L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

mercoledì 10 agosto 2016

Siria&Parigi&Bruxelles&Nizza - Aleppo gli Stati Uniti vogliono preservare i mercenari della Rivoluzione a Pagamento da sempre loro strumento per destabilizzare anche questo stato

SIRIA: RICOMINCIA LA PROPAGANDA DI REGIME? (IL NOSTRO)

(di Andrea Cucco)
10/08/16 
Sabato scorso, durante l'offensiva che avrebbe rotto l'accerchiamento dell'area ribelle di Aleppo, mi sono imbattuto in un canale siriano che stava seguendo in diretta gli avvenimenti. Un reporter (foto apertura) faceva la cronaca da una rotonda di Aleppo. Sembrava una città qualsiasi: traffico, edifici intatti, gente che passeggia.
Mi è tornato alla mente l'incontro avuto sei mesi addietro ad un bar di Tartus con un corpulento funzionario dell'UNHCR. Mi aveva raccontato di essere in procinto di raggiungere Aleppo.
“Aleppo!” - avevo sgranato gli occhi sorpreso.
“Una delle più belle città della Siria. Ci sono i migliori ristoranti e non vedo l'ora di sedermi in uno di quelli armeni: si mangia benissimo!”, la risposta.
Lo stupore nel sentir descrivere qualcosa che ero stato portato a considerare “Hiroshima” come fossero “i castelli” (periferia capitolina rinomata per la cucina) mi aveva portato a chiedere notizie sulla devastazione.
“Ma no, gli scontri avvengono solo in un quartiere. Ed è ben circondato dall'esercito...”.
Comprenderete perché, dopo pochi giorni, sentire una giornalista raccontare “una città distrutta” (di fronte ad un edificio crollato) mi avesse provocato una certa... “contrarietà”. Sentimento sacrosanto anche nel caso del semplice viziaccio di dover cercare a tutti i costi lo scoop, la notizia bomba.
Quel che avviene oggi mi porta a vivere gli eventi con un nuovo timore: il dolo!
Che la conquista di Aleppo sia uno dei passaggi fondamentali per la soluzione del conflitto maledetto che ha già preteso il sangue di centinaia di migliaia di siriani è assodato.
Che si debba raccontare che i combattimenti degli ultimi giorni hanno messo in ginocchio 2 milioni di persone mi inquieta. Lo fa perché amalgamando immagini di macerie (immagine a dx) alle parole del Papa (le ripete al vento da 5 anni...) caldeggia e giustifica la richiesta di una tregua, oltre all'ennesimo inutile intervento delle Nazioni Unite.
Le domande che mi pongo sono ora le seguenti:
“Se è in corso la battaglia decisiva per la riconquista di Aleppo, con una masnada di terroristi accerchiata, a chi dovrebbe tornare utile la tregua?”
“Se un canale siriano fa dirette che sembrano dalla piazza sotto casa nostra, mentre i media occidentali utilizzano immagini e foto di una città devastata (ma - ricordiamolo - abitata da DUE MILIONI di abitanti...), qual è l'informazione di regime?”
Mi torna in mente la notizia di pochi mesi addietro sulla “morte dell'ultimo pediatra di Aleppo”. Cari lettori, 2 milioni di abitanti - in un Paese celebre per l'elevatissimo numero di medici - ed un solo pediatra?!!!
L'idea della situazione e dei valori sul campo ce la siamo fatta sei mesi fa con un primo reportage. Sarà il caso di tornare presto sul luogo del delitto più grave, quello nei confronti della Verità.

Riproponiamo di seguito il nostro primo reportage siriano.

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