Soros alle corde
DI WAYNE MADSEN
Anche
se il multi-miliardario, magnate degli ‘hedge fund’ e agitatore
politico su scala internazionale – George Soros – ha già perso alla
grande con l’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti e
la vittoria della Brexit nel Regno Unito, rischia di perdere altro
terreno politico e finanziario, mentre soffiano sul globo i venti
burrascosi del cambiamento politico.
Soros, che si considera il
Maestro Supremo delle opzioni a breve termine sulle azioni, riuscendo
spesso a rastrellare valanghe di denaro quando crolla il mercato
mobiliare, ha subito di recente dei colpi finanziari non indifferenti.
Poco tempo fa, l’ente olandese che controlla i mercati finanziari (AFM- Autoriteit Financiële Markten)
ha “accidentalmente” diffuso in rete tutte le transazioni effettuate da
Soros nel 2012. Poi, accorgendosi dell’ “errore”, lo stesso ente ha
provveduto a rimuoverli. Tuttavia, i dati di Soros erano già stati
catturati automaticamente dai programmi software delle agenzie di
intelligence e delle società di intermediazioni che abitualmente
perlustrano Internet alla ricerca di questi «errori».
Tra i titoli
bancari presi di mira da Soros c’era l’ Ing Groep NV, un’importante
istituzione finanziaria olandese. Dopo una campagna contro la Brexit,
Soros ha scommesso contro i titoli di Deutsche Bank AG, che credeva
sarebbero precipitati dopo il voto della Gran Bretagna a favore
dell’uscita dall’U.E. . Il titolo Deutsche Bank è sceso del 14% e Soros
ha esultato. Ma la cosa era solo temporanea: dopo l’elezione di Trump,
Soros ha perso ben 1 miliardo di $ nelle sue speculazioni finanziarie.
Soros ha parlato delle sue recenti perdite a Davos, in Svizzera, durante
il World Economic Forum, circondato dai suoi più affezionati compagni
di speculazioni.
Gli straricchi compari di Soros hanno scommesso
contro piccole imprese olandesi, tra cui Ordina, una società di I.T.; l’
Advanced Metallurgical Group; e il gruppo immobiliare Wereldhave N.V.
Attenti alle Idi di Marzo
L’
“accidentale” diffusione dei dati sulle transazioni di Soros giunge in
un momento particolarmente critico della politica olandese. Il governo
di centro-destra guidato dal primo ministro Mark Rutte è alle corde nel
tentativo di respingere, in un’elezione programmata per il 15 Marzo
prossimo, le insidie di Geert Wilders, leader del partito di destra
nazionalista per la libertà (PVV) anti-migranti e anti U.E. Alleato di
Donald Trump, Wilders rischia di fare il pieno di voti con il fatto che
Soros, campione delle frontiere aperte e delle migrazioni di massa in
Europa, abbia scommesso contro le banche olandesi. Le Idi di Marzo 2017
preannunciano una vittoria di Wilders, un evento che pianterà un altro
chiodo nella bara dell’Unione europea e nel sogno delle migrazioni di
massa e dei confini aperti di Soros.
I Paesi Bassi non sono stati particolarmente in linea con Soros e i suoi obiettivi. Nel mese di novembre 2016, la Open Society Foundations di Soros e due gruppi da lui finanziati – la European Network Against Racism e la Gender Concerns International
– hanno pubblicizzato nuovi posti di lavoro per giovani olandesi di età
compresa tra i 17 e i 26 anni immigrati musulmani e figli o nipoti di
immigrati musulmani, da utilizzare nelle campagne contro i partiti di
destra come quelli di Wilders e Rutte.
Recentemente, il primo
ministro Rutte ha lanciato un avvertimento diretto a quei migranti che
si rifiutano di integrarsi nella società olandese. Naturalmente, Rutte
non si riferiva a quelle migliaia di migranti dalle ex-colonie olandesi
orientali e delle Indie Occidentali che non hanno avuto alcun problema
ad adattarsi alle cultura, religione e costume sociale olandese. Rutte,
in svantaggio di 9 punti rispetto al PVV di Wilders, si riferiva ai
migranti musulmani nei Paesi Bassi. In un’intervista con «Algemeen Dagblad», Rutte, durante un discorso che poteva essere anche di Wilders, ha dichiarato:
“Lo
dico a tutti: se non ti piace in questo paese, via, fuori! Questa è
l’unica alternativa. Se vivi in un paese e ti infastidisce il modo in
cui si vive e si tratta con le persone, avete una sola scelta: andare
via. Non è necessario che restiate qui.” Rutte ha mostrato un particolare disprezzo per “quelle
persone che non vogliono adattarsi, che attaccano gli omosessuali, che
disprezzano le donne con le minigonne, o che chiamano razzista la gente olandese comune”. Non c’erano dubbi riguardo a chi si riferisse: ai musulmani arrivati di recente. “Ci
sono sempre state persone che hanno mostrato un comportamento deviato.
Ma qualcosa è accaduto da un anno a questa parte, e noi, come società,
dobbiamo trovare una soluzione. Con l’arrivo di numerosissimi rifugiati,
sorge spontanea una domanda: l’Olanda sarà sempre l’Olanda?”
Dette
da un convinto Euroatlanticista sostenitore della NATO, dell’U.E. e
della Banca Mondiale, le parole di Rutte sui migranti devono essere
state un forte shock per Soros e i suoi Minions. La diffusione delle
manipolazioni finanziarie di Soros contro l’Olanda ha ovviamente mandato
su tutte le furie i cittadini olandesi, già stanchi delle ondate
migratorie e dei diktat dell’Unione Europea. Nel mese di aprile 2016,
gli olandesi hanno respinto in modo schiacciante il trattato UE-Ucraina
che promuoveva legami più stretti tra l’Unione e il regime di Kiev. La
cosa ha fatto infuriare Soros, uno dei principali burattinai del regime
di Kiev.
Porte chiuse per l’ONG “Babbo Natale”
Una
volta l’Europa elogiava Soros come una sorta di benevolo Babbo Natale,
che distribuiva milioni di “buone azioni” ai sostenitori del Governo
Mondiale e altri utopisti dagli occhi luccicanti. Ma oggi quest’immagine
di Soros sta svanendo.
La Russia è stata la prima a richiamare
Soros per le sue interferenze nella politica russa. Il suo piano di
destabilizzazione del Paese noto come «Progetto Russia» del Open Society Institute and Foundation
di Soros, prevedeva lo scoppio di rivolte in stile “Maidan” in tutte le
città russe. Nel mese di novembre 2015, l’ufficio del procuratore
generale russo dichiarò illegali le attività del Open Society Institute
and Foundation poiché rappresentavano un pericolo e una minaccia per
l’ordine costituzionale e la sicurezza nazionale della Russia.
Oggi
è il Primo Ministro ungherese Viktor Orban a condurre l’ondata
anti-Soros in Europa. Le posizioni di Orban, primo leader europeo ad
attaccare Soros – che ha origini ungheresi – per le sue azioni di
destabilizzazione politica, sono state raccolte anche da altri leader
europei, tra cui quello Polacco e della Repubblica Ceca. Orban ha
accusato Soros di essere la mente dietro le ondate migratorie in Europa.
In risposta a questa ed altre azioni di Soros, Orban ha dichiarato che
tutte le varie ONG sostenute da Soros rischiano di essere espulse da
tutta l’Europa.
Alla rabbia di Orban per le azioni di Soros, si è
unito anche l’ex-premier macedone Nikola Gruevski, costretto a lasciare
l’incarico e a elezioni anticipate per via di numerose manifestazioni –
fomentate da Soros – nel Paese, mentre continuava ad aumentare il numero
dei rifugiati provenienti dalla Grecia.
Riferendosi alle operazioni politiche globali di Soros, l’ex primo ministro macedone in una recente intervista ha detto «E
non lo fa solo in Macedonia, ma in tutti i Balcani, in tutta l’Europa
orientale, e ora, più di recente, negli Stati Uniti. In secondo luogo,
da quello che ho letto su di lui, in alcuni paesi lo fa per ragioni
materiali e finanziarie, per guadagnare molti soldi, in altri lo fa per
motivi ideologici ».
In Polonia, dove Soros è stato molto influente, un membro del Parlamento del partito di destra al governo “Legge e Giustizia”
(PiS), in particolare Krystyna Pawłowicz, di recente ha chiesto che a
Soros sia tolta una delle più alte onorificenze che la Polonia
conferisce agli stranieri, la Stella all’Ordine del Merito della
Repubblica di Polonia. Pawłowicz considera illegali le azioni compiute
da Soros nel paese e ritiene che le organizzazioni di Soros stiano
finanziando azioni “anti-democratiche e anti-polacche allo scopo di contrastare la sovranità nazionale e la cultura cristiana locale”.
Il Presidente Ceco Milos, in un’intervista del 2016, ha detto “..alcune
delle sue attività [di Soros] sono sospette e appaiono come vere e
proprie interferenze negli affari interni dei paesi. L’organizzazione di
quelle ormai note come “rivoluzioni di colore” sono hobby interessanti,
ma provocano più danni che benefici per i paesi interessati”. Secondo Zeman Soros stava progettando una rivoluzione di colore nella Repubblica Ceca.
Aivars
Lembergs, sindaco di Ventspils, Lettonia, vorrebbe che Soros e le sue
ONG fossero bandite dal paese. Secondo Lembergs due pubblicazioni di
Soros in Lettonia – Delna e Providus – hanno fatto
propaganda per favorire l’entrata nel paese di migranti musulmani. Per
Lembergs i migranti e il loro sostegno da parte di Soros rappresentano
un pericolo per la sicurezza nazionale del paese. “George Soros dovrebbe essere bandito ufficialmente dalla Lettonia. Non gli dovrebbe essere più permesso rientrare nel paese”.
E
nella vicina Lituania, il Partito Laburista ha anche sollevato dubbi
sulle attività che Soros conduce nel paese. Il partito e i suoi alleati
parlamentari hanno chiesto ai servizi di sicurezza della Lituania di
indagare sui «programmi e sulle reti finanziarie» di Soros, poiché
potrebbero essere una minaccia alla sicurezza nazionale. I partiti
Lituani sostengono che i gruppi di Soros “sono specialisti non nel consolidare ma nel dividere la società”.
Non
è più tanto facile essere un multi-miliardario intrigante che rovescia
governi con lo schiocco delle dita. Soros ha emarginato il Presidente
della Russia, poi il Primo Ministro Britannico e ora anche il
Presidente degli Stati Uniti. E’ anche il nemico numero uno della Cina.
Con una simile varietà di nemici, sarà ben difficile che riesca a
riscuotere successi politici in Ucraina o in Georgia. Con tutti quei
miliardi, oggi Soros comanda soltanto un esercito di bambole di carta.
Wayne Madsen
Fonte: /www.lewrockwell.com
Link: https://www.lewrockwell.com/2017/01/no_author/soros-ropes/
31.01.2017
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