BALCANI
Serbia-Ungheria, patto contro i migrantiLo hanno deciso il premier magiaro Orban e il “collega” Vu›i„. La paura è che i profughi tornino sulla rotta balcanica
di Stefano Giantin
06 settembre 2016

La marea di profughi dell'estate 2015
BELGRADO. Umanità sì, ma per i migranti economici e per quelli che arrivano irregolarmente in Serbia e in Ungheria posto no, non ce n’è. Per loro, solo porte sbarrate, soprattutto se dovesse verificarsi un nuovo esodo in stile 2015. È il messaggio più forte lanciato ieri a Belgrado durante un mini-vertice tra il premier serbo, Aleksandar Vucic, e il suo omologo ungherese, Viktor Orban.Orban che è sbarcato in Serbia per discutere del processo d’integrazione europea di Belgrado, reso più arduo dalla crisi politica sulla direttrice Serbia-Croazia, di stabilità regionale, di rapporti economici e di investimenti.
LEGGI ANCHE:
Migranti, i Balcani rialzano i “muri”La Slovenia non toglie il filo spinato lungo il confine con la Croazia. Zagabria e Lubiana temono un secondo maxi-esodo
Ma a tenere banco, com’era nelle attese, sono stati soprattutto i temi della crisi migratoria e della possibile rottura dell’accordo Ue-Turchia. Preoccupanti sviluppi da non sottovalutare, ha ribadito Orban, aggiungendo poi che l’ipotesi di scenari simili a quelli sperimentati nel 2015 – con migliaia di profughi e migranti in transito attraverso Serbia e Ungheria – è tutt’altro che irrealistica. «Osservando quanto è fragile» al momento «l’accordo tra Ue, Turchia e Germania», che da marzo ha originato una drastica contrazione degli arrivi sulle isole greche, «non possiamo escludere l’eventualità di rivivere la stessa situazione dell’anno scorso», ha detto Orban. Sabato, anche il suo consigliere per la Sicurezza nazionale, György Bakondi,aveva paventato uno strappo dell’accordo, ricordando che «le isole greche sono ora piene di migranti illegali, in via di trasferimento sul continente» per ordine delle autorità, fattore di rischio per il lontano «confine serbo-ungherese».
LEGGI ANCHE:
Ungheria, nuovo muro anti-immigrati
Annunciato dal premier Orban. Budapest teme che la Turchia faccia saltare l’accordo con l’Ue e lasci partire i profughi
«Quando la pioggia ha già iniziato a cadere è tardi per prendere l’ombrello», ma Budapest ha pronti piani «nel caso il quadro peggiori», ha ribadito però ieri il leader magiaro. Forse un riferimento all’annunciato raddoppio della recinzione che blinda il confine ungherese con la Serbia e la Croazia. E all’imminente reclutamento di tremila “cacciatori della frontiera”, che dopo essere stati addestrati andranno ad affiancare poliziotti e guardie confinarie nel controllo della barriera. Una prospettiva, quella di una frontiera ungherese sempre più protetta – e di migliaia di migranti e profughi bloccati in Serbia perché impossibilitati ad attraversarla – che naturalmente non piace a Belgrado. Budapest ne è conscia, ha ammesso Orban, specificando di non voler fare alcunché che «possa andare a danno della Serbia».
Da qui la volontà di «azioni comuni – come il rafforzamento della cooperazione tra polizia serba e magiara, deciso ieri - perché è nel «nostro interesse che nessuno entri illegalmente in Serbia». Da parte sua, Vucic ha specificato che la Serbia, al momento, ha problemi più immediati dell’Ungheria, con quasi 5 mila immigrati sul territorio, di cui un 81% di migranti economici, in stragrande maggioranza afghani. Persone che fuggono dalla fame, più che dalla guerra e che rendono «l’atmosfera diversa da quella dell’inizio della crisi», quando si trattava soprattutto di profughi.
Le cose però sono ora cambiate, ha puntualizzato il premier serbo, parlando per la prima volta esplicitamente di tensione tra migranti e popolazione locale. «Abbiamo avuto problemi vicino alla stazione ferroviaria» di Belgrado, ha ricordato Vu›i„, raccontando poi che i migranti economici «fanno a botte tra di loro. Ne abbiamo arrestati in due locali commerciali dove avevano rubato e lo stesso accade in case private». «Non voglio dire che sono peggio» dei rifugiati, «ma il clima è diverso» rispetto alla Serbia solidale e dalle porte aperte del 2015. Parole utilizzate per preparare il terreno all’annuncio più importante. «Ho voluto che il governo mostrasse solidarietà e umanità, continueremo a farlo», ha annunciato il leader serbo, «ma non accetteremo migranti illegali».
Nessun commento:
Posta un commento