
La presidente della commissione antimafia Rosy Bindi con il ministro Minniti
Roma - «Diverse sono le ragioni che portarono alle mie dimissioni da Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, ma quella che fu determinante fu connessa con l’inchiesta del procuratore di Palmi Agostino Cordova. Vedo oggi ripresentarsi le stesse condizioni del 1992, quasi fosse una fotocopia». Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1990 al 1993 (quando si dimise), oggi - davanti alla Commissione parlamentare Antimafia presieduta da Rosy Bindi che lo ha ricevuto in un’audizione a testimonianza - ha rivelato diversi particolari in merito al presunto rapporto tra `ndrangheta, mafia e massoneria.
Di Bernardo ha raccontato che la prima volta che incontro´ il procuratore di Palmi Agostino Cordova - aveva già consegnato gli elenchi degli iscritti calabresi al Goi - gli chiese perché volesse anche gli elenchi di tutti i massoni iscritti al Goi. «Mi rispose: dalle nostre verifiche è emerso che i massoni della Calabria hanno connessioni con i massoni del nord Italia e formulò l’ipotesi che la `ndrangheta stesse occupando le regioni del Nord servendosi anche della massoneria. Quella che era un’intuizione di Cordova a distanza di 20 anni e´ realtà».
«Ho deciso di dimettermi dal Goi perché avevo constatato una realtà che mai avrei immaginato e che da quel momento mi sarei rifiutato di governare» ha proseguito l’ex Gran Maestro, il quale ha raccontato anche di aver saputo dall’allora numero uno in Calabria che su 32 logge, 28 erano in mano alla `ndrangheta.
«Dopo sono stato crocifisso - ha affermato - i miei ritratti bruciati, ho ricevuto minacce inimmaginabili. L’allora ministro dell’Interno Mancino allertò il prefetto per farmi proteggere. Non ho potuto far capire ai miei confratelli le mie ragioni: ho lasciato una lettera che non è stata divulgata».
Di Bernardo ha riferito anche di aver saputo di un traffico di armi attuato dal suo predecessore, così come di aver appurato di collusioni con la mafia in Sicilia e di aver sospeso nel 1990 l’allora sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino. Eppure l’inchiesta istruita in quegli anni dal procuratore Cordova inspiegabilmente «si fermò», ha evidenziato.
Infine, sulla P2 ha detto che quando furono sequestrati gli elenchi a casa di Gelli, si disse che gli iscritti alla P2 erano 800-900: «ma io credo ci sia un altro elenco di oltre 3 mila nomi e su questo ho delle evidenze».
E ha raccontato che dopo la sua elezione a Gran Maestro chiese di incontrarlo il segretario personale del Gran maestro Battelli, che lo informò che una sera Gelli si era presentato portandogli un librone con tutti gli iscritti. «Battelli divenne paonazzo e disse al suo segretario personale: «è qualcosa di assolutamente grave e pericoloso per l’Italia quello che ho visto».
Gelli, una volta espulso, chiese a Di Bernardo di poter rientrare nel Goi («la P2 è sempre stata una loggia regolare all’interno del Goi» ha chiarito), ma Di Bernardo rifiutò la riammissione. Domani l’ufficio di presidenza della Commissione parlamentare antimafia deciderà come procedere in merito all’inchiesta. È possibile che venga richiesto l’intervento della Finanza per sequestrare gli elenchi degli iscritti in Sicilia e in Calabria a quelle obbedienze - come il Goi - che non li hanno forniti.
http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2017/01/31/ASXwK07F-ndrangheta_massoneria_maestro.shtml
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