L’intervista. Buttafuoco: “Virginia, restituisci Roma alla bellezza”
Pubblicato il 24 giugno 2016 da Antonio Rapisarda*
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Le interviste Politica

Pietrangelo Buttafuoco
«Virginia Raggi? La prima volta che l’ho
vista è stata in metropolitana. Correva trafelata per andare ai suoi
appuntamenti elettorali. E ho notato che si muoveva da sola, senza
codazzo. Sceso alla stessa fermata mi sono accorto che raggiungeva i
suoi collaboratori. Una scena che mi ha fatto riflettere perché
contrastava sicuramente con la campagna elettorale degli altri…». Per
Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e giornalista, la linea A della metro
di Roma è tutt’altro che un “non luogo”, per dirla con Marc Augé.
Rappresenta, invece, l’indizio per comprendere dove vanno a finire le
storie.
Qual è la morale di quella “scoperta” in metro?
Rappresentava l’essenza di quello che
sta succedendo. Perché la maggior parte dei professionisti della
politica la vita normale degli altri non la fa. Nessuno capisce di
scuola perché la maggior parte ha i figli nelle scuole private; nessuno
capisce i problemi della sanità perché la maggior parte va nelle
strutture private; nessuno ha idea del traffico perché viaggiano sempre
con gli autisti….
La vita reale, con la vittoria di Raggi, si è presa una rivincita sull’ottimismo renziano?
Sì. Una grande soddisfazione. Questo
duello, come quello di Torino, è quello che ha permesso alla stragrande
maggioranza di italiani non di sinistra di togliersi davanti l’ipoteca
del partito di “centro storico” più che di centrosinistra.
Virginia Raggi ha scelto di farsi chiamare sindaco. E non sindaca o sindachessa. Iniziamo bene, no?
Certo. Il linguaggio non è mai
innocente. Speriamo che sostituisca quanto prima Rousseau con Platone.
Se c’è una figura che mi spaventa, nella storia e nell’identità della
nostra cultura, è proprio lui. Dato che è a fondamento di tutti i
totalitarismi e di tutte le più pericolose utopie. Se Marx si fosse
formato su Platone invece che su Rousseau non avrebbe determinato
l’inferno dei soviet.
Queste “femmine” che a Roma e a Torino mettono a posto i “maschi” che cosa rappresentano?
È una cosa salutare, bella. La donna ha
per sua natura un radicamento nella realtà, la fedeltà alla terra, molto
più forte di quanto lo possa avere il maschio. A maggior ragione quello
de-virilizzato con cui facciamo i conti. Proprio la Raggi, poverina, ha
dovuto fronteggiare due momenti imbarazzanti: uno è stata la lettera
del suo ex marito; l’altra il post di Roberto Giachetti su facebook. Ma
che idea si faranno le donne di questi poveri maschi?
Raggi è la prima donna alla guida della città eterna, ridotta allo sbando. Sfortunata…
La prima cosa da fare era togliere
questo equivoco: la sinistra, che non ha in animo l’emancipazione
sociale degli ultimi ma soltanto quello di essere autoconsolatoria. Poi
si ricomincia. Adesso siamo come nei momenti di autogestione a scuola:
quando ci si mette a posto degli insegnanti e si organizzano le
giornate. Dobbiamo vedere se i 5 Stelle sapranno essere migliori degli
insegnanti.
Il profilo dei due neosindaci è
diverso rispetto al ruspante grillismo delle origini. Evoluzione della
specie o marketing politico?
Hanno vinto perché hanno scelto bene,
sia con Appendino che con Raggi. È un’ovvia intelligenza della politica.
Altrettanto ovvio e fondamentale è dare un vaffa al “vaffa”, per
cominciare a fare politica. E poi hanno fatto quello che non è mai
riuscito a Silvio Berlusconi. Se togli Berlusconi si scioglie Forza
Italia. Invece Grillo si è eclissato e questi vincono di più….
Questa Raggi che rottama il renzismo che cosa rappresenta per lo storytelling del premier?
Intanto va a supplire l’imbecillità
della destra. Poi riguardo al cosiddetto storytelling del premier…ha
presente quando Mussolini va dal re e gli dice “Maestà le porto l’Italia
di Vittorio Veneto”? Ecco spostando l’asse temporale lei ha detto:
“Maestà vi porto la realtà italiana”.
La destra ha compiuto un suicidio politico riversando il proprio consenso sui 5 Stelle?
I leader non spostano nemmeno un voto. È
l’elettorato di sua spontanea iniziativa che si muove. Ha ragione
Giovanni Toti: l’elettorato di centrodestra, si metta il cuore in pace
Berlusconi quando pensa di tornare con il patto del Nazareno, tra un
grillino e Renzi sceglie il grillino.
La destra morirà grillina?
No. Ma deve stare ferma un giro, anche
due. È dovuta andare lì per mancanza. Se non si tolgono di mezzo tutti,
ma proprio tutti, la destra non la puoi rifare. Non puoi di certo
partire da quella del Bar sport. Dove pensavano di andare? A ubriacarsi
di una festa di piazza? La piazza non diventa mai palazzo. A meno che…
A meno che?
Dio ce ne scampi. Mi riferivo alla Rivoluzione russa, non è l’esempio adatto.
“Virginia, fai una cosa di destra”. Ad esempio?
Restituire Roma alla bellezza. Pulirla.
*Da il Tempo
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