L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 10 dicembre 2016

LIVE from Aleppo as civilians exit through humanitarian corridors

Renzi aveva l'obiettivo rubare i risparmi agli italiani e di affossare definitivamente il Sistema Bancario Italiano. Missione compiuta. Noi Italiani DOBBIAMO uscire dall'Euro prima che sia troppo tardi

ECONOMIA E FINANZA
BOMBA MPS SULL'ITALIA/ Un colpo più pesante dello spread a 500

Paolo Annoni
sabato 10 dicembre 2016

SALVATAGGIO MPS? Si è appreso ieri che la Bce non ha concesso altre tre settimane a Montepaschi, rispetto alla scadenza del 31 dicembre, per finalizzare l’aumento di capitale da cinque miliardi di euro. La strada già sembrava molto in salita, per usare un eufemismo, ancora prima delle vittoria del No al referendum. Non si capiva come sarebbe stato possibile trovare la somma necessaria per l’aumento entro il 31 dicembre con in mezzo Natale e feste comandate e con un piano ancora con ancora molti dettagli mancanti. Questo senza considerare che il caso Montepaschi si trascinava da mesi e che era rimasto in sospeso a 20 giorni dalla scadenza prima di un voto su cui il governo aveva deciso di far dipendere la propria sopravvivenza.

Il piano di salvataggio di Montepaschi e in particolare l’aumento di capitale agita la borsa di Milano da un anno. La nuova normativa europea sul bail-in impedisce un aiuto di Stato che non passi per il sacrificio degli obbligazionisti: una condizione estremamente punitiva per il sistema bancario italiano e che in precedenza non è stata applicata ad altri membri dell’Europa. Cadrebbe infatti per sempre la certezza sui prestiti fatti alle banche italiane, sotto forma di obbligazioni, che il sistema non riesce a garantire e che quindi si pone su un gradino molto più basso rispetto agli altri sistemi Paese. Il sistema bancario di un Paese non è solo la somma delle sue banche, ma un'infrastruttura su cui il Paese, in un certo senso, mette la sua garanzia anche per le strettissime connessioni che si generano tra le banche, uno Stato e le sue imprese con i relativi rischi di contagio. Basta che una banca fallisca per generare una corsa agli sportelli di tutte le altre.

Il bail-in è punitivo per un altro motivo. A rimetterci sarebbero anche gli obbligazionisti retail, piccoli risparmiatori, che hanno sottoscritto un’obbligazione bancaria “fidandosi” del sistema e di una garanzia non scritta ma valida da decenni; non si può chiedere a un piccolo risparmiatore di leggere bilanci che nemmeno gli investitori professionali riescono a leggere come dimostrato dal fallimento di Lehman Brothers. Il sistema, in questo caso quello italiano, ha tutto l’interesse che la relazione tra risparmiatori e investitori globali e le sue banche non vada in cortocircuito. Se nessuno presta soldi alle banche o lo fa a costi più alti a rimetterci sono le imprese e lo Stato italiano.

Per evitare questo occorrerebbe fare un aumento di capitale sul mercato. Trovare investitori che mettano insieme cinque miliardi per l’ennesimo aumento di capitale di una banca che avrebbe ancora in pancia molte sofferenze, che appartiene a un’economia che non cresce in un continente dove le cose non funzionano si è rivelato molto difficile. L’andamento del titolo Montepaschi suggeriva che il mercato avesse moltissimi dubbi sul successo di un aumento di capitale ancora prima della vittoria del No e delle dimissioni di Renzi. D’altronde le discussioni sull’aumento andavano avanti da un anno senza che si fosse arrivati neanche lontanamente vicini a una soluzione credibile e dettagliata; nemmeno di fronte a commissioni enormemente alte.

L’unica soluzione definitiva per il sistema bancario è un aiuto di Stato che spezzi il circolo vizioso della sfiducia “sistemica” sul sistema bancario italiano. Questo non si può fare perché l’Europa non vuole; formalmente è vero che il periodo in cui gli stati potevano salvare le banche si è esaurito senza che l’Italia si muovesse per tempo. Nella sostanza è l’Italia che deve pagare per tutti in un’Europa dove chi può permetterselo viola le regole come crede, Francia e Germania in primis, e che in questo modo condanna la sua terza economia e 60 milioni di persone a tutto vantaggio dei “concorrenti”. Basti pensare che in questi giorni Unicredit è “costretta” a vendere oltre 200 miliardi di euro di risparmio italiano alla francese Amundi con la beffa che per Unicredit sta negoziando un amministratore delegato francese.

L’intervento statale italiano che si ipotizzava ieri in serata potrebbe collocarsi in una sorta di compromesso in cui verrebbero tutelati i piccoli risparmiatori e in cui sacrificio verrebbe limitato agli investitori istituzionali delle obbligazioni subordinate. All’Italia non verrebbe risparmiata l’onta di non essere riuscita a salvaguardare la fiducia degli investitori sul proprio sistema bancario con tutte le relative, gravi, conseguenze; allo stesso tempo si eviterebbe che il contagio colpisca i piccoli risparmiatori.

Rimarrebbe sul tavolo il problema sistemico italiano che per dimensione e numero di soggetti coinvolte va decisamente oltre il problema contingente di Monte Paschi e che non può non passare da un salvataggio statale. Colpire il sistema bancario italiano non è altro che un modo per affondare il Paese economicamente come, e forse di più, lo spread a 500. Se questo è l’obiettivo dell’Europa diretto o indiretto e mascherato dal “rispetto delle regole” che nessun altro rispetta forse sarebbe il caso di spingere il dibattito su un altro piano. Meglio vivi e fuori dall’euro che morti; in questo secondo caso alla fine l’epilogo è ovviamente lo stesso. Non prendiamo neanche in considerazione l’ipotesi che al posto di salvare il sistema bancario italiano con i soldi italiani lo si faccia con quelli europei e poi si chieda il conto a un debitore impotente.

Se Trump non riuscirà a fare gli investimenti promessi sarà presto ricattata dalle Consorterie Guerrafondaie Statunitensi ed Ebraiche

ECONOMIA E FINANZA
SPY FINANZA/ Le 10 previsioni oltraggiose per il 2017

Mauro Bottarelli
sabato 10 dicembre 2016

Si avvicina la fine dell'anno e puntuali ecco arrivare le 10 previsioni oltraggiose di Saxo Bank, potenziali "cigni neri" che il 2017 potrebbe vedere in azione, partendo dal presupposto che se davvero la Fed alzerà i tassi la prossima settimana, allora veramente l'intero sistema finanziario si trasformerà in un uncharted territory dove tutto può accadere. La prima profezia riguarda la Cina e, per la precisione, il fatto che il Pil cinese supererà l'8% e lo Shanghai Composite sfonderà quota 5mila punti. Per Saxo, la Cina potrebbe capire di aver raggiunto il picco massimo sostenibile della sua fase di crescita per manifattura e infrastrutture e, attraverso un enorme stimolo di politica fiscale e monetaria, aprire ai mercati di capitale al fine di ottenere una transizione vincente verso una crescita legata ai consumi. Il risultato potrebbe quindi essere quello di un Pil che supererà l'8% nel 2017, guidato soprattutto dal traino del settore dei servizi. L'euforia innescata da una crescita trainata dai consumi privati potrebbe quindi vedere lo Shanghai Composite raddoppiare il suo livello del 2016, superando quota 5mila punti. 

La seconda previsione riguarda invece gli Usa, in particolare l'intervento della Fed per calmierare la crescita del rendimento del Treasury a 10 anni. Con il dollaro e i tassi di interesse Usa in continua crescita per tutto il 2017, la politica da testosterone fiscale di Donald Trump porta il rendimento del decennale statunitense a raggiungere il 3%, causando il panico sui mercati. Sull'orlo del disastro, la Fed decide di copiare la politica di controllo della curva dei rendimenti della Bank of Japan, fissando il rendimento del Treasury a 10 anni all'1,5% ma da una diversa angolazione, ovvero introducendo un Qe4 o addirittura un Qe indefinito nella sua durata temporale. Questa mossa blocca prontamente la sell-off generalizzata di mercati equity e bond, portando al maggior incremento per il mercato obbligazionario da sette anni a questa parte. Insomma, gli Usa - per motivi apposti al 2008 - ripartono con la stamperia della Fed, dando vita a un altro rally garantito unicamente dalla Banca centrale. 

Terza previsione, ovvero il tasso di default nel comparto ad alto rendimento supererà il 25%. Con il tasso di default medio a lungo termine per i bond ad alto rendimento al 3,37% già salito nel corso delle recessioni Usa del 1990, 200 e 2009 rispettivamente al 16%, 10% e 12%, il 2017 vedrà salire quella percentuale al 25%. Avendo raggiunto il limite dell'interventismo delle Banche centrali, i governi di tutto il mondo si muovono verso uno stimolo fiscale, mossa che porta con sé un aumento dei tassi di interesse (Giappone escluso) e un contemporaneo balzo all'insù della curva dei rendimenti. Con triliardi di corporate bonds in procinto di schiantarsi, il problema verrà esacerbato da una rotazione in uscita dai fondi obbligazionari, qualcosa che amplierà gli spread e renderà il rifinanziamento del debito di basso grado impossibile. Con il tasso di default che raggiungerà il 25%, alcuni attori del mondo corporate verranno schiacciati dal loro modello inefficiente, lasciando spazio a modelli di allocazione del capitale più validi. 

Quarta previsione, molto interessante, riguarda la Brexit: anzi, la non Brexit, perché il Regno Unito cambierà idea e sceglierà di rimanere. Con la protesta populista in continua crescita su entrambe le sponde dell'Atlantico, la leadership dell'Ue decide di prendere una posizione più collaborativa nei confronti del Regno Unito. Con i negoziati che proseguono, Bruxelles apre a concessioni chiave sull'immigrazione e sul passaporto finanziario per le aziende del settore dei servizi finanziari con sede nel Regno Unito. Al momento di invocare l'Articolo 50 e portarlo davanti al Parlamento, il governo britannico riconsidera la situazione e spinge per un nuovo accordo. Il Regno Unito resta quindi nell'orbita dell'Ue, la Bank of England alza i tassi allo 0,5% e l'euro/sterlina si schianta a 0,73, di fatto invocando un simbolismo del 1973, quando la Gran Bretagna entrò nella Cee. 

Quinta previsione, crollo del prezzo del rame. Questa materia prima, infatti, è stata una delle beneficiarie delle promesse seguite alle elezioni presidenziali Usa in campo economico, ma nel 2017 il mercato comincerà a realizzare che Donald Trump dovrà faticare non poco per portare a termine gli investimenti promessi e l'atteso aumento nella domanda di rame fallirà di materializzarsi. Costretto ad affrontare montante malcontento interno, Trump alzerà il volume della sua politica protezionistica, introducendo barriere commerciali che creeranno problemi sia ai mercati emergenti che all'Europa. La crescita globale comincerà a indebolirsi, mentre anche la domanda cinese di metalli rallenterà proprio per il tentativo di transizione verso una crescita orientata sui consumi. Una volta che il rame avrà rotto la linea di supporto del trend, tornando al livello di 2 dollari per libbra come nel 2002, la speculazione al ribasso alluvionerà il mercato, portando le valutazioni del rame a minimi della crisi finanziaria, ovvero, 1,25 dollari per libbra. 

Sesta profezia, la crescita esponenziale dei guadagni per Bitcoin e dell'influenza delle cosiddette criptovalute. Sotto la presidenza Trump, la spesa fiscale statunitense aumenterà il deficit di budget da 600 miliardi a 1,2-1,8 triliardi di dollari: questo causerà un aumento esponenziale della crescita ma anche dell'inflazione, obbligando la Federal Reserve ad accelerare un aumento dei tassi di interesse e portando il dollaro verso nuovi massimi. Questo combinato creerà un effetto domino sui mercati emergenti e particolarmente in Cina, i quali cercheranno un'alternativa al sistema di monete fiat denominato in dollari e alla loro eccessiva dipendenza dalla politica monetaria Usa. Questo porterà a un'incremento della popolarità per le criptovalute alternative, con Bitcoin che beneficerà più di tutti del nuovo trend. Con i sistemi bancari e i governi di Russia e Cina che si muoveranno verso un'accettazione di Bitcoin come parziale alternativa al dollaro, la criptovaluta più famosa al mondo triplicherà il suo valore, passando dagli attuali 700 dollari a 2.100 dollari.

Settima previsione oltraggiosa, la crisi del sistema sanitario Usa dovuta alla riforma introdotta dall'amministrazione Trump. La spesa sanitaria statunitense è attorno al 17% del Pil contro una media mondiale del 10% e una percentuale sempre crescente della popolazione americana non è in grado di pagare i conti ad essa legati. L'iniziale rally borsistico del settore farmaceutico, seguito all'elezione di Donald Trump, svanirà in fretta nel 2017, visto che gli investitori realizzeranno come l'amministrazione non potrà andarci sul leggero con la sanità e, anzi, lancerà riforme draconiane per l'improduttivo ed eccessivamente caro sistema statunitense: l'Etf Health Care Sector Spdf Fund crollerà del 50% a 35 dollari, ponendo fine al più spettacolare mercato del Toro dalla crisi finanziaria. 

Ottava profezia, nonostante Trump il peso messicano si apprezzerà, soprattutto verso il dollaro canadese. Il mercato ha completamente sovrastimato la vera intenzione o anche solo l'abilità di Trump di porre un drastico freno al commercio con il Messico, una qualcosa che permetterà al peso di rivalutarsi, questo mentre il Canada comincerà a soffrire per i tassi di interesse più alti che daranno il via a un credit crunch nel settore immobiliare. Le banche canadesi andranno in sofferenza, costringendo la Bank of Canada a una modalità di allentamento quantitativo e iniezioni di capitali nel sistema finanziario. Inoltre, il dollaro canadese andrà in underperformance visto che il Canada beneficerà di meno della risorgente crescita degli Usa rispetto al passato, a causa della politica di hollowing out della base manifatturiera canadese legata alla globalizzazione e dell'eccessiva forza della moneta. 

Nona profezia (e speriamo che questa sia azzeccata), il settore bancario italiano sarà l'equity asset meglio performante. La banche tedesche sono intrappolate nella spirale dei tassi di interesse negativi e di curva piatta dei rendimenti, per questo non hanno accesso ai mercati di capitale. Vista la struttura stessa dell'Ue, un salvataggio bancario tedesco equivale a un salvataggio bancario europeo, un qualcosa di benedetto per le banche italiane, alle prese con economia interna stagnante e con il peso dei non performing loans a bilancio. La nuova garanzia permette al sistema bancario di ricapitalizzarsi e la creazione di una European Bad Debt Bank permetterà una pulizia degli stati patrimoniali degli istituti dell'eurozona, facendo ricominciare a lavorare il meccanismo di trasmissione del credito. Il rally delle banche italiane vedrà aumenti di più del 100%. 

Ultima previsione, l'Ue stimolerà la crescita attraverso euro-bond comuni (di fatto, la vendetta di Prodi e Quadrio Curzio sulla nomenklatura Ue di almeno una decina d'anni). Dovendo fare i conti con il successo delle forze populiste in tutta Europa e con la vittoria del partito di Geert Wilders alle elezioni politiche olandesi del prossimo marzo, i partiti politici tradizionali cominciano ad allontanarsi sempre di più dal concetto di austerity in favore di politiche keynesiane, le stesse lanciate dal presidente Roosevelt dopo la crisi del 1929. L'Ue lancia allora un piano di sei anni per un ammontare di spesa di 630 miliardi di euro, sostenuto dal presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ma per evitare una diluizione risultante da un aumento degli import, i leader europei annunceranno contestualmente l'emissione di euro-bonds, i primi dei quali legati a una piano di investimenti infrastrutturale da 1 triliardo di euro, rinforzando l'integrazione dell'intero continente e stimolando inflows di capitali nell'Ue. 

A mio avviso, potrebbero avversarsene quattro su dieci. Voi cosa dite? 


Mattarella dovrebbe mandare Renzi alle Camere e farlo sfiduciare da esse e poi solo dopo potrebbe indicare un possibile incaricato

POLITICA
Crisi di governo/ Consultazioni Mattarella: giro di incontri concluso, le posizioni di M5s e Pd (dimissioni Renzi, ultime notizie 10 dicembre 2016)

Redazione
sabato 10 dicembre 2016

CRISI DI GOVERNO, CONSULTAZIONI MATTARELLA: GIRO DI INCONTRI CONCLUSO, LE PAROLE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (DIMISSIONI RENZI, ULTIME NOTIZIE 10 DICEMBRE 2016) -Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto la sua sulla crisi di governo dopo la fine del giro di consultazioni seguite alle dimissioni di Matteo Renzi. Il capo dello stato, presentatosi alla stampa dopo la fine dell'incontro con l'ultima delegazione del Pd, ha di aver ascoltato con attenzione e rispetto le istanze presentategli da tutte le forze politiche e che nelle prossime ore valuterà le "iniziative per porre una soluzione alla crisi". A detta dell'inquilino del Quirinale "il Paese ha bisogno di tempi brevi, di un governo nella pienezza delle sue funzioni" poiché "vi sono di fronte a noi adempimenti, impegni e scadenze che vanno rispettati di carattere interno, europeo ed internazionale". Secondo Mattarella è "emersa in questi incontri la volontà di armonizzazione delle due leggi elettorali tra Camera e Senato" come "condizione necessaria per procedere a nuove elezioni". Mattarella, dopo aver ricordato che "tra i punti in primo piano vi è il sostegno ai cittadini colpiti dal terremoto e l'avvio alla ricostruzione dei loro paesi" si è augurato che "il clima politico si articoli a livello dialettico restando costruttivo e propositivo per la nostra democrazia".

CRISI DI GOVERNO, CONSULTAZIONI MATTARELLA: GIRO DI INCONTRI CONCLUSO, LE POSIZIONI DI M5S E PD (DIMISSIONI RENZI, ULTIME NOTIZIE 10 DICEMBRE 2016) - Le consultazioni del Presidente Mattarella al Quirinale, finalizzata alla chiusura della crisi di governodeterminata dalle dimissioni di Renzi, sono giunte al termine. Dopo il no alle larghe intese di Silvio Berlusconi è stato il MoVimento Cinque Stelle a ribadire il proprio rifiuto ad un governo di grande coalizione. Come riportato da SkyTg24, a rappresentare i pentastellati sono stati i capigruppo Giulia Grillo e Luigi Gaetti, i quali hanno chiarito che il nuovo esecutivo "se in continuità con quello precedente imporrebbe le stesse ricette economiche di lacrime e sangue". I grillini hanno aggiunto che "il governo dimissionario deve limitarsi a essere mero strumento regolamentare a servizio del Parlamento e della Consulta, qualunque altra soluzione sarà un tradimento della volontà popolare". L'ultimo incontro del Presidente della Repubblica è stato quello con la delegazione del Partito Democratico, rappresentato al Colle da Luigi Zanda, Matteo Orfini, Ettore Rosato e Lorenzo Guerini. A leggere una dichiarazione è stato Zanda, il quale ha chiarito che l'auspicio dei democratici di "un governo di responsabilità nazionale con più ampia partecipazione politica delle forze in maggioranza e all'opposizione" resterà insoddisfatto visto il "larghissimo rifiuto" delle opposizioni a questa soluzione. Il Partito Democratico ha quindi "assicurato al presidente Mattarella il sostegno alla soluzione della crisi che egli riterrà più opportuna".

CRISI DI GOVERNO, CONSULTAZIONI MATTARELLA: BERLUSCONI, "NO A LARGHE INTESE E PRESTO AL VOTO" (DIMISSIONI RENZI, ULTIME NOTIZIE 10 DICEMBRE 2016) - Leconsultazioni al Quirinale del Presidente della Repubblica emettono un dato chiaro: Sergio Mattarella non potrà chiudere la crisi di governo scaturita dalle dimissioni di Matteo Renzi con l'aiuto di Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia, salito al Colle in rappresentanza del suo partito, ha chiarito che "l'unica strada possibile" è "l'approvazione in tempi rapidi di una legge elettorale condivisa in Parlamento e poi andare al voto". A detta dell'ex Presidente del Consiglio "la nuova legge elettorale deve rendere omogenei i sistemi di Camera e Senato e garantire corrispondenza tra maggioranza parlamentare e popolare". Berlusconi ha detto di aver "precisato che Forza Italia non è disponibile a sostenere governi di larga coalizione". Una mossa, quella di Silvio Berlusconi, che lascia di fatto il cerino in mano al Partito Democratico per l'eventuale composizione di un nuovo governo di scopo.

CRISI DI GOVERNO, CONSULTAZIONI MATTARELLA: BERLUSCONI SALE AL COLLE (DIMISSIONI RENZI, ULTIME NOTIZIE 10 DICEMBRE 2016) - Ancora pochi minuti di attesa poi, alle 16, passerà a Silvio Berlusconi il pallino in queste consultazioni al Quirinale che vedono il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella impegnato nella ricerca di una via che garantisca stabilità al Paese e ponga fine alla crisi di governo dopo le dimissioni di Matteo Renzi da primo ministro. E sarà proprio il leader di Forza Italia, con ogni probabilità, a fungere nuovamente da ago della bilancia per il futuro del Parlamento nei prossimi mesi. Per quanto le dichiarazioni ufficiali dei forzisti escludano ogni coinvolgimento degli azzurri in un eventuale governo di larghe intese che arrivi alla scadenza naturale della legislatura nel 2018 sono in tanti, tra gli amanti dei retroscena, a credere che Berlusconi, dinanzi all'assicurazione dell'accordo su una legge elettorale basata sul proporzionale, possa anche acconsentire a sostenere un esecutivo guidato da un nome diverso da quello di Matteo Renzi. Nel frattempo, come riporta La Repubblica, Berlusconi ha tenuto a Palazzo Grazioli un vertice con gli stati generali del partito, probabilmente per comunicare quella che sarà la linea tenuta al Colle. E in attesa di sapere cosa si diranno Mattarella e Berlusconi una cosa è certa: il Cavaliere è tornato centrale nella nuova partita politica del Paese.

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: FRANCESCHINI E PADOAN A PALAZZO CHIGI, C'È PURE BOSCHI (CONSULTAZIONI MATTARELLA, ULTIME NOTIZIE 10 DICEMBRE 2016) - Graziano Delrio non si sbilancia sugli scenari apertisi con le dimissioni di Renzi e la conseguente crisi di governo: il ministro delle Infrastrutture ha preferito non commentare l'ipotesi di un nuovo governo guidato da Gentiloni o Padoan. "Non parlo del Governo. È il Presidente della Repubblica che parla del Governo, non un ministro di un Governo dimissionario", ha dichiarato Delrio a margine dell'inaugurazione della linea ferroviaria ad alta velocità Treviglio-Brescia. Il ministro ha però approfittato dell'occasione per ringraziare Renzi "per i 18 miliardi di euro messi a disposizione per Rfi negli ultimi due anni". Intanto a Palazzo Chigi, oltre a Franceschini e Padoan, ci sono anche i ministri Boschi e Martina. Stando a quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, sarebbe presente anche il ministro Calenda. I ministri sono stati, separatamente, a Palazzo Chigi in vista della consultazione che alle 18 la delegazione Pd avrà con il capo dello Stato Mattarella. 

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: ALA E NCD, "SÌ A GOVERNO DI LARGHE INTESE" (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 10 DICEMBRE 2016) - Proseguono le consultazioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intenzionato a porre fine al più presto alla crisi di governo dettata dalle dimissioni di Matteo Renzi. Sono già salite al Quirinale le delegazioni di Sinistra Italiana-Sel, Ala-Area Popolare e Nuovo Centrodestra. Per quanto riguarda lo schieramento capitanato da Arturo Scotto e Loredana De Petris, come riportato da La Repubblica, all'uscita dall'incontro con Mattarella è stata ribadita la linea di un "no" ad un governo di larghe intese:"Assolutamente no al sostegno a un possibile governo Gentiloni. Discontinuità è discontinuità e non vale solo per Renzi, ma anche per chi per lui volesse raccoglierne l'eredità". Ala e Area Popolare, rappresentati tra gli altri da Denis Verdini ed Enrico Zanetti, hanno manifestato la propria disponibilità "dare il nostro sostegno per fare una nuova legge elettorale con il tipo di governo che il presidente Mattarella deciderà, anche un Renzi bis". Ultima delegazione a varcare le porte del Quirinale quella di Ncd guidata da Angelino Alfano. Il Ministro dell'Interno ha chiarito che secondo il suo partito "non bisogna attendere la sentenza della Consulta sulla legge elettorale", ma bisogna già iniziare a lavorare sulla nuova. Ncd si è detta disponibile a "partecipare ad un governo con una responsabilità comune del più ampio novero di forze politiche presenti in Parlamento. Se non dovesse verificarsi questo ci affideremo al Presidente della Repubblica e alla proposta che lui farà di un premier incaricato".

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: DELEGAZIONE SI-SEL AL QUIRINALE (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 10 DICEMBRE 2016) -Si è ufficialmente aperta la terza giornata di consultazioni al Quirinale che porterà il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ad incontrare i maggiori partiti del Parlamento italiano per tentare di chiudere al più presto la crisi di governo scaturita dalle dimissioni di Matteo Renzi, Presidente del Consiglio, dopo l'esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. La prima delegazione a fare il suo ingresso al Colle è stata, come da calendario, quella di Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia e Libertà, capitanata da Arturo Scotto e Loredana De Petris. Nel frattempo il toto-nomi per un eventuale governo di larghe intese vede in pole position l'attuale Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Il diretto interessato al momento sembra voler fare buon viso a cattivo gioco e per questo poche ore fa ha cinguettato sul suo profilo Twitter un messaggio che sembra voler ignorare la questione di un eventuale incarico da primo ministro. Clicca qui per leggere il suo messaggio su Twitter!

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: GIÀ OGGI LA DECISIONE DEL QUIRINALE? (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 10 DICEMBRE 2016) - Si apre l’ultimo giorno di Consultazioni da Mattarella: ma sarà anche l’ultimo per la Crisi di Governo? Oggi si riuniscono tutti i big al Quirinale per l’ultima giornata di colloqui con il Presidente della Repubblica, che dovrebbe prendersi oggi e forse anche domani per arrivare ad una decisione sul difficile iter dei prossimi giorni. E se arrivasse già oggi una improvvisa decisione di Mattarella sullo stato della crisi di governo dopo le dimissioni di Renzi? Le notizie impazzano e gli analisti osano innumerevoli ipotesi sull’immediato futuro politico della Repubblica: da un Renzi-bis per fare solo la nuova legge elettorale, fino al nuovo governo di scopo con un altro premier interno al Pd (Paolo Gentiloni e Dario Franceschini sarebbero i due nomi più in pole, con il ministro degli Esteri che al momento ha “il muso” davanti al collega alla Cultura), ma anche un governo tecnico in toto con Padoan Premier. Ipotesi più remote sono le elezioni immediate o peggio la scadenza naturale della Legislatura. Oggi i big - anche se in persona ci sarà solo Berlusconi, mentre Salvini ieri e Grillo-Renzi oggi non saranno presenti davanti a Mattarella - proveranno le ultime proposte al Capo dello Stato che poi dovrà arrivare ad una decisione forse già in questo weekend. Nel colloquio ieri la Lega Nord ha posto il vincolo del voto subito, con un “avvertimento” all’alleato Berlusconi sulla possibile ipotesi Gentiloni con accordo anche di Forza Italia: «Non penso sia questo l'orientamento io ho parlato con Berlusconi, comunque sarà lui a dirlo domani. Ma l'esperienza dovrebbe suggerirgli di stare molto attento a compiere passi di questo tipo». Cosa deciderà Mattarella? E soprattutto, Renzi starà “al gioco”?

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: CALENDARIO INCONTRI QUIRINALE, DA FORZA ITALIA A M5S E PD (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 10 DICEMBRE 2016) - Ultimo giorno fitto di colloqui al Quirinale per le consultazioni tra Mattarella e i gruppi parlamentari più importanti, eccetto la Lega Nord che ha chiuso le consultazioni di ieri pomeriggio: l’unico leader che sarà davvero presente oggi con la sua delegazione di capigruppo sarà Silvio Berlusconi, mentre Grillo e Renzi hanno preferito mandare rispettivamente Di Maio e Guerini. Dalle consultazioni di oggi probabilmente uscirà l’ultima indicazione utile per la scelta tutta in mano al Capo dello Stato Mattarella: e dunque esecutivo nuovo o elezioni anticipate? Nell’attesa di districare la matassa, ecco il calendario preciso e dettagliato delle consultazioni di oggi al Quirinale, come stabilità dall’Ufficio di Presidenza della Repubblica. Alle ore 11 Gruppo parlamentare Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà (SI-SEL) della Camera dei Deputati; alle 11.30 Rappresentanza del Gruppo parlamentare ALA - Scelta Civica per la Costituente Liberale e Popolare del Senato della Repubblica e del Gruppo parlamentare ALA - Scelta Civica per la Costituente Liberale e Popolare - MAIE della Camera dei Deputati. Alle 12 prima della pausa arriveranno Alfano e la rappresentanza del Gruppo parlamentare Area Popolare - NCD - Centristi per l'Italia del Senato della Repubblica e del Gruppo parlamentare Area Popolare - NCD - Centristi per l'Italia della Camera dei Deputati. Rush finale con i tre “carichi” da 90: alle 16 Forza Italia - Il Popolo della Libertà XVII Legislatura del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati; alle 17 Movimento 5 Stelle del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati e alle 18 la Rappresentanza del Gruppo parlamentare Partito Democratico del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati. (Niccolò Magnani)

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: MINISTRO GENTILONI IN POLE PER IL DOPO-RENZI (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - E se l’incontro di oggi in piena Crisi di Governo tra Renzi e Gentiloni, profilasse un favorito nel possibile nuovo incarico di governo dei prossimi giorni? Le consultazioni di Mattarella al Quirinale vanno avanti, e in attesa dell’ultimo partito di oggi, la Lega Nord, tra le stanze del Quirinale e di Palazzo Chigi cresce la quotazione dell’attuale ministro degli Esteri. Dopo l’incontro in privato questa mattina tra il premier dimissionario e Gentiloni, poi raggiunti da Padoan e Maria Elena Boschi, ancora questo pomeriggio ci sarà un nuovo vertice tra Renzi e il ministro degli esteri: se Mattarella, come si ipotizza, chiederà a Renzi di formare un nuovo governo in grado di cambiare la legge elettorale, potrebbe proprio essere Gentiloni il nome consigliato dal segretario dem. Secondo Lorenzo Dellai, membro di Des-Cd a colloquio al Quirinale, la Crisi di Governo va affrontata molto rapidamente: «Serve una transizione responsabile che non si fa prendere da chi dice ‘al voto al voto’ a prescindere da tutto. Sarebbe gravissimo. Non riteniamo che il tema della legge elettorale possa essere scaricato sulla Consulta, che non ha funzioni di decisione sul sistema elettorale. E’ il Parlamento che deve farsi carico di ciò».

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: MELONI, 'AL VOTO ENTRO MARZO' (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - Le consultazioni di Mattarella proseguono con il capo della Stato che ha incontrato al Quirinale Fratelli D'Italia. La delegazione che si è presentata per il colloquio con il presidente della Repubblica era composta dalla leader del partiti Giorgia Meloni, da Ignazio La Russa e da Fabio Rampelli. E' stata appunto questa delegazione a far riprendere nel pomeriggio, dopo una pausa a metà giornata, le consultazioni di Mattarella dopo che il premier Renzi si è dimesso dall'incarico ed è stata aperta la crisi di governo. Al termine dell'incontro Giorgia Meloni, come riporta l'agenzia di stampa Ansa, ha espresso così la posizione del proprio partito sulle varie ipotesi al vaglio del presidente Mattarella per il superamento della crisi di governo: "La road map di Fratelli d'Italia è fare una legge elettorale in pochissimi giorni, entro la fine dell'anno. Quindi scioglimento a gennaio e voto entro marzo". Le consultazioni di Mattarella, iniziate ieri sera, andranno avanti per tutta la giornata di oggi e continueranno anche domani sabato 10 dicembre.

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: VACCA (M5S) SU FB, 'VOTO SUBITO', VIDEO (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - Continuano nel pomeriggio le consultazioni di Mattarella per risolvere la crisi di governo che si è aperte dopo le dimissioni del premier Matteo Renzi. Questa mattina vari partiti sono già stati ricevuti al Quirinale dal capo dello Stato e le consultazioni proseguiranno anche domani, sabato 10 dicembre, in quello che dovrebbe essere il terzo e ultimo giorno di colloqui. Nelle ultime ore sta prendendo sempre più corpo l'ipotesi di un governo Renzi-bis anche se con tutta probabilità non guidato dal premier dimissionario: l'obiettivo sarebbe quello di varare la nuova legge elettorale. Su questa linea sarebbero già schierati alcuni partiti ma non il Movimento 5 Stelle. Il deputato M5s Gianluca Vacca ha infatti pubblicato su Facebook oggi questo post: "PPA, CI, AL-P, FARE!-PRI, DeS-CD, MPL, SVP, UV, UPT, CR. Non sono impazzito, sto solamente elencando alcune sigle che andranno oggi da Mattarella. Bisogna spazzare via questa robaccia, al voto subito!" (clicca qui per vedere il video). E ieri sempre Vacca aveva scritto quest'altro post: "Le elezioni, purtroppo, sembrano allontanarsi. Nel 'palazzo' ormai quasi tutti parlano di nuovo governo e di elezioni addirittura nel 2018! I motivi? 1. Hanno paura di perdere le elezioni e di non essere rieletti. 2. Non sono ancora arrivati alla soglia che garantisce la ricca pensione da parlamentari. Andare al voto IL PRIMA POSSIBILE è l'unica cosa da fare! Per il MoVimento 5 Stelle non ci sono alternative. Ascoltate e condividete!".

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: SPUNTA IPOTESI RENZI-BIS PER LEGGE ELETTORALE (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - La Crisi di Governo continua con le dimissioni di Renzi che hanno dato il via alle Consultazioni al Quirinale: oggi pomeriggio appuntamento importante con Fratelli d’Italia (ci sarà Giorgia Meloni) e con la Lega Nord, Salvini dà buca, ci sarà Giorgetti. Mattarella vuole risolvere la crisi in tempi brevi per poter arrivare alla decisione su un nuovo governo di scopo, per la legge elettorale, o addirittura un nuovo Esecutivo che traghetti la Repubblica fino alla scadenza naturale delle prossime elezioni politiche nel 2018. Al Capo dello Stato le elezioni anticipate proprio non piacciono, anche se molti partiti politici sono pubblicamente per questa scelta, Renzi compreso: ecco perché allora si può avvicinare anche l’ipotesi di un Renzi-bis con Mattarella che ci sta pensando, e non è l’unico. Dalle consultazioni, il commento successivo fatto da Flavio Tosi va in questa direzione: «Se lo scopo di un Renzi bis è un breve interim per la nuova legge elettorale a prescindere dalla Consulta, in questa chiave un reincarico avrebbe lo standing internazionale necessario». La delegazione di Fare al Qurinale ha parlato anche di un’altra possibile soluzione migliore e auspicabile, ovvero «un governo di larghe intese sarebbe la cosa migliore per svelenire il clima nel paese anche se sembra che questa ipotesi si allontani». Cosa deciderà Mattarella? Anche Riccardo Nencini, membro del Governo e responsabile del Psi, ha accennato all’ipotesi del Renzi-bis: «Abbiamo consegnato al presidente della Repubblica più soluzioni, prediligendo un governo di scopo e di responsabilità corale, se questa soluzione non dovesse esserci non va escluso né un reincarico a Renzi né la possibilità di individuare una figura di profilo alto internazionale».

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: UDC, LEGGE ELETTORALE PROPORZIONALE (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - Significativa la proposta di Udc nelle Consultazioni di Mattarella al Quirinale, ricevuta da Rocco Buttiglione del Gruppo Misto-Udc al Senato: la Crisi di Governo che vede tutti gli attori della politica cercare un accordo e una decisione tra l’ormai celebre bivio post-dimissioni di Renzi (voto anticipato o governo di responsabilità nazionale). Le parole di Buttiglione all’uscita dopo il colloquio con il Capo dello Stato resto importanti: «Siamo disponibili a sostenere un governo che abbia una funzione di decantazione, completi le riforme e faccia la riforma elettorale”. Ha quindi citato la cultura politica democratico-cristiana di Aldo Moro per fare le riforme “che durino”: “Serve una cultura della mediazione, dialogo, ascolto paziente per arrivare a un sintesi politica». Buttiglione ha ricordato che nel giro di pochi anni il popolo italiano ha bocciato ha bocciato la grande riforma e contemporaneamente il sistema maggioritario. «ora serve una legge proporzionale, la prossima legislatura deve essere quella della grande coalizione tra la sinistra democratica e i partiti che fanno riferimento al Ppe in Italia: Su questo lancio un appello a Silvio Berlusconi». Un nuovo Governo post legge elettorale di Grande Coalizione, con richiamo evidente alla Germania e alla situazione di divisione in tante forze politiche, con forte distanza dal periodo del bipolarismo secco.

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: CIVATI, PRIMA LA LEGGE ELETTORALE (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - Proseguono dopo l'apertura della crisi di governo in seguito alle dimissioni di Renzi, le consultazioni di Mattarella oggi nella seconda giornata di colloqui. Questa mattina è stato ricevuto dal capo dello Stato anche Giuseppe Civati, fondatore e segretario di Possibile. Al termine delle consultazioni con Mattarella, Civati ha sottolineato la necessità che il Parlamento approvi la legge elettorale prima di andare a elezioni anticipate. Sergio Mattarella si è confrontato con Massimo Artini e Pippo Civati e la posizione di Alternativa libera-Possibile, espressa al Presidente della Repubblica, è stata appunto quella di una disponibilità a votare per un nuovo governo. "Ma lo si faccia in condizioni di rispettare la volontà cittadini. E ci sia un governo che consenta al Parlamento di lavorare sulla soluzione migliore e più rappresentativa", ha dichiarato Civati, come riportato dall'agenzia di stampa Ansa. E Artini ha aggiunto: "Le elezioni hanno un senso se ci sono le condizioni per arrivarci e tenendo conto dell'esito del referendum".

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: SEL, MEGLIO NUOVO GOVERNO (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - Nell’attesa di capire che direzione prenderà la Crisi di Governo dopo le dimissioni del Governo Renzi, sono in corso le Consultazioni dal Presidente Mattarella di tutte le forze politiche presenti in Parlamento: questa mattina e anche nel pomeriggio presenti tutti i gruppi minori, con l’eccezione di Sel (in gruppo Misto al Senato) e Lega Nord alla Camera, in attesa delle forti realtà di partito che andranno in scena domani, sabato 10 dicembre 2016. Il Quirinale vorrebbe risolvere la Crisi in tempi brevi, in modo da partecipare al prossimo appuntamento europeo (tra 5-6 giorni a Bruxelles, forse giovedì) già con il nuovo governo in sella. Ipotesi difficile, specie se Renzi e larga parte del Pd intendono Elezioni Anticipate se non si trova un difficile accordo con tutti. Intanto, all’uscita dalle consultazioni con Mattarella, ha parlato Campanella di Si-Sel al Gruppo Misto in Senato: «abbiamo segnalato la diffusa opinione presso il gruppo Misto che sia visibile l'effetto del referendum appena tenutosi. Ci aspettiamo che si possa con il prossimo governo riuscire a dare la possibilità al Parlamento di esprimere in un'ampia maggioranza una legge elettorale che restituisca alle Camere il peso che la Costituzione le attribuisce». Italia dei Valori opta invece per il Governo di Responsabilità nazionale, «Abbiamo espresso l'idea di andare al voto con una legge elettorale riformata che faccia scegliere ai cittadini i rappresentanti ed al Paese di avere un governo stabile», racconta Maurizio Romani di Idv.

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: ANCORA TUTTE LE IPOTESI IN CAMPO? (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - Sta per iniziare oggi la seconda giornata di consultazioni di Mattarella per la crisi di governo che si è aperta con le dimissioni di Renzi: il premier si è dimesso dopo l'esito del voto del referendum costituzionale che domenica scorsa ha bocciato il testo di riforma della Costituzione. C'è attesa per le consultazioni di Mattarella di oggi dopo che ieri il presidente della Repubblica ha ricevuto al Quirinale le alte cariche dello Stato, ovvero i presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e l'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. Il presidente Mattarella sembra volre chiudere in fretta la crisi di governo, possibilmente entro domani quando vedrà anche il Partito Democratico. Il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord, come riporta Tgcom24, insistono per andare alle elezioni senza passare da un nuovo governo. Anche Forza Italia è sulla stessa linea mentre la minoranza Pd punta all'ipotesi di un nuovo esecutivo a guida Dem. Le diverse opzioni sono ancora tutte in campo anche se si va nella direzione di un governo al più presto che sia in carica entro il 15 dicembre per affrontare il Consiglio europeo che si terrà a Bruxelles in quella data.

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: LARGHE INTESE, VETO DI BERLUSCONI SU RENZI-BIS (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - Giornata di transizione quella di oggi, 9 dicembre 2016, per le consultazioni del Presidente Mattarella, desideroso di chiudere al più presto la crisi di governo, in attesa che domani salgano al Colle i partiti maggiori. Uno snodo cruciale potrebbe essere rappresentato dall'incontro tra l'inquilino del Quirinale e Silvio Berlusconi, dal momento che sarà proprio l'ex premier a guidare la delegazione di Forza Italia che discuterà con il capo dello Stato il da farsi dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Secondo alcune ricostruzioni de Il Foglio, Berlusconi sarebbe molto tentato dall'idea di un governo di unità nazionale che arrivi fino al 2018. Nel frattemp, è la speranza di Berlusconi, potrebbe arrivare la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo che in caso di esito positivo lo renderebbe nuovamente candidabile e proponibile come leader del centrodestra. Larghe intese dietro l'angolo dunque? Non è tutto così semplice. Da quanto filtra da fonti ben informate, infatti, la guida di FI avrebbe intenzione di porre un veto su Matteo Renzi. Un eventuale governo di unità nazionale che voglia contare sul sostegno di Forza Italia, dunque, non potrà avere a proprio capo il Presidente del Consiglio dimissionario.

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: DIREZIONE PD SI RIUNIRÀ LA PROSSIMA SETTIMANA (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - La direzione nazionale del Pd tornerà a riunirsi la prossima settimana per essere aggiornata rispetto alla crisi di governo scaturita dalle dimissioni da primo ministro di Matteo Renzi che hanno portato alle consultazioni con tutte le alte cariche dello stato e le forze politiche del Paese da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A riportarlo è la versione online de La Repubblica, secondo cui però non è stata ancora fissata una data certa poiché, come spiegano alcune fonti dem, "è ancora presto". La direzione nazionale del Partito Democratico, riunitasi mercoledì scorso, dopo l'intervento del segretario Matteo Renzi sull'esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 è stata sì sciolta, ma è rimasta convocata in modo "permanente". In questo modo la delegazione che salirà al Colle, composta dal vicesegretario Lorenzo Guerini, dal presidente Matteo Orfini e dai capigruppo Ettore Rosato e Luigi Zanda, potrà informare tutto il Partito sugli sviluppi della crisi di governo.

CRISI DI GOVERNO, DIMISSIONI RENZI: LEGA, UDC E FDI AL COLLE (CONSULTAZIONI MATTARELLA, OGGI 9 DICEMBRE 2016) - Seconda giornata di consultazioni per il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per tentare di risolvere la crisi di governo, dopo il primo giro di incontri con i presidenti delle due camere, Pietro Grasso e Laura Boldrini, e con il suo predecessore al Quirinale, Giorgio Napolitano. Ad inaugurare la seconda giornata di colloqui dell'inquilino del Quirinale sarà alle ore 10 il Gruppo Misto del Senato, seguito da quello della Camera. Alle ore 10:45 toccherà alla rappresentanza parlamentare della Südtiroler Volkspartei, alla quale subentrerà alle 11 quella della minoranza linguistica della Valle d'Aosta. Alle ore 11:25 sarà la volta di Alternativa Libera Possibile di Civati, mentre alle 11:45 entrerà Lorenzo Cesa in rappresentanza dell'Udc. Bisognerà attendere le ore 12:05 perché Mattarella incontri un esponente dell'Unione Sudamericana Emigrati Italiani della Camera dei Deputati, sostituito alle ore 12:25 da un rappresentate di Fare-Pri. Ultimi due partiti prima della pausa pranzo saranno Ppa-Moderati e Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI). Alle 16 sarà Giorgia Meloni per Fratelli d'Italia ad incontrare il Presidente Mattarella, mentre dalle 16:30 alle 18 si alterneranno nell'ordine: Democrazia Solidale-Centro Democratico, Grandi Autonomie e Libertà (Grande Sud, Popolari per l'Italia, Moderati, Idea, Alternativa per l'Italia, Euro-Exit, M.P.L.-Movimento Politico Libertas), Civici e Innovatori e Per le Autonomie (SVP-UV-PATT-UPT)-PSI-MAIE. Ultimo incontro della giornata odierna avrebbe dovuto essere quello delle 18:30 con i Conservatori e Riformisti di Raffaele Fitto, ma come riporta Repubblica.it la Lega Nord di Matteo Salvini ha anticipato alle 19 il suo colloquio con il Presidente Mattarella inizialmente previsto per sabato.

http://www.ilsussidiario.net/News/Politica/2016/12/10/Crisi-di-Governo-Dimissioni-Renzi-Berlusconi-al-Quirinale-sale-ipotesi-Gentiloni-Consultazioni-Mattarella-ultime-notizie-oggi-10-dicembre-2016-/736957/

Banca Etruria - non ci sono state false comunicazioni sociali secondo il Rossi

Tutto quello che Bankitalia non ha visto

Etruria, Marche, Popolari Venete. La madre di tutti i disastri: Mps. Molti nodi sono venuti al pettine solo grazie alla Bce. E il controllo di palazzo Koch?
ROBERTA PAOLINI
10 dicembre 2016

Dal numero di pagina99 in edicola il 10 dicembre 2016

Monte dei Paschi. Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Etruria, Carife, Marche, Caricheti. Carim e Caricesena. Il film dell’Italia bancaria degli ultimi 20 mesi è una sequenza in nero di crisi e fallimenti, irregolarità nella gestione, aumenti di capitale a cui sono succeduti commissariamenti, risoluzioni. E anche quando di mezzo non ci sono le procure, la fotografia è a tinte fosche. Nel 2012, le sofferenze lorde degli istituti italiani ammontavano a 118 miliardi di euro, a settembre 2016 siamo a 200 miliardi. Il valore più alto in Europa. È lecito chiedersi se chi aveva il dovere di vigilare lo ha fatto in maniera corretta e sempre imparziale? Il sistema di controlli che fa capo a Bankitalia funziona?

Il ruolo di via Nazionale nella crisi del sistema del credito italiano è stato più volte richiamato in questi mesi, fino a far nascere in Parlamento la proposta di una commissione di inchiesta, sostenuta da Pd, Forza Italia, M5s, Lega, poi rimasta lettera morta. Ora le crepe nella fortezza di palazzo Koch si allargano. Con la sentenza di Arezzo che assolve i manager di Banca Etruria dal reato di ostacolo alla vigilanza, Via Nazionale vive uno dei suoi momenti più difficili.

Il Tribunale aretino la settimana scorsa ha stabilito che gli ex manager dell’istituto, finito in risoluzione nel 2015, venissero assolti perché il fatto non sussiste, per quanto riguarda l’operazione relativa alla cessione di gran parte del patrimonio immobiliare, e perché il fatto non costituisce reato per mancanza di dolo nell’ambito delle comunicazioni non veritiere riguardanti le sofferenze.

Bankitalia, che si è costituita parte civile nel processo, si è difesa spiegando che la sentenza «non si riferisce a fatti che hanno portato all’amministrazione straordinaria e risoluzione della banca Etruria», ma a episodi precedenti che erano già stati sanzionati. Ma resta il dato finale, il foro aretino ha detto che non ci fu ostacolo alla vigilanza. Se Etruria è arrivata alla risoluzione è legittimo chiedersi se Via Nazionale abbia svolto correttamente il suo operato?

Banca Etruria - direttori di filiali diverse non potevano accordarsi per truffare i risparmiatori se non c'era d'alto chi tirava le file, è nella logica delle cose e il Rossi non può far il pesce in barile ignorandolo

Accelerata sul caso Banca Etruria

Roberto Rossi, procuratore Arezzo

Si stringe sul filone truffa. Sarà un super lavoro per la procura di Arezzo che vuole accorciare i tempi e chiudere al più presto le indagini

AREZZO — Banca Etruria, obiettivo stringere sulle grosse distrazioni patrimoniali a beneficio di aziende decotte ed arrivare alla chiusura del filone bancarotta in tempi che potrebbero essere più rapidi di quelli prospettati inizialmente. 

E' la finalità della procura di Arezzo che in questi giorni sta accelerando, come sottolineato dal quotidiano La Nazione, proprio su questo punto. La Guardia di finanza sta completando, anche in questi giorni di ponte dell'Immacolata, gli accertamenti e presto il procuratore della Repubblica di ArezzoRoberto Rossi che coordina il pool investigativo potrebbe chiudere le indagini. 

Ritmo accelerato anche per il filone truffa. Attualmente i direttori che hanno ricevuto avvisi di chiusura indagine sono una ventina, stando a quanto emerge però potrebbero arrivare, entro febbraio, ad un numero molto più consistente. Gli interrogatori di ogni singolo risparmiatore che ha sporto querela dopo l'azzeramento imposto dal decreto salvabanche del 22 novembre 2015 vanno avanti e di conseguenza progressivamente aumenta anche il numero dei direttori che finiscono per ricevere avvisi di chiusura indagine. Anche in questo caso i tempi, nonostante l'enorme mole di lavoro che costringerà la procura aretina a un super impegno anche natalizio, potrebbero essere davvero brevi. 

Nella ricostruzione dei pm aretini i direttori avrebbero convocato i clienti i cui investimenti erano in scadenza, prospettando loro la possibilità di ricollocarli in bond altrettanto sicuri e redditizi. Invece "l'investimento proposto era in realtà una speculazione ad alto tasso di rischio", sia per la natura intrinseca delle subordinate che per le condizioni di Etruria. 

E poi "l'intensa attività di convincimento verbale e il rapporto fiduciario privarono di ogni reale efficacia informativa i prospetti sottoscritti", nei quali in effetti era messa nero su bianco la natura delle obbligazioni e i loro pericoli. Ma, "senza la mediazione di una persona esperta", il cliente non aveva la possibilità di rendersene conto e finiva con una firma "senza cognizione e senza reale lettura, in ragione delle rassicurazioni del funzionario".

I politici, il Circo Mediatico non sono più capaci di leggere la realtà

L'autocritica di Molinari: "Giornalisti e politici non capiscono più la società"

Il direttore de La Stampa: "Sia Renzi che altri leader, sia i media, usano strumenti vecchi e inadatti a capire il disagio della gente. Che poi ti punisce con rabbia"

di Cristiano Sanna 
9 dicembre 2016

Renzi è andato a schiantarsi a 300 all'ora contro il muro dell'odio politico degli avversari che aveva aizzato e soprattutto contro la rabbia della gente. Proprio quella su cui troppo spesso si ironizza, la cosiddetta gente, quelli definiti analfabeti funzionali, quelli degradati a massa indistinta di persone con ridottissima capacità di ragionamento e di analisi della realtà. Il risultato di tante prese di posizione stereotipate da parte delle elite (economiche, politiche, mediatiche)? Una batosta micidiale. Anche del sistema dell'informazione italiana. Maurizio Molinari, direttore de La Stampa, fa una dura autocritica e non pensa affatto che la caduta di Renzi abbia risolto le cose.

Maurizio, sei d'accordo con chi dice che la stampa italiana è stata un po' troppo inerte nell'avvisare il premier delle ricadute di certi suoi eccessi, a partire da quello dell'ottimismo esibito?
"No, I don't go there, that's not my stuff my friend" (risponde in inglese: No, non vado in quella direzione, non è il mio modo di fare, amico", ndr)".

La gente, però, ci legge e ascolta in italiano.
"Io non faccio polemiche ma analisi. Allora dirò che è arrivata inaspettata per tutti gli italiani l'entit del voto di protesta contenuto nel referendum. Se quasi il 70% degli italiani va alle urne e di questi il 60% vota in maniera massiccia esprimendo protesta, significa che nel Paese c'è un sentimento che nasce da diseguaglianze sociali che sfuggono a tutti i radar. Questo disagio sociale così profondo e radicato è sfuggito a tutti".

Come mai è sfuggito? Non è abbastanza chiaro che la gente è stremata da anni di recessione, di mancanza di lavoro e di Pil che sta a zero virgola qualcosa? Da lì sale la rabbia del ceto medio.
"Il sistema politico vive all'interno di una bolla, dove i temi delle difficoltà economiche e della diseguaglianza sociale che attanagliano gli italiani non sono presenti. Quando l'Istat ci dice che il 28% delle famiglie italiane è in gravi condizioni, che questa percentuale sale al 50% nel Sud, questi sono dati agghiaccianti. Frutto di problemi sedimentati nel corso degli ultimi dieci anni e oltre. Credo che il motivo che sta alla base di tutto è che gli strumenti usati per leggere l'economia sono diventati inadatti. Tutte le democrazie avanzate hanno questo problema. Parlare di Pil o di percentuale di disoccupazione significa usare grandezze di ricchezza che non rispecchiano più la soddisfazione degli individui".

Se il Pil o il tasso di occupazione non fotografano più lo stato economico di un Paese che strumenti usiamo? Andiamo a chiedere a Google o Facebook?
"No, devono essere gli economisti a dotarsi di strumenti nuovi e adatti. Lo scorso anni la Fed americana ha sbagliato l'analisi su proprio Paese, predicendo una crescita che non c'è stata, non in quei valori. Mai accaduto prima nella storia, un errore del genere. Stessa cosa per le bance centrali delle principali potenze industriali del mondo. Usiamo strumenti figli dell'economia degli anni Cinquanta del Novecento. Quando lavoravi, consumavi ed eri felice. Oggi lavori, non hai abbastanza soldi e sei infelice. A una famiglia non basta avere duecento euro in più al mese. Devi potergli permettere di andare in vacanza una volta all'anno, e di far studiare i figli nelle scuole che desiderano. Si chiama giustizia sociale, era anche nella piattaforma elettorale di Hillary Clinton. Non denaro, ma opportunità".

Come diceva Bernie Sanders, con grande presa sui giovani.
"E' esattamente così, tanto è vero che il No in Italia è arrivato soprattutto dai giovani. E' necessario poi difendere i beni collettivi: ad esempio la sanità, uno Stato deve garantire la salute dei cittadini".

Un modello opposto a quello che va per la maggiore oggi.
"Esattamente l'opposto".

Tornando in Italia, che accade dopo Renzi?
"Non c'è esecutivo se non attraverso il Pd, cioè il partito con la maggioranza relativa. Ma ripeto, se non ci attrezziamo per capire con nuovi strumenti come davvero sta la gente, fra sei mesi saremo punto e a capo".

Noi Italiamo abbiamo il compito di rimettere l'uomo e l'umanità sui piedi

“STABILITA'”, DOGMA POLITICO DEL MONDO LIQUIDO

Maurizio Blondet 9 dicembre 2016

di Roberto PECCHIOLI

Franco Battiato cercava un centro di gravità permanente, che non gli facesse mai cambiare idea sulle cose, sulla gente. Forse l’artista catanese aspirava inconsapevolmente alla stabilità, e l’ha trovata nella sua splendida musica carica di suggestione , sonorità arcane e spiritualità . Le nostre classi dirigenti perseguono invece, anzi vogliono, sempre e fortissimamente vogliono un altro tipo di stabilità. Per loro, stabili devono essere i sistemi politici ed i governi per svolgere senza impicci le politiche economiche e finanziarie gradite ai mercati e far felici i padroni del mondo, che hanno tanto bisogno di farsi gli affari nostri in santa pace.

I popoli , fastidiosa variabile nell’elegante equazione elaborata nelle accademie economiche e finanziarie, devono limitarsi ogni cinque anni a recarsi disciplinatamente alle urne per votare governi che si alternano senza un’ alternativa. Messi a tacere i popoli ed i movimenti sociali che li animano, i governi amministratori di condominio possono solo suonare in tonalità diverse l’unica musica decisa dai superiori: è ammessa qualche modesta stecca in questioni di poco conto, ma lo spartito è uno solo, il coro deve essere unanime , l’orchestra rispondere alla bacchetta del direttore di turno, pronta, disciplinata ed ovviamente stabile. Vietato disturbare il manovratore. Non vi è agenda di governo che non persegua la stabilità come un meraviglioso traguardo, non manca mai qualche severo monito degli “esperti” di economia e finanza che la invochi, né passa giorno che gli editoriali degli opinionisti più autorevoli non chiedano, esigano, impongano questa benedetta stabilità .

Insomma, pare davvero che, come l’Elisir di Dulcamara o certe pozioni vendute dagli antichi imbonitori da fiera paesana, la stabilità curi tutti i mali. Evidentemente non è così, si tratta invece di un incredibile ossimoro di questo tempo liquido. La modernità fu liquida per definizione, la contemporaneità postmoderna, esaurite le “narrazioni” descritte da Lyotard, è addirittura gassosa, leggera , impalpabile, inafferrabile. Tutto deve continuamente mutare, a partire delle idee , degradate a semplici opinioni , che devono sostenere un universo liquido, disponibile di buon grado ad ogni cambiamento. Di qui l’elogio del meticciato, culturale ed etnico, della contaminazione, della “pentola che bolle”, (melting pot) e muta continuamente colore e sapore dell’intruglio predisposto dai padroni del mondo.

Così, abbiamo la crisi della famiglia, la decadenza dell’istituto matrimoniale, il divorzio breve, la valigia sempre pronta dell’impalpabile generazione Erasmus, il relativismo più paradossale, rovesciato nell’assolutismo della non-verità, la svalutazione di ogni autorità, lo sradicamento dalla propria terra, dall’appartenenza etnica e religiosa, l’indifferenza per la verità, il disprezzo o la negazione feroce per le convinzioni forti, la fine dell’orgoglio del proprio mestiere o professione, del lavoro ben fatto, di ogni tradizione. Interrotta traumaticamente la trasmissione – oggi dovremmo parlare di “connessione”-, tutto ciò che era solido, tangibile, persino venerabile degrada in poltiglia e poi in liquido. Decomposizione, o, nel lessico di uno Julius Evola, degenerescenza.

E tuttavia, un unico dogma resta inconcusso nell‘ Occidente gassoso d’inizio millennio, quello della stabilità obbligatoria delle istituzioni politiche, economiche e sociali. Curiosa circostanza, strana controtendenza rispetto a tutto il resto. Invece no: è sulla fissità, sulla proibizione di mettere in discussione i teoremi postmoderni che vive e prospera la menzogna relativista e liberista globale. Sopra la panca della stabilità, campa la capra progressista, sotto la panca crepa.

Prendiamo il recente referendum costituzionale italiano. I suoi fautori, strampalati riformisti della stabilità- è un tempo disseminato di paradossi – affermavano di perseguire la stabilità istituzionale, cornice necessaria di quella economica e finanziaria. I mitici “mercati”, che, a differenza dei popoli votano tutti i giorni attraverso gli algoritmi delle istruzioni di compravendita ricevute, odiano le sorprese. Banche d’affari, multinazionali e signori del denaro hanno lavorato un paio di secoli per conseguire il potere assoluto di cui sono ora titolari: che sia quindi stabile, ovvero intangibile, eterno, inattaccabile da mente umana. Dunque, hanno bisogno di sudditi liquidi, meglio gassosi, disposti a credere che “non c’è alternativa”, che la specie umana è gettata nel mondo per compravendere beni e servizi, vivendo in una continua ricerca del soddisfacimento di nuovi bisogni indotti, nello scatenamento di ogni pulsione, nell’abolizione di qualunque confine tra bene e male. Abbattuta quella frontiera, tutte le altre cadono come nel gioco del domino.

Allegria liquida, dunque: è bene cambiare coniuge o fidanzato, anzi partner, la barriera dei sessi deve scomparire per fare spazio ad un grottesco ermafrodito globale. Allo stesso modo, dobbiamo mutare continuamente gusti e preferenze, sostituire continuamente, febbrilmente, l’automobile, la televisione, il guardaroba, il telefonino e tutte le altre merci di cui non “si può fare a meno”. Bambini di pochi anni, vittime preferite dei parafernali pubblicitari, pretendono quel tale taglio di capelli del momento, quel particolare zainetto, che, chissà perché, sostituisce proprio quello dell’anno precedente. Quanto ai modelli di smartphone o di i-phone, l’obsolescenza è tanto rapida da essere seguita solo da pochi specialisti, il cui linguaggio tecno-criptico li fa assomigliare a certi teologi medievali durante la disputa sugli universali.

Zygmunt Bauman ha coniato il fortunato termine di modernità liquida, ma forse più calzante è sindrome da moto perpetuo. Generazioni di scienziati hanno impegnato vite intere e brillanti ingegni nella speranza di costruire una macchina che non si fermasse mai, poi è arrivata la termodinamica e la fisica dei quanti a chiudere la questione. Max Planck fu chiarissimo, dimostrando l’impossibilità di ottenere il moto perpetuo per via meccanica, termica o chimica. Da scienziato, ha omesso di prendere in considerazione la società dei consumi, che non può fermarsi mai per definizione , pena la mancanza di “crescita”, come se un albero o un essere umano crescessero indefinitamente per l’intero ciclo vitale.

Per realizzare il moto perpetuo sociale ed economico, tuttavia, occorreva una leva; anche Archimede ne invocò una, per sollevare il mondo, ma , contro tutte le leggi naturali, la leva deve essere stabile. Stabilità sirena del mondo: nessuno deve muovere l’enorme edificio di mattoni faticosamente incastrati da lorsignori, né mente umana deve concepire un sistema diverso. Loro hanno detto che non esiste, e, come al tempo dell’autorità indiscutibile di Aristotile, “ipsi dixerunt”.

Il problema è che l’invocata stabilità è un valore solo per chi sta bene. Se siamo in salute , ci auguriamo che la nostra condizione sia stabile, ma se siamo in un letto d’ospedale ed il medico parla di condizioni stabili non è buon segno: si limita ad attestare che non ci siamo aggravati. Se poi siamo dei giovani disoccupati o titolari di lavoretti, la stabilità minaccia di trasformarsi in miseria o inedia. Nel finto paese dei balocchi in cui ci conducono tanti omini di burro su carri trainati da asini, aumenta costantemente e si conta a milioni la stabilità dei cosiddetti “neet”, ovvero chi non ha né cerca un impiego e non frequenta una scuola né un corso di formazione o di aggiornamento professionale. Sono così stabilmente numerosi che non fanno più parte delle elaborazioni dell’ISTAT. E’ così strano ,allora, che le generazioni “liquide” per definizione non credano alla favola della stabilità ?

Nel presente tempo natalizio, anche i più riottosi sono costretti a frequentare mercatini e centri commerciali. Lì osserviamo in piena attività due grandi categorie antropologiche “liquide” : i consumatori felici muniti di carte di credito multicolori, debitori a vita, devoti delle merci e della novità, per lo più ciarpame che durerà sino alla prossima fiera mercatale con copertura religiosa ( diciamo San Valentino, al massimo Pasqua) . Poi la generazione “mille euro”, commessi , venditori e cassieri, giovani e meno giovani precari, costretti ad orari di lavori stranissimi ed a raccontare balle commerciali ai clienti- forse è questo il vero significato di storytelling – privi di una vera qualificazione. E’ la classe operaia del presente, individualista, perplessa, priva di orgoglio, coscienza sociale e purtroppo in possesso solo di un pezzo di carta, laurea o diploma, ma nessuna vera competenza . La gran parte sogna di trasferirsi all’estero, hanno la valigia in mano ed aspirano a perdere quel che resta delle loro radici. Tutto merito dei signori della stabilità, che è diventato sinonimo di distribuzione della scarsità, giacché l’abbondanza è cosa loro.

Quando la nostra vita era meno liquida, si rilevava che il limite della società era quello di lasciare indietro uno su tre. I governi cambiavano spesso, non ascoltavamo ossessivamente i listini di borsa, non sapevamo che cosa fossero le agenzie di “rating” che danno il voto alle nazioni ( ahi, Standard & Poors, una delle tre grandi, ci ha declassato, outlook negativo, qualunque cosa significhi nella lingua di quegli imbroglioni . Deploravamo, giustamente, che un certo benessere si fosse diffuso solo in due terzi della popolazione. Adesso, le proporzioni sono ribaltate, uno sta bene, due stanno male e la tendenza ( l’outlook !) è negativa, lo registrano tutte le rilevazioni ed è esperienza elementare di chiunque frequenti il mondo reale.

Di che cosa parlano, allora, quando blaterano di stabilità con sopracciglia aggrottate e fronte corrugata? Chiedono forse stabilità gli abitanti dei quartieri investiti dal degrado, dall’immigrazione massiccia ed incomprensibile, dalla malavita di strada , quella che non interessa i professionisti dell’antimafia ed i soloni dell’educazione alla legalità, ma rende impossibile la vita a milioni di persone normali ? Non stabilità, ma lavoro e sicurezza esigono milioni di altri, non assistiti dalla Caritas antinazionale , non protetti dai sindacati di regime, esposti alle meravigliose sorti e progressive del mercato unico e globale.

Quanto poi ai grandi temi della politica e della democrazia – questa parola omnibus che significa tutto ed il suo contrario – l’educazione civica con cui ci hanno indottrinato a scuola insegnava che il conflitto esiste – nelle idee, nei principi, negli interessi- ma la beneamata democrazia ha la capacità di regolarlo . Non certo di abolirlo, in nome del principio superiore e superstizioso della “stabilità”. Quale stabilità , poi, in sistemi politici ed elettorali che negano o minimizzano la rappresentanza di tutte le idee e convinzioni presenti , umiliano la partecipazione, selezionano al contrario le classi dirigenti ed enfatizzano il potere improprio di lobby, oligarchie, gruppi di pressione più o meno riservati. E quale stabilità possono esigere da una popolazione che hanno abituato e diseducato a volere sempre il nuovo, adorare il “progresso” senza neppure definirlo , schernire tutto quanto fa parte del “prima” , che è , per definizione, arretrato, superato, e va smontato, o, con i paroloni della peggiore filosofia “decostruito”, reso ridicolo in nome dell’universo liquido.

Nel liquido, però, si annega, specialmente se si è disimparato a nuotare . Non vi è dipinto che meglio descriva il presente della Zattera della Medusa di Géricault, che pure ha quasi duecento anni. Un terribile naufragio di una grande , modernissima nave, in un mare tempestoso con i superstiti che si accapigliano per trovare posto sulla zattera. Ai tempi del quadro, iniziava l’epoca dell’ottimismo scientifico ed ideologico , ma l’artista già ne coglieva limiti ed orrori. Sulla zattera , l’individualismo sfrenato accoglie solo chi è più violento e più cinico, per correre verso una nuova stabilità.

L’esito è, probabilmente, quello immaginato da altri artisti: pensiamo agli orologi molli di Salvador Dalì, opera surrealista per antonomasia, intitolata significativamente La persistenza della memoria . Raffigurano una landa deserta dominata dalla presenza di alcuni orologi molli, dalla consistenza quasi fluida, simboli dell’elasticità del tempo. Bauman con un anticipo di ottant’anni: il mondo liquido che si scioglie anche in ciò che dovrebbe essere più certo ed indiscutibile, il tempo.

A Siena avevano già capito tutto nel Trecento , e lo descrissero negli affreschi meravigliosi dell’allegoria e degli effetti del buono e del cattivo governo sulla città di Ambrogio Lorenzetti. Lì una polis stabile generava ricchezza, arte e cultura perché solidi erano i valori di riferimento: il patriottismo civico, il rispetto del lavoro di ciascuno, il senso della bellezza, l’amore di sé e dei propri valori, la solidità della terra lavorata con cura, l’ordinato trapasso delle generazioni . Sì, perché la stabilità non è affatto un disvalore, ma si trasforma in menzogna e violenza del potere in un orizzonte instabile, liquido, privo di direzione e di scopo.

Non può esistere la stabilità a vantaggio di pochi nel mondo in cui tutto , velocissimamente, passa e scorre via, in cui ogni filo è spezzato e non ha più capo né coda, in cui la persona diventa prima semplice individuo, poi utente, successivamente consumatore, e via via sempre più in basso, unità o , quando e finché lavora, risorsa umana.

Nel mucchio di spettacoli spazzatura prodotti dal sistema di intrattenimento di massa, un regista di oltre ottant’anni , Clint Eastwood , già in Gran Torino ci parlò con semplicità e profondità di comunità nonostante tutto, nonostante Metropolis. Da ultimo, nel recentissimo Sully, ci propone un uomo, un pilota d’aereo che diventa eroe semplicemente perché fa bene il suo lavoro, e sa riconoscere quanto è dovuto agli altri, al fattore umano, nel salvataggio di tutti i passeggeri del suo aereo precipitato. Stabile, solido, è lui, insieme con la variegata comunità che ha collaborato perché era giusto così. Liquidi, gassosi, oggettivamente pessimi sono i membri del potere, chierici e sacrestani della stabilità a tutti i costi, tronfi sulle loro poltrone, gran giurì teso a scoprire a tutti i costi i suoi eventuali errori . Nella finzione cinematografica, i detentori del potere perdono e vince Sully . Nella realtà, tutto è più complicato, ma una società liquefatta, sciolta nell’aria come il contenuto di un insetticida non può produrre stabilità.

Anzi no: è causa del potere stabile, ma degenerato di oligarchie antiumane e nemiche che vivono, prosperano e dominano solo nel Caos. A Siena, Italia, nel Palazzo di Città, Campo del Palio, il centro di gravità permanente è splendidamente, stabilmente chiaro nell’Allegoria di Ambrogio Lorenzetti. Dal 1338.

ROBERTO PECCHIOLI

Un Renzi, una classe dirigente da buttare al macero, gli affari li sanno fare solo con clientelismo e appropriazione di pezzi di Stato

Gli oligarchi “alla fiorentina”, tra massoneria, business e servizi segreti

di  Redazione Contropiano - Marco Lillo *



Chi crede che la politica sia tutto un “magna-magna” ha molte ragioni. Ma ignorando i meccanismi che regolano l'intreccio tra proprietà pubbliche (siano o no coinvolte in dismissioni o privatizzazioni) non sa quanto davvero “se magna” e soprattutto chi è a farlo.

Il Fatto Quotidiano ha pubblicato in questi giorni una mini-inchiesta di Marco Lillo su una una impresa minore del Gruppo Leonardo – prima si chiamava Finmeccanica, e tutti sapevano che è un'azienda controllata dallo Stato perché ha un grosso ruolo nella produzione militare, mezzi di spionaggio compresi – che è stata “privatizzata”.

Non una grande operazione, roba da pochi spiccioli. Ma comunque una svendita sottocosto. Segue l'attenta ricostruzione di una serie di passaggi che portano la società nelle mani di Chicco Testa & sons, grazie agli interessamenti o alle compartecipazione di una serie di personaggi legatissimi alla famiglia Renzi oppure a Licio Gelli.

Relazioni scabrose, sul piano mediatico, ma che sembrano refrattarie a ogni considerazione di opportunità politica.

L'intreccio lo potete leggere qui sotto; complicato probabilmente con molte parti rimaste sconosciute anche a Lillo, ma sufficientemente chiaro. A noi interessa sottolineare solo alcune cose che illuminano lo “stile di governo” della banda appena bastonata con il NO al referendum.

Intanto una logica di “privatizzazione” della cosa pubblica che coincide con il considerare “privata” l'azienda che ti è stata affidata per farla funzionare. Sembra di stare nella Russia di Eltsin, con personaggi paramafiosi che si impadronivano di immense ricchezze pubbliche e assumevano i connotati ormai noti dell'oligarca.

In più va sottolineato che il sottogruppo interessato da questa privatizzazione-regalo (Selex Es) è “ attivo nel settore dell'per la difesa e la sicurezza”, che è un modo elegante di dire “congegni di spionaggio e controspionaggio informatico, elettronico, telefonico, droni, radar, sistemi ottici, ecc”. E in effetti la piccola società regalata a Chicco Testa gestiva “un prodotto di nicchia mirato al controllo della qualità delle reti telefoniche in tutto il mondo”.

Ancora più indicativo appare l'interesse della Ads (la società dell'ex “verde”, quasi ministro con Renzi e capalbiese caparbio nel pretendere che qualche profugo non venisse parcheggiato troppo vicino a casa sua) per la Vitrociset, controllore tecnico di tutto il traffico aereo italiano oltre alle reti di comunicazione della polizia. Un comparto, insomma, dove viene privatizzata senza pensieri la ufficialmente idolatrata “sicurezza nazionale”.

Il tutto – per rendere massimamente infame l'intreccio – attraverso soci della famiglia dell'ex premier, eredi del cerchio fedelissimi del “Venerabile” e persino quel Marco Carrai (ex “padrone di casa” del Renzi sindaco di Firenze) che trafffica in sicurezza informatica e doveva diventare una specie di “supervisor” dei servizi segreti (respinto solo dopo una resistenza durissima dei medesimi).

Un verminaio che esemplica la vera cifra di questi tre anni di governo “riformista”, perché ne è protagonista un milieu da sottoscala del potere improvvisamente proiettato sul palcoscenico più importante.

Il renzismo senza più i veli della “narrazione” irridente e narcisista…

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Leonardo-Finmeccanica e quello sconto all’impresa che ora va ai Renzi boys


Leonardo-Finmeccanica ha venduto per 100 mila euro un’azienda redditizia ad Ads, di cui è vicepresidente Chicco Testa, senza considerare un’offerta da 700.000

Marco Lillo

Un socio della famiglia Renzi, Luigi Dagostino, un quasi ministro del governo Renzi, Chicco Testa, e i figli di un amico di Licio Gelli: Andrea e Amedeo Moretti. Ecco da chi è composta la cordata che oltre a comprare in questi giorni Ads (120 milioni di fatturato nell’informatica) e oltre a puntare domani a Vitrociset (fattura 160 milioni controllando il traffico aereo e le reti delle forze di polizia) beneficerà ora dei profitti di un ramo d’azienda venduto alla Ads nel 2015, quando loro non erano nella Ads, a un prezzo stracciato da Finmeccanica.

Selex, società controllata da Finmeccanica o meglio Leonardo, come si chiama ora la società controllata dal Tesoro, ha venduto con atto notarile il 1° dicembre 2015 per 100 mila euro il ramo di azienda Ants alla società Ads di Pomezia. Già il 5 novembre era stato siglato l’accordo privato tra le due società ma il 9 novembre 2015 (quindi quattro giorni dopo la firma dell’accordo privato e 22 giorni prima l’atto pubblico davanti al notaio) un manager interno al ramo d’azienda in via di cessione propone con una lettera inviata all’amministratore delegato di Leonardo Mauro Moretti, oltre che ai vertici di Selex Es, di comprare lui a 700 mila euro il ramo della sua azienda mediante la formula del management buy out. Per conto di Selex Es, proprio l’attuale dirigente del settore in Leonardo, Andrea Biraghi, risponde il 19 novembre che Selex aveva già firmato con altri accordi “vincolanti”. Poteva Selex svincolarsi da quel contratto tra privati del 5 novembre non ancora firmato davanti al notaio? Poteva chiedere un rialzo fino a 700 mila euro ad Ads?

Sono questioni tecniche sulle quali però Moretti e Renzi dovrebbero dare una risposta ai cittadini che pagano le tasse. Il ramo d’azienda denominato Ants (Automatic network service test systems) fatturava circa 4 milioni di euro vendendo un prodotto di nicchia mirato al controllo della qualità delle reti telefoniche in tutto il mondo. Anche se oggi al Fatto gli acquirenti dicono: “Ants fattura solo 2 milioni” (Pietro Biscu) oppure “vale zero” (Luigi Dagostino), siamo sicuri che il prezzo fosse giusto? Dubbi che devono avere risposte soprattutto se si vede il destino successivo di Ads. All’epoca era controllata dalla famiglia Emiliani e dall’amministratore Pietro Biscu. Domani a beneficiare dei possibili profitti derivanti da quel ramo d’azienda potrebbero essere i soci entrati o entranti, che magari per un caso sono amici di Matteo o Tiziano Renzi.

Ads dal 1° aprile 2016 (cinque mesi dopo la 'cessione’acquisto di Ants) ha come vicepresidente Chicco Testa, quasi ministro dello Sviluppo (e già socio nel 2014, sempre con una quota del 5 per cento, del famoso Marco Carrai, nella C&T Crossmedia) mentre soci, sempre da aprile con un 5 per cento in Ads, sono i suoi due figli Federico e Filippo Testa. La quota di controllo di Ads, azienda che è stata visitata a marzo da Renzi a braccetto con Testa, sta per essere comprata dalla Damo Investments Srl, controllata a sua volta con il 65 per cento da Luigi Dagostino, immobiliarista e re degli outlet di lusso come il The mall di Reggello. Proprio per fare eventi e marketing negli outlet, Dagostino ha creato due anni fa la società Party Srl con i genitori di Renzi che pochi mesi fa è stata messa in liquidazione.

Damo Investments è stata costituita a Firenze il 21 ottobre e ha come amministratore unico e socio al 65 per cento, come detto, Luigi Dagostino. Il restante 35 per cento appartiene alla società Pl Retail Spa, controllata da una società con base a Londra che ora è intestata a una quarantenne di nome Chiara Paghera ma che aveva come director Andrea Moretti, socio di Dagostino nella costruzione degli outlet e figlio di Antonio Moretti, un importante imprenditore che ora si occupa di vino ma che in passato era attivo nell’immobiliare e nella moda.

Antonio Moretti, secondo il Corriere della Sera, era uno dei pochi aretini che ha avuto il coraggio di farsi vedere per salutare il defunto Licio Gelli un anno fa, e figurava negli anni settanta nelle carte del caso P2 perché chiese di entrare nella loggia segreta, senza risposta. Secondo lo stesso Dagostino dietro la Pl Retail c’è la famiglia Moretti e in consiglio di amministrazione di Ads dovrebbe entrare il fratello minore di Andrea, Amedeo.

Oggi Leonardo al Fatto spiega meglio quella scelta che potrebbe avvantaggiare oggi (ex post) i vari Testa, Dagostino e Moretti: “Selex Es ha ceduto il ramo Ants a fine 2015, in quanto l’attività, al pari di altre, non rientrava più nel core business del Piano Industriale di gennaio 2015. La proposta di vendita avanzata da Selex è stata valutata dagli organi interni preposti di Leonardo Finmeccanica coerentemente con le procedure interne in materia di dismissioni: la negoziazione condotta ha mostrato una convenienza alla vendita. L’offerta generica dell’unico dirigente incluso nel ramo d’azienda in cessione è stata ricevuta dopo la sottoscrizione del contratto e, pertanto, non è stata presa in considerazione. In ogni caso sarebbe stata nel suo complesso, meno conveniente”.

9 dicembre 2016

il punto di Giulietto Chiesa - "Dopo Renzi: chi , cosa, come"

Renzi non ha nessuna intenzione di mollare, ha toccato il potere e non è capace di staccarsene, il guaio è che di Noi Italiani non gli ne frega niente

LA CRISI

09/12/2016 07:08
Mattarella consulta, Renzi gioca

Continuano i colloqui: il bandolo della matassa è tornato al Pd, che però non sa che fare



Renzi a giocare alla playstation a Pontassieve e Mattarella che cerca di togliere le castagne dal fuoco a una legislatura alla frutta. La fotografia del Paese che affronta l’ennesima crisi politica è, per dirla con Flaiano, grave ma non seria. Ieri al Quirinale è cominciato il ballo delle consultazioni e ad aprire le danze sono stati personaggi un po’ taciturni: Pietro Grasso, presidente del Senato e tra i candidati a raccogliere la difficile eredità del bullo fiorentino; Laura Boldrini, “presidenta” della Camera fortunatamente fuori da ogni gioco (almeno per ora, non si sa mai); e Giorgio Napolitano, presidente pure lui anche se “solo” emerito, ma soprattutto regista dell’operazione che ha catapultato il giovane segretario del Pd a Palazzo Chigi, chiamato al Quirinale non già per raccogliere i cocci delle spericolate manovre che portano la sua firma, ma per consigliare il successore sul da farsi. Tipi taciturni, si diceva: i giornalisti più ottimisti, in sala o in piazza per registrare qualche dichiarazione, sono andati in redazione con i taccuini malinconicamente vuoti.

D’altronde, siamo appena all’inizio del tentativo di risolvere il rebus. Sul tavolo c’è il governissimo che Renzi ha tratteggiato, con pennellate un po’ naïf, alla direzione nazionale del Pd di martedì sera. A timonarlo dovrebbe essere un qualche ministro uscente, con particolare attenzione a Dario Franceschini o Paolo Gentiloni. Tutto in casa Pd, quindi. Peccato che sempre là dentro siano i primi a non crederci, fermo restando che vedere, tanto per dire due sigle, Lega o Movimento 5 Stelle dentro un qualsivoglia progetto parlamentare è pia illusione.

Quindi? Mattarella dovrebbe percorrere, per raggiungere l’obiettivo minimo di una legge elettorale, una strada pragmatica: quella di affidare un governo istituzionale a Pietro Grasso, con l’orizzonte politico di chi deve girare i pollici discettando di legge elettorale, aspettando che il 24 gennaio la Corte Costituzionale rovesci (o meno) il tavolo dell’Italicum. Ma in pochi esultano davanti a questa prospettiva. Così si guardano varie altre opzioni, considerate più deboli: quelle che hanno diritto di cittadinanza nei corridoi dove le voci si rincorrono parlano ad esempio di un Renzi-bis. La base di partenza sarebbe la maggioranza già in piedi, Matarella approva ma qualcuno deve aver detto al diretto interessato che per lui sarebbe una tomba politica, dalla qualche è impossibile risorgere anche producendo slide in quantità industriale. Perciò, al limite,potrebbe dirsi disponibile ad accollare il fardello sulle spalle del fido Delrio. Vedremo.

L’altra soluzione sempre in piedi è un governo “tecnico” dal vago sapor montiano, con Padoan a garantire le volontà eurocratiche, al punto di imporre una patrimoniale da 15 miliardi per le banche in crisi, oppure di ricorrere per lo stesso motivo al fondo salva-Stati (al netto delle vuote smentite dei giorni scorsi) stendendo tappeti rossi alla Troika, o entrambe le cose. Su questo, si consultano.

@RobertVignola

Gli ebrei hanno da sempre cospirato contro Assad, i milioni di profughi, le centinaia di migliaia di morti, la distruzione dei territori e delle città ricadrà su quest'accozzaglia di assassini che si nascondono dietro alla religione ma denotano una volontà di potere e di dominio

Siria, l’Isis attacca Palmira ma viene respinto. E Israele ammette di aver bombardato Damasco

Aggiunto da Eugenio Palazzini il 8 dicembre 2016.

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Damasco, 8 dic – Mentre ad Aleppo l’esercito siriano sta completando la riconquista della città e di conseguenza la definitiva sconfitta dei vari gruppi armati jihadisti, a Palmira l’Isis ha tentato un nuovo attacco a sorpresa. A riferirlo è l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana: “Terroristi dell’Isis hanno attaccato postazioni militari siriane a Palmira, a Gazel, nei pressi dei giacimenti petroliferi di al-Shaer, Za amleh, ad al-Katibeh al-Mahjoura e nel villaggio di al-Bardeh a sud-ovest di Homs”. Fonti dell’esercito di Assad riferiscono che tutte le incursioni dell’Isis sono state respinte. “Sono stati uccisi numerosi terroristi e sono stati distrutti 4 SUV dotati di mitragliatrici”, scrive Sana.

Nel frattempo, durante un incontro con ambasciatori europei in Israele, il ministro della Difesa Avigdor Lieberman ha ammesso che Tel Aviv ha bombardato Damasco, come riportavamo ieri su questo giornale. “Lo abbiamo fatto per evitare trasferimenti di armi sofisticate, armi di distruzione di massa ed equipaggiamenti militari dalla Siria a Hezbollah”, ha detto Lieberman. “Israele non ha intenzione di intervenire nella guerra civile siriana ma gli iraniani e Assad devono andarsene”, ha specificato poi il ministro della Difesa.

Le dichiarazioni sono state riportate dal quotidiano israeliano Haaretz e non sono affatto di poco conto, perché per la prima volta Tel Aviv ha ammesso di aver colpito il territorio siriano. Fino ad ora, seppur chiamato in causa a riguardo molte volte, il governo di Netanyahu aveva sempre negato (o comunque non confermato) coinvolgimenti nella guerra in Siria. Si tratta quindi di rivelazioni che denotano quantomeno forte nervosismo in Israele per le recenti e continue vittorie dell’esercito di Damasco. Successi militari che potrebbero, con tutta evidenza, rafforzare ulteriormente Assad e imprimere una svolta

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