la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune.
Produrre, organizzare, trovare soluzioni,
impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST?
Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
giovedì 29 dicembre 2016
Strategia della Paura è quella che porta a stringersi dolente o nolente accanto al potere vigente anche se questo è marcio
Strategia della tensione dopo la sconfitta di Aleppo
di ilsimplicissimus
Quando anche le strategie informative più massicce cominciano a fare cilecca come avevo argomentato ieri (vedi qui )
non c’è niente di meglio che lasciar perdere la testa e puntare sulla
pancia, sull’emotività più istintiva e sulla paura. Aleppo viene
liberata dai “liberatori” sotto forma di tagliagole mercenari ed ecco
che arrivano nel giro di 24 ore tre attentati: l’assassinio
dell’ambasciatore russo in Turchia da parte di un poliziotto appena
diplomatosi e salutato in tempo reale come un eroe dal deputato ucraino
Volodymyr Parasyuk già fotografato e filmato mentre sparava sulla
folla e sui poliziotti in piazza Maidan, il camion polacco contro il
mercatino di Natale a Berlino che sembra la replica di Nizza, ma messo
in atto da un professionista, la sparatoria a Zurigo.
Non c’è
alcun bisogno di collegare questi fatti tra di loro o di fornire una
chiave di lettura precisa su ciascuno di essi anche quando e se si
avranno informazioni più precise o credibili. Ad eccezione
dell’attentato turco dove è presumibile che l’evento sia da addebitare
ad ambienti gulenisti, collegati alla strategia Usa di impedire un
raccordo fra Ankara, Teheran e Mosca per mantenere in vita la Siria e
nel contempo colpire Erdogan, gli altri vengono dal magazzino degli
scampoli della paura messo insieme facilmente agendo sul caos
mediorientale e il carico di odio che suscita, sulla marginalità,
l’esclusione, lo sradicamento. Non ha nessuna importanza che ce ne si
faccia una ragione, anzi più assurdo rimane il quadro generale, più la
paura sarà cieca e sarà costretta a seguire il cane mediatico e la
ondivaga narrazione ufficiale. Ma forse questi regali prenatalizi sono
innescati non solo da motivi generali sempre validi e da ribadire sotto
le feste, ma anche anche da questioni più specifiche, da imbarazzi più
incombenti: si è saputo infatti che alcuni giorni fa parecchi ufficiali
della Nato sarebbero stati catturati dagli specnatz (spetnatz è solo una
traslitterazione inglese fuorviante) russi, nella sala operativa
situata nello scantinato di un edificio nel Suq al-Luz, in via Al-Sharad
di Aleppo Est da dove dirigevano la resistenza dei loro tagliagole.
Ecco perché l’insistenza ossessiva del Dipartimento di Stato Usa e dei
funzionari occidentali delle Nazioni Unite nel chiedere un cessate il
fuoco a città già sostanzialmente ripresa, utilizzando senza remore
anche fantasmi umanitari oggi smentiti persino dall’Organizzazione
mondiale della sanità che loda la Russia per la sua generosità nei
confronti della popolazione.
Secondo alcune fonti gli ufficiali
catturati sarebbero di diverse nazionalità, americani (ça va sans dire)
inglesi, francesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini,
qatariani e sauditi , questi ultimi in maggior numero (sarebbero otto),
cosa più che comprensibile visto che è Riad, come socio di capitale, a
pagare la fetta maggiore della cosiddetta guerra civile e deve
controllare l’investimento. In realtà non si tratta proprio di una
sorpresa assoluta perché già a fine settembre numerosi indizi avevano
suggerito che un centro di comando occidentale fosse situato dietro le
linee dei terroristi di Jabat Fatah al-Sham (ex Jabat al-Nusra, nome de
plume di Al Qaeda per questo sanguinoso libro) e che fosse
stato parzialmente distrutto da un attacco missilistico russo, vicenda
che diede avvio alla parte più concitata della saga degli ospedali
distrutti. Sia il Telegraph che il Los Angeles Times avevano parlato di
queste presenze, anche se ovviamente non in maniera così specifica. Sta
di fatto che adesso Assad ha una carta molto importante da giocare nelle
trattative visto che può smascherare fino in fondo il ruolo
dell’occidente e delle petromonarchie nel trasformare l’opposizione
siriana in guerra terrorista, nella guida militare diretta dei
cosiddetti ribelli, denudando le narrazioni bugiarde e soprattutto
rivelando l’alleanza, il legame con la demonizzata Al Qaeda che rischia
di far riscrivere la storia degli ultimi 15 anni , tre mesi e 9 giorni.
A
questo punto la strategia della tensione, per riprendere un espressione
in disuso, calza a puntino per avvisare Mosca e indebolire Ankara, ma
soprattutto sarebbe l’ideale per giocare d’anticipo su possibili
rivelazioni, ammorbidendo le opinioni pubbliche occidentali a suon di
terrorismo diffuso. Non è difficile muovere le pedine di pazzi e
disperati. trasformarli in lupi solitari. Suona davvero così strano e
incredibile quando si assiste in Usa a una guerra sotterranea per
ribaltare il risultato delle elezioni, allo spettacolo di una democrazia
che agonizza nella stretta di elites e centri di potere che si fanno
guerra reciprocamente? La storia di Putin che avrebbe hackerato le
lettere della Clinton ( che comunque, badate bene le avrebbe scritte e
dunque da un punto di vista politico non cambia proprio nulla) fa acqua
da tutte le parti, è un puro ballon d’essai, anzi finisce nel ridicolo
nel momento in cui si scopre, come riferisce il Daily Mail, che sono
stati ambienti irritati dai brogli con cui la Clinton l’avrebbe spuntata
su Sanders, ad aver passato a Wikileaks le famose mail segrete.
Viviamo in un mondo così, nel quale non si riesce a sperare di nulla, ma nel quale ci si può attendere di tutto.
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