la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune.
Produrre, organizzare, trovare soluzioni,
impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST?
Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
martedì 27 dicembre 2016
Gli ebrei esautorano i palestinesi, dello loro cultura, estirpano le loro identità, rubano le loro terre
Per
l’ennesima volta il governo Israeliano ha rigettato le risoluzioni del
Consiglio di Sicurezza dell’ONU ed ha annunciato che non rispetterà la
risoluzione, rimanendo al margine della legalità internazionale, come da
sua abitudine.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, all’unanimità dei suoi
membri e con l’astensione degli USA (questa la novità) ha approvato la
risoluzione n. 2334 in cui richiede con urgenza ad Israele “di mettere
fine agli insediamenti illegali realizzati sui territori palestinesi
occupati con la forza militare, in forma “immediata e completa”.
Nonostante questa risoluzione, come si poteva prevedere, il governo
di Israele ha informato che non rispetterà questa nuova risoluzione e di
conseguenza continuerà con l’appropriazione indebita ed illegale dei
beni e delle terre palestinesi occupate militarmente nell’anno 1967.
Non solo il Governo Netanyahu non rispetta la risoluzione ma, la
nello stesso giorno, il Comitato di Pianificazione di Gerusalemme ha
comunicato che ha appena approvato un programma di costruzione di altre 5.600 unità abitative sui territori abitati dai palestinesi e la misura viene presa come risposta in spregio alla risoluzione delle Nazioni Unite.
I nuovi insediamenti saranno realizzati nelle zone del Gilo, 2 mila e
600 case, un numero uguale nella colonia di Givat HaMatos ed altre 400 a
Ramat Shlomo. Da queste zone gli attuali residenti palestinesi saranno
espulsi e le loro case rase al suolo con i bulldozer.
Israele
non ha mai rispettato alcuna risoluzione nè dell’ONU nè di qualsiasi
altro organismo internazionale. La illegalità sistematica e le continue
violazioni di qualsiasi norma di diritto internazionale sono state da
sempre il suo modo di convivere con il mondo e di imporsi nella regione
(grazie alla protezione anglo-USA). Sono ormai centinaia le risoluzioni
dell’ONU, del suo Consiglio di Sicurezza, della Corte Internazionale de
La Haya, della Commissione per i Diritti Umani dell’ONU, ecc.. che sono
stati messe in burla, squalificate e violate da Israele. Più ancora i
promotori di tali risoluzioni sono stati sempre in vari modi accusati di
“antisemitismo” o di essere “antisraeliani” ed altre assurde invettive.
Netanyahu irritato
Di recente il governo israeliano, riferendosi a questa risoluzione in
particolare, ha insultato anche il presidente Obama per non aver posto
il veto, come abitualmente hanno sempre fatto gli USA ed ha annunciato
manovre nei confronti del nuovo presidente USA Donald Trump per fare
fronte a questa risoluzione senza lasciar passare l’occasione di
squalificare tutti quei paesi che hanno presentato il progetto di
risoluzione e quelli che l’hanno appoggiata.
Incredibilmente Netanyahu ha segnalato che questa risoluzione non
apporta nulla alla pace nella regione (vedi le dichiarazioni rilascate
al giornale israeliano Haretz del 24-12-2016).
Ovvero secondo la visione israeliana, costruire insediamenti –
qualificati come illegali e crimini di guerra, dappertutto e senza
eccezione, violando ogni legalità internazionale, a giudizio di Israele, queste aberrazioni “apporterebbero alla pace”.
Dichiarazioni queste che ricordano le argomentazioni dei gerarchi
nazisti e le spiegazioni delle peggiori dittature per giustificare ed
avallare i propri crimini e le violazioni dei diritti umani.
Il mondo è ormai abituato alla manipolazione sionista ma questa sta
arrivando ormai a livelli assolutamente inaccettabili ove sfacciatamente
si giustificano i crimini e si avallano le illegalità, sotto lo sguardo
e la pazienza di tutto il mondo.
Questa risoluzione, come tutte le precedenti e le migliaia di
condanne per crimini di guerra e violazioni dei diritti umani, sarà
semplicemente un getto d’inchiostro su carta, se la comunità
internazionale si dedica soltanto ad emettere inutili condanne formali e
rimproveri verbali, senza prendere azioni concrete reali, utili ed
efficaci per fermare gli abusi, l’illegalità e le violazioni che Israele
commette.
Di certo questo atteggiamento – di esprimere soltanto rimproveri
verbali-, corrisponde ad una implicita complicità con i crimini di
Israele. I paesi che si autodenominano “liberi e democratici”,
specialmente quelli europei, “compiono il loro dovere” con l’emettere
inservibili dichiarazioni di censura, ma non portano mai avanti azioni
efficaci volte a frenare gli abusi che Israele si sente autorizzata a
continuare.
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