L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 2 giugno 2016

Milano elezioni - il bugiardo Sala non ha titolo per candidarsi i buchi di Expo si riverbano sul suo operato, presente e futuro

Il premier molla Sala E Parisi lo inchioda sui profughi all'Expo

Dibattito tra i candidati a Milano organizzato dal «Giornale» La ricetta dell'azzurro: «Un campo a Rho? Non c'è più posto...»

Sala deve aver paura di sbagliare «un calcio di rigore». A tre giorni dal voto, il messaggio che Matteo Renzi sembra recapitare al suo candidato sindaco è da manuale del cinismo politico: se vince Beppe vinciamo insieme, se perde lo fa da solo.


Stefano Parisi, intanto, ha attaccato entrambi con forza, nel corso del confronto organizzato al teatro Manzoni dal Giornale e moderato dal capocronista Giannino della Frattina. Il candidato del centrodestra ha deciso di rompere gli indugi. Parlando di immigrazione, ha avvertito che «a Milano non c'è più posto», mentre l'avversario Sala ha rilanciato l'idea del campo di accoglienza all'Expo, spiegando che Milano deve «accogliere» con «limiti» sì, ma finché non sono chiari i limiti «non può che accogliere». Parisi poi ha difeso la Lega: «Nessuno getta benzina sul fuoco, il fuoco c'è». Rispondendo a una domanda sulle tasse, invece, l'ex direttore di Confindustria ha definito «sceneggiata» quella di Renzi che è venuto «a sostenere un candidato che non avrà nessuna autonomia nei confronti del governo», mentre Milano deve «alzare la testa» con Roma.
Nella partita aperta per conquistare il Comune di Milano, insomma, il clima è già da duello finale. Il ballottaggio centrodestra-centrosinistra è sicuro ma sull'esito del primo turno l'incertezza è massima. Sarà per questo che il leader Pd ha deciso di «togliere la faccia», facendo capire che il suo destino politico non se lo gioca a Milano. Da un lato Renzi si prende il merito di un presunto vantaggio che oggi appare in gran parte logorato. Dall'altro getta la croce sulle spalle (solide fino a un certo punto) del candidato Pd, scelto soprattutto da lui. «Questa partita che dobbiamo vincere è come un calcio di rigore che dovete tirare per bene» ha detto il premier-segretario Pd parlando delle Amministrative nel corso dell'evento con il candidato sindaco del centrosinistra in un quartiere periferico di Milano. «Chi si intende di calcio - ha spiegato - sa che un calcio di rigore lo puoi solo sbagliare tu, ma se lo tiri bene il portiere non può pararlo». «La mia speranza - ha aggiunto - è che nei prossimi giorni, casa per casa, quartiere per quartiere si torni a dire che quella di Beppe Sala è una scommessa non personale ma di tutti».
Sala non ha potuto far niente di niente e ha risposto a muso duro. «Non sono una persona che ha bisogno di essere responsabilizzata - ha detto intervenendo a Radio Popolare - mi responsabilizzo da solo». «Nessun fastidio» per le parole usate dal premier, ha dovuto precisare. Dopo settimane di mezze parole e piccoli sgarbi, i due sembrano separati in casa. «In questi giorni sta aumentando la tensione ma anche la tranquillità - ha garantito - penso che stiamo facendo le cose per bene e siamo nelle condizioni di poter vincere».
In realtà anche ieri per il Pd non sono arrivate buone notizie in chiave ballottaggio. Il candidato della sinistra, l'attuale presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo, ha confessato che in vista del secondo turno «è complicato che si trovi un terreno di accordo». Simile la posizione del «grillino» Gianluca Corrado, che ha già annunciato l'intenzione di non dare indicazione di voto. «Saranno loro a dover vagliare le nostre proposte, dovranno convincere i nostri elettori di essere i meno peggio». Fra gli «outsider», poi, continuano a incalzare Sala i Radicali. Al «Manzoni», dove per la prima volta tutti i candidati sono saliti contemporaneamente sullo stesso palco, c'era anche il candidato sindaco Marco Cappato: «Oggi hanno invitato tutti - ha ammesso - allora è un confronto vero». E a chi gli chiedeva che indicazione di voto darebbe alla vigilia del 19 giugno, ha risposto chiedendo in pratica le dimissioni dell'ex commissario Expo dalla Cassa depositi e prestiti: «Se Sala si liberasse dei conflitti di interesse tra il primo e secondo turno - ha detto - gli farebbe solo bene».

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