollarsi fino a diventare troppe. Se vogliamo metterla sullo scherzo, sembrerebbe che Renzi abbia svelato chi è il suo Casaleggio.
Carrai ha meno capelli del guru di Grillo, ma come lui è il suggeritore dietro le quinte delle strategie, il disvelatore delle zone di inimicizia, il confidente privatissimo.
Ma c’è poco da scherzare perché la questione sta diventando seria e noiosa.
SE GLI AMICI DIVENTANO 'STRUTTURE DI STATO'.
Il cyberspionaggio è materia assai seria, su cui si intrattiene sul l'UnitàPaolo Messa, consigliere d’amministrazione in Rai in quota Ncd e ansioso di mettersi in mostra con il premier, ed è anche assai delicata e pericolosa.
In mani sbagliate può diventare strumento di controllo inaccettabile sulla privacy dei cittadini. In mani sbagliate può far arricchire alcuni soggetti e non proteggere il Paese. Non si capisce quale sia la professionalità di questo Carrai, a parte il suo cointeresse in aziendine del settore.
Nei Paesi che contano lo zar della sicurezza è un uomo di primo piano, un vero servitore dello Stato, un personaggio dalle competenze inattaccabili.
Qui siamo fra Lotti e Carrai con Minniti che pur di restare dov’è becca tutto. Peggio mi sento.
DAL PREMIER SCELTE DISCUTIBILI.
Questa sostanzialmente. Parto dalla premessa che un cittadino può vedere a Palazzo Chigi anche persone per cui non ha votato (tanto qui non si vota mai per il premier!) o non voterebbe, ma deve fidarsi di loro.
Deve cioè essere convinto che il primo scrupolo di quella classe dirigente sia il bene del Paese. Sennò è un’altra cosa. Sennò è una presa del potere.
Renzi torni nei ranghi.
Rischia che il voto referendario, che molti vorrebbero di merito, si trasformi davvero in un plebiscito, perché si finirà per discutere se il capo del governo ci sta portando fuori da consuetudini, regole, stili istituzionali democratici.
Io penso ancora di no. Però penso anche che il Giglio magico, per dirla brutalmente, “la stia facendo fuori dal vaso”.
Ma come dicono gli sbirri: un indizio, due indizi, tre indizi cominciano a configurare una prova.
Nessun commento:
Posta un commento