L’intervista. Marco Tarchi: “Il M5S, il vuoto lasciato da Casaleggio e gli spazi per la Lega”
Pubblicato il 4 febbraio 2017 da Michele De Feudis
Categorie :
Le interviste Politica

Il saggio di Marco Tarchi Italia populista
Tra i
massimi studiosi del fenomeno populista in Europa, autore del saggio
“Italia populista” per il Mulino, e di un nuovo saggio in uscita per
l’editore emiliano sul Front National, Marco Tarchi, ordinario di
scienza della politica all’università di Firenze, ha analizzato con Il
Tempo l’evoluzione del M5S, tra svolte liberali abortite, difficoltà
interne e la prova deludente di Virginia Raggi in Campidoglio.
Professor Marco Tarchi, come interpreta le ultime evoluzioni del M5S nella scelta della famiglia europea a cui aderire?
“Come un
errore, e come un segno del desiderio dei vertici del movimento di darsi
un’immagine di minore distanza dalle istituzioni, onde apparire più
credibili in una prospettiva di governo”.
Accanto
all’approssimazione del passaggio politico (votazione, rifiuto dei
liberali, ritorno nell’alleanza con Ukip), quale poteva essere
l’orizzonte dei pentastellati in un gruppo tecnocratico pro-euro, con
Monti e Prodi?
“In ogni
caso, era un’alleanza che non sarebbe durata a lungo: giusto il tempo di
rafforzare la velleitaria candidatura di Verhofstadt alla presidenza
dell’europarlamento. Sono troppe le differenze tra i soggetti che
avevano in programma di contrarre questo innaturale matrimonio”.
Questo dietrofront a Bruxelles avrà un impatto nell’elettorato italiano?
“È
difficile prevederlo, un po’ perché le vicende del parlamento europeo
attraggono l’interesse di una quota molta scarsa di elettori, un po’
perché, per un elettore Cinque stelle, le alternative sono scarse, al di
là dell’astensione. La Lega potrebbe trarre vantaggio dalla vicenda, ma
dovrebbe mostrare un profilo meno orientato a destra sul piano
tattico-strategico”.

Il professor Marco Tarchi
Nonostante
il procedere ondivago, il M5S ha conservato gli elementi che lo hanno
fatto classificare nel novero dei movimenti populisti?
“Mentre il
discorso politico di Beppe Grillo ha sempre mostrato un profilo
nettamente populista, le scelte del M5S, sotto questo profilo, sono
state in genere molto sfumate. Il che non toglie che il grosso dei suoi
elettori sia attratto proprio dalle prese di posizioni in cui più si
rispecchia la mentalità populista”.
Sulla
politica estera i parlamentari grillini criticano la Nato, fino al
punto di auspicare di ridiscutere l’adesione italiana all’alleanza con
un referendum. Quale visione geopolitica sottende queste proposte?
“Lo
scetticismo del M5S sul ruolo della Nato, e più in generale
sull’influenza esercitata dagli Usa nei confronti dell’Europa, non data
da oggi. Basti pensare all’avversione dichiarata al trattato per il
commercio transatlantico e all’opposizione all’atteggiamento antirusso
dell’Ue nel conflitto ucraino. Il movimento è molto legato al concetto
di sovranità nazionale e ha una propensione pacifista, sia pur non alla
cieca. I due elementi, sommati, spiegano le posizioni cui ho accennato”.
Il regolamento dei garanti per le inchieste giudiziarie: come giudica le regole adottate? Una svolta garantista?
“Sì, ma
dettata dalla constatazione che nessuno è al riparo dai sospetti e dalle
inchieste giudiziarie quando occupa un posto di responsabilità
istituzionale. Scaricare un sindaco per un avviso di garanzia per abuso
d’ufficio era un comportamento suicida”.
La
nuova legge elettorale: ci possono essere sistemi elettorali in grado
di congelare, come i voti del Msi nella Prima repubblica, i consensi dei
pentastellati?
“I sistemi
elettorali, tutti per loro natura manipolativi delle scelte degli
elettori, sono un’arma terribile e infida, e non c’è dubbio che gli
altri partiti cercheranno di escogitare quello più adatto a fare argine
ai Cinque Stelle. A vantaggio dei quali c’è però l’atteggiamento di
molti elettori che, a seconda dei casi, li preferiscono, in un confronto
secco a due, al rivale di destra o a quello di sinistra. Per questo
dubito che si sceglieranno soluzioni a doppio turno. La proporzionale
potrebbe costringere il M5S ad alleanze, che non a tutti i suoi elettori
piacerebbero”.
Le
prove dei sindaci pentastellati. All’affidabilità della Appendino a
Torino fa da contraltare la complessa sindacatura della Raggi. Come si
spiegano le difficoltà nella capitale e l’approccio pragmatico nella
città della Mole?
“Credo che
anche Virginia Raggi abbia un profilo pragmatico. Forse anche troppo,
visto che si è fidata di personaggi discutibili, solo perché avevano
esperienze consolidate in amministrazioni precedenti. Si sapeva già
prima della sua elezione che la gestione di Roma sarebbe stata una prova
terribile, sia per le difficoltà di operare in una metropoli piena di
problemi irrisolti, sia perché l’attenzione dei media e l’ostilità dei
politici si sarebbe concentrata su questa città. Torino è da sempre più
silenziosa e defilata”.
In
conclusione il M5S corre il rischio di un improvviso declino come è
capitato in Germania al partito dei pirati o in Italia allUomo qualunque
di Giannini?
“Il rischio c’è sempre, in questo tipo di movimenti. Sta a chi li guida riuscire a scansarlo”. (da Il Tempo)
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