la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune.
Produrre, organizzare, trovare soluzioni,
impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST?
Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
martedì 31 maggio 2016
Banca Etruria - un piccolo grande imbroglio sui crediti deteriorati
Etruria, operazione Fonspa: 300 milioni di crediti deteriorati venduti per 49
Le cifre ufficiali nella relazione Santoni: da lì il famoso parametro del 17,5%
Arezzo, 30 maggio 2016 - DI TUTTE le operazione
effettutate dai commissari nel periodo di amministrazione straordinaria
finito il 22 novembre con la risoluzione di Banca Etruria, è stata
probabilmente la più gravida di conseguenze. Non solo per Bpel ma per il
sistema creditizio nel suo complesso, la Borsa e persino l’economia
nazionale. L’affare in questione è quello della cessione di 300 milioni
di crediti deteriorati al Credito Fondiario per tramite della
controllata Fonspa. I contorni già si conoscevano con una certa
precisione, ma per la prima volta la relazione del liquidatore Giuseppe
Santoni li ricostruisce ufficialmente per la procura.
C’è la conferma, dunque, che la contropartita fu di 49 milioni e 200
mila euro a fronte di un totale di 302. Si trattava per due terzi di
finanziamenti chirografari, privi cioè di qualsiasi garanzia, quasi
spazzatura, e per il 30 per cento residuo di esposizioni assistite da
una garanzia ipotecaria. L’intera operazione, conclusa il 17 novembre,
diventa operativa con l’autorizzazione rilasciata da Banca d’Italia in
febbraio.
IN APPARENZA pare un affare che sgrava Etruria di una fetta
almeno del miliardo e 900 mila euro di crediti deteriorati che la stanno
portando a fondo. In realtà gli effetti saranno molto più ampi, come
coi cerchi concentrici di un sasso lanciato nello stagno. Quei 49,2
milioni, infatti, calcolatrice alla mano, significano una cessione al
16,3 per cento del valore nominale. Ma i fidi chirografari passano di
mano addirittura al 3 per cento dello stesso valore nominale, solo i
mutui ipotecari riescono a riequilibrare i numeri fino appunto alla
media del 16. Che corrisponde sì al valore di libro al quale i
deteriorati erano iscritti nei conti di Bpel, ma diventa anche il
parametro di riferimento per il conferimento alla Bad Bank delle
sofferenze dei quattro istituti protagonisti del crac del 22 novembre.
A decidere sono i funzionari del commissario alla concorrenza di
Bruxelles, la danese Magrethe Vestager. L’affare Fonspa è fresco fresco
e, scrivono loro nella corrispondenza con il ministero dell’economia,
non c’è ragione per non considerare quei numeri come il vero valore di
mercato. A Roma un po’ si inquietano, ma ottengono soltanto che il 16,3
venga rialzato al 17,5, che sarà la cifra di riferimento nel decreto di
Banca d’Italia della sera del 22 novembre: 8 miliardi di crediti in
sofferenza o incagliati (Etruria ne ha più di un terzo) diventano di
colpo un miliardo e mezzo.
A QUESTO punto sono gli operatori di Borsa che vanno in
fibrillazione: se il 17,5% è il valore dei deteriorati, e il sistema
bancario italiano li ha in carico in media fra il 40 e il 45% (Bpel al
34%) vuol dire che rischia di aprirsi un buco gigantesco nel patrimonio
degli istituti più credito, in particolare dei più esposti come Mps.
Basta a innescare il crollo in piazza Affari dei titoli bancari che va
avanti per tutto il mese di gennaio e poi, a sprazzi, anche in febbraio e
marzo. Ci vorrà del bello e del buono per acquietare la tempesta. Alla
fine interverrà anche il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco che
in un’audizione in Senato annuncerà la rivalutazione dei deteriorati in
Bad Bank dal 17,5 al 22,5 per cento, cinque punti in più frutto della
valutazione di «esperti indipendenti».
Nella sua relazione, Santoni rivela anche che i commissari, pur non
avendo ricevuto alcuna offerta apprezzabile per Banca Etruria, hanno
avuto proposte per singoli pezzi del gruppo, il cosiddetto spezzatino:
Del Vecchio, dunque, le assicurazioni Bap ed Etruria informatica. Ma
hanno rinviato «al momento di una migliore definizione del quadro
complessivo riguardate la capogruppo Etruria».
di SALVATORE MANNINO
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